lunedì 30 settembre 2019

Parliamo di stelle e in particolare di Cassiopea



Cassiopea fu la moglie vanitosa e boriosa del Re Cefeo d'Etiopia, che si trova vicino a lei in cielo a formare le uniche due costellazioni celesti dedicate a un marito e a una moglie. Un giorno, mentre era intenta a pettinarsi i lunghi capelli ricciuti, osò dichiarare di essere più bella delle Nereidi, le ninfe del mare. Le Nereidi erano le cinquanta figlie di Nereo, il cosiddetto Vecchio del Mare. Una di esse, Anfitrite, era la sposa di Poseidone, il dio del mare. Le Nereidi si rivolsero a Poseidone perché punisse Cassiopea per la sua vanità, e il dio mandò un mostro a razziare le coste del paese di Re Cefeo. Per acquietare il mostro, Cefeo e Cassiopea incatenarono la figlia Andromeda a una costa rocciosa per sacrificargliela, ma la fanciulla fu sottratta a quell'atroce destino dall'eroe Perseo. Come ulteriore punizione a Cassiopea toccò di girare eternamente intorno al polo celeste, a volte in una posizione poco dignitosa, cioè sottosopra. In cielo è rappresentata seduta sul trono che giocherella con i suoi capelli. La costellazione di Cassiopea ha una netta forma a W formata dalle sue cinque stelle più brillanti. Alfa di Cassiopea si chiama Shedar, dall'arabo"il petto", la cui posizione segna. Beta di Cassiopea è nota come Caph, dall'arabo" mano macchiata", perché agli Arabi sembrava una mano macchiata di hennè. Delta di Cassiopea si chiama Ruchbah, che in arabo vuol dire "ginocchio". La stella centrale della W, Gamma di Cassiopea, è una stella errante variabile che saltuariamente aumenta di brillantezza. 
( dal web)

La mia patria



Oltre quei monti che il sol rischiara
Fra sogni aurati m’ebbi la culla;
Ma i primi canti della fanciulla
Cercavan sempre patria più cara.
Lungo le sere cogli occhi intenti
Chiedeva un raggio dei firmamenti,
E in debil suono cantar s’udìa:
No, non è questa la patria mia.
Dopo quell’ora passar molt’anni;
Straniera io vissi fra molti estrani;
Cercai l’amore de’ miei lontani;
Provai la lotta dei lunghi affanni.
Spezzato il core nell’aspra guerra,
No, la mia patria non cerco in terra.
Io nacqui ai sogni dell’armonia…
Io chiedo al cielo la patria mia!

Mariannina Coffa Caruso

OMBRA ADORATA


Che mi valse l’ingegno, il core e l’arte
Se te perdendo ogni Ciel perdei?
Se il nume che fu vita ai sogni miei
Mi condanna tacendo e si diparte?
Oh se vedrai queste dolenti carte
Che d’un alito ignoto accendi e bei
Saprai ch’ove sospiri, e piangi e sei
Ivi piange il mio core a parte a parte.
Saprai ch’io t’amo, ed è miracol novo
La vita mia…perchè son morta e vivo,
E là dove non sei me non ritrovo!
Saprai, ch’ombra adorata, a me d’accanto
Ti riveggio pur sempre o sogno o scrivo
E più che il labro tuo trovo il tuo pianto.

Mariannina Coffa

Mariannina Coffa Caruso


Mariannina Coffa nacque a Noto la mattina del 30 settembre 1841 dall’avvocato Salvatore Coffa, un liberale impegnato nelle vicende politiche del Regno di Napoli, e da Celestina Caruso. Dopo aver ricevuto una prima istruzione a Noto, nel 1851 passò al collegio "Peratoner" di Siracusa, dove già compose le prime poesie d’occasione. Considerata un precoce talento poetico, fu affidata al canonico Corrado Sbano, che nel limitato ambiente culturale della cittadina passava per essere un’autorità nel campo delle lettere e un facile verseggiatore. Naturalmente don Sbano le consigliava letture cattoliche e sorvegliava che i temi delle sue poesie rifuggissero da quelli tipici degli «autori esagerati e intemperanti»,così da essere poi accusato di aver corrotto e soffocato le naturali tendenze della giovanissima artista, portata a un’effusione sentimentale di matrice schiettamente tardo-romantica, e di averla nutrita di una disordinata miscela di autori classici disparati, senza che questa si fondesse in unità nello spirito della giovane. I successi poetici della bambina si espressero nelle improvvisazioni tanto apprezzate nella arcadica «Accademia dei Trasformati» di Noto, cui fece parte dal 1857 con il nome di Inspirata - e fece parte dall 1858 anche dell’«Accademia Dafnica» e di quella degli «Zelanti» di Catania - pubblicando nel 1855 la raccolta Poesie in differenti metri, e successivamente i Nuovi canti nel 1859. A completare la sua educazione artistica la famiglia le fece impartire dal 1855 lezioni di pianoforte dal giovane Ascenso Mauceri (1830-1893), del quale finì per innamorarsi fino a progettare il matrimonio, con l’iniziale assenso della famiglia che tuttavia cambiò idea, obbligandola a sposare, l’8 aprile 1860, il ricco proprietario terriero ragusano Giorgio Morana.Trasferitasi con il marito a Ragusa nella casa del suocero, iniziò una vita fatta di gravidanze annuali - ma due dei quattro figli morirono ancora infanti - e di difficoltà di scrivere a causa dell’ostilità dei parenti a un’attività che essi ritenevano riprovevole, addirittura strumento di perdizione. Scarsa consolazione le venne dalla corrispondenza con l’ex-fidanzato, che le rimproverava di aver subito il matrimonio, al quale descriveva la miseria della sua esistenza: «Se sapeste quanto soffro allorché mi è necessario prendere la penna! Gli occhi severi e maligni di mio suocero mi seguono come per fulminarmi Egli, il mio onorando suocero, non fece apprendere alle sue figlie il leggere e lo scrivere, appunto perché non fossero disoneste o cattive donne di casa».Per i fibromi all'utero di cui soffriva, conobbe il medico omeopata catanese Giuseppe Migneco, cultore del magnetismo animale, della teosofia e massone come il suo allievo di Noto Lucio Bonfanti, cha la introdusse nella Loggia Elorina: si trovano, nelle poesie di questo periodo, riferimenti ai suoi nuovi credi misteriosofici. Lasciata la casa del marito, si trasferì a Noto per seguire le cure del medico Bonfanti: fu questi a ospitarla dopo che i genitori la cacciarono dalla loro casa, scandalizzati dal suo comportamento. Nelle sue ultime lettere la Coffa espresse tutta la sua violenta esasperazione nei confronti di quanti, genitori, marito e parenti, imponendole la loro volontà e impedendole la libera manifestazione della sua personalità, le avevano rovinato la vita.

Deborah Kerr

 
all'anagrafe Deborah Jane Kerr-Trimmer
(Glasgow, 30 settembre 1921Botesdale, 16 ottobre 2007)
è stata un'attrice teatrale, cinematografica e televisiva britannica. Detentrice di una stella sulla Hollywood Walk of Fame, fu premiata con il Golden Globe per la migliore attrice in un film commedia o musicale per Il re ed io e nel 1994 ricevette il premio Oscar alla carriera, che le venne consegnato da Glenn Close.  a pronuncia scozzese del suo cognome (Kar) differisce da quella inglese; negli USA, era invalso l'uso del detto «Kerr rhymes with "star"» (Kerr rima con "star"). La sua carriera fu influenzata dal fatto di essere una figlia d'arte (i suoi genitori erano attori di teatro), inizialmente era interessata alla carriera di ballerina ma alla fine degli anni trenta si dedicò alla recitazione. Il suo primo film fu Contrabbando (1940) ma le scene in cui comparve furono tuttavia tagliate nel montaggio finale. La sua prima vera apparizione cinematografica risale quindi all'anno successivo nella commedia Il maggiore Barbara (1941).
Dopo Duello a Berlino (1943), Intermezzo matrimoniale (1945) e Narciso nero (1947), tutti di produzione britannica, entrò nell'olimpo del cinema hollywoodiano grazie al film Edoardo mio figlio (1948) di George Cukor. Interpretò spesso ruoli di donna di classe, aristocratica ma poco passionale, in decine di film famosi nei più svariati generi cinematografici (commedie, musical, melodrammi, avventurosi, storici, kolossal, guerra, biografici, thriller), da Le miniere di re Salomone (1950) con Stewart Granger, a Bagliori ad Oriente (1951) con Alan Ladd, da Quo vadis (1951) con un geniale Peter Ustinov, a Giulio Cesare (1953), accanto a Marlon Brando.Sempre nel 1953 ebbe il ruolo di protagonista femminile accanto a Burt Lancaster in Da qui all'eternità (1953), un film diretto da Fred Zinnemann, vincitore di otto Premi Oscar. Nel cast Frank Sinatra, Montgomery Clift, Donna Reed, Ernest Borgnine. L'intensa interpretazione della Kerr è ricordata anche per una delle più lunghe e sensuali sequenze d'amore della storia del cinema, quella girata sulla spiaggia con Burt Lancaster. Dopo aver sospeso l'attività cinematografica per due anni, a seguito di una gravidanza, l'attrice tornò sul grande schermo con il musical Il re ed io (1956), che aveva già interpretato a Broadway accanto a Yul Brynner, e nella commedia Tè e simpatia (1956) di Vincente Minnelli, che ripiegò sulla Kerr non potendo ingaggiare Rita Hayworth.Negli anni successivi ottenne nuovi e prestigiosi successi: L'anima e la carne (1957), dove vestì i panni di una suora che si ritrova sola in un'isola del Pacifico con il burbero ma leale soldato interpretato da Robert Mitchum; fu partner di Cary Grant nel romantico Un amore splendido (1957), dove nacque un flirt tra i due; Buongiorno tristezza (1958), Tavole separate (1958), dove lavorò con un cast d'eccezione: David Niven, Rita Hayworth e Burt Lancaster; ritrovò Yul Brynner ne Il viaggio (1959) di Anatole Litvak, e interpretò la columnist Sheila Graham in Adorabile infedele (1959), con Gregory Peck nel ruolo dello scrittore Francis Scott Fitzgerald. Superati i 40 anni di età e a differenza di molte altre attrici della sua generazione che si vedevano offrire sempre meno ruoli, la Kerr continuò a lavorare intensamente fino al 1969 e spesso con ottimi risultati. Era sempre una donna dotata di grande fascino e di ironia, oltre che di comprovata esperienza al cinema, e recitò ancora con Robert Mitchum, Cary Grant e Jean Simmons nella sofisticata commedia L'erba del vicino è sempre più verde (1960) di Stanley Donen e nel giallo Il dubbio (1961), ultimo film in cui apparve Gary Cooper. Fu soprattutto il regista John Huston a valorizzarla in quel periodo, scritturandola per La notte dell'iguana (1964), accanto a Richard Burton e Ava Gardner. Dopo Patto a tre (1965), James Bond 007 - Casino Royale (1967), ancora di Huston, e I temerari (1969) con Gene Hackman e Burt Lancaster, lavorò nel dramma Il compromesso (1969), con Kirk Douglas e Faye Dunaway. Una delle sue migliori interpretazioni di quel decennio resta però quella della governante sessuofoba in Suspense (1961) di Jack Clayton, film tratto dal racconto Il giro di vite di Henry James, per il quale l'attrice, stranamente, non venne candidata all'Oscar. Dopo ben 16 anni di lontananza dal cinema, quasi interamente passati tra privato e piccole apparizioni per la televisione, tornò sul grande schermo con il raffinato film Il giardino indiano (1985). Deborah Kerr è morta  in conseguenza della malattia di Parkinson, nel villaggio di Botesdale, nel Suffolk.

La leggenda della Stella Alpina


Una volta tanto tempo fa una montagna malata di solitudine piangeva in silenzio.
Tutti la guardavano stupiti: gli abeti, i faggi, le querce e i rododendri.
 Neppure un fiore sarebbe potuto sbocciare tra le sue rocce.
Se ne accorsero anche le stelle, quando una notte  le nuvole erano volate via per giocare a rimpiattinotra i rami dei pini più alti. 
Una di loro ebbe pietà diquel pianto senza speranza e scese guizzando dal cielo.
 Scivolò tra le rocce e i crepacci della montagna,  finché si posò stancamente sull'orlo di un precipizio.
 Brrr!! Che freddo faceva...Che pazza era stata  a lasciare la quiete tranquilla del cielo!
 Il gelo l'avrebbe certamente uccisa. 
Ma la montagna  corse ai ripari, grata per quella prova di amicizia  data col cuore. Avvolse la stella con le sue mani diroccia in una morbida peluria bianca. 
Quindi la strinse,  legandola a sé con radici tenaci.
E quando l'alba spuntò,era nata la prima stella alpina...

Gli amici



Gli amici hanno bisogno uno dell'altro

proprio come un fiore ha bisogno della pioggia

per aprirsi e mostrare la sua bellezza.

L'amicizia dovrebbe essere un preziosa carezza

di cui non puoi fare a meno.

~ Sergio Bambarén

Addio Rondine


Rondinella, dove vai?
Oltre il monte ed oltre il mare.
Rondinella, tornerai?
Chi si parte vuol tornare.
Lasci qui la casetta?
Si, mi attende a primavera.
Addio, bimba. Vado: ho fretta.

Hedda

AMA L’ANZIANO


Lascialo PARLARE
perché nel suo passato ci sono cose vere e vissute.

Lascialo VINCERE
nelle discussioni, perché ha bisogno di sentirsi sicuro di se.
Lascialo ANDARE
tra i suoi vecchi amici, perchè e li che si sente rivivere.
Lascialo RACCONTARE
storie gia ripetute, perché lui vuole vedere se stai alla sua compagnia.
Lascialo VIVERE
tra le cose che ha amato, perchè soffre nel sentirsi sdradicato alla sua età avanzata.
Lascialo GRIDARE
quando ha torto, perchè lui e i bambini hanno diritto alla comprensione.
LASCIALO SALIRE
sull'auto di famiglia per una gita, perchè l'anno prossimo avrai rimorso se lui non ci sarà più.......
LASCIALO PREGARE
come vuole, perchè l'anziano è uno che avverte l'ombra di Dio sulla strada che gli resta da fare.....
LASCIALO INVECCHIARE
con lo stesso paziente amore con cui lasci crescere i tuoi figli perchè tutto fa parte della natura...
LASCIALO MORIRE
tra braccia pietose, perchè l'amore dei fratelli sulla terra fa meglio presentire quello del Padre nel Cielo......
AMALO CON TUTTO TE STESSO

web

domenica 29 settembre 2019

30 settembre San Girolamo




(o Gerolamo)
Sacerdote e dottore della Chiesa

Stridone (confine tra Dalmazia e Pannonia), ca. 347 - Betlemme, 420
Patronato: Archeologi, Bibliotecari, Studiosi, Traduttori
Etimologia: Girolamo = di nome sacro, dal greco

Emblema: Cappello da cardinale, Leone
Con quest’uomo intrattabile hanno un debito enorme la cultura e i cristiani di tutti i tempi. Ha litigato con sprovveduti, dotti, santi e peccatori; fu ammirato e detestato. Ma rimane un benefattore delle intelligenze e la Chiesa lo venera come uno dei suoi padri più grandi. Nato da famiglia ricca, riceve il battesimo a Roma, dove va a studiare. Studierà per tutta la vita, viaggiando dall’Europa all’Oriente con la sua biblioteca di classici antichi, sui quali si è formato. Nel 375, dopo una malattia, Gerolamo passa alla Bibbia, con passione crescente. Studia il greco ad Antiochia; poi, nella solitudine della Calcide (confini della Siria), si dedica all’ebraico. Riceve il sacerdozio ad Antiochia nel 379 e nel 382 è a Roma. Qui, papa Damaso I lo incarica di rivedere il testo di una diffusa versione latina della Scrittura, detta Itala, realizzata non sull’originale ebraico, bensì sulla versione greca detta dei Settanta. A Roma fa anche da guida spirituale a un gruppo di donne della nobiltà. E intanto scaglia attacchi durissimi a ecclesiastici indegni (un avido prelato riceve da lui il nome “Grasso Cappone”). Alla morte di Damaso I (384), va in Palestina con la famiglia della nobile Paola. Vive in un monastero a Betlemme, scrivendo testi storici, dottrinali, educativi e corrispondendo con gli amici di Roma con immutata veemenza. Perché così è fatto. E poi perché, francamente, troppi ipocriti e furbi inquinano ora la Chiesa, dopo che l’imperatore Teodosio (ca. 346-395) ha fatto del cristianesimo la religione di Stato, penalizzando gli altri culti. Intanto prosegue il lavoro sulla Bibbia secondo l’incarico di Damaso I. Ma, strada facendo, lo trasforma in un’impresa mai tentata. Sente che per avvicinare l’uomo alla Parola di Dio bisogna andare alla fonte. E così, per la prima volta, traduce direttamente in latino dall’originale ebraico i testi protocanonici dell’Antico Testamento. Lavora sulla pagina e anche sul terreno, come dirà: "Mi sono studiato di percorrere questa provincia (la Giudea) in compagnia di dotti ebrei". Rivede poi il testo dei Vangeli sui manoscritti greci più antichi e altri libri del Nuovo Testamento. Gli ci vorrebbe più tempo per rifinire e perfezionare l’enorme lavoro. Ma, così come egli lo consegna ai cristiani, esso sarà accolto e usato da tutta la Chiesa: nella Bibbia di tutti, Vulgata, di cui le sue versioni e revisioni sono parte preponderante, la fede è presentata come nessuno aveva fatto prima dell’impetuoso Gerolamo. E impetuoso rimane, continuando nelle polemiche dottrinali con l’irruenza di sempre, perfino con sant’Agostino, che invece gli risponde con grande amabilità. I suoi difetti restano, e la grandezza della sua opera pure. Gli ultimi suoi anni sono rattristati dalla morte di molti amici, e dal sacco di Roma compiuto da Alarico nel 410: un evento che angoscia la sua vecchiaia. Autore: Domenico Agasso

Ciao settembre


SETTEMBRE!


Che dirti Settembre,sei mite e gentile.
Un mese tranquillo ed anche speciale!
Sei pieno di ricordi, di vacanze finite,
di giorni di sole, di sere infinite!
Ai mari e ai monti concedi ristoro,
ormai i villeggianti, son tutti al lavoro.
Sei dolce di fichi e di uva matura,
peccato ci lasci, il bello non dura.
Con te, i bimbi riprendon le scuole,
le mamme e le nonne rimangon da sole.
Settembre un bacione dal nostro giardino,
Che è rimasto fiorito e ti ha sentito vicino!
Consiglia ad Ottobre che prende il tuo posto,
di esser tranquillo e non piangerci addosso!
Ciao mese gentile ti aspetto unaltr'anno,
Quando i caldi colori ti annunceranno!
Lucia🐞

Il Quagga

 
Il Quagga si estingue l'ultima zebra a metà,
quella con le strisce solo sul collo. Davanti zebra, dietro cavallo. Il Quagga ( Equus quagga quagga), infatti, le strisce ce le aveva solo su testa, collo e metà del corpo. Il resto (gambe e coda escluse, che erano bianche) era marroncino. Gli ultimi a poterla descrivere così, dal vivo, furono gli inservienti dell’Artis Magistra Zoo di Amsterdam, dove la zebra aveva passato gli ultimi sedici anni della sua vita, fino a quel 12 agosto 1883, quando, senza apparente scalpore, qualcuno ne registrava la morte. Lì per lì, infatti, la notizia non disturbò più di tanto naturalisti e zoologi: nessuno sapeva che quell’esemplare era l’ultimo della sua specie. Ma nei Paesi Bassi di quelle zebre non ne arrivarono mai più, perché laggiù, nel loro habitat naturale – la regione africana del Karoo e dell’allora Stato Libero dell’Orange - quegli animali erano scomparsi. A sterminare tutti i quagga erano stati gli Europei durante le loro incursioni di caccia su suolo africano, condotte un po’ per divertimento un po’ per necessità, visto che la carne di quella zebra era commestibile e che con la pelle si potevano fare vestiti e bisacce.
 

Tra coniugi

 
 Una moglie al marito :  ''Cosa ti piace di più di me? 
Il mio viso angelico o il mio corpo sexy?''
 
 Il marito la guarda dall'alto in basso e poi risponde
''Il tuo senso dell'umorismo!!!''

Nicola Di Bari


 
 nome d'arte di Michele Scommegna
Nelle sue canzoni si ritrova sovente il tema dell'emigrazione ed il sentimento di grande attaccamento alla terra natia ed alla vita rurale, con richiami alla campagna e ai suoi colori.Ha vinto due Festival di Sanremo consecutivi, nel 1971 e 1972 (è stato l'unico, insieme a Domenico Modugno che li vinse nel 1958 e 1959, ad ottenere questo risultato); è inoltre uno dei cantanti italiani più noti all'estero, in particolare in America Latina.Originario di un piccolo paese nelle campagne foggiane, lascia la Puglia per trasferirsi a Milano in cerca di affermazione come cantante; nei primi anni di permanenza nel capoluogo lombardo per mantenersi svolge anche umili lavori, come il cameriere e l'apprendista muratore.Dopo averlo sentito cantare, alcuni colleghi lo spingono ad intraprendere la carriera musicale, e così Michele, scelto il nome d'arte di Nicola Di Bari  partecipa nel 1961 ad un concorso di canzoni nuove con un suo brano, Piano pianino, e lo vince: inizia così ad esibirsi in alcuni locali di Milano, pur continuando a lavorare di giorno.Una sera lo ascolta il maestro Ezio Leoni che rimane colpito dalla sua voce  e gli fa fare la prima incisione.  Comincia a tenere serate, di cui alcune in Svizzera.Nel 1964 partecipa al Cantagiro con Amore ritorna a casa, riscuotendo un discreto successo; nel medesimo periodo c'è spazio anche per una bella cover da Burt Bacharach, Ti tendo le braccia . L'anno successivo si presenta al Festival di Sanremo con Amici miei (in coppia con Gene Pitney) e al Cantagiro con Piangerò.Torna al Festival anche nel 1966 con Lei mi aspetta, e nuovamente al Cantagiro con Tremila tamburi, e ancora, per la quarta volta consecutiva, a Sanremo nel 1967 con Guardati alle spalle, in coppia con Gene Pitney.In questi anni alla Jolly conosce e diventa amico di Luigi Tenco, e anni dopo dedicherà un intero LP alle canzoni del cantautore.Questi primi successi lo rendono un nome noto, per cui alla fine del 1967 viene contattato dalla RCA, che lo mette sotto contratto e gli fa incidere nel 1968 la cover di una canzone di Eric Charden, Il mondo è grigio il mondo è blu, che ha un grande successo (anni dopo Franco Battiato, nella sua celebre canzone Cuccurucucu, la citerà), replicato l'anno successivo da un'altra cover, Eternamente, dal film Luci della ribalta di Charlie Chaplin: manca però ancora una grande affermazione, che si avrà nei primi anni del decennio successivo.La svolta si ha nel 1970: Gianni Morandi dovrebbe portare a Sanremo la canzone La prima cosa bella, canzone con la musica scritta da Nicola Di Bari e il testo da Mogol, ma il bolognese rinuncia poco prima del Festival e la RCA sceglie il cantautore foggiano da affiancare ai Ricchi e Poveri. La canzone si rivela un grande successo, pur arrivando seconda, e Nicola Di Bari diviene ricercatissimo nonostante nessuno credesse in lui prima del Festival. Il secondo posto di Sanremo non ferma Di Bari: in estate esce con un nuovo pezzo di grande successo, Vagabondo, che conquista le classifiche anche in Sudamerica e in Spagna, ed in autunno replica il successo dei 45 giri precedenti con Una ragazzina come te.Nicola Di Bari si impone ancora al grande pubblico e vince il Festival di Sanremo nel 1971 con Il cuore è uno zingaro in coppia con Nada e nel 1972 con I giorni dell'arcobaleno, presentata anche all'Eurofestival di quell'anno, ad Edimburgo: in tale occasione riscosse moltissimi applausi e lusinghieri giudizi dalla critica, guadagnando un onorevole sesto posto.Nel 1971 vince anche Canzonissima con Chitarra suona più piano, battendo in extremis Massimo Ranieri.Il 1971 è anche l'anno di un omaggio a Luigi Tenco, con l'album Nicola Di Bari canta Luigi Tenco.Il 1973 è l'anno di Paese, che riscuote molto successo, non replicato dal disco successivo, Ad esempio... a me piace il Sud, scritta da un giovane cantautore, Rino Gaetano, che diventerà famoso qualche anno dopo.Nel 1974 torna al Festival di Sanremo con meno successo (Il matto del villaggio), mentre nel 1975 si affida a Paolo Frescura, che scrive il brano Ti fa bella l'amore, che passa però inosservato.Negli anni '70 l'attività artistica di Nicola Di Bari ha interessato anche il cinema: ha partecipato al film poliziesco Torino nera del 1972, con la regia di Carlo Lizzani ed a fianco di attori quali Bud Spencer.In precedenza aveva recitato con altri due cantanti, Don Backy e Caterina Caselli, nel film L'immensità (La ragazza del Paip's) del 1967, diretto da Oscar De Fina e in La ragazza del prete, del 1970.Nel 2010 è uscito al cinema il film di Paolo Virzì dal titolo La prima cosa bella, con il successo del cantante pugliese come colonna sonora. Nel film si ascolta sia la versione originale, sia una cover interpretata da Malika Ayane.

Le parole

 
Le parole possono confortare, accogliere, abbracciare e scaldare l'anima.
Ma possono anche "tagliarla, scavarla e inciderla" nel profondo.
Quindi pensiamoci a quale "potenza" possano avere prima di pronunciarle.

Carla Compierchio

Tu sei



Tu sei l’unico disegnatore della tua vita, sei il pastello che colora la tua strada, l’acqua che rinfresca la tua giornata, sei il musicista della tua colonna sonora, lo scrittore della tua storia, il pittore del quadro in cui vivi, tu sei tutto quello che ti circonda, la vita è tua, il resto è solo un contorno...
Osho

RAFFAELE Auguri !

 
Oggi 29 settembre chi ha questo nome festeggia l'onomastico.
Il nome deriva dall'ebraico Rapha ed El e significa 'medico di Dio'. L'arcangelo Raffaele, nell'Antico Testamento, guarisce dalla cecità Tobia il Vecchio. E' usata anche la forma Raffaello. L'onomastico viene tradizionalmente festeggiato il 29 settembre in memoria del Santo angelo. E' patrono dei medici, degli oculisti, degli emigranti, dei farmacisti, dei pellegrini ed è il protettore delle acque termali. Lo si invoca per guarire dall'epilessia.
Caratteristiche: persona allegra e molto spiritosa che segue sempre il suo istinto. Pondera bene le scelte, ma non si lascia mai influenzare: gli piace confrontarsi con le persone fidate, ma alla fine si basa sempre ed esclusivamente sul proprio pensiero.

Significato: Dio ha risanato
Onomastico: 29 settembre (arcangelo Raffaele
Origine: Ebraico
Segno corrispondente: Acquario
Numero fortunato: 7
Colore: Giallo
Pietra: Topazio
Metallo: Oro
Varianti maschili: Raffaello, Raffaelo, Rafaele, Raffaellino, Lello, Lele, Raffa, Raf, Raffi
Varianti femminili: Raffaella, Raffaela, Rafaela, Raffaellina, Raffaelina, Lella, Raf, Raffa
Varianti estere / Femminili: Raphaelle (francese); Rafaela (spagnolo); Raffaela, Raphaela (tedesco);
Maschili: Raphael, Raphael (francese); Rafael, Rafa (spagnolo); Raffael (tedesco).

MICHELE Auguri !

 
Oggi 29 settembre chi ha questo nome festeggia l'onomastico.
Ha origini ebraiche e significa: 'Chi è come Dio'. Il primo a portare il nome Michele fu l'Arcangelo che cacciò dal paradiso gli angeli ribelli al grido di Michael che ha il significato specificato sopra e da allora gli rimase quel nome. L'onomastico viene appunto festeggiato in suo onore, il 29 settembre in ricordo della consacrazione del Santuario dedicato all'Arcangelo Michele sul monte Gargano effettuata, secondo la leggenda, personalmente da San Michele Arcangelo. Il Santo è patrono degli agenti di P. S., degli armaioli, degli arrotini, dei bancari, dei commercianti, dei paracadutisti, dei giudici, dei merciai, dei pasticceri, dei radiologi, dei radioterapisti e di Feletto, di Caltanissetta, di Caserta, di Cuneo, di Verduno, di Argelasto, di Aritso e di Arpaia. Diminutivo: Michelino. Michela invece festeggia l'onomastico il 24 agosto in onore di Santa Maria Michela, fondatrice della Ancelle del Santissimo Sacramento. Variante: Micaela. Diminutivo: Michelina.
Caratteristiche: Michele è un tipo in gamba, molto alla mano e con una grande pazienza; difficilmente si lascia prendere dal dispiacere per le circostanze poco piacevoli perchè è di natura ottimista e cerca sempre di essere sereno e rasserenare gli altri, soprattutto nelle avversità.
Curiosità: Michele è un nome che in Italia ha una buona diffusione (oltre 400.000 persone) e la concentrazione maggiore è nelle regioni meridionali, Puglia (21%) e Campania (18%). Michele è l'arcangelo che siede alla destra del trono di Dio, il capo dei tre arcangeli maggiori e viene solitamente raffigurato che trafigge vittorioso il drago di fuoco, simbolo del demonio.

Significato: chi è potente come Dio
Onomastico: 29 settembre (santo arcangelo Michele);
Origine: Ebraica
Segno corrispondente: Acquario
Numero fortunato: 5
Colore: Rosso
Pietra: Rubino
Metallo: FerroVarianti maschili: Micaele, Michelino, Michi, Lele
Varianti femminili: Michela, Micaela, Michelina
Varianti estere / Maschili: Michel (francese); Michael, Mike, Mickey (inglese); Miguél (spagnolo); Michael (tedesco);
Femminili: Michelle (francese), Michelle, Micky (inglese), Micaéla (spagnolo); Michaela e Micheline (tedesco), Micol (ebraico).

sabato 28 settembre 2019

Autunno


29 settembre Santi Michele, Gabriele e Raffaele


 

Arcangeli
Il Martirologio commemora insieme i santi arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele. La Bibbia li ricorda con specifiche missioni: Michele avversario di Satana, Gabriele annunciatore e Raffaele soccorritore. Prima della riforma del 1969 si ricordava in questo giorno solamente san Michele arcangelo in memoria della consacrazione del celebre santuario sul monte Gargano a lui dedicato. Il titolo di arcangelo deriva dall’idea di una corte celeste in cui gli angeli sono presenti secondo gradi e dignità differenti. Gli arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele occupano le sfere più elevate delle gerarchie angeliche. Queste hanno il compito di preservare la trascendenza e il mistero di Dio. Nello stesso tempo, rendono presente e percepibile la sua vicinanza salvifica.
Martirologio Romano: Festa dei santi Michele, Gabriele e Raffaele, arcangeli. Nel giorno della dedicazione della basilica intitolata a San Michele anticamente edificata a Roma al sesto miglio della via Salaria, si celebrano insieme i tre arcangeli, di cui la Sacra Scrittura rivela le particolari missioni: giorno e notte essi servono Dio e, contemplando il suo volto, lo glorificano incessantemente.
Il 29 di settembre la Chiesa commemora la festa liturgica dei santi Arcangeli:
 San MICHELE
Michele (Chi è come Dio?) è l’arcangelo che insorge contro Satana e i suoi satelliti, difensore degli amici di Dio, pretettore del suo popolo.
San GABRIELE
Gabriele (Forza di Dio) è uno degli spiriti che stanno davanti a Dio, rivela a Daniele i segreti del piano di Dio, annunzia a Zaccaria la nascita di Giovanni Battista  e a Maria quella di Gesù.
San RAFFAELE
Raffaele (Dio ha guarito), anch’egli fra i sette angeli che stanno davanti al trono di Dio, accompagna e custodisce Tobia nelle peripezie del suo viaggio e gli guarisce il padre cieco.

LA PARABOLA DEL RANOCCHIO SORDO.


C’era una volta una gara ... di ranocchi,
l’obiettivo era arrivare in cima a una gran torre.
Si radunò molta gente per vedere e fare il tifo per loro,
e cominciò la gara.
In realtà, la gente probabilmente non credeva possibile
che i ranocchi raggiungessero la cima,
e tutto quello che si ascoltava erano frasi tipo: "Che pena !!!
Non ce la faranno mai!".

I ranocchi cominciarono a desistere,
tranne uno che continuava a cercare di raggiungere la cima.
La gente continuava : "... Che pena !!! Non ce la faranno mai!..."

E i ranocchi si stavano dando per vinti tranne il solito ranocchio testardo che continuava ad insistere.
Alla fine, tutti desistettero tranne quel ranocchio che, solo e con grande sforzo, raggiunse alla fine la cima.
Gli altri volevano sapere come avesse fatto.

Uno degli altri ranocchi si avvicinò per chiedergli come avesse fatto a concludere la prova.
E scoprirono che........ era sordo! ...

Non ascoltare le persone con la pessima abitudine di essere negative... derubano le migliori speranze del tuo cuore!
Ricorda sempre il potere che hanno le parole che ascolti o leggi.
Per cui, preoccupati di essere sempre POSITIVO !

Riassumendo : Sii sempre sordo quando qualcuno ti dice
che non puoi realizzare i tuoi sogni....


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E famose na' risata🤣


Un giorno arriva in Paradiso Tizio che gira tutto allegro e fa amicizia con tutti, fino a quando vede Caio tutto infreddolito e gli chiede:
"Ciao, tu di che cosa sei morto?"

"Io sono morto congelato, e tu di che cosa sei morto?" "Sono morto di gioia!" "Come... sei morto di gioia? spiegati meglio!"
E Tizio: "Sono tornato a casa dal lavoro e ho trovato mia moglie tutta nuda sul letto, allora ho cominciato a cercare l'amante, ho cercato sotto il letto, in bagno, in cucina, negli armadi e non ho trovato niente, era tanta l'emozione di aver scoperto che mia moglie mi è sempre stata fedele che sono morto di gioia!
Caio stizzito:
"Idiota, se aprivi il congelatore a quest'ora eravamo vivi tutti e due!!!"

Benjamin, l'ultimo tilacino.

 

(Thylacinus cynocephalus Harris, 1808),
noto anche coi nomi di lupo marsupiale, tigre della Tasmania o lupo della Tasmania, era un marsupiale carnivoro vissuto in Australia, Tasmania e Nuova Guinea. Estintosi durante la prima metà del XX secolo, il tilacino rappresentava l'ultima specie vivente della famiglia Thylacinidae, nonché il marsupiale carnivoro di maggiori dimensioni, e, fino a circa 3500 anni fa (data stimata dell'arrivo del dingo in Australia) anche il predatore oceaniano di maggiori dimensioni in assoluto. Il tilacino era un predatore apicale, cioè all'apice della catena alimentare. Dopo la sua estinzione in Australia, è sopravvissuto in Tasmania fino agli anni '30, insieme ad altre specie endemiche come il diavolo della Tasmania. Pur somigliando in maniera notevole a un cane, specialmente per la conformazione del cranio, l'ultimo antenato comune fra canidi e tilacinidi risale a circa 160 milioni di anni fa, risultando uno dei casi più emblematici di convergenza evolutiva. Le specie esistenti ad esso più prossime filogeneticamente sono il già citato diavolo della Tasmania e il numbat. Probabilmente scomparso in Australia continentale già prima dell'arrivo dei coloni europei, il tilacino sopravvisse in Tasmania dove, come il lupo in Europa, venne considerato un animale nocivo per gli allevamenti di bestiame e cacciato dai coloni. Questo fenomeno, incentivato dal sistema di taglie sugli animali uccisi, unito all'alterazione dell'habitat e la competizione col dingo, portarono la specie all'estinzione nel 1936, lo stesso anno in cui la specie venne dichiarata protetta dal governo australiano.Oggi, grazie alla presenza di un gran numero di resti ben conservati e all'avanzamento delle tecniche genetiche, il tilacino è una delle specie candidate per la clonazione. Non mancano inoltre in Australia o in Tasmania numerosi presunti avvistamenti della specie e gli scienziati continuano a cercarla, nella speranza che sia sopravvissuta in natura. I dati sulle dimensioni di questi animali sono piuttosto variabili, in virtù del fatto che la maggior parte degli esemplari conservati sono cuccioli e si dispone solo di animali impagliati, scheletri e fotografie in bianco e nero per estrapolare i dati.Si stima che un esemplare maturo misurasse circa 100–130 cm di lunghezza, cui vanno sommati 50–65 cm di coda: ne risulta che i tilacini di maggiori dimensioni fossero lunghi anche due metri. L'altezza alla spalla raggiungeva i 60 cm, mentre il peso si attestava attorno ai 20–30 kg.Il dimorfismo sessuale in questa specie era piuttosto evidente in quanto i maschi erano visibilmente più grossi e robusti rispetto alle femmine a parità d'età. Il tilacino era un superpredatore, esclusivamente carnivoro. Il suo stomaco poteva estendersi per permettere all'animale di mangiare grandi quantità di carne in una sola volta: questo era probabilmente il risultato di un adattamento ai periodi in cui il cibo era scarso o introvabile. Per lo stesso motivo, similmente al diavolo orsino, il tilacino utilizzava probabilmente la grossa coda come deposito di grasso durante i periodi di abbondanza di cibo. La speranza di vita di questi animali allo stato selvatico era di circa 5-7 anni, mentre in cattività difficilmente i tilacini superavano i nove anni d'età.

Se vai.......