martedì 30 novembre 2021

Dicembre è un mese propizio

 

Dicembre è un mese propizio per chi vuole riposare, con tutte le feste che offre:
il 7 a Milano, la festa del patrono Sant' Ambrogio, ci sono mercatini e chioschi di dolciumi in ogni dove, perla felicità dei bambini;
l' 8 è festa na-ionale: l' Immacolata Concezione;
il 13, S. Lucia, anche se non è propriamente un giorno festivo in molti paesi si festeggia la Santa della luce e le comunità Svedesi in Italia allietano le città con le loro manifestazioni
il 24, volenti o nolenti, è la vigilia della festa più importante del nostro Paese,e quindi quasi un giorno festivo, anche per chi lavora;
il 25 è Natale
e il 26 Santo Stefano: due giorni di meritato riposo dopo le frenetiche preparazioni di pranzi spesso davvero eccessivi;
il 31, anche se non è una giornata festiva,ci si prepara a dare il benvenuto all'anno nuovo, salutando con gioia o a malincuore l'anno che se ne va.
Il nome deriva dal latino " Decembre " che indicava il decimo mese dell'antico calendario romano consacrato a Saturno, dio della semina e, successivamente, dio della terra dei morti.
Con il solstizio d'inverno Dicembre dà il "bentornato" alla luce: infatti in questo mese le giornate cominciano ad allungarsi, a discapito delle nottate che diventano più corte.
Il trionfo del Sole sulle tenebre veniva anticamente festeggiato da tutti i popoli: presso i Romani si celebravano i Saturnalia, in onore di Saturno, che andavano dal 17 al 23 ed erano giorni di festa e di allegria perfino per gli schiavi; i Persiani festeggiavano il dio Mitrah ,gli Egizi il dio Osiride, i greciil dio Kronos, i Celti celebravano il loro Natale, gli Aztechi celebravano il dio Tlaloques, il sole, con veglie e offerte agli dei della casa.
Nel Medioevo il mese di Dicembre era raffigurato come un contadino che uccide un maiale.
Durante la Rivoluzione Francese il periodo che andava dal 21 novembre al 20 dicembre
prese il nome di Frimaio, quello che andava dal 21 dicembre al 19 gennaio prese il nome di Nevoso.

 

Preghiera a SANT'ANDREA APOSTOLO🙏


Tu, il primo chiamato di tutti i discepoli,
il testimone oculare
e il servitore del Verbo,
santo apostolo Andrea,
noi ti veneriamo come è giusto.
Tu infatti nel fervore del tuo amore,
hai seguito l’agnello
che ha tolto il peccato del mondo,
e hai poi comunicato alla Passione
di Colui che volontariamente soffrì
la morte nella sua carne.
Per questo noi ti preghiamo, o sant’Andrea,
di intercedere presso il Cristo nostro Dio,
affinché conceda la remissione dei peccati
a coloro che festeggiano con tutto il cuore
la tua santa memoria.
Amen🙏

 

Di notte

 



Di notte,quando non mi viene sonno
e riesco a stare sveglio qualche oretta,
mi prendo qualche foglio con la penna
e scrivo piano piano,senza fretta..

..E nascono le frasi,parola per parola,
ma qualche volta,non ne viene nessuna,
sara' che sono andato poco,a scuola,
o mi faccio incantare dalla luna!

Alzando,poi,la testa,vedo il cielo!
E' un lenzuolo trapuntato di stelle..
ogni tanto,una nuvola fa il velo
e riesco a veder solo le piu' belle.

Lascio la penna,e partono i pensieri,
a quello che volevo e che..non e',
ai sogni che mi sono fatto ieri,
sopra quell'isoletta che...non c'e'!

.E,con gli occhi perduti nella luna,
ogni sera,scrivo un'amenita'..
e,pure se non la legge nessuno,
la notte appresso,sono ancora qua.


Cosimo De Medici

Uomo infinito

 

Ci guardarono con i loro dolci occhi di lince
attraverso il palco dove le luci sono disturbanti
e quelli che ci hanno guardato hanno sottolineato
le tue armi da fuoco
Come se quello fosse un gioco da bambini
forse con la percezione di un aggressore
in una notte di festa
e quelli che non litigavano facevano festa nell'atmosfera
caldo e il cumulo di neve che si scioglie allo scioglimento
ognuno con il suo Blackberry
e Sidarhta non era più interessato come un uomo infinito - né il colore del cielo
in quella limpida mattina di primavera. Non ho offeso per la goffaggine
ma perché era un individuo solitario in un paese maledetto.

Sergio Badilla Castillo

Canzone di passeri

 

È l'aereo che attraversa uno strano cielo
quando si attraversa la catena montuosa. Un lanciatore disturbato
di statue che hanno bisogno di amuleti.
Tuttavia - prima o poi - si tuffa
nel territorio limitato che le montagne ospitano
un bambino così allampanato e maleducato.
Sono vivo nonostante i goblin che hanno contagiato la notte
e le lampade del mare per favore noi:
L'alba restituisce le mie impronte digitali
-una identità indiscutibile nella pelle e nell'anima
ed è per questo che sono qui con te.
I passeri che inondano questa mattina piovosa
immaginiamo che fossero orfani
e che la maledizione fu danneggiata di qualche centimetro in più
nella sua barbarie.
Tuttavia - prima o poi - uno è sepolto
nella piccola regione che hanno le colline
come se fosse un angelo viziato e scheletrico
chi è tornato.

Badilla Castillo

Sergio Badilla Castillo


 

(Valparaíso, 30 novembre 1947)
è un poeta e traduttore cileno.
È il fondatore del movimento transrealista nella poesia moderna.

Badilla Castillo è nato in Cile. È laureato in giornalismo all'università del Cile nel 1972. Ha studiato all'università di Stoccolma, dove ha ricevuto un diploma in metodologia dell'antropologia sociale. Badilla Castillo lavorò tredici anni nella Radio Nazionale della Svezia, come giornalista nel settore della cultura, cosa che lo indurrà a essere traduttore di poesia svedese, scandinava, inglese ed americana. Di suo padre che era marinaio, Badilla Castillo ha ricevuto il suo essere nomade. Durante i venti anni trascorsi in esilio, Badilla Castillo ha viaggiato in tutta Europa, l'Africa del Nord ed il Medio Oriente. Si è stabilito per un breve periodo anche in Romania nel 1975, interessato dalla mitologia di questa regione. Rientrato in Cile nel 1993, Badilla Castillo ha lavorato come giornalista e professore d'università. In Svezia, paese che lo ha accolto per un lungo periodo, le sue poesie sono state incluse nella prima Antologia di Poesia Cilena (Bevingade Lejon) pubblicata dalle edizioni Bonniers, nel 1991


Non c'è......


 

Novembre


 

ANDREA Auguri !

Oggi 30 novembre si festeggia l'onomastico .
Il nome maschile (e in uno minoritario anche femminile) Andrea potrebbe aver avuto origine dal sostantivo greco andréia, che vuol dire 'forza o coraggio', o da anèr-andròs, col significato di 'uomo, persona di sesso maschile', ma anche 'guerriero, valoroso'. Il nome era anticamente molto usato dai greci, grazie ai quali si diffuse in Palestina, nel Vicino Oriente e in Egitto. Con l'adorazione di sant'Andrea apostolo il nome ha goduto di ampia popolarità negli ambienti cristiani.
Sant'Andrea, considerato patrono dei pescatori, viene invocato contro le ingiustizie e la sterilità e viene festeggiato il 30 novembre.
Diffusione: In Italia ci sono circa 302.657 persone di nome Andrea.
Distribuzione regionale: Lombardia (17%), Toscana (11%), Emilia (10%), ..
Caratteristiche: ha una personalità particolarmente carismatica. Insaziabile curioso, si interessa di tutto ed apprende facilmente, ma è al tempo stesso un sognatore: pensa in grande e non demorde di fronte agli obiettivi da raggiungere, dimostrando tenacia e caparbietà.

Curiosità: Andrea è certamente il nome ambigenere più diffuso in Italia e nel mondo, la sua particolarità e che può essere quindi utilizzato indifferentemente per maschi o femmine, con una leggera prevalenza maschile in Italia e Femminile all'estero. Il nome è molto diffuso fra santi, re e sovrani e nel mondo dell'arte scultoria. La famose croce di Sant’Andrea, a forma di X, trae origine dall'omonimo santo e apostolo, martirizzato su una croce greca deformata a X nel 60 d.C.
Significato: uomo, virile
Onomastico: 30 novembre (sant'Andrea apostolo).
Origine: Greca
Segno corrispondente: Sagittario, chi possiede il nome Andrea ha grandi affinità con il segno; nello zodiaco infatti il Sagittario ha la caratteristica di essere leale, solare, fedele. +Info
Numero fortunato: 6
Colore: Rosso
Pietra: Rubino
Metallo: Argento
Analisi Andrea
Onomastico
Varianti maschili: Andreano, Andreino, Andreolo, Andreuccio
Varianti femminili: Andreana, Andreina, Andreola, Andrietta
Varianti estere / Maschili: Andrew o Andy (inglese),
Andres (francese),
Andreas (greco),
Andrej (russo),
Anders (svedese),
Andrias (norvegese)
Femminili:
Andrea (tedesco)
Andree (francese),
Andra (inglese)

 

lunedì 29 novembre 2021

Preghiera nel tempo dell'Avvento🙏


 

Narciso Parigi🥀



(Campi Bisenzio, 29 novembre 1927 – Firenze, 25 gennaio 2020)
è stato un cantante e attore italiano.
Esponente di spicco della scuola degli stornellatori toscani a cavallo degli anni quaranta e cinquanta, è uno degli interpreti più amati dal pubblico radiofonico. Esordì a Radio Firenze nel 1944 sotto la direzione del maestro Lamberto Ariani, affermandosi in breve tempo come "cantante della radio" con le varie orchestre Rai (quelle dirette da Guido Cergoli e Nello Segurini), e in particolare con la formazione di Francesco Ferrari, con la quale collaborò dal 1945 al 1965 (seguendola quando si trasferì a Roma nel 1948). Il suo repertorio, inizialmente impostato su tipici stornelli o su brani dalla costruzione simile a quella delle stornellate, si apre progressivamente a un repertorio classicamente melodico. Nel 1955 partecipa al Festival di Sanremo con Incantatella in coppia con Claudio Villa e Ci ciu ci cantava un usignol, insieme con Natalino Otto e i Radio Boys destinata a diventare un successo internazionale. Nel 1957 è tra i protagonisti di “Voci e volti della fortuna”, il programma radiotelevisivo precursore di “Canzonissima” e abbinato alla Lotteria di Capodanno. Nel 1960 in coppia con Luciano Rondinella vince il Festival internazionale di Firenze con Rondini fiorentine e nel 1962 torna sul palcoscenico sanremese con Vita, in coppia con Giorgio Consolini. Considerato uno dei più popolari interpreti della canzone italiana degli anni cinquanta si avvale di uno stile asciutto e sobrio che non abusa di abbellimenti e tenta di colpire direttamente l’attenzione dell’ascoltatore. Il merito è anche di una perfetta dizione e di una tecnica vocale particolare, acquisita proprio nella lunga esperienza di stornellatore, che lo porta a far emergere le sfumature della melodia lasciando che la voce scivoli via come si fa sui doppi sensi degli stornelli. Non canta soltanto stornelli, ma si cimenta con i motivi più in voga di quegli anni facendosi apprezzare per il modo spontaneo e coinvolgente che lo caratterizza. Oltre ad aver dato un decisivo contributo alla canzone italiana con Angelina, Prigioniero d'un sogno, Tango del mare, Io t'ho incontrata a Napoli e Terra straniera, fu un punto di riferimento per il repertorio fiorentino e un simbolo del capoluogo toscano anche grazie all'inno O Fiorentina (1956).Nel 1963 partecipa al Festival di Napoli insieme con Nunzio Gallo con il brano Annamaria classificandosi terzo. Alla stessa manifestazione presenta anche 'A stessa Maria accoppiato a Mario Abbate e 'A fenesta 'e rimpetto insieme con Maria Paris. Quest'ultimo brano, però, non verrà mai inciso su disco. Sposatosi con Fiorella Allegrini, nel 1957 divenne padre di Daniela, nel 1958 di Stefano Menotti e nel 1965 di Andrea.Tra gli anni cinquanta e i primi sessanta prese parte a vari film come Terra straniera di Sergio Corbucci (1952) e Gagliardi e pupe di Roberto Bianchi Montero (1958). Numerosi i premi (come la Maschera d'oro nel '58) ricevuti per una carriera che lo impegnò a lungo, tra tournée e trasmissioni televisive, anche negli Stati Uniti. Dal 1996 al 2004 è ospite fisso nella trasmissione televisiva Ci vediamo in TV condotta da Paolo Limiti. Nel 2001 è ospite, con Carla Boni e Mario Trevi, alla trasmissione Mezzogiorno in famiglia. Pur avendo dimostrato, in particolare nel periodo in cui canta con l’Orchestra Ferrari, di cavarsela egregiamente anche con la canzone ritmica di derivazione jazz, Narciso Parigi si mantiene fedele alla canzone italiana classica. La sua scelta è destinata a non modificarsi neppure quando altri suoi colleghi, di fronte all’irrompere di nuove mode si adeguano. E quando in Italia la fedeltà alla melodia non è particolarmente apprezzata lui cerca fortuna fuori dai confini nazionali. “Se vuoi imparare l'inglese ascolta i dischi di Frank Sinatra. Se vuoi imparare l’italiano ascolta i dischi di Narciso Parigi”. Non è solo uno slogan promozionale che usavano i loro impresari americani per promuovere i dischi ma una frase che da sempre ha accompagnato la carriera di Narciso Parigi. Nelle sue tournée in America, Parigi ha cantato accompagnato da musicisti del calibro di Earl Hines e Jack Teagarden (entrambi del sestetto di Louis Armstrong), concerti che lo hanno visto attraversare Stati Uniti, Canada, Russia e Giappone. Oltre cinquemila i brani incisi e collaborazioni che abbracciano Dean Martin, Frank Sinatra, Mina, Irma Carlon, Nilla Pizzi, Iva Zanicchi. Il 25 marzo 2012, nel giorno del Capodanno fiorentino, presso la Sala delle Adunanze dell'Accademia delle arti del disegno a Firenze, Narciso Parigi riceve il "Premio delle Arti 2011 dei Fiorentini nel Mondo" per la categoria delle Arti sonore. Il 6 maggio 2017 al Teatrodante Carlo Monni di Campi Bisenzio, la sezione soci dell'Unicoop Firenze conferisce a Narciso Parigi una targa onoraria. Il 25 settembre 2017 nella Sala Barile di Palazzo Panciatichi, il Presidente del Consiglio Regionale della Toscana Eugenio Giani con la presenza di Narciso Parigi, annuncia in conferenza stampa la festa che il Consiglio di Quartiere 3 del Comune di Firenze vuole organizzare per onorare l'artista nell'anno del suo 90º compleanno. Il 29 settembre 2017, nella Biblioteca Comunale della Villa del Bandino, il Presidente del Quartiere 3 del Comune di Firenze Alfredo Esposito conferisce a Narciso Parigi una targa onoraria mentre il vicepresidente della ACF Fiorentina Gino Salica regala a Narciso una maglia della squadra viola con il nome personalizzato e il numero 90.Il 29 novembre 2017, giorno dei suoi 90 anni, nella Sala della Musica della Fondazione Franco Zeffirelli, il sindaco di Firenze Dario Nardella conferisce a Narciso Parigi l'onoranza de il “Fiorino d’Oro”. Il 30 novembre 2017, durante la sesta edizione della Hall of Fame Viola organizzata da Museo Fiorentina e ACF Fiorentina presso l'Auditorium Cosimo Ridolfi di Banca CR Firenze, Narciso Parigi viene ancora festeggiato per i suoi 90 anni da Pantaleo Corvino e dall'amico ed ex calciatore Giancarlo Antognoni. Il 3 febbraio 2018, Narciso Parigi viene nominato Cavaliere Ordinario dell'Ordine di Parte Guelfa. E' morto nella sua casa sulle colline fiorentine a 92 anni. Dopo i funerali, tenutisi presso la basilica della Santissima Annunziata, è stato sepolto nel Cimitero delle Porte Sante.

 

L’ANGELO BLU


È cominciato il Tempo di Avvento, siamo alla prima settimana: un grande angelo scende dal cielo per invitare gli uomini a prepararsi per il Natale. Indossa un grande mantello blu, intessuto di silenzio e di pace. Il blu del suo mantello è simbolo di silenzio e di raccoglimento

 

Silenzioso come:


Silenzioso come:
silenzioso come una farfalla
come una piuma
come cuore
Come foglie
come cuscino
come un fiume
come Petali
come una pianta che cresce
il sole
le nuvole
la neve
i riccioli del vento
il cuore
le stelle la luna
quando la neve cade per terra sembra cotone
come L'Angelo del silenzio .
Web

sabato 27 novembre 2021

Signore🙏


Signore🙏
mi manchi stasera
mentre cerco parole che non trovo,
mentre rincorro un pensiero che muore,
mentre piango senza volere
queste lacrime calde.
Vorrei fermare
l'attimo dolcissimo
in cui sento la Tua presenza
perché dopo, nuovamente,
troppo piccola io,
troppo lontana dal cielo,
Tu mi mancherai.
Lo so Signore
che ti offri anche a chi ti uccide,
ma questo Tuo amore impossibile
non trova rifugio nel mio cuore.
Troppo freddo troppo silenzio
inondano l'animo vuoto
spegnendo l'ultimo sentimento;
ma stasera,
mentre una stella si accende,
Tu mi manchi, Signore:
e la nostalgia di Te
è più immensa di ogni mio rifiuto.
Amen🙏

Giovanna Fontana



(Traversetolo, 27 novembre 1915 – Roma, 13 agosto 2004)
è stata una stilista e imprenditrice italiana.
È celebre per aver fondato insieme alle sue sorelle Micol e Zoe, l'atelier romano di alta moda Sorelle Fontana.
Nacque in un piccolo paese collinare in provincia di Parma. Avuta la licenza elementare, cominciò a lavorare fin da ragazza, nella sartoria di famiglia, con le sorelle e la mamma Amabile Dalcò.Nel 1947 fondò insieme alle sorelle l'azienda Sorelle Fontana, celebre casa di alta moda, che ha vestito le più famose dive degli anni cinquanta, sessanta e settanta. Nel 1953 contribuì a fondare, insieme alle sorelle e ad altri grandi nomi dell'epoca (tra cui Emilio Schuberth, Alberto Fabiani, Vincenzo Ferdinandi, Jole Veneziani, Giovannelli-Sciarra, Mingolini-Guggenheim, Eleonora Garnett, Simonetta), il SIAM - Sindacato Italiano Alta Moda, in disaccordo con il cofondatore dell'Alta Moda in Italia il nobile fiorentino Giovanni Battista Giorgini. I "secessionisti", come vennero chiamati, erano gli stilisti che polemicamente facevano sfilare le loro creazioni nei propri atelier a Roma, due giorni prima delle sfilate di Palazzo Pitti a Firenze.

 


Il POETA di Oggi Pedro Salinas 📖🖋

 

Un'anima tu avevi

Un'anima tu avevi
cosi chiara ed aperta
ch'io non potetti mai
nella tua anima entrare.

Andavo in cerca di aditi angusti,
d'alti e difficili passaggi...
Si andava alla tua anima
per aperti cammini.

Preparai un'alta scala
- sognavo di alte mura
che le fossero a guardia -,
però l'anima tua
era senza riparo
di muri e di recinti.

E ricercai la stretta porta
della tua anima,
ma non aveva accessi,
così franca com'era,
la tua anima.

Dov'è che cominciava?
Dov'è che aveva termine?
E rimasi per sempre seduto
sulle vaghe frontiere della tua anima.

Pedro Salinas

Ora di pace.

Sulla chiesa del vespro ora cadente
Salir m'è grato una rimita altura
Dove il ciel s'apre, e in tremulo fuggente
Raggio s'oblia, mentre già il pian s'oscura.
 
Pallido raggio, il cor l'ama e vi sente
Un tepor blando, una dolcezza pura,
Quasi un profumo di letizie spente
Che s'involi al sapor della natura.

Tacito allora il ciel guardo se d'una
Stella s'allieta, poi che il di vien manco,
Nè il vel dell'infinito ancor lo imbruna.

E allor che il lume suo fido m'appare,
A te vola, o gentil, l'animo stanco
E l'ultim'ore del tramonto ho care .

Lo stesso.

Pioggia d’autunno

 

Vorrei, pioggia d’autunno, essere foglia
che s’imbeve di te sin nelle fibre
che l’uniscono al ramo, e il ramo al tronco,
e il tronco al suolo; e tu dentro le vene
passi, e ti spandi, e si gran sete plachi.
So che annunci l’inverno: che fra breve
quella foglia cadrà, fatta colore
della ruggine, e al fango andrà commista,
ma le radici nutrirà del tronco
per rispuntar dai rami a primavera.
Vorrei, pioggia d’autunno, esser foglia,
abbandonarmi al tuo scrosciare, certa
che non morrò, che non morrò, che solo
muterò volto sin che avrà la terra
le sue stagioni, e un albero avrà fronde.


(Ada Negri)



venerdì 26 novembre 2021

🙏🙏🙏

 


A un cuore .......


 

Il POETA di Oggi Mário Lago📖🖋

 

 
Più di un amore in una vita
È molto facile da avere
Il dolore dell'amore è dimenticato
Forse non farà male neanche.
Anche se la fine è tristezza
Cuore vuoto
Alla fine, rimane solo la bellezza.
Di una bellissima passione
E sebbene l'amore sia distrutto
E quanto è stato sofferto
Il tempo non è stato perso
Ci siamo persi
 
Mário Lago

Questa ragazza......


 

Lascia andare.....


 

UMILE


Umile è un nome femminile e maschile di origine latina che deriva dai termini 'humilis' e 'humilitas', che vogliono dire 'umile' e che derivano etimologicamente da 'humus', ovvero 'terra'. Il nome nasce dalla tradizione cristiana e può riferirsi alla venerazione della Madonna dell'Umiltà. L'onomastico di Umile può essere festeggiato il 22 maggio, in ricordo di sant'Umiltà, fondatrice dell'ordine delle monache di Vallombrosa..
Caratteristiche: Umile è una persona modesta ma sicura di sé, che può apparire debole o timida nonostante la sua grande forza interiore e il suo coraggio. La sua determinazione è la più grande qualità assieme alla costanza.
Significato: umile
Onomastico: 22 maggio
Origine: latina
Segno corrispondente: Pesci, questo segno è particolarmente affine con la personalità di Umile; nello zodiaco infatti i Pesci hanno la caratteristica di essere emotivi, altruisti, realisti. +Info
Numero fortunato: 1
Colore: Verde
Pietra: Acquamarina
Metallo: Ferro

 

26 novembre Sant' Umile da Bisignano🙏

 

Religioso dei Frati Minori
Bisignano, Cosenza, 1582 circa - novembre 1637
Sant’Umile da Bisignano appartiene al popolo dei “piccoli” che Dio ha scelto per confondere i “sapienti” e i “potenti” di questo mondo. A lui il Padre ha fatto conoscere, infatti, il suo mistero di condiscendenza, perché egli fu disponibile a lasciarsi afferrare dal suo amore, prendendo su di sé il giogo soave della Croce, che fu sempre per il francescano di Bisignano sorgente di pace e di consolazione. Nato il 26 agosto 1582 a Bisignano (Cosenza) da Giovanni Pirozzo e Ginevra Giardino, al battesimo ricevette il nome di Luca Antonio. Si fece ammirare fin da fanciullo per la straordinaria pietà: partecipava alla Messa quotidiana, si accostava alla mensa eucaristica in tutte le feste, pregava meditando la passione del Signore anche durante il lavoro dei campi. Divenuto membro della Confraternita dell'Immacolata Concezione, era comunemente indicato a tutti gli aggregati come modello d'ogni virtù. Nei processi canonici è ricordato il fatto che a chi gli diede sulla pubblica piazza un solenne ceffone, per tutta risposta presentò umilmente l'altra guancia. Verso il diciottesimo anno sentì la chiamata di Dio alla vita consacrata; ma, per varie cause, dovette differire per ben nove anni la realizzazione dei suoi propositi, impegnandosi tuttavia in una vita più austera e fervorosa. Finalmente a ventisette anni entrò nel noviziato di Mesoraca (Crotone) dei Frati Minori, dove erano preposti alla formazione dei giovani due santi religiosi: P. Antonio da Rossano come maestro e P. Cosimo da Bisignano come Superiore del convento. Superate, per intercessione della Vergine, non poche difficoltà, emise la professione religiosa il 4 settembre 1610. Svolse con semplicità ed esattezza le tipiche mansioni dei religiosi non sacerdoti, quali la questua, il servizio alla mensa della comunità, la cura dell'orto ed ogni altro lavoro manuale richiesto dai superiori. Fin dal tempo del noviziato si distinse per la maturità spirituale e per il fervore nell'osservanza della Regola. Si dedicò con slancio all'orazione e Dio fu sempre al centro dei suoi pensieri. Fu obbediente, umile, docile, condividendo con gioia i vari momenti della vita di comunità. Dopo la professione religiosa, intensificò l'impegno nella via della santità. Moltiplicò le mortificazioni, i digiuni e lo zelo nel servizio di Dio e della sua comunità. La carità lo rese caro a tutti: ai frati, al popolo ed ai poveri, che aiutava distribuendo loro quanto la Provvidenza gli dava. Gli stessi doni carismatici, che ebbe in abbondanza, li esercitò per la gloria di Dio, per la costruzione del regno di Cristo nelle anime e per la consolazione dei bisognosi. Ebbe fin da giovane il dono di continue estasi, tanto da essere chiamato “il frate estatico”. Esse furono per lui occasione di una lunga serie di prove e di umiliazioni, a cui i superiori lo assoggettarono allo scopo di assicurarsi che provenissero realmente da Dio e che non vi fosse inganno diabolico. Ma tali prove, felicemente sostenute e superate, accrebbero la fama della sua santità sia presso i confratelli, sia presso gli estranei.  Fu dotato anche dei doni singolari del discernimento dei cuori, della profezia, dei miracoli e soprattutto della scienza infusa. Benché analfabeta e indotto, dava risposte sopra la Sacra Scrittura e sopra qualunque punto della dottrina cattolica, tali da far meravigliare insigni teologi. Venne sperimentato al riguardo più volte, con la proposta di dubbi ed obiezioni, da un'assemblea di sacerdoti secolari e regolari, presieduta dall'Arcivescovo di Reggio Calabria, da alcuni professori della città di Cosenza, in Napoli dall'inquisitore Mons. Campanile, alla presenza del P. Benedetto Mandini, teatino, e di altri. Ma fra Umile rispose sempre in maniera da sorprendere i suoi esaminatori. È facile comprendere da quale stima fosse universalmente circondato. Il P. Benigno da Genova, Ministro generale del suo Ordine, lo condusse in sua compagnia per la visita canonica ai Frati Minori della Calabria e della Sicilia. Godé della fiducia dei Sommi Pontefici Gregorio XV e Urbano VIII, i quali lo chiamarono a Roma e, dopo averlo fatto rigorosamente esaminare nello spirito, si giovarono delle sue preghiere e dei suoi consigli. Si trattenne a Roma parecchi anni, soggiornando quasi sempre nel convento di San Francesco a Ripa, e, per pochi mesi, in quello di Sant'Isidoro. Soggiornò per qualche tempo anche a Napoli nel convento di Santa Croce, dove profuse il suo impegno nel diffondere il culto al Beato Giovanni Duns Scoto, particolarmente venerato nella diocesi di Nola. Verso il 1628 fece domanda di poter “andare a patire” in terra di missioni. Avutane dai superiori risposta negativa, continuò a servire il regno di Dio tra la sua gente, prendendosi cura dei più deboli, degli emarginati e dei dimenticati.
La sua vita fu una “preghiera incessante per tutto il genere umano”. Semplici le sue preghiere, ma sgorganti daI cuore. Avendogli chiesto il P. Dionisio da Canosa, per molti anni suo confessore e suo primo biografo, che cosa domandasse al Signore in tante ore di orazione, egli rispose: “Io non faccio altro se non dire a Dio: “Signore, perdonami i miei peccati e fa' che io ti ami come sono obbligato ad amarti; e perdona i peccati a tutto il genere umano, e fa' che tutti ti amino come sono obbligati ad amarti!””.  Pronto sempre nell'obbedienza, coraggioso nella povertà, accogliente per l'esercizio della più lieta castità, Fr. Umile da Bisignano percorse un cammino di luce che lo condusse alla contemplazione dell'eterna Luce il 26 novembre del 1637, in Bisignano, nello stesso luogo, cioè, “dove aveva ricevuto lo spirito della grazia” (LM, XIV: FF 1239) e da dove egli “continua ad illuminare il mondo con i miracoli” .
Fu beatificato da Leone XIII il 29 gennaio 1882.
IL BEATO UMILE: COLUI CHE DIPENDE TOTALMENTE DA DIO
Fonte:

Santa Sede



 

NENIA DI NOVEMBRE

 


Al contadino, nel novembre, piace
la terra che riposa
contemplare in pace.
Al contadino, nel novembre, piace
pensare alla semente
che nei solchi giace.
Al contadino, nel novembre, piace
pei campi lavorati
camminare in pace

Vittorio Masse

Mantieni.....


 

Un Dono


 

Non scusarti mai........


 

giovedì 25 novembre 2021

L’ULTIMA ORA DI VENEZIA

 


    È fosco l’aere,
    È l’onda muta!...
    Ed io sul tacito
    Veron seduto,
    In solitaria
    Malinconia,
    Ti guardo, e lagrimo,
    Venezia mia!

    Sui rotti nugoli
    Dell’Occidente
    Il raggio perdesi
    Del sol morente,
    E mesto sibila,
    Per l’aura bruna,
    L’ultimo gemito
    Della laguna.

    Passa una gondola
    Della città:
    ― Ehi! della gondola
    Qual novità ?
    ― Il morbo infuria...
    Il pan ci manca...
    Sul ponte sventola
    Bandiera bianca! ―


    No, no, non splendere
    Su tanti guai,
    Sole d’Italia,
    Non splender mai!
    E sulla veneta
    Spenta fortuna
    Sia eterno il gemito
    Della laguna!

    Venezia, l’ultima
    Ora è venuta;
    Illustre martire,
    Tu sei perduta;
    Il morbo infuria,
    Il pan ti manca,
    Sul ponte sventola
    Bandiera bianca!

    Ma non le ignivome
    Palle roventi,
    Nè i mille fulmini,
    Su te stridenti,
    Troncan ai liberi
    Tuoi dì lo stame:
    Viva Venezia:
    Muor della fame!

    Sulle tue pagine
    Scolpisci, o Storia,
    Le altrui nequizie
    E la tua gloria,
    E grida ai posteri
    Tre volte infame
    Chi vuol Venezia
    Morta di fame.

    Viva Venezia!
    Feroce, altiera,
    Difese intrepida
    La sua bandiera;

    Ma il morbo infuria,
    Il pan le manca;
    Sul ponte sventola
    Bandiera bianca!

    Ed ora infrangasi
    Qui sulla pietra,
    Finch’è ancor libera,
    Questa mia cetra.
    A te, Venezia,
    L’ultimo canto,
    L’ultimo bacio,
    L’ultimo pianto!

    Ramingo ed esule
    Sul suol straniero,
    Vivrai, Venezia,
    Nel mio pensiero;
    Vivrai nel tempio
    Qui del mio cuore,
    Come l’imagine
    Del primo amore.

    Ma il vento sibila,
    Ma l’onda è scura,
    Ma tutta in gemito
    È la natura:
    Le corde stridono,
    La voce manca,
    Sul ponte sventola
    Bandiera bianca!


Arnaldo Fusinato.

La preghiera della sera

Tramonta il dì; - la placida
Aura del vespro oscilla
Al suono malinconico
Della notturna squilla,
Che in flebile armonia
Dalla torre annunziò l'Avemaria.

Rinchiusa nel silenzio
Dell'umil cameretta,
La solitaria vergine
Presso l'altar si fletta.
E il vento della sera
L'incenso invola della sua prephiera.

La benedetta lampada
Piove una luce mesta
Dell'innocente vergine
Sovra la bionda testa,
E le incorona il viso
D'un'aureola. che par di paradiso.

« A ve Maria! se il fervido
Suon della mia favella
Infino a te può giungere,
Vergiine santa e bella,
Guarda la poveretta
Che da te sola ogni suo bene aspetta.

«Ave Maria! sul placido
Guancial del mio riposo
Maternamente vigili
Il tuo sguardo amoroso;
E, se sognar degg'io,
Mostrami in sogno il paradiso e Dio.

« Ave Maria! sull'angelo
Che mi donò la vita
Scenda, o pietosa Vergine,
La tua celeste aita,
E a lei che m'è sì cara
Una serie di lunghi anni prepara.

« Ave Maria! sull'orfano
Stendi la man pietosa; .
Manda un conforto al misero
Che più sperar non osa!
E dell'afflitto il pianto
Tergi, o Maria, tu che sofferto hai tanto!

« Ave Maria! nell'ultima
Ora del viver mio
Il moribondo spirito
Tu raccomanda a Dio!
Chi nel tuo bacio muore
Si sveglierà nel bacio del Signore. »

E sì dicendo il limpido
Sguardo levò la pia
Ed alla santa imagine
Sorrise di Maria:
Poi con sommessa voce
Si feoe il segno della santa croce.

Arnaldo Fusinato

Arnaldo Fusinato

 


(Schio, 25 novembre 1817Verona, 28 dicembre 1888)
è stato un poeta e patriota italiano.

Figlio dell'avvocato di Arsiè Giovanni Battista Fusinato e di Rosa Maddalozzo, compì i primi studi presso il collegio "Cordellina" di Vicenza e poi, dal 1831 al 1836, presso il Collegio dei nobili di Padova annesso al seminario vescovile. Si iscrisse, quindi, a giurisprudenza presso l'Università di Padova, conseguendo la laurea in diritto pubblico nel 1841. Durante gli anni universitari egli frequentò il Caffè Pedrocchi e l'osteria del Leon bianco con i poeti Giovanni Prati e Aleardo Aleardi, studenti di legge come lui. Fu più volte a Castelfranco Veneto dove nel 1840 divenne socio dell'Accademia dei Filoglotti. Nel 1841 pubblicò a Udine il suo primo libro di poesie: "Il sale ed il tabacco, cicalata…". Agli anni studenteschi risalgono anche numerose sue poesie giocose e romantiche. Collaborò al giornale "Caffè Pedrocchi", richiamando così su di sé l'attenzione della polizia austriaca. La situazione politica e culturale di quegli anni era infatti caratterizzata dalla mancanza di libertà, specialmente per gli intellettuali ed i personaggi non strettamente conformi al pensiero politico dominante. Al 1839 risale un episodio che lo avrebbe visto, insieme con il fratello minore Clemente, battersi di notte a randellate contro militari croati; ferito alla gola, egli riuscì a fuggire, mentre il fratello venne arrestato e temporaneamente sospeso dall'università. Dopo la laurea tornò a Schio per il praticantato nello studio del padre, senza però un vero interesse per la professione; continuò la collaborazione con il "Caffè Pedrocchi", pubblicando satire in versi come "Fisiologia del lino" e "Lo studente di Padova". Nel marzo del 1848 insorsero le città del Lombardo Veneto, costringendo alla ritirata le guarnigioni austriache. L'allora trentenne Fusinato costituì a Schio un "Corpo franco di Crociati", al comando di circa duecento volontari, compiendo alcune azioni in Vallarsa. Il 17 e 18 marzo insorse anche la città di Vicenza; Arnaldo Fusinato, dopo aver combattuto nella battaglia di Sorio, fu in prima fila a combattere per la difesa della città assediata, presidiando con la sua compagnia nella giornata del 24 maggio il colle dei Setteventi. Tutto fu vano e Vicenza dovette arrendersi il 10 giugno, momento in cui egli era impegnato a Monte Berico, insieme con il fratello, alla testa di cinquanta volontari, i bersaglieri di Schio. Fu in questi giorni che Fusinato compose la canzone il Canto degli insorti. Perduta Vicenza, il Fusinato andò in esilio dapprima a Ferrara, poi a Genova e a Firenze. Nel 1849, accorso a Venezia, dove era stata proclamata la Repubblica di San Marco, prestò servizio come tenente nei "Cacciatori delle Alpi" di guardia all'Isola del Lazzaretto vecchio e nella difesa di Marghera. Anche qui, nonostante l'epica difesa guidata da Daniele Manin, dopo quasi un anno la città si dovette arrendere alle forze austriache. Nella poesia L'ultima ora di Venezia si può leggere tutto lo sconforto provato da Fusinato in quei momenti (celebre il passaggio: "Il morbo infuria / il pan ci manca / sul ponte sventola / bandiera bianca"). Questo è forse uno dei suoi canti più validi per sincera immediatezza ed emozione. Gli ultimi due versi sono stati resi celebri in tempi recenti dalla famosa canzone di Franco Battiato "Bandiera bianca". Caduta Venezia, il Fusinato si stabilì con la moglie - la contessina Anna Colonna, che aveva sposato durante l'assedio - nella città natale di Schio ma, dopo la sua morte per tubercolosi polmonare nel 1852, si trasferì a Castelfranco presso la suocera. Nel 1853-54 pubblicò a Venezia e a Milano la prima edizione delle sue poesie raccolte in due volumi. Nel 1855-57 scrisse versi su riviste femminili di Milano, come il Corriere delle dame e La Ricamatrice. Nel 1856 sposò in seconde nozze a Venezia la poetessa Erminia Fuà, nel 1860 nacque il figlio Guido. Nel 1855 Fusinato collaborò con Giuseppe Verdi traducendo dal francese I vespri siciliani (Les vêpres siciliennes), rappresentati nel dicembre di quello stesso anno a Parma con il titolo di Giovanna di Guzman (prima assoluta italiana). Sospettato dalla polizia, nell'agosto del 1864 emigrò a Firenze, dove frequentò soprattutto gli emigrati veneti, tra i quali Sebastiano Tecchio, Giuseppe Alvisi e Nicolò Tommaseo. Dopo l'annessione del Veneto al Regno d'Italia rifiutò la candidatura nei collegi di Schio e di Castelfranco nel 1866 e nel collegio di Feltre nel 1870. Nel 1867 fu nominato commendatore dell'Ordine Mauriziano. Nel 1874 si trasferì a Roma, dove in seguito - trovandosi in serie difficoltà finanziarie - trovò lavoro per il Senato del Regno d'Italia come direttore dell'ufficio di revisione dei verbali, grazie anche all'interessamento di Giovanni Prati. Morta anche la seconda moglie, quando nel 1884 la figlia Teresita sposò un cassiere della Banca nazionale la seguì prima a Udine e poi a Verona. Morì in questa città nel 1888, ma fu sepolto nel cimitero del Verano, vicino alla moglie Erminia. Nel 1911 il Consiglio comunale di Vicenza gli intitolò una via cittadina.


Chi ti vuole davvero ...........