Nato a
San Pietroburgo, in
Russia, da padre
tedesco del Baltico,
il gioielliere Gustav Fabergé, e da sua moglie, la danese Charlotte
Jungstedt. Gli antenati paterni di Gustav Fabergé furono ugonotti,
originari di
La Bouteille,
Piccardia, i quali dovettero abbandonare la
Francia, a seguito dell'
Editto di Fontainebleau ed alla revoca dell'
Editto di Nantes, recandosi dapprima in
Germania, presso
Berlino, e poi, dal
XIX secolo, nella
provincia baltica della
Livonia, allora parte dell'
Impero russo. Educato inizialmente a San Pietroburgo, nel
1860, Gustav Fabergé, assieme alla moglie ed ai figli, si ritirò a
Dresda,
lasciando la sua attività nelle mani di esperti e fidati manager.
Peter Carl frequentò, in questi anni, un corso alla Scuola delle Arti e
dei Mestieri di Dresda. Nel
1864, Peter Carl si imbarcò per un
Grand Tour in
Europa, con lo scopo di visitare le principali gioiellerie di Germania, Francia ed
Inghilterra, e frequentando, nel contempo, un corso a
Parigi, vedendo oggetti in musei e gallerie del continente. I suoi viaggi e studi proseguirono sino al
1872,
quando, all'età di 26 anni, fece ritorno a San Pietroburgo e sposò
Augusta Julia Jacobs. Per i successivi dieci anni, il padre predispose
che il mastro di bottega Hiskias Pendin divenisse il suo mentore e
tutore, in quanto, proprio in quegli anni, la bottega dei Fabergé si
trovava a dover catalogare, riparare e restaurare oggetti, anche
provenienti dall'
Ermitage. Dato l'incremento delle richieste, nel
1881,
l'attività venne trasferita in una delle principali strade della città
di San Pietroburgo, al 16/18 di Bol'šaja Morskaja. Alla morte di Hiskias
Pendin, nel
1882,
Carl Fabergé ottenne da solo la responsabilità di condurre l'attività
di famiglia. Carl ottenne dal governo il titolo di Maestro Gioielliere,
il che gli permise, oltre alla firma, di porre sui suoi oggetti un
marchio personale. La sua reputazione era così alta che gli venne
evitato anche l'esame da parte dell'istituto preposto. Suo fratello,
Agathon, disegnatore di creatività e talento grandiosi, aderì al
progetto del fratello, creando una bottega affiliata a Dresda. Carl e
Agathon parteciparono alla Esibizione panrussa, che si tenne a
Mosca, nel 1882. Carl, per l'occasione, ottenne la medaglia d'oro dell'esibizione e la medaglia dell'
Ordine di San Stanislao. Uno dei pezzi migliori, esposti per l'occasione dalla famiglia Fabergé, era la replica di un prezioso braccialetto del
IV secolo, in oro, proveniente dal tesoro di
Scizia e presente nel tesoro dell'Hermitage, bello al punto che lo
zar,
vedendolo, disse apertamente che non si poteva distinguere la
riproduzione dall'originale, tanto era somigliante. Da quel punto in
poi, le opere della famiglia Fabergé entrarono a far parte della
collezione imperiale e gli artisti vennero ammessi a corte.
L'ecletticità del lavoro dei Fabergé consisteva nel rendere ogni
oggetto particolarmente prezioso, attraverso l'aggiunta di disegni e
particolari unici al mondo, oltre all'utilizzo di automi e sistemi
innovativi per i gioielli stessi.Nel
1885, lo zar
Alessandro III di Russia diede alla Casa Fabergé il titolo di
Gioiellieri per nomina speciale della Corona Imperiale.
Lo stesso zar commissionò alla compagnia la realizzazione di un
prezioso uovo di Pasqua, in oro e pietre preziose, come regalo per la
zarina Marija. Visto il successo del primo regalo, lo zar ne commissionò un altro, per l'anno successivo. Ad ogni modo, nel
1887,
Carl Fabergé ottenne la libertà di esecuzione e il nuovo oggetto
divenne molto elaborato e prezioso. Secondo la tradizione della famiglia
Fabergé, nemmeno lo zar avrebbe saputo il risultato finale: l'unica
sicurezza era che, all'interno, doveva trovarsi una sorpresa. Lo zar
successivo,
Nicola II, ordinò due uova ogni anno, uno per la madre e uno per la moglie,
Aleksandra, e la tradizione proseguì sino alla
Rivoluzione d'ottobre. Grazie anche a questi oggetti, Fabergé divenne la più grande
gioielleria della Russia. Oltre alla sede di San Pietroburgo, altri distaccamenti si trovavano a Mosca,
Odessa,
Kiev e
Londra. Tra il 1882 ed il
1917, si è calcolata una produzione di circa duecentomila oggetti preziosi. Nel
1900, Peter Carl Fabergé presentò le proprie opere all'
Esposizione mondiale di Parigi, ma, siccome egli era anche membro della giuria, la Casa Fabergé si esibì
hors concours
(fuori concorso). Ad ogni modo, la Casa ottenne la medaglia d'oro
dell'esposizione e l'associazione dei gioiellieri parigini riconobbe a
Carl Fabergé il titolo di
maître. Inoltre, Carl Fabergé venne decorato con la croce di cavaliere della
Legion d'onore. Nel
1916, la Casa Fabergé poteva contare su un capitale di compagnia di tre milioni di
rubli. L'anno successivo, con lo scoppio della Rivoluzione d'ottobre, la direzione della compagnia venne affidata al
Comitato degli Impiegati della Compagnia C. Fabergé. Nel
1918, la Casa Fabergé venne nazionalizzata dai
bolscevichi
e tutti i pezzi presenti in magazzino vennero confiscati. Dopo la
nazionalizzazione del lavoro della fabbrica, Carl Fabergé lasciò San
Pietroburgo, con un treno diplomatico, verso
Riga. A metà novembre, la rivoluzione aveva già raggiunto la
Lituania e, nuovamente, Carl si spostò in Germania, insediandosi dapprima a
Bad Homburg e poi a
Wiesbaden. Eugène, il figlio primogenito di Carlo, riuscì a fuggire con la madre in
Finlandia, ove giunse a piedi, nel dicembre del 1918. Durante il giugno del
1920, Eugène raggiunse
Wiesbaden, ricongiungendosi al genitore ed accompagnando il padre in
Svizzera, ove prese rifugio, con la famiglia, all'Hôtel Bellevue, a Pully presso
Losanna. Peter Carl Fabergé non si riprese mai dallo shock della
Rivoluzione russa e morì, in Svizzera, il 24 settembre 1920. La sua salma riposa oggi nel Cimetière du Grand Jas, a
Cannes, in Francia, assieme alla moglie, morta nel
1925. Fabergé ebbe quattro figli: Eugène (
1874–
1960), Agathon (
1876–
1951), Alexander (
1877–
1952) e Nicholas (
1884–
1939).