noto come conte di Cavour o Cavour
Camillo Paolo Filippo Giulio Benso, nobile dei Marchesi di Cavour, Conte di Cellarengo e di Isolabella (Torino, 10 agosto 1810 – Torino, 6 giugno 1861),
Camillo Paolo Filippo Giulio Benso, nobile dei Marchesi di Cavour, Conte di Cellarengo e di Isolabella (Torino, 10 agosto 1810 – Torino, 6 giugno 1861),
è stato un politico e imprenditore italiano. Fu ministro del Regno di Sardegna dal 1850 al 1852, presidente del Consiglio dei ministri dal 1852 al 1859 e dal 1860 al 1861. Nello stesso 1861, con la proclamazione del Regno d'Italia, divenne il primo presidente del Consiglio dei ministri del nuovo Stato e morì ricoprendo tale carica.
Secondogenito del marchese Michele e della ginevrina Adele di Sellon,
Cavour da giovane è ufficiale dell'esercito. Lascia nel 1831 la vita
militare e per quattro anni viaggia in Europa, studiando particolarmente
gli effetti della rivoluzione industriale in Gran Bretagna, Francia e
Svizzera e assumendo i princìpi economici, sociali e politici del
sistema liberale britannico. Rientrato in Piemonte nel 1835 si occupa
soprattutto di agricoltura e si interessa di economie e della
diffusione di scuole ed asili. Grazie alla sua attività commerciale e
bancaria Cavour diviene uno degli uomini più ricchi del Piemonte. La
fondazione nel dicembre 1847 del quotidiano "Il Risorgimento" segna
l'avvio del suo impegno politico: solo una profonda ristrutturazione
delle istituzioni politiche piemontesi e la creazione di uno Stato
territorialmente ampio e unito in Italia avrebbero, secondo Cavour,
reso possibile il processo di sviluppo e crescita economico-sociale da
lui promosso con le iniziative degli anni precedenti. Nel 1850,
essendosi messo in evidenza nella difesa delle leggi Siccardi
(promosse per diminuire i privilegi riconosciuti al clero, prevedevano
l'abolizione del tribunale ecclesiastico, del diritto d'asilo nelle
chiese e nei conventi, la riduzione del numero delle festività
religiose e il divieto per le corporazioni ecclesiastiche di
acquistare beni, ricevere eredità o donazioni senza ricevere il consenso
del Governo) Cavour viene chiamato a far parte del gabinetto D'Azeglio
come ministro dell'agricoltura, del commercio e della marina.
Successivamente viene nominato ministro delle Finanze. Con tale carica
assume ben presto una posizione di primo piano, fino a diventare
presidente del Consiglio il 4 novembre 1852. Prima della nomina Cavour
aveva già in mente un programma politico ben chiaro e definito ed era
deciso a realizzarlo, pur non ignorando le difficoltà che avrebbe
dovuto superare. L'ostacolo principale gli derivava dal fatto di non
godere la simpatia dei settori estremi del Parlamento, in quanto la
sinistra non credeva alle sue intenzioni riformatrici, mentre per le
Destre egli era addirittura un pericoloso giacobino, un rivoluzionario
demolitore di tradizioni ormai secolari. In politica interna mira
innanzitutto a fare del Piemonte uno Stato costituzionale, ispirato ad
un liberismo misurato e progressivo, nel quale è la libertà a
costituire la premessa di ogni iniziativa. Convinto che i progressi
economici sono estremamente importanti per la vita politica di un
paese, Cavour si dedica ad un radicale rinnovamento dell'economia
piemontese. L'agricoltura viene valorizzata e modernizzata grazie ad un
sempre più diffuso uso dei concimi chimici e ad una vasta opera di
canalizzazione destinata ad eliminare le frequenti carestie, dovute a
mancanza d'acqua per l'irrigazione, e a facilitare il trasporto dei
prodotti agricoli; l'industria viene rinnovata ed irrobustita attraverso
la creazione di nuove fabbriche e il potenziamento di quelle già
esistenti specialmente nel settore tessile; fonda un commercio basato
sul libero scambio interno ed estero: agevolato da una serie di trattati
con Francia, Belgio e Olanda (1851-1858) subisce un forte aumento.
Inoltre Cavour provvede a rinnovare il sistema fiscale, basandolo non
solo sulle imposte indirette ma anche su quelle dirette, che
colpiscono soprattutto i grandi redditi; provvede inoltre al
potenziamento delle banche con l'istituzione di una "Banca Nazionale"
per la concessione di prestiti ad interesse non molto elevato. Il
progressivo consolidamento politico, economico e militare, spinge
Cavour verso un'audace politica estera, capace di far uscire il
Piemonte dall'isolamento. In un primo momento egli non crede opportuno
distaccarsi dal vecchio programma di Carlo Alberto
tendente all'allontanamento dell'Austria dal Lombardo-Veneto e alla
conseguente unificazione dell'Italia settentrionale sotto la monarchia
sabauda, tuttavia in seguito avverte la possibilità di allargare in
senso nazionale la sua politica, aderendo al programma unitario di Giuseppe Mazzini,
sia pure su basi monarchiche e liberali. Il primo passo da fare era
quello di imporre il problema italiano all'attenzione europea e a ciò
Cavour mira con tutto il suo ingegno: Il 21 luglio 1858 incontra Napoleone III
a Plombières dove vengono gettate le basi di un'alleanza contro
l'Austria. Il trattato ufficiale stabiliva che: la Francia sarebbe
intervenuta a fianco del Piemonte, solo se l'Austria lo avesse
aggredito; in caso di vittoria si sarebbero formati in Italia quattro
Stati riuniti in una sola confederazione posta sotto la presidenza
onoraria del Papa ma dominata sostanzialmente dal Piemonte: uno
nell'Italia settentrionale con l'annessione al regno di Sardegna del
Lombardo-Veneto, dei ducati di Parma e Modena e della restante parte
dell'Emilia; uno nell'Italia centrale, comprendente la Toscana, le
Marche e l'Umbria; un terzo nell'Italia meridionale corrispondente al
Regno delle Due Sicilie; un quarto, infine, formato dallo Stato
Pontificio con Roma e dintorni. In compenso dell'aiuto prestato dalla
Francia il Piemonte avrebbe ceduto a Napoleone III il Ducato di Savoia
e la Contea di Nizza. Appare evidente che un simile trattato non teneva
assolutamente conto delle aspirazioni unitarie della maggior parte
della popolazione italiana, esso mirava unicamente ad eliminare il
predominio austriaco dalla penisola. La II guerra d'indipendenza
permette l'acquisizione della Lombardia, ma l'estendersi del movimento
democratico-nazionale suscita nei francesi il timore della creazione
di uno Stato Italiano unitario troppo forte: l'armistizio di
Villafranca provoca il temporaneo congelamento dei moti e la decisione
di Cavour di allontanarsi dalla guida del governo. Ritornato alla
presidenza del Consiglio Cavour riesce comunque ad utilizzare a
proprio vantaggio la momentanea freddezza nei rapporti con la Francia,
quando di fronte alla Spedizione dei Mille
e alla liberazione dell'Italia meridionale poté ordinare la
contemporanea invasione dello Stato Pontificio. L'abilità diplomatica di
Cavour nel mantenere il consenso delle potenze europee e la fedeltà
di Giuseppe Garibaldi al motto "Italia e Vittorio Emanuele" portano così alla proclamazione del Regno d'Italia, il giorno 17 marzo 1861. Camillo Benso conte di Cavour muore nella sua città natale a 51 anni.
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