Roma, 30 gennaio58 a.C. – Roma, 29)
Livia era figlia di Marco Livio Druso Claudiano e della moglie Alfidia, a sua volta figlia del magistrato italico Marco Aufidio Lurcone. Il diminutivo "Drusilla" suggerisce che fosse la seconda figlia della coppia.All'età di sedici anni, nel 42 a.C., sposò il cugino patrizioTiberio Claudio Nerone, il quale combatteva assieme a Claudiano nel partito dei congiurati, comandato da Gaio Cassio Longino e da Marco Giunio Bruto, il quale era in lotta contro Ottaviano e Marco Antonio. Quando l'esercito dei congiurati fu sconfitto nella battaglia di Filippi (42
a.C.), Claudiano seguì l'esempio di Cassio e di Bruto e si suicidò,
mentre il marito di Livia continuò a combattere contro Ottaviano,
passando dalla parte di Marco e Lucio Antonio. Nel 40 a.C. la famiglia di Livia fu costretta ad abbandonare l'Italia peninsulare, per evitare la proscrizione dichiarata da Ottaviano, e raggiunse prima la Sicilia, sotto il controllo di Sesto Pompeo, e poi la Grecia.Quando fu decretata una amnistia generale dei proscritti, Livia tornò a Roma, dove conobbe Ottaviano nel 39 a.C.
All'epoca del loro incontro, Livia aveva già avuto dal marito il primo
figlio, Tiberio, ed era incinta di Druso. Malgrado questo, e nonostante
Livia fosse sposata a Nerone e Ottaviano a Scribonia, il futuro primo imperatore decise di divorziare, nello stesso giorno in cui la moglie dava alla luce la loro figlia Giulia e convinse (od obbligò) Nerone a fare lo stesso con Livia. Druso nacque il 14 gennaio38 a.C., mentre Livia e Ottaviano si sposarono tre giorni dopo: al matrimonio era presente Nerone, il quale presentò la sposa come avrebbe fatto un padre.Sebbene
sia stata tramandata la storia che Ottaviano si innamorò
immediatamente non appena incontrò Livia e volle quindi fortemente
sposarla, in realtà è plausibile che il loro rapido matrimonio fosse
suggerito da convenienze politiche: a Ottaviano faceva infatti comodo
il sostegno della gens patrizia dei Claudii; allo stesso tempo, i compromessi Claudii Nerones
necessitavano del sostegno del promettente Ottaviano per sopravvivere
politicamente. Malgrado il loro matrimonio fosse quindi dovuto a
considerazioni politiche, Livia e Ottaviano rimasero sposati per 51
anni, a dispetto del fatto che non ebbero figli propri; inoltre Livia
venne tenuta in grande considerazione dal marito, presso il quale
presentava petizioni e che consigliava nelle sue politiche.Dopo la morte
di Marco Antonio (31 a.C.), Ottaviano non ebbe più rivali, divenendo
il padrone incontrastato di Roma e iniziando la transizione dalla Repubblica all'Impero.
Livia fu sempre al fianco del marito, formando insieme il modello per
le famiglie romane. Malgrado la loro ricchezza e il loro potere,
Ottaviano (noto come Augusto dal 27 a.C.) e Livia continuarono a vivere modestamente nella loro casa sul Palatino.
Livia, modello per le matrone romane, non indossava gioielli costosi
né vestiti sgargianti, si prendeva cura personalmente della casa e del
marito, cucendogli persino i vestiti, e fu sempre leale e premurosa
verso di lui, malgrado le voci sulle sue avventure galanti.Già nel 35 a.C.
Ottaviano le aveva concesso l'inusitato onore di gestire le sue finanze
personali, dedicandole anche una statua in pubblico.La coppia non ebbe
figli propri, quindi Giulia maggiore, la figlia di Ottaviano e
Scribonia, era l'unica erede di Augusto. Livia mise in atto una politica
volta a garantire ai propri figli, avuti da Nerone, un futuro
politico.Alcune voci, riportate da Cassio Dione Cocceiano, insinuarono che vi fosse Livia dietro la morte di Marco Claudio Marcello, il nipote favorito di Augusto, morto nel 23 a.C. Vero è che uno a uno i figli di Giulia maggiore e di Marco Vipsanio Agrippa morirono tutti: prima Lucio, poi Gaio Cesare, entrambi adottati da Augusto, morirono di morte naturale; infine Agrippa Postumo, anch'egli adottato da Augusto, venne incarcerato e ucciso.Dei figli di Livia, invece, Druso sposò Antonia minore, la nipote preferita di Augusto, e intraprese una brillante carriera militare. Nell'11 a.C. Tiberio sposò Giulia maggiore, la figlia di Augusto che aveva già sposato il collaboratore del padre, Marco Vipsanio Agrippa; Tiberio venne infine adottato dall'imperatore nel 4, divenendone l'erede.Tacito e Cassio Dione affermano che Livia non fosse estranea a questi decessi, mentre Svetonio non riporta alcuna notizia nella sua Vita dei dodici Cesari,
sebbene questa fosse stata compilata basandosi su documenti ufficiali.
In difesa di Livia va ricordato che Tacito e Cassio Dione riferiscono
anche l'improbabile accusa nei suoi confronti di aver assassinato
Augusto.Il testamento di Augusto, morto nel 14, conteneva il
provvedimento di adozione di Livia. Questo atto inusuale, che la rendeva
figlia del proprio marito, aveva lo scopo di permettere a Livia di
entrare a far parte in pieno diritto della gens patrizia dei Giulii.
Il testamento, oltre a garantirle un terzo del patrimonio di Augusto
(gli altri due terzi andarono a Tiberio), le riconosceva il titolo di "Augusta".Sfruttando
la sua notevole popolarità, contribuì all'elezione di Tiberio al rango
di imperatore. Per un certo periodo, Livia, ora nota col nome
ufficiale di Giulia Augusta, andò d'accordo col figlio imperatore:
Tiberio fece passare nel 20 una legge che equiparava al tradimento la diffamazione nei confronti della madre, cui garantì nel 24 un posto a teatro tra le Vergini vestali. Questa situazione fece sì che Livia divenisse molto potente, fino a far scagionare la sua amica Urgulantia e Plancina, sospettata dell'assassinio di Germanico.Nel 22
giunse ad erigere una statua ad Augusto nella cui dedica il suo nome
veniva prima di quello di Tiberio.Di conseguenza i rapporti tra madre e
figlio deteriorarono, in quanto Tiberio divenne geloso del potere della
madre, ma soprattutto del fatto che Livia gli ricordasse di essere
divenuto imperatore per suo merito. Pare anche che Tiberio si ritirò a Capri
proprio per allontanarsi dall'influenza della madre.Nel 22 Livia si
ammalò: il figlio la raggiunse da Capri per starle vicino; quando però
nel 29 si ammalò nuovamente, Tiberio rimase a Capri. Il corpo di Livia
venne seppellito con parecchi giorni di ritardo, e solo quando lo stato
di decomposizione rese l'atto non più procrastinabile, perché si
attendeva l'arrivo di Tiberio.L'imperatore mandò Caligola ai
funerali di sua madre, col compito di pronunciare l'orazione
funebre.Come per lasciare insoddisfatti i desideri della madre, Tiberio
non volle divinizzarla, come era invece successo per Augusto. Mise il
proprio veto a tutti i titoli che il Senato aveva intenzione di
conferirle dopo la morte, e giunse persino ad annullare il testamento di
Livia.Fu poi Claudio, nel 42, a divinizzare la propria nonna. La Diva Augusta
("Divina Augusta") veniva onorata in occasione dei giochi pubblici da
un carro trainato da elefanti che portava la sua immagine; nel tempio di Augusto
le venne dedicata una statua; corse di carri vennero indette in suo
onore, mentre le donne dovevano nominarla nei loro giuramenti
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