domenica 31 gennaio 2021

Febbraio

 


Febbraio


 

CERTE LEZIONI.........


 

Alcune volte.......


 

Ghirlandetta dei mesi

Ride Gennaio con gli auguri in bocca
mentre la neve fiocca fiocca fiocca.
Febbraio balla pur sotto l’ombrello,
ma di violette fiorito ha il cappello.
Marzo chiama le rondini: “Su, via,
tornate presto alla casetta mia”.
Vestito di ranuncoli e di velo,
Aprile scende dall’azzurro cielo.
Maggio arrossa i ciliegi e taglia i fieni;
squillan campane nei vespri sereni.
Spighe d’oro e papaveri ha nel pugno,
tra canti di cicale, il biondo Giugno.
Luglio spumeggia sui turchini mari,
e pesche e mele sparge nei pomari.
La prima pioggia che rinfresca il bosco,
chiama la gente a festeggiare Agosto.
Settembre imbruna l’uva e le castagne;
scendon le greggi dalle alte montagne.
Ottobre lava i tini e li prepara
per la vendemmia, così lieta e cara.
Novembre chiude gli usci, onora i Morti,
copre di foglie le contrade e gli orti.
Dì brevi, notti lunghe… Ecco è Natale.
Dicembre suona la sua pastorale.
Romana Rompato

 

Buon Febbraio


 

Buon Febbraio Amici 🍀🌞❄️☔️

 


Un mondo pieno di RISPETTO
sarà un mondo PERFETTO.
Lucia🐞

❄·͙ ☆ *̣̥★ˎˊ Buonanotteˏ ˋ ★ˎˊ*̣̥☆·͙❄


Adesso sotto gli occhi della luna unica luce
c'è tanta oscurità...ma...
.....arriverànno le stelle a darci speranza nel futuro.
Anche se  se ne vedono sempre meno, sono sempre lì.

Lucia★ˊ*̣̥☆

OMAGGIO a Mario Lanza



pseudonimo di Alfred Arnold Cocozza
(Filadelfia, 31 gennaio 1921 – Roma, 7 ottobre 1959),
è stato un tenore, attore e showman statunitense di origine italiana, dotato di un bell'aspetto e di una grande voce, in grado di interpretare svariati generi musicali.
Con le sue interpretazioni, in particolare nel film Il grande Caruso (1951), ebbe il merito di far conoscere e amare ai giovani la musica lirica; infatti, molti furono coloro che intrapresero lo studio del canto lirico dopo aver ascoltato le sue interpretazioni. I suoi dischi sono ancor oggi oggetto di collezione da parte di molti intenditori.

 

Un Poeta al Giorno Baldo Bruno 📖 🖋

L'Altra Metà' Del Cielo

E guardo le stelle con la testa piena di te
quei tuoi occhi ancor non mi lasciano
e scivolo... sulle tue curve di luna
Or tu m'appartieni ...il mio cuore
brucia di te
tu nel mio battito
Ah... che cosa farei per te
t'amerei oltre l'altra metà del cielo
...se tu potessi sfiorare
solamente i miei pensieri
le tue labbra mi abbraccerebbero
nel volo di questa notte

Baldo Bruno

1° festival di San Remo gennaio 1951

 


31 gennaio 1876.


Gli Stati Uniti ordinano a tutti i nativi americani di trasferirsi nelle riserve.

La poesia è..........

 
La poesia è come un dipinto di un artista
Non ha regole, né critica
è un impulso spontaneo, vorace, che ti prende la mano
Annebbia la razionalità
Tu sei lì, di fronte a lei: lasciati andare dice,
non pensare ad altro .
"La pittura è poesia silenziosa, la poesia è pittura che parla".
(Simonide, poeta greco, 556-468 a.C

 

IL PUPAZZO DI NEVE

Nella notte dell'inverno,
galoppa un grande uomo bianco.
E' un pupazzo di neve
con un pipa di legno
un grande pupazzo di neve
perseguitato dal freddo.
In una piccola casa
entra senza bussare
e per riscaldarsi
si siede sulla stufa rovente
e sparisce d'un tratto
lasciando solo lo sua pipa
in mezzo ad una pozza d'acqua
ed il suo vecchio cappello.
 
J. Prevert

 

Mamma Chioccia


 

San Giovanni Bosco


 

San Giovanni Bosco


 

Buona Domenica ❤ 🍀 🐞



Domenica!

Domenica! il dì che a mattina
sorride e sospira al tramonto!..
Che ha quella teglia in cucina?
Che brontola brontola brontola.
È fuori un frastuono di giuoco,
per casa è un sentore di spigo..
Che ha quella pentola al fuoco?
Che sfrigola sfrigola sfrigola..
E' già la massaia ritorna da messa;
così come travasi adorna s'appressa:
la brace qua copre, là desta,
passando, frr, come in volo,
spargendo un odore di festa,
di nuovo, di tela e giaggiolo.
 
Giovanni Pascoli

 

sabato 30 gennaio 2021

Esatto


 

Un Poeta al Giorno Antonio Colinas 📖 🖋

 


LITANIA DEL CIECO CHE VEDE

Che il celeste pane del firmamento
mi nutra fino all'ultimo sospiro.
Che i campi così fieri e così puri
siano buoni per me, sempre più buoni.
Che se d'estate mi si infiammano le mani
con cardi, con ortiche, all'arrivo dell'inverno
li senta come brina sul mio tetto.

Che quando penserò di esser caduto
perché mi hanno atterrato,
sia solo perché mi sto inginocchiando.
Che se qualcuno mi colpisce forte
senta solo la brezza dei pini, il mormorio
della fonte serena.
Che se la vita è finire
col cigolare in alto nel cielo, banderuola,
lassù in cima mi calmi per sempre,
si dissolva il mio ferro nell'azzurro.
Che se qualcuno, inatteso, venne per strapparmi
quanto seminai e piantai implorando le nuvole,
diventi io nuvola, diventi pianta,
che i miei due occhi siano ancora semi
negli occhi senza lacrime del cane.

Che la malattia serva per curarmi,
sia l'inizio della rinascita.
Che se bacio e il labbro ha il sapore della morte,
amor vinca la morte in questo bacio.
Che se domino la mia mente e freno i miei passi
che se chiudo la bocca per dirti tutto,
e smetto di sfiorare il tuo sangue già sparso,
che se chiudo gli occhi e vinco senza lottare
(vittoria in cui nulla sono e nulla ottengo),
possa avere te, silenzio della cima,
o questo sole abbattuto che è la neve,
dove il nulla è tutto.

Che respirare in pace la musica non sentita
sia l'ultimo desiderio, ben sapete
che, per chi respira
in pace, tutto il mondo
è già dentro di lui e in lui respira.
Che se la morte insiste,
che se l'età avanza, e tutto e tutti
intorno a me sembrano andarsene di fretta,
mi vinca il mondo infine in quella luce
che crepita.

E il suo fuoco
mi disfi a poco a poco, come fiamma
di candela, adagio, molto adagio,
come girano lassù inebriati i pianeti.

Antonio Colinas

Livia Drusilla

 Roma, 30 gennaio58 a.C.Roma, 29)

Livia era figlia di Marco Livio Druso Claudiano e della moglie Alfidia, a sua volta figlia del magistrato italico Marco Aufidio Lurcone. Il diminutivo "Drusilla" suggerisce che fosse la seconda figlia della coppia.All'età di sedici anni, nel 42 a.C., sposò il cugino patrizioTiberio Claudio Nerone, il quale combatteva assieme a Claudiano nel partito dei congiurati, comandato da Gaio Cassio Longino e da Marco Giunio Bruto, il quale era in lotta contro Ottaviano e Marco Antonio. Quando l'esercito dei congiurati fu sconfitto nella battaglia di Filippi (42 a.C.), Claudiano seguì l'esempio di Cassio e di Bruto e si suicidò, mentre il marito di Livia continuò a combattere contro Ottaviano, passando dalla parte di Marco e Lucio Antonio. Nel 40 a.C. la famiglia di Livia fu costretta ad abbandonare l'Italia peninsulare, per evitare la proscrizione dichiarata da Ottaviano, e raggiunse prima la Sicilia, sotto il controllo di Sesto Pompeo, e poi la Grecia.Quando fu decretata una amnistia generale dei proscritti, Livia tornò a Roma, dove conobbe Ottaviano nel 39 a.C. All'epoca del loro incontro, Livia aveva già avuto dal marito il primo figlio, Tiberio, ed era incinta di Druso. Malgrado questo, e nonostante Livia fosse sposata a Nerone e Ottaviano a Scribonia, il futuro primo imperatore decise di divorziare, nello stesso giorno in cui la moglie dava alla luce la loro figlia Giulia e convinse (od obbligò) Nerone a fare lo stesso con Livia. Druso nacque il 14 gennaio38 a.C., mentre Livia e Ottaviano si sposarono tre giorni dopo: al matrimonio era presente Nerone, il quale presentò la sposa come avrebbe fatto un padre.Sebbene sia stata tramandata la storia che Ottaviano si innamorò immediatamente non appena incontrò Livia e volle quindi fortemente sposarla, in realtà è plausibile che il loro rapido matrimonio fosse suggerito da convenienze politiche: a Ottaviano faceva infatti comodo il sostegno della gens patrizia dei Claudii; allo stesso tempo, i compromessi Claudii Nerones necessitavano del sostegno del promettente Ottaviano per sopravvivere politicamente. Malgrado il loro matrimonio fosse quindi dovuto a considerazioni politiche, Livia e Ottaviano rimasero sposati per 51 anni, a dispetto del fatto che non ebbero figli propri; inoltre Livia venne tenuta in grande considerazione dal marito, presso il quale presentava petizioni e che consigliava nelle sue politiche.Dopo la morte di Marco Antonio (31 a.C.), Ottaviano non ebbe più rivali, divenendo il padrone incontrastato di Roma e iniziando la transizione dalla Repubblica all'Impero. Livia fu sempre al fianco del marito, formando insieme il modello per le famiglie romane. Malgrado la loro ricchezza e il loro potere, Ottaviano (noto come Augusto dal 27 a.C.) e Livia continuarono a vivere modestamente nella loro casa sul Palatino. Livia, modello per le matrone romane, non indossava gioielli costosi né vestiti sgargianti, si prendeva cura personalmente della casa e del marito, cucendogli persino i vestiti, e fu sempre leale e premurosa verso di lui, malgrado le voci sulle sue avventure galanti.Già nel 35 a.C. Ottaviano le aveva concesso l'inusitato onore di gestire le sue finanze personali, dedicandole anche una statua in pubblico.La coppia non ebbe figli propri, quindi Giulia maggiore, la figlia di Ottaviano e Scribonia, era l'unica erede di Augusto. Livia mise in atto una politica volta a garantire ai propri figli, avuti da Nerone, un futuro politico.Alcune voci, riportate da Cassio Dione Cocceiano, insinuarono che vi fosse Livia dietro la morte di Marco Claudio Marcello, il nipote favorito di Augusto, morto nel 23 a.C. Vero è che uno a uno i figli di Giulia maggiore e di Marco Vipsanio Agrippa morirono tutti: prima Lucio, poi Gaio Cesare, entrambi adottati da Augusto, morirono di morte naturale; infine Agrippa Postumo, anch'egli adottato da Augusto, venne incarcerato e ucciso.Dei figli di Livia, invece, Druso sposò Antonia minore, la nipote preferita di Augusto, e intraprese una brillante carriera militare. Nell'11 a.C. Tiberio sposò Giulia maggiore, la figlia di Augusto che aveva già sposato il collaboratore del padre, Marco Vipsanio Agrippa; Tiberio venne infine adottato dall'imperatore nel 4, divenendone l'erede.Tacito e Cassio Dione affermano che Livia non fosse estranea a questi decessi, mentre Svetonio non riporta alcuna notizia nella sua Vita dei dodici Cesari, sebbene questa fosse stata compilata basandosi su documenti ufficiali. In difesa di Livia va ricordato che Tacito e Cassio Dione riferiscono anche l'improbabile accusa nei suoi confronti di aver assassinato Augusto.Il testamento di Augusto, morto nel 14, conteneva il provvedimento di adozione di Livia. Questo atto inusuale, che la rendeva figlia del proprio marito, aveva lo scopo di permettere a Livia di entrare a far parte in pieno diritto della gens patrizia dei Giulii. Il testamento, oltre a garantirle un terzo del patrimonio di Augusto (gli altri due terzi andarono a Tiberio), le riconosceva il titolo di "Augusta".Sfruttando la sua notevole popolarità, contribuì all'elezione di Tiberio al rango di imperatore. Per un certo periodo, Livia, ora nota col nome ufficiale di Giulia Augusta, andò d'accordo col figlio imperatore: Tiberio fece passare nel 20 una legge che equiparava al tradimento la diffamazione nei confronti della madre, cui garantì nel 24 un posto a teatro tra le Vergini vestali. Questa situazione fece sì che Livia divenisse molto potente, fino a far scagionare la sua amica Urgulantia e Plancina, sospettata dell'assassinio di Germanico.Nel 22 giunse ad erigere una statua ad Augusto nella cui dedica il suo nome veniva prima di quello di Tiberio.Di conseguenza i rapporti tra madre e figlio deteriorarono, in quanto Tiberio divenne geloso del potere della madre, ma soprattutto del fatto che Livia gli ricordasse di essere divenuto imperatore per suo merito.  Pare anche che Tiberio si ritirò a Capri proprio per allontanarsi dall'influenza della madre.Nel 22 Livia si ammalò: il figlio la raggiunse da Capri per starle vicino; quando però nel 29 si ammalò nuovamente, Tiberio rimase a Capri. Il corpo di Livia venne seppellito con parecchi giorni di ritardo, e solo quando lo stato di decomposizione rese l'atto non più procrastinabile, perché si attendeva l'arrivo di Tiberio.L'imperatore mandò Caligola ai funerali di sua madre, col compito di pronunciare l'orazione funebre.Come per lasciare insoddisfatti i desideri della madre, Tiberio non volle divinizzarla, come era invece successo per Augusto. Mise il proprio veto a tutti i titoli che il Senato aveva intenzione di conferirle dopo la morte, e giunse persino ad annullare il testamento di Livia.Fu poi Claudio, nel 42, a divinizzare la propria nonna. La Diva Augusta ("Divina Augusta") veniva onorata in occasione dei giochi pubblici da un carro trainato da elefanti che portava la sua immagine; nel tempio di Augusto le venne dedicata una statua; corse di carri vennero indette in suo onore, mentre le donne dovevano nominarla nei loro giuramenti

Cade la neve


 

(Mahatma Gandhi, 2 ottobre 1869 ~ 30 gennaio 1948)


Il 30 gennaio 1948, presso la Birla House, a Nuova Delhi, mentre si recava nel giardino per la consueta preghiera ecumenica delle ore 17:00, accompagnato dalle sue due pronipoti Abha e Manu, Gandhi fu assassinato con tre colpi di pistola da Nathuram Godse, un fanatico indù.

Quelli che...........


 

Buongiorno amici cari ❤


 
In questo nuovo giorno
con voi ringrazio Dio
di essere ancora al mondo.🙏
Cerchiamo di tollerarci a vicenda
perchè i nostri nervi hanno
poca sopportazione
basta molto poco per dare una accensione.
Ma noi siamo bravi e non come i politicanti
vi voglio bene e vi abbraccio tutti quanti
Lucia ❤

 

venerdì 29 gennaio 2021

★♫♪•♥Buonanotte♥•♫♪★

 


MONTI DEL MUGELLO

 

Mare di legna verde,

cavalloni di pietra,

nidi di venti

sorgenti di fiumi

grappoli di pecore

sentieri di ciottoli,

pace e silenzio.

Aria che taglia i polmoni

selve di lupi,

di castagne e di rupi

nei panni di boscaiolo

beatamente mi riposo

 

MARIO BARTOLINI

LA LIMONAIA

Io l'ho vista la vecchia

che trascinava un carretto

carico di limoni,

bagnata di pioggia

e sudicia di miseria.

Si ferma davanti ai palazzi

dei ricchi,

dove c'è un tabernacolo

della Vergine.

Si arrovescia le tasche;

alcuni spiccioli,

misero quadagno,

e mette una monetina

nella cassetta vuota

e gira l'angolo.

La ritrovo con gli occhi

fissi al cielo,

accovacciata sopra i limoni

ed era morta.

Mario Bartolini

Mario Bartolini

 

Nasce vicino a Ronta nel 1929 in una numerosa famiglia contadina. L’amenità, il fascino antico di questo come di altri cento luoghi del Mugello, sono alcuni dei temi, spesso velati da una patina di struggente nostalgia,che compaiono vivi, nei versi semplici e schietti di questo non troppo noto poeta mugellano. Mario Bartolini, specialmente negli ultimi anni era conosciuto meglio come abilissimo cestaio e impagliatore, che vestito nei costumi di un tempo, animava, nello stupore di molti, angoli suggestivi di tradizionali feste paesane a Borgo San Lorenzo, Scarperia o Ronta. Pochi invece conoscevano le sue doti poetiche; quell’abilità geniale di trasformare in parole, sensazioni comuni, come l’armonia dei giochi d’infanzia, Fin dai primi anni di scuola, avverte spontaneo il desiderio di descrivere con parole i sentimenti che la vita di ogni giorno gli riserva, La poesia di Mario non vanta ampollosi svolazzi letterali, ma la scoperta semplice della vita. Ascolta la voce delle cose per riconsegnarcela secondo il corso della memoria con un linguaggio sincero e genuino, specchio autentico del suo carattere, del suo modo di essere. Aspetti fondamentali spesso ricorrenti nel suo cammino di uomo e di poeta, che egli stesso confida di sviluppare in una futura pubblicazione secondo un entusiasmo sempre compitamente manifestato. La nuova pubblicazione che oggi sfogliamo; “Raccolta di poesie di Mario Bartolini”, giunge dopo la sua dolorosa, prematura scomparsa, omaggio affettuoso della sua stessa famiglia all’uomo semplice che attraverso i suoi scritti ha voluto regalarci emozioni e dolori di una vita intera.

NEVE

 

Sull'alba è intatta al suolo
la grande nevicata
che fioccò tutta notte;

poi sul bianco lenzuolo
appar qualche pedata:
piè grandi e scarpe rotte

Soffre la vita o dorme:
ai bimbi il verno è crudo,
come all'età cadente.

Veggo, fra l'altro,l'orme
d'un picciol piede ignudo
che m'attrista la mente.

Ahi,ahi, chi vi ristora,
o tremanti piedini
di fanciullo errabondo?

E vi son dunque ancora
dei poveri bambini
che van scalzi pel mondo?
 
E.Panzacchi.

 

Il più bel riso

 


Buongiorno Amici/e

Il resto lo dice la foto.
Lucia 🐞



 

giovedì 28 gennaio 2021

⭐️Buonnotte⭐️ ♥ (◠‿◠)♥⭐️


E' arrivata la luna
se possiamo dire di aver passato bene la giornata,
adagiamoci sereni sul cuscino
sognando una speranza per il domani.
Lucia 🌙

Fausto Papetti

(Viggiù, 28 gennaio 1923 – Sanremo, 15 giugno 1999)
è stato un sassofonista italiano naturalizzato svizzero. 
La sua carriera iniziò nel 1955 quando, dopo aver fatto parte di alcune orchestre jazz, formò il complesso I Menestrelli del Jazz. Il gruppo effettuò molti spettacoli, e venne messo sotto contratto, per cui incise sia alcuni 78 giri che 33 giri, anche con la denominazione tradotta in inglese The Minstrels Of Jazz. Proprio alla Music ebbe l'occasione di conoscere i Campioni, gruppo che, all'epoca, accompagnava su disco e in concerto Tony Dallara, con cui iniziò a suonare. Nel 1959 lasciò il gruppo. Un giorno  il direttore di una grande orchestra di cui faceva parte non volle registrare il lato B di un 45 giri perché il pezzo scelto, Estate violenta, dal film omonimo non aveva un arrangiamento soddisfacente. Il produttore, ansioso di concludere, decise allora di fare a meno dell'orchestra e convocò all'istante la sezione ritmica della stessa formazione composta da soli quattro elementi: basso, batteria, chitarra e sax. Il giovane sassofonista al quale fu affidato il brano del film era, appunto, Fausto Papetti che, durante le prove, improvvisò una personale elaborazione della melodia, sottolineata con perfetto intuito dalla sezione ritmica. Il 45 giri di Estate violenta uscì nel 1959 con la denominazione di Fausto Papetti Sax alto e Ritmi, ed ebbe un tale successo di vendita da superare quello della colonna sonora originale del film, e così incise nello stesso anno, il suo primo album. Sulla copertina una foto dello stesso Papetti e ancora la scritta Fausto Papetti - Sax alto e ritmi. Si trattava di una raccolta che comprendeva sedici celebri brani del periodo arrangiati in versione strumentale, scelti fra musiche da film. A questo album fece seguito un secondo, Fausto Papetti - Sax alto e ritmi - Serie ballabili n° 2 che alternava con la stessa formula brani di musiche da film, standard e versioni strumentali di successi del momento. A partire dal terzo album, i suoi dischi furono tutti intitolati "Raccolta" e contraddistinti da un numero ordinale . Negli anni seguenti suonò anche con Adriano Celentano e Enzo Jannacci per poi dedicarsi al cinema come attore. Papetti divenne molto noto per tutti gli anni sessanta e settanta, ed ogni sua nuova raccolta raggiungeva regolarmente i vertici delle classifiche di vendita; nel decennio 1965 - 1975, per tutta la durata delle stagioni estive, suonò, con la sua orchestra, presso la Casina Municipale a Selva di Fasano (Br); anche all'estero riscuoteva notevole successo, soprattutto in Germania, Spagna e in tutto il mercato latinoamericano. Le versioni di Papetti si prestavano a un ascolto facile e disimpegnato e costituivano spesso la soluzione ottimale per fare da sottofondo musicale a ristoranti, alberghi, negozi e ad accompagnare viaggi in automobile. Il maggior successo si ebbe pertanto proprio con la diffusione della musicassetta come supporto sonoro facilmente trasportabile e per tutti gli anni settanta Papetti arrivò a pubblicare anche due raccolte all'anno; quella più venduta risulta essere la 20a, che arrivò fino al primo posto, nel 1975. Papetti divenne quindi il vero e proprio capostipite di un genere. Le raccolte di Fausto Papetti segnarono anche una svolta nel costume: le copertine si caratterizzavano infatti per la presenza di foto di nudi femminili, all'epoca giudicate molto audaci ma mai tuttavia incappate in provvedimenti di sequestro per oltraggio al pudore. Fausto Papetti è mancato nel 1999 ed è sepolto ad Ospedaletti, dove ha vissuto per oltre venticinque anni.
 


 

Se vai.......