giovedì 30 novembre 2017

Io non ti chiedo



Io non ti chiedo di portarmi
una stella celeste,
solo ti chiedo di riempire
il mio spazio con la tua luce.
Io non ti chiedo di firmarmi
dieci fogli grigi per poter amare,
solo chiedo che tu ami
le colombe che amo osservare.
Dal passato non lo nego
ci arriverà un giorno il futuro
e del presente
cosa importa alla gente
se non fanno altro che parlare.
Io non ti chiedo.
Segui quest'attimo colmandolo di motivi per respirare, non concederti, non negarti
non parlare solo per parlare.
Io non ti chiedo di andarmi a prendere
una stella celeste
solo chiedo che il mio spazio
sia pieno della tua luce.
Mario Benedetti

Come farti capire



Come farti capire che c'è sempre tempo?
Che uno deve solo cercarlo e darselo,
Che non è proibito amare,
Che le ferite si rimarginano,
Che le porte non devono chiudersi,
Che la maggiore porta è l'affetto,
Che gli affetti ci definiscono,
Che cercare un equilibrio non implica essere tiepido,
Che trovarsi è molto bello,
Che non c'è nulla di meglio che ringraziare,
Che nessuno vuole essere solo,
Che per non essere solo devi dare,

Che aiutare è potere incoraggiare ed appoggiare,
Che adulare non è aiutare,
Che quando non c'è piacere nelle cose non si sta vivendo,
Che si sente col corpo e la mente,
Che si ascolta con le orecchie,
Che costa essere sensibile e non ferirsi,
Che ferirsi non è dissanguarsi,
Che chi semina muri non raccoglie niente,

Che sarebbe meglio costruire ponti,
Che su di essi si va all'altro lato e si torna anche,

Che ritornare non implica retrocedere,
Che retrocedere può essere anche avanzare,

Come farti sapere che nessuno stabilisce norme salvo la vita?
Come farti sapere che c'è sempre tempo?
Mario Benedetti

Mario Benedetti



Mario Orlando Hamlet Hardy Brenno Benedetti-Farugia,
noto come Mario Benedetti
(Paso de los Toros, 14 settembre 1920Montevideo, 17 maggio 2009),
è stato un poeta, saggista, scrittore e drammaturgo uruguaiano.
Figlio di immigrati italiani, Brenno Benedetti e Matilde Farugia, i quali lo battezzarono con cinque nomi, fino a due anni di età abitò con la famiglia a Paso del los Toros; successivamente, per ragioni di lavoro, la famiglia si trasferì a Tacuarembó. Dopo una permanenza fallimentare a Tacuarembó (dove furono vittima di una truffa), la famiglia si trasferì a Montevideo; Mario Benedetti aveva quattro anni d'età. Nel 1928 iniziò i suoi studi primari nel Collegio Tedesco di Montevideo, dove completò il corso di studi nel 1933. Iniziò quindi a frequentare il Liceo Mirandaper. Nel 1935 realizzò i suoi studi secondari in maniera incompleta, completandoli poi da privatista a causa dei problemi economici della sua famiglia. All'età di quattordici anni cominciò a lavorare nella impresa di Will L. Smith, che realizzava ricambi per automobili. Tra il 1938 e il 1941 risiedette quasi continuamente a Buenos Aires, Argentina. Nel 1945 entrò a far parte della redazione del settimanale Marcha, dove rimase fino al 1974 (anno nel quale il giornale fu chiuso dal governo di Juan Maria Bordaberry). Nel 1954 venne nominato direttore letterario del Marcha. Il 23 marzo 1946 si sposò con Luz López Alegre, il suo grande amore e compagna di vita. Nel 1948 diresse la rivista letteraria Marginalia e pubblicò il volume di saggi Peripezia e Romanzo. Nel 1949 divenne membro del consiglio di redazione del Número, una delle riviste letterarie più importanti dell'epoca. Partecipò attivamente al movimento contro il trattato militare con gli Stati Uniti d'America. Fu questa la sua prima azione come militante politico. Nello stesso anno ottenne il Premio del Ministero della Istruzione Pubblica per la sua prima raccolta di racconti, Questa Mattina. Ne fu il vincitore in ripetute occasioni fino al 1958, da quando lo rifiutò ripetutamente per controversie sul regolamento. Nel 1964 lavorò come critico teatrale e codirettore della pagina letteraria settimanale Al servizio delle lettere del quotidiano La mañana. Collaborò come umorista nella rivista Peloduro. Scrisse inoltre critiche cinematografiche su La tribuna popular. Tornò a Cuba per partecipare come giurato del concorso Casa de las Americas. Partecipò all'incontro con Rubén Darío. Andò in Messico per partecipare al II Congresso Latinoamericano degli Scrittori; partecipò inoltre al Congresso Culturale della Havana con la relazione Sulla relazione tra l'uomo d'azione e l'intellettuale e diventò Membro del Consiglio di Direzione della Casa delle Americhe. Nel 1968 fondò e diresse il Centro di Investigazione letteraria della Casa delle Americhe. Insieme ai membri del Movimento di Liberazione Nazionale – Tupamaros fondò, nel 1971, il Movimento delle Indipendenze 26 marzo, un raggruppamento che passò a formare la coalizione delle sinistre Fronte Ampio. Benedetti fu dirigente del movimento. È nominato direttore del Dipartimento di Letteratura Ispanoamericana nella Facoltà Studi umanistici e Scienze dell'Università della Repubblica. Pubblica Cronaca del 71, composto per lo più da una raccolta di editoriali politici pubblicati nel settimanale Marcha, una poesia inedita e tre discorsi letti durante la campagna del Fronte Ampio. Pubblica anche I poemi comunicanti, con interviste a vari poeti latinoamericani. Nel 1973, dopo il colpo di Stato militare a causa del suo attivo favoreggiamento per i movimenti marxisti, deve abbandonare l'Uruguay, lascia il suo incarico all'Università e parte per l'esilio a Buenos Aires. Viaggia per l'Argentina, il Perù, la Spagna. Furono dieci lunghi anni che lo videro lontano dalla sua patria e da sua moglie, la quale dovette rimanere in Uruguay per accudire alla madre ed alla suocera. La versione cinematografica di La tregua, diretta da Sergio Renán (La tregua), ricevette, nel 1974, la nomination alla quarantasettesima manifestazione del premio Oscar, per il miglior film straniero. Nel 1976 torna a Cuba, questa volta come esiliato, e si unisce nuovamente al Consiglio di Direzione della Casa delle Americhe. Nel 1980 si trasferisce a Palma de Maiorca. Due anni più tardi inizia la sua collaborazione settimanale nelle pagine dell'Opinion il quotidiano El País. Nello stesso anno il Consiglio di Stato di Cuba gli concede onorificenza Orden Félix Varela. Nel 1983 si trasferisce a Madrid. Torna in Uruguay nel marzo del 1983 iniziando l'autonominato periodo desexilio, ragione di molte sue opere. È nominato Membro del Consiglio Editori della nuova rivista Brecha, che è una prosecuzione del progetto della rivista Marcha interrotto nel 1974. Nel 1986 riceve il premio Jristo Botev de Bulgaria, per la sua opera di poeta e saggista. Nel 1987 premiato a Bruxelles con il Premio Llama de Oro de Amnistía Internacional per il romanzo Primavera con un angolo rotto. Nel 1989 è decorato con la Medalla Haydeé Santamaría dal Consiglio di Stato di Cuba. Nel 1997 è investito del titolo di Dottore Honoris causa dall'Università di Alicante. Il 31 maggio del 1999 premiato con VIII Premio Reina Sofía de Poesía Iberoamericana. Il 29 marzo del 2001 la fondazione Iberoamericana José Martí gli concede il Premio Iberoamericano José Martí. Il 19 novembre del 2002 fu nominato cittadino onorario di Montevideo. Nel 2004 gli venne dato il Premio Etnosur. Nel 2004 venne presentato per la prima volta a Roma, un documentario sulla vita e la poesia di e con Mario Benedetti in prima persona, intitolato "Mario Benedetti y otras sorpresas". Il documentario fu scritto e diretto da Alessandra Mosca in collaborazione con Davide Cremaschi, fu patrocinato dalla Ambasciata dell'Uruguay in Italia. Il documentario partecipò al Festival Internacional del Nuevo Cine Latinoamericano de La Habana, al XIX Festival del Cinema Latinoamericano di Trieste, al Festival Internacional de Cine de Santo Domingo 2005. Presso l'IILA Istituto Italo Latino Americano con il Patrocinio dell'Ambasciata dell'Uruguay in Roma e con l'Istituto Cervantes, Roma 2004/2009, Rassegna cinematografica Nuovi Orizzonti Latini, Roma 2004, Videoteca del Sur New York, Porto Rico, Guatemala,2008, Rassegna cinematografica Nuovi Orizzonti Latini in collaborazione con Istituto Cervantes, Roma 2009, Assembla Teatro, Aula Magna dell'Università degli Studi di Torino, Torino 2010. Nel 2005, Mario Benedetti pubblica il libro di poesie "Addii e Benvenuti". Nell'occasione venne presentato anche il documentario Parole Vere (Palabras verdaderas), al quale partecipò in prima persona. Il 7 giugno del 2005 si aggiudicò il XIX Premio Internazionale Menéndez Pelayo, e la medaglia d'onore dell'Università Internazionale Menéndez Pelayo. Il premio, concesso dall'Universidad Internacional Menéndez Pelayo, è un riconoscimento all'opera di persone di spicco che si sono distinte nell'attività letteraria e scientifica, tanto in lingua spagnola come in portoghese. Mario Benedetti ripartiva il suo tempo nelle sue case in Uruguay ed in Spagna occupandosi dei suoi numerosi impegni. Dopo la morte di sua moglie Luz López, il 13 aprile 2006, a causa dell'Alzheimer, Benedetti si è definitivamente trasferito nel quartiere Centro di Montevideo, Uruguay. A causa del suo trasferimento, Benedetti donò parte della sua biblioteca personale di Madrid al Centro de Estudios Iberoamericanos Mario Benedetti dell'Università di Alicante. È morto il 17 maggio 2009 nella sua casa di Montevideo, a 88 anni.

Tiziano Terzani



Tiziano Terzani(Firenze, 14 settembre 1938 – Pistoia, 28 luglio 2004)
è stato un giornalista e scrittore italiano.
Tiziano  nacque  in via Pisana nel quartiere popolare di Monticelli sulla riva sinistra dell'Arno. Il padre, Gerardo Terzani, gestiva una piccola officina meccanica e la madre, Lina Venturi, lavorava come cappellaia in un negozio di sartoria. Con la famiglia conviveva la nonna materna Elisa, rimasta vedova dopo i numerosi lutti familiari per tubercolosi – due zie e il nonno Giovanni. Preoccupati per la sua salute i genitori lo porteranno fin da piccolo sull'Appennino pistoiese per godere di un clima salubre: Nei primi di agosto del 1944 la ritirata dei nazisti sulla Linea Gotica e l'avanzata alleata delle truppe britanniche portò alla liberazione di Firenze , ciò gli consentì di frequentare la prima elementare presso il convento femminile della Chiesa di San Piero a Monticelli. L'anno seguente, con la riapertura regolare degli istituti, proseguì gli studi nella Scuola di Legnaia. Dal 1949 al 1952 frequentò le scuole medie. Dopo l'esame di terza media avvenne una svolta decisiva, il professor Ernesto Cremasco convocò i genitori e loro impegnarono gli averi al Monte di Pietà e acquistarono a rate i pantaloni che consentirono a Tiziano di proseguire gli studi in piazza Pitti. Dal 1954 proseguì gli studi al liceo classico Galileo dove si diplomerà brillantemente nel 1957. In quegli anni frequentò i "Sabati dello studente", un circolo ricreativo in cui soddisfece la passione per il cinema e il teatro misurandosi anche in sporadiche recitazioni. Qui conobbe e avvicinò i rappresentanti del cattolicesimo democratico e progressista fiorentino come Dino Pieraccioni, Ernesto Balducci, Raffaele Bensi e Giorgio La Pira. Raccolse da questi incontri il valore dell'umanità e apprese il senso non solo del dialogo ma dell'autonomia delle proprie idee, già sperimentata in casa con il padre comunista e la madre cattolica. Nel 1955 per guadagnare qualche soldo collaborò al Giornale del Mattino diretto dal giovanissimo Ettore Bernabei. Nei panni di cronista sportivo ebbe il compito di documentare le corse podistiche, le gare in bicicletta e soprattutto le partite di calcio del Campionato nazionale Dilettanti coprendo in particolare la provincia di Firenze muovendosi con la Vespa del padre: Nel 1956, nel periodo drammatico della Rivoluzione ungherese, si iscrisse alla sezione fiorentina della Gioventù Federalista Europea, l'organizzazione giovanile del Movimento Federalista Europeo fondato da Altiero Spinelli. Un'adesione temporanea ma che rivela la capacità di non allinearsi ai pensieri dominanti dell'epoca, quello di matrice cattolica legata alla Democrazia Cristiana e quello marxista legato al Partito comunista. Nell'estate del 1957 appena diplomato ricevette un'offerta di lavoro dalla Banca Toscana, che rifiutò. Sfidando il parere dei genitori tentò l'ammissione al collegio Medico-Giuridico annesso alla Scuola Normale di Pisa. Nel concorso nazionale che offriva solo cinque posti, arrivò secondo. Scelse la facoltà di giurisprudenza. Nel mese di settembre conobbe una ragazza di origini tedesche, Angela Staude, nata a Firenze nell'aprile 1939, figlia del pittore Hans-Joachim e dell'architetto Renate Moenckeberg. Gli Staude abitavano sulla collina di Bellosguardo, erano noti per essere una famiglia colta ma non convenzionale che vantava tra i propri avi esploratori, accademici e amicizie eccellenti come Maria 'Maja' Einstein o Maria José del Belgio. Tiziano fu colpito dall'atmosfera casalinga e poliglotta dove arte e musica si mescolavano alle biografie avventurose della famiglia Staude, un entusiasmo che gli fece avvertire la differenza con le proprie origini certamente più umili: Seppur divisi dagli studi − Tiziano a Pisa e Angela a Monaco − mantennero i contatti.  La vita in collegio fu estremamente stimolante: Ma l'esperienza universitaria venne segnata da due eventi drammatici: nel 1958 una grave infezione tubercolotica lo costrinse a un lungo ricovero al Careggi e un anno più tardi una trombosi colpì il padre rendendolo inabile al lavoro. Le ristrettezze economiche e il bisogno di contribuire al sostentamento dei genitori alimentarono l'inquietudine e il desiderio di fuga immaginando una vita differente e autonoma. Si laureò nel 1961 a pieni voti presentando una impegnativa tesi di diritto internazionale con il giurista Giuseppe Sperduti dal titolo Il Dominio riservato. Una tesi che richiama i caratteri, le inclinazioni e gli interessi che manifesterà più avanti nella professione giornalistica. Dopo la laurea fallì il tentativo di continuare gli studi all'università di Leeds. Rientrato in Italia accettò la proposta dell'Olivetti di Ivrea grazie ai contatti con l'ex collegiale Romano Gabriele. Qui, dopo un lungo tirocinio, giunse all'ufficio del personale dove conobbe Paolo Volponi, Ottiero Ottieri ricevendo l'incarico di reclutare nuovi laureati per le consociate estere. L'Olivetti forte della sua rete globale di concessionarie e fabbriche gli consentì di viaggiare in tutto il mondo. Il 27 novembre 1962, pochi mesi dopo l'assunzione, sposò Angela a Vinci. Il lavoro dell'Olivetti lo portò prima a viaggiare in tutta Europa – con lunghi soggiorni in Danimarca, Portogallo, Paesi Bassi, Gran Bretagna – e successivamente in Oriente. Nel gennaio 1965 arrivò in Giappone, fu la sua prima volta in Asia. Qui visitò anche Hong Kong e il sogno della Cina iniziò a prendere forma. Nel 1966 acquistò con i primi risparmi un terreno nella valle dell'Orsigna dove negli anni a venire costruì una piccola abitazione.  Nell'autunno 1967 l'Olivetti lo mandò in Sud Africa, a Johannesburg. Vi giunse pochi giorni dopo l'assassinio del Primo ministro Verwoerd in un clima di forti tensioni politiche. In questo paese segnato dall'apartheid raccolse materiali, interviste e fotografie per redigere i primi reportage che pubblicò su l'astrolabio, settimanale della sinistra indipendente diretto da Ferruccio Parri. Il primo reportage s'intitola Natale negro. Rapporto sulla segregazione in Sud Africa pubblicato il 25 dicembre 1966. La collaborazione con la rivista terminò nel novembre 1970. Dopo aver viaggiato in Australia e Thailandia, insoddisfatto del lavoro all'Olivetti, prese l'aspettativa, e su indicazione di Samuel Gorley Putt - conosciuto per caso alla Hopkins University di Bologna - si aggiudicò una borsa di studio che gli aprì le porte della Columbia University di New York dove scelse il corso di laurea in Affari internazionali. La borsa di studio del Commonwealth Fund's Fellowship programme gli consentì di viaggiare in tutto il paese. Continuò a scrivere per l'astrolabio raccontando le lotte civili del movimento nero intervistando Rap Brown, gli scontri tra gli studenti pacifisti che manifestavano contro la guerra in Vietnam e le forze di polizia nella protesta della Columbia University, e un evento storico come l'allunaggio dell'Apollo 11. Durante il biennio americano sfruttò l'occasione di uno stage nella redazione del New York Times. Dopo i numerosi testi pubblicati su l'astrolabio nell'aprile del 1969 l'ordine dei Giornalisti lo registrò ufficialmente nell'elenco "pubblicisti": una qualifica che aspettava da tempo. In agosto a New York nacque il figlio Folco. Laureatosi per la seconda volta, in settembre rientrò in Italia. Lasciò definitivamente l'Olivetti e cercò un'occupazione come giornalista.  Alla fine di novembre del 1969 iniziò il praticantato nella redazione del quotidiano milanese Il Giorno[18] diretto da Italo Pietra e Angelo Rozzoni. Qui conobbe inviati già affermati come Natalia Aspesi, Giorgio Bocca, Giampaolo Pansa e uno dei giornalisti ai quali fu legato da profonda amicizia, Bernardo Valli[20]. Nel marzo del 1971 nacque la figlia Saskia e all'inizio dell'estate sostenne l'esame di Stato per diventare giornalista professionista. In autunno si confrontò con il direttore confidando in un incarico all'estero, ma la risposta fu lapidaria. Deciso a perseguire il prossimo sogno di corrispondente, si dimise. Girò tutta l'Europa alla ricerca di un posto di lavoro finché l'occasione arrivò dal settimanale amburghese Der Spiegel diretto da Rudolf Augstein che gli offrì un contratto da free lance per coprire il Sud-est asiatico. Nel gennaio 1972 si stabilì a Singapore in Winchester Road aprendo il primo ufficio di Der Spiegel in Peck Hay Road. Il 1973 fu un anno delicato: il 23 luglio morì il suocero, Hans-Joachim Staude, e quattro giorni dopo scomparve anche Raffaele Mattioli, l'economista e dirigente della Banca Commerciale Italiana che per primo aveva creduto in lui commissionandogli rapporti politici ed economici dall'Estremo oriente. In novembre pubblicò per Feltrinelli la sua prima opera letteraria Pelle di leopardo. Diario vietnamita di un corrispondente di guerra 1972-1973 inserito nella collana Franchi Narratori. Renzo Foa fu tra i primi a leggerlo e recensirlo: Dal luglio 1974 al maggio 1975 Terzani collaborò anche con Il Messaggero, diretto in quel periodo da Italo Pietra. Nel 1975 fu tra i pochi giornalisti non solo ad assistere alla caduta di Saigon, ma a rimanervi per tre mesi dopo la presa del potere da parte delle forze comuniste. Alla fine del 1975 si trasferì con tutta la famiglia a Hong Kong abitando sul Peak in Mount Austin Road in un caseggiato con altri giornalisti. Questo essere alle porte della Cina alimentò il suo interesse e il sogno di trasferirsi sul territorio cinese. Nel 1976 iniziò a collaborare con la Repubblica, il nuovo quotidiano diretto da Eugenio Scalfari che contava una settantina di redattori oltre a molti volontari tra cui Giorgio Bocca, Miriam Mafai e Barbara Spinelli. Alla fine di marzo pubblicò sempre per Feltrinelli Giai Phong! La liberazione di Saigon con cui si aggiudicò il Premio Pozzale Luigi Russo per la saggistica. Nel mese di ottobre ebbe la possibilità di viaggiare fino a Shanghai raccogliendo le prime impressioni sulla politica e sulla società cinese sconvolta dalla morte di Mao avvenuta il 9 settembre. Si occuperà nei mesi successivi del processo alla Banda dei Quattro. Nel 1977 fu testimone della tragedia dei profughi indocinesi, dramma che preannunciava nel 1978 l'invasione della Cambogia da parte del Vietnam. Questo conflitto militare lo impegnò per molto tempo. Raccolse dapprima con incredulità e poi con sgomento i racconti e le atrocità di ciò che poi si rivelerà essere l'olocausto cambogiano perpetrato da Pol Pot. La moglie Angela ha raccolto questa esperienza in una antologia postuma Fantasmi. Dispacci dalla Cambogia pubblicata nel 2008. Dopo un viaggio preliminare per Der Spiegel tra fine del 1979 ed i primi giorni del 1980 Terzani riuscì a stabilirsi definitivamente a Pechino come primo corrispondente di un magazine occidentale, anticipando i concorrenti TIME e Newsweek, e realizzò così a 41 anni il sogno concepito nelle aule della Stanford University. Il libro Un altro giro di giostra tratta del suo modo di reagire alla malattia, un tumore all'intestino, viaggiando per il mondo e osservando con lo stesso spirito giornalistico di sempre le tecniche della più moderna medicina occidentale e le medicine alternative; il viaggio più difficile, alla ricerca di una pace interiore, che lo portò ad accettare serenamente la morte. Le sue ultime memorie sono registrate in un'intervista televisiva intitolata "Anam, il senzanome" (dove Terzani parla anche della sua scelta etica in favore del vegetarismo) e nel libro postumo La fine è il mio inizio, in cui Terzani riferisce al figlio Folco le proprie riflessioni di tutta una vita.

venerdì 17 novembre 2017

Venticello


Sulle acque trepidi fatti:
Soffia un venticello.
Sulle acque un grande silenzio.
Sono solo.
Di nuovo non vivo, di nuovo non so
Cosa avviene,
Immobile, assorto,
Resto.
Così è già stato. Ansia e speranza
Che conosco da tempo.

Qualcosa succederà sulle acque.
La forza trema.
Così è già stato – prima dell’enorme
Primo giorno.
Sugli abissi un volto appare.
Soffia un venticello.
L’eternità torna come sogno
Non tutto sognato.
Non sapevo come ho iniziato la mia storia.
Adesso so.
Julian Tuwim

Litania


Ti prego, mio Dio, con fervore,
Ti prego, mio Dio, con tutto il cuore:
Per quelli che sono umiliati,
Per quelli che sperano tremando,
Per l’eterno addio dei morti,
Per la stanchezza dei moribondi,
Per la tristezza dei non compresi,
Per quelli che supplicano invano,
Per quelli derisi, per gli offesi,
Per gli stolti, i gretti e i malvagi,
Per quelli che corrono affannati
Al più vicino ambulatorio,
Per quelli che dalla grande città
Tornano a casa col batticuore,
Per quelli rozzamente trattati,
Per quelli fischiati a teatro,
Per i noiosi, i brutti, gli inetti,
I deboli, i percossi, gli oppressi,
Per quelli senza un sonno sereno,
Per quelli che temono la morte,
Per quelli che aspettano in farmacia
E per quelli che hanno perso il treno,
– PER TUTTI GLI ABITANTI DEL MONDO,
Per i loro guai e i loro affanni,
Le sofferenze, i crucci, i pensieri,
Per le loro ansie e dolori,
Sfortune, nostalgie, dispiaceri,
Per ogni più piccolo palpito,
Che non sia felicità e gioia,
E che essa in eterno a questa gente
Illumini la via benevolmente –
Ti prego, mio Dio, con fervore,
Ti prego, mio dio, con tutto il cuore!
Julian Tuwim

E fu così…



E fu così: nell’atra notte
Da un ramo sbucò un fiore in boccio.
All’alba s’aprì con gli uccelli;
Sospirai. Era il primo approccio.
Quasi un’ora divenne un fiore,
Dormivegliando pigramente.
Lo tolsero dal nido vischioso
Gli uccelli con fruscìo crescente.
Quasi un’ora mise le piume,
Cercando tinte nel giardino.
Lo tolse al soffice calice
Il venticello del mattino.

Guarda come per te lottano,
Riunendosi in suoni iridati:
Gli uccelli sempre più teneri,
I fiori sempre più odorati!

In due meraviglie un creatore
Te senza nome ha ripartito,
E sotto ti trema turbato
Il ramo che t’ha partorito.

Dunque chi? Dunque come? Il fiore?
L’uccello? Tace la natura;
Nel cuore del mondo strarìpa
Del viver la folle paura.

Allor lo colsi dal rametto –
Dell’albero il primogenito:
Emana un aroma assai dolce,
Canta versi con un gemito.

Julian Tuwim1936

Julian Tuwim


 
Julian Tuwim
(Łódź, 13 settembre 1894Zakopane, 27 dicembre 1953)
è stato un poeta polacco.
Nacque in Polonia, studiò a Łódź e a Varsavia (frequentò i corsi di legge e filosofia all'Università di Varsavia). Nel 1919 fu cofondatore e leader, assieme ad Antoni Słonimski e a Jarosław Iwaszkiewicz, del gruppo sperimentale di poesia Skamander. Fu una delle maggiori figure della letteratura polacca, conosciuto principalmente per il suo contributo alla letteratura per l'infanzia. Il Ballo all'Opera (Bal w Operze), poema considerato tra i suoi capolavori, è stato pubblicato per la prima volta in Italia nel 2007 dalla casa editrice Livello 4 nella traduzione di Marco Vanchetti. Un piccolo e notissimo classico è il suo breve poemetto Lokomotywa, in cui riesce a riprodurre in polacco i suoni onomatopeici del treno; questa ed altre poesie per bambini fanno parte dell'antologia "Tutti per tutti", pubblicata nel 2010 da L'Orecchio Acerbo, sempre a cura di Marco Vanchetti. L'amore gli fece comporre liriche eccellenti raccolte nel volumetto Siodma jesien (Settimo sigillo), anche se è la religiosità una delle note caratteristiche della sua personalità, che raggiunge il suo apice nella poesia Il Cristo nella città * (in: Lirici della Polonia d'oggi, La nuova Italia Editrice, 1933, poesie).

Clara Schumann




Clara Josephine Wieck Schumann
(Lipsia, 13 settembre 1819Francoforte sul Meno, 20 maggio 1896)

è stata una pianista e compositrice tedesca, moglie del compositore Robert Schumann.
È stata una delle pianiste più importanti dell'era romantica.
Il padre di Clara, Johann Gottlob Friedrich Wieck, aveva studiato teologia. Appassionato di musica, fondò una fabbrica di pianoforti. La madre, Marianne Tromlitz , era cantante e pianista. Aveva una personalità forte e orgogliosa: la propria vocazione derivava da una famiglia che aveva coltivato l'arte della musica da generazioni. Il nonno di Marianne, Johann George Tromlitz, era stato un celebre flautista e compositore, mentre il padre era cantore a Plauen. I genitori di Clara Schumann si sposarono ed ebbero cinque figli: Adelheid - morta prima che la secondogenita nascesse - Clara, Alwin, Gustav e Viktor. Nei primi anni di matrimonio Marianne riuscì ad occuparsi della casa pur continuando a esibirsi e dando lezioni di canto e pianoforte. I contrasti col marito si fecero però presto evidenti; alla nascita di Viktor (1824), Marianne e Friedrich erano già separati, ed ottennero il divorzio nel gennaio dell'anno seguente. Marianne sposò qualche mese più tardi Adolph Bargiel, insegnante di musica, da anni amico comune della coppia. Da lui ebbe il figlio Woldemar, che sarebbe diventato compositore di un certo rilievo. Friedrich Wieck sposò invece (1828) Clementine Fechner, più giovane di lui di vent'anni, ed ebbe da lei una figlia (Marie), alla quale insegnò ugualmente il pianoforte. Accortosi ben presto del dono di Clara, Friedrich Wieck decise di sottrarla alle distrazioni della scuola in comune, di destinarla a corsi privati e, soprattutto, di farne una virtuosa del pianoforte. Teneva per lei, ancora incapace di esprimersi correntemente per iscritto, un diario in cui annotava fatti e avvenimenti alla prima persona. Wieck insegnava personalmente il pianoforte alla figlia. Il suo metodo pedagogico ne fece una concertista acclamata, e fu applicato con successo anche da Robert Schumann o Hans von Bülow. Non fu però particolarmente rispettoso dei diritti dell'infanzia; d'altra parte, l'insegnamento extramusicale di cui beneficiò Clara fu molto limitato. L'influsso del padre durò a lungo, ed è palpabile nel repertorio dei concerti del primo periodo (Friedrich Kalkbrenner, Camille Pleyel, Ignaz Moscheles e Henri Herz). Solo una volta staccatasi dall'intransigente figura paterna, Clara inserì nei suoi programmi pagine di Ludwig van Beethoven o Johann Sebastian Bach. Friedrich Wieck accompagnava sempre la giovane figlia in tournée. Si preoccupava dei contratti, della sala e dello strumento. Su quest'ultimo aspetto era particolarmente puntiglioso: portava con sé tutto l'armamentario necessario ad accordare e riparare i pianoforti a coda su cui avrebbe suonato Clara. All'epoca, infatti, non era possibile portare con sé uno strumento di quella taglia e, inoltre, i vari pianoforti erano sovente difettosi: tasti che si incastravano, sordine che si bloccavano e così via. Sembra che Clara cominciò a parlare molto tardi, verso i quattro anni, e solo dopo aver passato un anno lontana dal padre, in casa dei nonni. I corsi intensivi di pianoforte cominciano all'età di cinque anni. Si conosce anche la data del suo primo concerto: il 20 ottobre 1829 presentò, con un'altra allieva di suo padre, un pezzo a quattro mani di Friedrich Kalkbrenner. La piccola concertista si esibirà poi anche di fronte a Goethe, Niccolò Paganini e Franz Liszt. Tenne concerti in numerose città; a Vienna, all'età di 18 anni, fu nominata virtuosa da camera dell'imperatore. Nell'attività di compositrice non fu da meno: le sue Quatre Polonaises op. 1 furono pubblicate quando aveva solo dieci o undici anni. Seguirono Caprices en forme de Valse, Valses romantiques, Quatre pièces caractéristiques, Soirées musicales, un concerto per pianoforte e molte altre pagine ancora come i Lieder per voce e pianoforte e, soprattutto, il suo Trio in sol minore per pianoforte, violino e violoncello op. 17, che senza dubbio è il suo capolavoro.
Innamoratasi di Robert Schumann, allievo di suo padre, poté sposarlo nel 1840, nel giorno del proprio ventunesimo compleanno, in quanto osteggiati dal padre di Clara, musicista mediocre, invidioso dell'enorme talento di Robert.
I primi anni di matrimonio furono sereni (ebbero otto figli) e assai fecondi per Schumann. Questi, inoltre, dapprima insegnò per un anno, dal 1843, nel conservatorio di Lipsia, invitato dal suo fondatore, Felix Mendelssohn Bartholdy, poi però preferì dedicarsi a seguire la moglie in tournée in Russia. La coppia si stabilì quindi a Dresda, dove Robert si diede totalmente alla composizione. Seguendo il marito nei successivi spostamenti, Clara si dedicò alla sua assistenza, dacché i sintomi della sua instabilità mentale si manifestavano e poi si aggravarono, via via negli anni, e in particolare a Düsseldorf dove nel 1850 il marito aveva trovato lavoro. Robert soffriva di amnesie, stava assorto per ore, il suo stato divenne tale che venne licenziato e fu in seguito salvato da barcaioli da un tentativo di suicidio nel 1854. Dovette così essere internato nel manicomio di Endenich presso Bonn dove morì due anni dopo. Dopo la morte di Robert Schumann il 29 luglio 1856, Clara si dedicò principalmente all'interpretazione dei lavori del marito, ma quando visitò per la prima volta l'Inghilterra nello stesso anno, in gran parte grazie ai buoni uffici dell'amico e compositore William Sterndale Bennett, la critica si pronunciò contro la musica di Schumann in un coro di disapprovazione. Ebbe un ruolo importante nel far rientrare tra i favori della critica il Concerto in re minore di Brahms, un'opera che dopo la prima esecuzione venne accolta tiepidamente,mentre verrà valorizzata solo negli anni settanta dell'Ottocento principalmente dopo gli sforzi di Clara Schumann e dello stesso autore. La pianista tornò a Londra nel 1865 e continuò con le sue esibizioni ogni anno, con l'eccezione di quattro, fino al 1882. In Inghilterra tenne concerti nuovamente ogni anno tra il 1885 e il 1888. Le interruzioni dall'attività pianistica furono frequenti, in quanto la Wieck-Schumann attraversò periodi di forte affaticamento che finirono per sfociare in una vera e propria patologia. Tra il 1873 e il 1875, la pianista fu costretta a cancellare tutti gli impegni per i fortissimi dolori che provava. Secondo la medicina moderna, si è ricostruito trattarsi di una "sindrome da sovraccarico", caratteristica di alcuni musicisti che arrivano a suonare fino a 15 ore al giorno. Clara soffriva dolori fortissimi alle braccia dovuti al superlavoro e solo nel 1875 trovò sollievo grazie alle tecniche innovative interdisciplinari per la lotta al dolore introdotte da Friedrich von Esmarch a Kiel. Le cure migliorarono il suo quadro clinico, ma comunque venne diminuita l'attività concertistica e vennero tolti dal repertorio i pezzi più impegnativi fisicamente, tra cui il primo e il secondo concerto per pianoforte di Brahms, che la lasciavano stremata.Inizialmente si interessò ai lavori di Liszt, ma in seguito sviluppò una netta ostilità contro di lui. Smise di suonare qualsiasi sua opera e cancellò la dedica a Liszt fatta dal marito della Fantasia in do maggiore quando ne pubblicò l'opera completa. Rifiutò di partecipare al festival per il centenario di Beethoven che si tenne a Vienna nel 1870, quando venne a sapere che Liszt e Richard Wagner vi avrebbero partecipato. Fu infatti particolarmente feroce nelle critiche anche di Wagner. Disse del Tannhäuser che "si consuma nelle atrocità"; descrisse il Lohengrin come "orribile"; e scrisse che il Tristano e Isotta era "la cosa più ripugnante che ho mai visto o sentito in tutta la mia vita".Nel 1878 ottenne la prima cattedra di pianoforte alla Hochschule für Musik di Francoforte sul Meno, un incarico che mantenne fino al 1892 e nel quale contribuì grandemente alla innovazione nella moderna tecnica pianistica. Clara Schumann tenne il suo ultimo concerto pubblico il 12 marzo 1891 a Francoforte. L'ultima opera presentata furono le Variazioni su di un Tema di Haydn di Brahms, nella versione a due pianoforti. Venne colpita da un ictus il 26 marzo 1896, e morì all'età di 76 anni. È sepolta a Bonn nel cimitero Alter Friedhof insieme al marito.

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