sabato 31 luglio 2021

🙏Gesù bambino, dai piedini rosa🙏

 


Gesù bambino, dai piedini rosa
come la nostra carne,
come la nostra speranza,
come la nostra vita;
hai fatto bene a dimenticare la tua gloria
accanto alle trombe degli angeli
e a spegnere
quel concerto del cielo
hai fatto bene
a camminare come noi,
a faticare come noi,
ad aver fame e sete,
stanchezza e sonno,
gioia e dolore;
e a piangere con i nostri occhi.
Hai fatto bene
a mostrarci così
gli occhi di Dio,
la fame di Dio,
l'amore di Dio,
l'impotenza di Dio;
a dare un volto
a Colui che non ha volto,
a dare voce
al silenzio del Verbo.
Dio dai piedini rosa,
Dio che ha freddo e che piange;
piccolo cucciolo eterno,
caduto nello scorrere del tempo;
e che s'acquieta
in braccio a sua madre,
come un cucciolo d'uomo...
Adriana Zarri

Se potessi...


 

Dalla crisi......


 

Le donne.....



 

Luglio


 

Quello che...


 

il rispetto.......

 


mercoledì 28 luglio 2021

LETTERA SCRITTA DA UNA DONNA ANZIANA IN UNA CASA DI RIPOSO.

 

Questa lettera rappresenta il bilancio della mia vita.
Ho 82 anni, 4 figli, 11 nipoti, 2 bisnipoti ed una stanza di 12 metri quadrati.
Non ho più una casa e nemmeno le mie amate cose, però ho chi mi riordina la camera, mi prepara da mangiare e mi fa il letto, mi controlla la pressione e mi pesa.
Non ho più le risate dei miei nipoti, non posso più vederli crescere, abbracciarsi e litigare; alcuni di loro vengono a trovarmi ogni 15 giorni; altri ogni tre o quattro mesi; altri, mai.
Non faccio più le crocchette o le uova ripiene e nemmeno i rotoli di carne macinata, né il punto croce. Ho ancora dei passatempo da fare ed il sudoku che mi intrattiene un po’".
"Non so quanto mi rimarrà, però devo abituarmi a questa solitudine; faccio terapia occupazionale ed aiuto in ciò che posso chi sta peggio di me, anche se non voglio affezionarmi troppo: spariscono frequentemente. Dicono che la vita sia sempre più lunga. Perché? Quando sono sola posso guardare le foto della mia famiglia ed alcuni ricordi che mi sono portata da casa. E questo è tutto.
Spero che le prossime generazioni capiscano che la famiglia si costruisce per avere un domani (con i figli) e ripagare i nostri genitori con il tempo che ci hanno regalato per crescerci".
Pilar Fernendez Sanchez

🙏 🙏 🙏


 

Da un vecchio libro del 1894



La menta e l'ortica.
Disse l'ortica a un'odorosa menta:
Perchè, sorella mia, nessuno mai
Accarezzar le foglie mie s'attenta?
Dimmelo in carità, se pur lo sai.
_Ortica mia, tu pungi, _a lei garbata
La menta replicò_vuoi tu, sorella,
Come venir colta e carezzata?
Fatti morbida e liscia, o cattivella!

 

Casa mia, casa mia


Casa mia, casa mia,
Benchè piccola tu sia
Tu mi sembri una badia.
Tu riscaldi babbo e mamma
Alla stessa viva fiamma;
(Benedetti babbo e mamma!)
E coi nonni al focolare
in un placido ninnare
Vedi i bimbi addormentare.
Omia casa piccoletta,
Sei meschina e poveretta,
Ma t'ho sempre benedetta!

non so l'autore.
ci sono tante versioni dopo l'inizio delle 3 righe.

 

28 luglio San Nazario e Celso 🙏

 


martedì 27 luglio 2021

O gloriosa Madre S. Anna 🙏

 


O gloriosa  Madre S. Anna,
Ti affidiamo le nostre famiglie di cui sei protettrice
aiutaci a vivere come fratelli nel Signore;
guidaci a contemplare il volto di Cristo
in coloro che ci stanno accanto
e insegnaci a servire con dedizione i nostri fratelli.
A te, che sei nostra Madre,
vogliamo affidare tutta la nostra vita:
l’impegno a vivere il Vangelo,
l’armonia della casa e della famiglia,
l’educazione e l’avvenire dei nostri giovani,
il lavoro quotidiano,
le gioie e le sofferenze degli anziani.
Tienici per mano e guida i nostri passi
verso Cristo Gesù, tuo nipote,
nostro fratello e Signore della storia.
Amen. 🙏

A proposito di tempo.


"Steve Jobs è morto di tumore al Pancreas in giovane età ed era uno degli uomini più ricchi del pianeta. Ha scritto queste parole 2 giorni prima di morire.
"Agli occhi degli altri la mia vita è l’essenza del successo ma a parte il lavoro ho provato poca gioia. Alla fine la mia ricchezza è soltanto una parte della mia vita a cui mi sono abituato. In questo preciso momento malato e sul letto vicino alla morte capisco che tutta la mia ricchezza è insignificante.
Puoi assumere qualcuno per guidarti l’auto, puoi assumere gente che ti faccia guadagnare più soldi ma non puoi assumere qualcuno a cui dare la tua malattia.
Possiamo avere tante cose ma non possiamo avere una cosa, la VITA quando stai per perderla. Trattati bene e gratifica il prossimo.
Più invecchiamo più saggi diventiamo, un orologio che vale 30$ è lo stesso di uno che ne vale 300$, tutti e due segnano il tempo, un’auto che vale 30.000$ o una che ne vale 300.000 hanno lo stesso scopo, ti portano a destinazione, se hai una casa da 300 metri o 3000 se sei solo la solitudine è identica.
Quindi alla fine spero che tu capisca che avere veri amici con cui parlare è la vera gioia. Sono 5 le cose che dovresti fare:
- non educare i tuoi figli a essere necessariamente ricchi così quando saranno grandi non importerà il prezzo delle cose ma il loro valore.
- mangia il tuo cibo come una medicina altrimenti dovrai mangiare le medicine come fossero il tuo cibo.
- dai valore alla tua sposa, alla tua famiglia, ai tuoi amici.
- trattati bene, gratifica il prossimo.
- ama le persone che Dio ti ha mandato."
Steve

 

Cerca.......


 

Chi si arricchisce.......

 


Alla cassa di un supermercato

 

"Alla cassa di un supermercato una signora anziana sceglie un sacchetto di plastica per metterci i suoi acquisti.
La cassiera le rimprovera di non adeguarsi all'ecologia e le dice:
“ Purtroppo la sua generazione non comprende il movimento ecologista. Noi giovani stiamo pagando per la vecchia generazione che ha sprecato tutte le risorse! '
La vecchietta si scusa con la cassiera e spiega:
“Mi dispiace, non c'era nessun movimento ecologista al mio tempo.'
Mentre lei lascia la cassa, affranta, la cassiera aggiunge:
' Sono state le persone come voi che hanno rovinato tutte le risorse a nostre spese. È vero, non si faceva assolutamente caso alla protezione dell'ambiente nel vostro tempo.”
Allora, un po’ arrabbiata, la vecchia signora fa osservare che all'epoca restituivano le bottiglie di vetro registrate al negozio. Il negozio le rimandava in fabbrica per essere lavate, sterilizzate e utilizzate nuovamente: le bottiglie erano riciclate.
La carta e i sacchetti di carta si usavano più volte e quando erano ormai inutilizzabili si usavano per accendere il fuoco.
Non c’era il “residuo” e l’umido si dava da mangiare agli animali.
Ma non conoscevano il movimento ecologista.
E poi aggiunge:
“Ai miei tempi salivamo le scale a piedi: non avevamo le scale mobili e c’erano solo pochi ascensori.
Non si usava l’auto ogni volta che bisognava muoversi di due strade: camminavamo fino al negozio all'angolo.
Ma, è vero, noi non conoscevamo il movimento ecologista.
Non si conoscevano i pannolini usa e getta: si lavavano i pannolini dei neonati.
Facevamo asciugare i vestiti fuori su una corda.
Avevamo una sveglia che caricavamo la sera.
In cucina, ci si attivava per preparare i pasti; non si disponeva degli aggeggi elettrici specializzati per cucinare senza sforzi e che però mangiano tutti i kwatt che Enel produce.
Quando si imballavano degli elementi fragili da inviare per posta, si usava come imbottitura della carta da giornale o dell’ovatta, in scatole già usate, non bolle di polistirolo o di plastica.
Non avevamo i tosaerba a benzina o i trattori: si usava l'olio di gomito per falciare il prato.
Lavoravamo fisicamente, non avevamo bisogno di andare in una palestra per correre sul tapis roulant che funzionano con l'elettricità.
Ma, è vero, noi non conoscevamo il movimento ecologista.
Bevevamo l'acqua alla fontana quando avevamo sete.
Non avevamo tazze o bottiglie di plastica da gettare.
Si riempivano le penne d'inchiostro invece di comprare una nuova penna ogni volta.
Rimpiazzavamo le lame di rasoio invece di gettare il rasoio intero dopo alcuni usi.
Ma, è vero, noi non conoscevamo il movimento ecologista.
Le persone prendevano il bus o il treno e i bambini si recavano a scuola in bicicletta o a piedi invece di usare la macchina di famiglia con la mamma come un servizio di taxi 24 h su 24.
I bambini tenevano lo stesso astuccio per diversi anni, i quaderni continuavano da un anno all'altro, le matite, le gomme , i temperamatite e gli altri accessori duravano fintanto che potevano, non un astuccio tutti gli anni e dei quaderni nuovi gettati a fine giugno, così come matite e gomme con uno slogan diverso ad ogni occasione.
Ma, è vero, noi non conoscevamo il movimento ecologista!
C’era solo una presa di corrente per stanza e non una serie multipresa per alimentare tutta la panoplia degli accessori elettrici indispensabili ai giovani di oggi.
Allora non farmi incazzare col tuo movimento ecologista !
Ci lamentiamo solo di non aver avuto abbastanza presto la pillola, per evitare di generare giovani idioti come voi, che si immaginano di aver inventato tutto, a cominciare dal lavoro.
Giovani che non sanno scrivere 10 righe senza fare 20 errori di ortografia, che non hanno mai aperto un libro oltre che dei fumetti, che non sanno chi abbia composto il bolero di Ravel...( che pensano sia un grande sarto), che non sanno dove passa il Danubio quando proponi loro la scelta tra Vienna e Atene, ecc.
Ma che credono comunque di poter dare lezioni agli altri, dall'alto della loro ignoranza!
Giovanna Traverso Coli

 

Caro Gesù! 🙏

 

Caro Gesù! 🙏
Io mi domando troppe cose e non riesco a trovare le risposte. Per esempio Signore:- so che il dolore deve esistere, ed è bene che esista. Attraverso il dolore maturiamo, ci aiuta a vedere il mondo con altri occhi. Però Gesù! Perchè non è distribuito in parti uguali? Noi uomini, non abbiamo il giusto senso della misura, essendo egoisti, il dolore lo daremmo tutto agli altri. Ma tu Signore, Sei Giusto, Buono, in fondo siamo tutti Tuoi figli. Perchè ci sono figli di serie A e serie B? So già la tua risposta:- Quelli di serie B saranno i prediletti. Posso anche capirlo, ma perchè uno più soffre e più deve soffrire? Per esempio gli abitanti del terzo mondo..oltre che vivere con un pugno di riso, devono anche subire catastrofi, distruzioni, tragedie nelle tragedie. Non me lo spiego Gesù! Non ci riuscirò mai a capire il destino. Ci sono persone che mentre bambini muoiono di fame, si preoccupano solo a raddoppiare il loro capitale, sfruttando e rubando. Ma allora è meglio essere buoni, o cattivi? Perchè sappiamo il presente, ma il dopo? Nessuno è venuto a dirci come sarà il dopo. E se Tu Sei Misericordioso con tutti, alla fine loro sono stati bene di quà e staranno bene di là. Stò scrivendo a vanvera per vedere se mi si illumina la mente, ma proprio non capisco. Quante volte ho chiesto di avere fede? Per adesso credo che Tu sei esistito veramente, ma solo perchè sin da piccoli ci hanno inculcato di credere. Sarebbe bello invece credere perchè lo desideriamo e non perchè ti è stato imposto. Ma ho troppe domande senza risposta. Un Cardinale, in un intervista disse che i veri Cristiani sono quelli che si pongono tante domande. Ma allora Signore posso stare tranquilla! Soffrire ho sofferto fin da piccola, la mia vita fino ad adesso non è stata semplice, anzi!!! Domande me ne pongo sin troppe........se devo essere onesta penso che il giorno che arriverò da Te mi accoglierai a braccia a perte. Sono consapevole che c'è chi soffre e ha sofferto più di me , ma c'è anche chi stà molto meglio di me. In effetti io mi son sempre giudicata (immodestamente) una persona di mezzo. Non luccico e non sono opaca. Questo è sempre stato il mio destino, fare un po' da tappezzeria in tutto. Se parlo perchè mi domandano qualcosa, mentre rispondo, mi parlano sopra, non vengo più ascoltata e finisco sempre con l'essere quella che ascolta. A volte mi viene detto scusa se sono venuta a dirti i miei guai, ma di te mi posso fidare. Poi:- ma come fai ad avere sempre una parola per tutti. Oppure:- Ma sai che capisci i problemi al volo. Addirittura mi telefonano per leggermi analisi, dirmi di disturbi improvvisi per sapere che cosa farei io. Ma io Gesù a chi li dico i miei problemi???? Ho provato a intavolare il discorso con qualche, amico/a parente, la risposta è sempre questa, ma che vuoi che sia, ....Mah! io ti vedo come tutti, o ancora peggio:- e allora io che dovrei dire con questa macchia alla gamba? Gesù !!! Ognuno sente il suo, non c'è niente da fare! Ognuno va per la sua strada senza pensare che abbiamo distrutto il bel mondo che ci hai creato. Oppure! non si pongono problemi (beati loro) e si lasciano navigare dalla vita. A me questo non va più bene. Ho subito, mi sono annullata .. adesso basta!!! Forse è troppo tardi! Sicuramente è troppo tardi, ma mi ribello, non accetto più impassibile i soprusi. Lo psicologo mi diceva che dobbiamo saper dire di no! E' un nostro diritto. Io non so cos'è la parola "NO" non l'ho mai detta, ho sempre cercato di accontentare ciò che mi veniva richiesto, addirittura prestando soldi, che mi sono stati chiesti con bugie. Gli avrei dati ugualmente, ma quelle bugie mi bruciano ancora. Insomma Signore ho scritto e scritto e non mi sono data nemmeno una rispota. Come al solito resto della mia idea, aspettando un segno da Te. Però non ho più paura della morte, vorrei solo vivere ancora 4 anni perché Leonardo che è l'ultimo dei nipoti, cresca e diveti indipendente come gli altri. Mia figlia se la sbrigherebbe già meglio e Marco che vive lontano e non ha più bisogno di me...ma di Te Signore. Aiuta i miei figli e fai di me quello che vuoi.
Lucia.🙏

 

sabato 24 luglio 2021

Basta


Basta un fiocco di neve per far nascere un fiume.
Basta una goccia d'acqua per forare una pietra.
Basta una stella per illuminare il cielo.
Basta un fiore per rallegrare il deserto.
Basta un sorriso per dar vita all'amicizia.
Basta un "sì" per consegnarsi alla persona amata.
Basta una lacrima per cancellare una montagna di peccati.
Basta uno spicciolo per far grande il tesoro.

Tu sei un Dio straordinario, Signore,
perché giudichi grande e meraviglioso
ciò che è piccolo e ordinario;
perché niente misuri con il metro e con la stadèra,
ma solo e sempre
in base al silenzioso e nascosto battito del cuore.

Aiutami, Signore, ogni giorno
a donarti sempre il meglio di me,
anche se è poco,
dal momento che non mi chiedi di fare cose straordinarie
ma soltanto che faccia le cose ordinarie
con un cuore straordinario.
(Averardo Dini)

Proverbio Sioux


 

giovedì 22 luglio 2021

Preghiera della sera 🙏

 


DALLA SECONDA SATIRA: LA POESIA

 


 

 

autoritratto

Di passar per poeta io non ho boria;
vada in Cirra chi vuol, nulla mi preme
che sia scritta colà la mia memoria.
Oh che dolce follia di teste sceme!
Sul più fallito e sterile mestiero
fondare il patrimonio de la speme;
sopra un verso sudar l'alma e 'l pensiero
a ciò che sia con numero costrutto,
s'ogni sostanza poi termina in zero!
Fiori e fronde che val sparger per tutto
s'alfin si vede, de gli autunni al giro,
che di Parnaso il fior non fa mai frutto?

Salvator Rosa

LA PITTURA

 



autoritratto

Arte alcune non v’è,che porti seco

Delle scienze maggior necessità;

che de color non può trattar il Cieco:

che tutto quel, che la Natura fa,

o sia soggetto al senso, o intelligibile,

per oggetto al pittor propone e da.

Che non dipinge sol quel,ch’è visibile:

ma necessario è,che talvolta additi

tutto quel, ch’è incorporeo, e ch’è possibile…

Salvator Rosa

DALLA SATIRA QUINTA:

 



L'invidia

Adagio un poco. E chi sei tu, che sola
fai qui da sentinella e mostri insieme
furia francese e gravità spagnola?

INVIDIA
Io son colei di cui paventa e teme
ogni stato maggior, quella che seguo
sempre le cose in eccelenza estreme;
quella son io che per le regie adeguo
a i più vili i più grandi e che dal volgo
torco veloce i passi e mi dileguo;
quella son io che rapida mi volgo
là dove alberga la dottrina e 'l senno
e ch'i vizzii d'ognun mordo e divolgo;
quella son io ch'ogni difetto accenno
de l'alme eccelse e con bilancia uguale
ogni piccolo error peso e condenno;
quella son io che per tenor fatale
sempre accompagno la Virtude e 'l Merto
e con essi comune ebbi il natale;
quella che il Fasto non ha mai sofferto,
quella ch'è del Valor la pietra lidia,
quella ch'è d'ogni Bene indizio certo,
quella che l'Ozio dolce ama e l'Accidia,
quella che già fu dea, quella ch'il tutto
ha soggetto ai suoi piedi: io son l'Invidia
.

Salvator Rosa

Salvator Rosa

 

Autoritratto
(Napoli, 22 luglio 1615Roma, 15 marzo 1673)
è stato un pittore, incisore e poeta italiano di epoca barocca.
Nato partenopeo, attivo a Roma e Firenze (oltre che nella città natia), fu un personaggio eterodosso e ribelle dalla vita movimentata, con atteggiamenti quasi pre-romantici.
Suo padre è l'avvocato Vito Antonio de Rosa, noto nell'ambiente napoletano. La famiglia abita all'Arenella, all'epoca zona fuori dalle mura della città partenopea. I voleri paterni, sin da quando il futuro pittore è appena un bambino, sono orientati verso l'avvocatura o, in alternativa, verso una carriera ecclesiastica. Nel 1621 il piccolo Salvator Rosa perde il padre, che muore; la madre, Giulia Greca, lo abbandona insieme con i suoi fratelli, Giuseppe e Giovanna, alle cure del nonno Vito. Il passo successivo vede Salvator e suo fratello iscritti al convento dei Padri Scolopi, anche se in alcune fonti successive alla vita del pittore, tale collegio viene indicato appartenente alla Congregazione Somasca. Ad ogni modo, sin da subito, il giovane studente rivela la propria passione per il disegno e per l'arte in genere. È suo zio materno ad impartirgli i primi rudimenti di pittura, per poi indirizzarlo prima dal cognato Francesco Fracanzano e poi verso la bottega del pittore Aniello Falcone, la cui influenza si avvertirà nei suoi iniziali lavori. In questa fese di apprendistato, il pittore Rosa ha tra i propri maestri anche Jusepe de Ribera, molto considerato a Napoli. Giovanissimo, Salvator attira le attenzioni degli altri artisti napoletani, grazie al suo luminoso talento. Il pittore Lanfranco allora, vedendolo lavorare, gli consiglia di recarsi a Roma per qualche anno onde ampliare i propri orizzonti artistici frequentando gli ambienti più caldi della pittura. Nel 1634 pertanto si trasferisce nella capitale. L'adesione che compie, dal punto di vista pittorico, in questo periodo, lo lega alla Scuola dei Bamboccianti. Ben presto però ne rinnega gli stilemi, pentendosi di aver preso parte all'indirizzo. Contemporaneamente Rosa si dedica anche alla coreografia, allestendo le scene di spettacoli carnascialeschi di carattere satirico, collaborando con Claude Lorrain e Pietro Testa, artisti barocchi, e facendo la conoscenza del Bernini, con cui è sovente in disaccordo. Entro il 1636 però l'artista ritorna nella sua città, Napoli. Comincia allora a dedicarsi all'esecuzione di paesaggi con scene che rappresentano vere e proprie anticipazioni del romanticismo pittorico, con soggetti movimentati, spesso drammatici. Svende questi dipinti per pochi soldi, senza che il suo enorme talento venga compreso negli ambienti di rilievo, restando all'ombra dei nomi che in quel periodo dominano la scena artistica cittadina, come il suo maestro Ribera, ma anche Battistello Caracciolo e Belisario Corenzio. Nel 1638 viene chiamato a Roma dal cardinale Francesco Maria Brancaccio, da poco tempo nominato vescovo a Viterbo. Per Salvator Rosa è una piccola svolta, perché l'ecclesiastico gli affida la sua prima opera di carattere sacro, all'interno della chiesa Santa Maria della Morte. L'opera che realizza è "L'Incredulità di Tommaso", per l'altare della chiesa; in quest'occasione il pittore fa la conoscenza del poeta Abati, con cui stringe un'amicizia sincera. È proprio il letterato, successivamente, ad incoraggiare Rosa dal punto di vista poetico e letterario. Nell'autunno del 1639 Rosa è a Firenze. Qui vi rimane, secondo le fonti, per circa otto anni, promuovendo l'Accademia dei Percossi che riunisce poeti, letterati e pittori. Si deve sempre a lui se il noto poeta e pittore Lorenzo Lippi abbia deciso di cominciare il suo poema dal titolo "Il Malmantile Racquistato". L'artista partenopeo per un certo periodo alberga a Volterra, presso Ugo e Giulio Maffei, altri accademici. Al contempo, ormai versato in più ambiti artistici, compone le sue celebri "satire", dedicate rispettivamente alla musica, alla pittura, alla poesia e alla guerra. È proprio in questo momento florido della sua vita artistica che il pittore napoletano, per via della scelta dei suoi soggetti bellici e movimentati, viene soprannominato "Salvator delle battaglie", autore come detto di grandiose e sceniche guerriglie per mari e via terra (splendido un suo dipinto custodito al Louvre, dal titolo "Battaglia eroica"). Tuttavia il suo catalogo non si esaurisce all'unico tema della battaglia. Un famoso suo autoritratto, custodito agli Uffizi, è realizzato proprio in questo periodo fiorentino. Inoltre il pittore si dedica anche a soggetti di tipo esoterico e magico, come il dipinto "Streghe e incantesimi", oltre ad opere dal taglio più allegorico e filosofico (si guardi al celebre dipinto "La Fortuna"). Successivamente, Rosa sarebbe rientrato a Roma, luogo poi della sua morte. Qui, ormai apprezzato da tutto l'ambito artistico della capitale, avrebbe prodotto alcuni dipinti con soggetti differenti rispetto al passato. Scompaiono i paesaggi turbolenti, per lasciare il posto a nuovi soggetti di tipo classicheggiante, come il noto "La morte di Socrate". A questo periodo tuttavia, risalgono alcuni suoi capolavori, come il celebre dipinto dal titolo "Lo spirito di Samuele evocato davanti a Saul dalla strega di Endor", poi comperato da re Luigi XIV e dall'afflato mitologico. Resta da aggiungere, in merito alla vita dell'artista di Napoli, una nota dal carattere oscuro, riguardante la sua partecipazione alla così denominata "Compagnia della Morte", un'associazione nata per "uccidere" persone di nazionalità spagnola a seguito di un assassinio subìto da alcuni membri della compagnia. Sebbene poco si sappia del ruolo da lui ricoperto all'interno della società segreta, è indubbio che Rosa vi abbia fatto parte, quasi certamente prima di fare ritorno definitivo nella capitale. Anzi, il suo rientro a Roma, quasi sicuramente sarebbe stato causato dall'arrivo degli austriaci, i quali avrebbero sciolto la cosiddetta "compagnia". Muore a Roma, all'età di 57 anni. Il suo corpo è sepolto in Santa Maria degli Angeli con un monumento eretto dal figlio Augusto.

Ferruccio Amendola


(Torino, 22 luglio 1930 – Roma, 3 settembre 2001)
è stato un attore, doppiatore e direttore del doppiaggio italiano.
È noto soprattutto per aver prestato la voce a Robert De Niro, Sylvester Stallone, Dustin Hoffman, Tomás Milián e Al Pacino in alcune significative interpretazioni. Ha lavorato per il cinema e la televisione. Nativo di Torino, si trasferì con la famiglia a Roma, ed esordì al cinema come attore ancora tredicenne nel Gian Burrasca di Sergio Tofano (1943) e iniziò presto a lavorare anche come doppiatore: il suo primo doppiaggio fu quello del piccolo Vito Annichiarico nel film manifesto del neorealismo Roma città aperta del 1945. Dal 1968 si dedicò prevalentemente al doppiaggio, anche se comunque portò avanti anche una discreta carriera come attore cinematografico e televisivo. Diventò noto al grande pubblico anche per una serie di spot televisivi negli anni ottanta; e per alcuni sceneggiati televisivi di grande successo di cui fu protagonista, tra i quali Storia d'amore e d'amicizia col figlio Claudio, Quei trentasei gradini e Little Roma interpretati accanto a Maria Fiore, e Pronto Soccorso, telefilm composto da due stagioni. Fu scelto come voce ufficiale di Tomás Milián da Milián stesso per le interpretazioni di Nico Giraldi ed er Monnezza ed in altri suoi poliziotteschi. Doppiò anche l'attore Bill Cosby nella celebre sit-com I Robinson. Prestò la voce a Bill Cosby anche nella sitcom Cosby, che terminò di doppiare poche settimane prima di spegnersi. Si sposò con l'attrice e doppiatrice Rita Savagnone, da cui poi divorziò e dalla quale ebbe due figli: uno è Claudio, noto attore, conduttore televisivo e regista, che gli ha dato tre nipoti fra cui Alessia, attrice e doppiatrice. Morì all'età di 71 anni a causa di un tumore alla gola che lo affliggeva da tempo. Amendola è sepolto nel Cimitero del Verano di Roma.

 

Luglio


Io sono Luglio che aspetta il villano,
che vuol trebbiare e rimettere il grano:
porto col sole il vaglio e il forcone,
e per spulare, il vento Aquilone.
E porto il caldo del Solleone,
la zucca al porco, al ghiotto il melone
e il grande fuoco che Cirillo mena
spengon Sant’Anna e la Maddalena.
 
anonimo

 

Nessuno ..............

 


Madonnina


 

Non è........


 

Proverbi di Luglio


 

mercoledì 21 luglio 2021

22 luglio Santa Maria Maddalena

 


Preghiera della sera 🙏


 

Un POETA al Giorno Ernest Hemingway 📖 🖋

RACCOMANDAZIONE A UN FIGLIO

Non fidarti d'un bianco,
Un ebreo non ammazzare,
Non firmare mai un contratto,
Un banco in chiesa non affittare.
Non arruolarti nell'esercito;
Pigliare troppe mogli non bisogna;
Non scrivere mai per le riviste:
Non grattarti la rogna.
Metti sempre una carta sul sedile del cesso,
con la guerra sta in campana,
Tieniti pulito , non essere malmesso,
Non sposare una puttana.
Non pagare i ricattatori,
Gli avvocati tieni a bada,
Non fidarti degli editori,
O finirai in mezzo a una strada.
Tutti gli amici ti lasceranno
Prima o poi moriranno, lo sai,
Che la tua vita sia sana e pulita
E in paradiso li ritroverai.

 Ernest Hemingway

 

Il silenzio.....



 

Un buon amico.......


 

Esistere......

 


non insistere......




 

Giulia Beccaria


Nel ritratto Giulia e suo figlio Alessandro Manzoni
Giulia Maria Anna Margarita Beccaria, vedova Manzoni
(Milano, 21 luglio 1762 – Milano, 7 luglio 1841),
è stata una nobildonna italiana, figlia di Cesare Beccaria, moglie di Pietro Manzoni e madre dello scrittore Alessandro Manzoni.
Figlia del marchese Cesare Beccaria e di Teresa de Blasco – nobildonna di origini siciliane e spagnole -, Giulia, dopo un'infanzia passata nella casa paterna, fu educata a partire dal 1774 presso il collegio annesso al convento di San Paolo, dal quale uscì nel 1780, dopo aver compiuto i diciotto anni. L'adolescenza della giovane è caratterizzata, oltreché dal clima austero del convento che poco le si addiceva, anche dall'indifferenza del padre il quale, dopo la prematura morte della moglie Teresa, si era risposato con la nobildonna Anna Barbò. Ritornata nella casa paterna, Giulia si trovò immersa nell'ambiente dell'illuminismo milanese (le cui idee la coinvolsero), maturando al contempo interessi culturali. Tra gli amici di famiglia la influenzò soprattutto Pietro Verri, ma fu in contatto con molta parte dell'élite culturale milanese, dai professori universitari ai pensatori illuministi. Uscita dal collegio nel 1780 si innamorò, ricambiata, di Giovanni Verri, fratello minore di Pietro e Alessandro Verri, dalla cui relazione nacque, con molta probabilità, il figlio Alessandro. Il 20 ottobre 1782, la ventenne Giulia, a causa delle dissestate finanze familiari e dal mancato beneplacito di Pietro e Alessandro Verri nell'avallare le nozze col loro fratello minore Giovanni, dovette sposare Don Pietro Manzoni, un gentiluomo lecchese ricco ma più anziano di lei di ventisei anni. Il matrimonio venne celebrato nell'oratorio domestico di Cesare Beccaria, e fu indubbiamente conveniente dal punto di vista economico (lei portò una dote di cinquemila scudi mentre lui garantiva trentamila lire annue di rendita) quanto infelice sul piano umano e sentimentale. A testimonianza di tale stato sentimentale v'è l'intervento di Niccolò Tommaseo: «Anco di Pietro Verri [Manzoni] ragiona con riverenza, tanto più ch'egli sa, e sua madre non glielo dissimulava, d'essere nepote di lui, cioè figliuolo d'un suo fratello». Nonostante la diversità di carattere e d'età, dal matrimonio con Pietro Manzoni ufficialmente nacque a Milano, il 7 marzo 1785, l'unico figlio Alessandro, prima affidato a balia presso la Cascina Costa di Galbiate, nei pressi di Lecco, e poi nei collegi dei padri Somaschi di Merate e di Lugano. Il 23 febbraio 1792 Giulia si separò da Pietro Manzoni, a cui restava affidato quel figlio verso cui aveva sempre mostrato uno scarso interesse. Pare si stabilisse per un periodo presso lo zio materno Michele Blasco, ma intanto la sua relazione con Carlo Imbonati, nobile colto e molto ricco, andava avanti già da due anni. Dal 1795 convisse con lui fino alla sua morte, prima per un breve periodo a Londra, poi a Parigi a Place de Vendôme. Immersi entrambi nell'élite culturale parigina, i due si recavano spesso anche ad Auteuil, comune nei pressi di Parigi, oggi inglobato tra la capitale e Boulogne-Billancourt, dove viveva la vedova del filosofo Claude-Adrien Helvétius, Anne-Catherine de Ligneville. Grazie all'Imbonati, Giulia poté frequentare gli idéologues, gruppo di intellettuali eredi del tardo illuminismo interessati nello studio della società e delle sue problematiche, divenendo amica di Sophie de Condorcet e di Claude Fauriel, coi quali si legherà poi il figlio Alessandro. Nel 1805 morì Carlo Imbonati, lasciandole tutto il suo ingente patrimonio, e Giulia convinse il figlio a vivere presso di lei. Da quel momento madre e figlio furono molto legati, tanto che in una lettera Manzoni parla della madre come della mia Giulia. Desiderosa di vedere felice il figlio e di costruire al contempo un solido nucleo familiare, Giulia s'interessò inizialmente a Luigina Visconti, per poi informarsi di Mademoiselle Augustine Emilie Victoire, figlia del filosofo francese Antoine-Louis-Claude Destutt de Tracy. Scartata la prima perché già impegnata, e la seconda in quanto non abbastanza nobile, Giulia pose infine gli occhi su Enrichetta Blondel, figlia di una ricca famiglia ginevrina impegnata nel commercio dei bachi da seta. La mitezza della sedicenne, unita all'amore per la casa e ad una dolcezza innata di carattere, sembrò perfetta per Giulia, giudizio che fu lo stesso anche per il figlio Alessandro. I due giovani si sposeranno a Milano l'8 febbraio 1808. Con il figlio si riavvicinò alla religione cattolica. Quando questi nel 1810 tornò definitivamente a Milano, Giulia lo seguì e visse con lui e la sua numerosa famiglia, alternando la sua presenza tra il palazzo milanese, e la villa di Brusuglio ereditata dall'Imbonati. Gli anni che seguirono videro Giulia diventare l'asse portante della famiglia, una solida roccia su cui si costruì la numerosa famiglia di Alessandro ed Enrichetta. In seguito alla conversione, anche gli interessi di Giulia cambiarono: dalla vita mondana al fianco di Sophie de Condorcet e degli illuministi, la sua routine quotidiana ora si caratterizzò per le numerose opere di pietà e le mortificazioni di spirito indicatele dal padre spirituale dei Manzoni, Luigi Tosi, dal quale ricevette per la prima volta l'Eucaristia insieme alla nuora e al figlio il 15 d'agosto del 1810. Gli anni '10 e '20 videro Giulia svolgere il ruolo di nonna dei numerosi nipoti, ma anche quella di consigliera "letteraria" del figlio, promuovendone l'immagine e seguendone l'estro artistico. L'idillio famigliare venne però meno in seguito alla morte di Enrichetta, avvenuta il 25 dicembre del 1833 (evento che ispirirà al Manzoni la composizione dell'ode, poi rimasta incompiuta, Il Natale 1833). Gli anni '30 videro, oltre alla morte di Enrichetta, anche quella della primogenita di Manzoni Giulietta, maritata a Massimo d'Azeglio. L'ormai anziana Giulia, negli ultimi suoi anni di vita, entrò in contrasto con la seconda moglie di Manzoni Teresa Borri la quale, al contrario di Enrichetta, si dimostrò molto refrattaria nel concedere all'anziana suocera quel ruolo di "motore della famiglia" che aveva detenuto sino ad ora. Stanca ed ammalata (cominciò a soffrire di alcuni disturbi nervosi), la Beccaria si spense il 7 luglio del 1841, poco dopo la morte dell'altra nipote, Sofia. La salma della Beccaria riposa, insieme a quella di Enrichetta e di alcuni nipoti, nel cimitero di Brusuglio, frazione di Cormano (Milano).

 

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