Martire. Alessandria d’Egitto, secoli III-IV
Patronato: Filosofi, Studenti, Mugnai
Etimologia: Caterina = donna pura, dal greco
Emblema: Anello, Palma, Ruota
Questa è
la Caterina inafferrabile, senza notizie sicure della vita e della
morte. Ed è la Caterina onnipresente in Europa, per la diffusione del
suo culto, che ha poi influito anche sulla letteratura popolare e sul
folclore. Parlano di lei alcuni testi redatti tra il VI e il X secolo,
cioè tardivi rispetto all’anno 305, indicato come quello della sua
morte. Ed ecco come emerge la sua figura da questi racconti pieni di
particolari fantasiosi. Caterina è una bella diciottenne cristiana,
figlia di nobili e vive ad Alessandria d’Egitto. Qui,
nel 305, arriva Massimino Daia, nominato governatore di Egitto e
Siria (che si proclamerà “Augusto”, cioè imperatore, nel 307, morendo
suicida nel 313). Per l’occasione si celebrano feste grandiose, che
includono anche il sacrificio di animali alle divinità pagane. Un atto
obbligatorio per tutti i sudditi, e quindi anche per i cristiani,
ancora perseguitati. Caterina si presenta a Massimino, invitandolo a
riconoscere invece Gesù Cristo come redentore dell’umanità, e
rifiutando il sacrificio. Massimino
allora convoca un gruppo di intellettuali alessandrini, perché la
convincano a venerare gli dèi. Ma è invece Caterina che convince loro a
farsi cristiani. Per questa conversione così pronta, Massimino li fa
uccidere tutti, poi richiama Caterina e le propone addirittura il
matrimonio. Nuovo rifiuto, sempre rifiuti, finché il governatore la
condanna a una morte orribile: una grande ruota dentata farà strazio del
suo corpo. Un nuovo miracolo
salva la giovane, che poi viene decapitata: ma gli angeli portano
miracolosamente il suo corpo da Alessandria fino al Sinai, dove ancora
oggi l’altura vicina a Gebel Musa (Montagna di Mosè) si chiama Gebel
Katherin. Questo avviene il 24-25 novembre 305. E alcuni studiosi
ritengono che il racconto leggendario indichi, trasfigurandola,
un’effettiva traslazione del corpo sul monte, avvenuta però in epoca
successiva. Dal Gebel Katherin, infine, e in data sconosciuta, le
spoglie furono portate nel monastero a lei dedicato, sotto quel monte.
La troviamo raffigurata nella basilica romana di San Lorenzo, in una
pittura dell’VIII secolo col nome scritto verticalmente: Ca/te/ri/na; a
Napoli (sec. X-XI) nelle catacombe di San Gennaro, e più tardi in
molte parti d’Italia, così come in Francia e nell’Europa
centro-settentrionale, dove ispira anche poemetti, rappresentazioni
sacre e “cantari”. La sua festa
annuale è vista principalmente come la festa dei giovani. In Francia,
Caterina diviene la patrona degli studenti di teologia e la titolare di
molte confraternite femminili; e, in particolare, la protettrice
delle apprendiste sarte, che da lei prenderanno il nome destinato a
durare a lungo anche in Italia: “Caterinette”.
Autore: Domenico Agasso
Nessun commento:
Posta un commento