è stata una poetessa italiana.
Figlia di Raffaele Battista da Agrigento e di Caterina Atella da Matera. Il
padre fu un insegnante di lettere e segretario perpetuo della Società
Economica di Basilicata e consigliere provinciale di Matera. Raffaele
insegnò Latino e Greco presso il Real Collegio di Basilicata a
Potenza dal quale fu espulso a causa del suo orientamento Liberale, poiché l'istituto fu affidato alla direzione dei
Gesuiti. Egli poté riprendere a insegnare solo dopo l’
Unità d’Italia
e, quindi, dopo la scomparsa del regime borbonico. Nel 1871, in seguito
al trasferimento della famiglia a Matera dovuto dalle persecuzioni di
cui fu oggetto il padre in ragione delle sue posizioni politiche,
divenne consigliere provinciale della Basilicata. Autore di studi e
inchieste sullo stato dell'economia agraria della provincia, era un fine
latinista e autore di traduzioni e fu il primo e, per molto tempo,
l'unico maestro di Laura.Sua madre, Caterina, che era una donna colta e
dai forti sentimenti liberali, morì nel 1859, quando lei aveva tredici
anni. La madre poté svolgere perlopiù una funzione puramente affettiva,
la cui privazione ispirò Laura nel dedicarle la lirica
All'usignuolo.
Laura aveva anche due fratelli, Camillo e Margherita, i quali
studiarono latino, greco e letteratura italiana indirizzati dal padre.
Con la scomparsa della madre, il padre investì le sue frustrazioni e
ambizioni sulle qualità intellettuali di Laura, arrivando a pensare alla
figlia solo in termini culturali ed intellettuali. L'ingombrante
autorità del padre, tuttavia, la costrinse a trascorrere l'infanzia sui
libri, lontana da ogni tipo di distrazione. Quest'inusuale e rigida
educazione la portò ad un profondo isolamento. In nome della solitudine
con la quale conviveva, Laura iniziò a rifugiarsi nella poesia. Infatti
Laura, già da giovanissima, sapeva comporre complesse liriche. A
quindici anni pubblica nell'antologia di autori lucani "Fior di
Ginestra", stampata nel 1860 a Potenza, la sua poesia dedicata alla
madre, intitolata "All'usignuolo".Tuttavia le sue spiccate doti poetiche
non poterono essere espresse come ella desiderava perché la povertà
socio-culturale della
Basilicata
e la sua stessa solitudine erano per lei un impedimento intellettuale.
Ed è proprio in nome della sua esigenza ad esprimersi, in un paese che
non lo permetteva, che ella divenne sensibile ai problemi politici,
sociali e storici del tempo. Non rimase chiusa entro le personali
problematiche esistenziali e letterarie, anzi, le problematiche di
grande attualità ingombrarono per sempre il suo giovane animo. Dopo
l'unità d'Italia e la liberazione dal dominio borbonico, nel 1861 Laura
non aveva più necessità di nascondere la sua passione
politica-nazionale e i suoi ideali patriottici e liberali. Laura scrisse
molte poesie dedicate direttamente o indirizzate a
Garibaldi,vero
eroe di Laura Battista e del Popolo Italiano.Non ancora maggiorenne,
Laura fu in grado di studiare da autodidatta grazie alla sua
inclinazione a conoscere, che la spinse, insieme al suo innato
interesse per l’attualità, a studiare diverse lingue straniere come
l’Inglese, il Francese e il Tedesco. Così comincio anche a tradurre
opere di
Thomas Moore,
Johann Wolfgang von Goethe,
John Milton,
George Gordon Byron e
Maria Wagner.
Tutti autori che a differenza sua non erano condannati a vivere
incompresi in un luogo isolato. Ad un certo momento, le fu imposto di
rallentare con gli studi per non compromettere ulteriormente la propria
salute. Tuttavia, questa sua incessante necessità di apprendere la
spinse, nel 1874, a prendere in considerazione il ramo
dell’insegnamento. È così che nello stesso anno venne nominata maestra
del Convitto Magistrale di Potenza. Vi rimase per pochi mesi, essendo
stata costretta il 22 marzo 1875 a lasciare presto l'incarico, sia per
ragioni di salute, sia perché nel 1870 aveva sposato il conte Luigi
Lizzadri, appartenente ad una delle più antiche famiglie di
Tricarico, figlio di Francesco Maria e Rosalba De Deo, originaria di
Minervino Murge,
e discendente del giovane martire dei moti napoletani del 1794,
Emmanuele De Deo. Vivere a Tricarico la condannò ad una maggiore
condizione di isolamento, nonostante il paese fosse tra i più grossi
centri della regione dopo Potenza e Matera. Luigi Lizzardi non fu né un
marito affettuoso e attento, né un buon padre ed era descritto da chi
lo conobbe come ozioso signorotto dedito al gioco e alle donne. Non
trovò amore, dunque Laura, nel suo matrimonio combinato, come
testimoniano le non poche liriche scritte tra il 1759 e 1873 dedicate
alla sua famiglia e a quella dei Lizzadri. Laura era sofferente nel
fisico e nobile nei sentimenti e non riuscì a vivere tranquillamente la
sua vita coniugale scossa dalle precarie condizioni economiche e dalla
perdita di quattro dei suoi cinque figli. Soltanto il figlio Francesco
Nicola Arnaldo sopravvisse, invece le altre quattro figlie femmine
Rosalba, Raffaella, Margherita ed Ermenegilda morirono l’una dopo
l’altra caricandola di altro dolore. Infatti molte furono le poesie
scritte in memoria delle sue figlie. La morte delle quattro figlie
rappresenta un decadimento psichico e fisico nella vita di Laura,
consolata solo dal figlioletto e dalla poesia. Trascorse anni infelici,
attendendo una gloria irraggiungibile, fino a quando non decise di
dedicarsi nuovamente all'insegnamento. Nel 1879,Laura pubblicò la sua
raccolta di 81 liriche,‘Canti’, presso la Tipografia Conti di Matera,
dedicandola ai figli perduti. La lontananza da casa e il lavoro per lei
impegnativo, accrebbero la sua spossatezza e non migliorarono le sue
condizioni di salute. Ammalatasi, dovette ritirarsi dall'insegnamento e
tornare rapidamente a Tricarico, dove si spense, qualche mese dopo, il
9 agosto 1884 nel palazzo di famiglia a trentotto anni. La sua tomba
andò distrutta negli anni ottanta del Novecento.