Apostolo ed evangelista
I secolo dopo Cristo
Patronato: Banchieri, Contabili, Tasse
Etimologia: Matteo = uomo di Dio, dall'ebraico
Emblema: Angelo, Spada, Portamonete, Libro dei conti
Non
si capisce subito il disprezzo per i pubblicani, ai tempi di Gesù,
nella sua terra: erano esattori di tasse, e non si detesta qualcuno
soltanto perché lavora all’Intendenza di finanza. Ma gli ebrei,
all’epoca, non pagavano le tasse a un loro Stato sovrano e libero,
bensì agli occupanti Romani; devono finanziare chi li opprime. E
guardano all’esattore come a un detestabile collaborazionista. Matteo
fa questo mestiere in Cafarnao di Galilea. Col suo banco lì
all’aperto. Gesù lo vede poco dopo aver guarito un paralitico. Lo
chiama. Lui si alza di colpo, lascia tutto e lo segue. Da quel momento
cessano di esistere i tributi, le finanze, i Romani. Tutto cancellato
da quella parola di Gesù: "Seguimi". Gli
evangelisti Luca e Marco lo chiamano anche Levi, che potrebbe essere
il suo secondo nome. Ma gli danno il nome di Matteo nella lista dei
Dodici scelti da Gesù come suoi inviati: “Apostoli”. E con questo nome
egli compare anche negli Atti degli Apostoli. Pochissimo
sappiamo della sua vita. Ma abbiamo il suo Vangelo, a lungo ritenuto
il primo dei quattro testi canonici, in ordine di tempo. Ora gli studi
mettono a quel posto il Vangelo di Marco: diversamente dagli altri
tre, il testo di Matteo non è scritto in greco, ma in lingua “ebraica”
o “paterna”, secondo gli scrittori antichi. E quasi sicuramente si
tratta dell’aramaico, allora parlato in Palestina. Matteo ha voluto
innanzitutto parlare a cristiani di origine ebraica. E ad essi è
fondamentale presentare gli insegnamenti di Gesù come conferma e
compimento della Legge mosaica. Vediamo
infatti – anzi, a volte pare proprio di ascoltarlo – che di continuo
egli lega fatti, gesti, detti relativi a Gesù con richiami all’Antico
Testamento, per far ben capire da dove egli viene e che cosa è venuto a
realizzare. Partendo di qui, l’evangelista Matteo delinea poi gli
eventi del grandioso futuro della comunità di Gesù, della Chiesa, del
Regno che compirà le profezie, quando i popoli "vedranno il Figlio
dell’Uomo venire sopra le nubi del cielo in grande potenza e gloria". Scritto
in una lingua per pochi, il testo di Matteo diventa libro di tutti
dopo la traduzione in greco. La Chiesa ne fa strumento di predicazione
in ogni luogo, lo usa nella liturgia. Ma di lui, Matteo, sappiamo
pochissimo. Viene citato per nome con gli altri Apostoli negli Atti
(1,13) subito dopo l’Ascensione al cielo di Gesù. Ancora dagli Atti,
Matteo risulta presente con gli altri Apostoli all’elezione di Mattia,
che prende il posto di Giuda Iscariota. Ed è in piedi con gli altri
undici, quando Pietro, nel giorno della Pentecoste, parla alla folla,
annunciando che Gesù è "Signore e Cristo". Poi, ha certamente predicato
in Palestina, tra i suoi, ma ci sono ignote le vicende successive. La
Chiesa lo onora come martire.
Autore: Domenico Agasso
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