A
Parigi, al numero civico 140 di Rue Du Bac, c’è un Santuario, nel
quale si trova la Cappella della Medaglia miracolosa: non è molto
distante dal Louvre. La
Cappella della Medaglia miracolosa attira ogni anno un milione di
pellegrini, persone di ogni razza e colore, che vengono qui, nel cuore
di Parigi, a cercare una risposta ai loro problemi esistenziali, a
chiedere grazie alla Madre che tutto sa e comprende e con cui ci si può
sfogare come soltanto con una madre è possibile fare, nel più
assoluto silenzio, in un clima di grande fervore e raccoglimento. Un
mistero che nasce 174 anni fa, dalle apparizioni della S. Vergine a
una giovane novizia delle Figlie della Carità di S. Vincenzo
de’Paoli, Caterina Labourè, a cui la Madonna affidò la realizzazione
di una medaglia cosiddetta “miracolosa” che, da quasi due secoli
ormai, ha conquistato con le sue innumerevoli grazie e prodigi il
mondo intero. La
stessa Caterina Labourè, così racconta la storia delle apparizioni:
“Venuta la festa di San Vincenzo (19 luglio 1830) la buona Madre Marta
(direttrice delle novizie) ci fece alla vigilia un'istruzione sulla
devozione dovuta ai Santi e specialmente sulla devozione alla Madonna.
Questo mi accese un gran desiderio di vedere la Santissima Vergine,
che andai a letto col pensiero di vedere in quella stessa notte la
mia buona Madre Celeste: era tanto tempo che desideravo vederla.
Essendoci stato distribuito un pezzettino di tela di una cotta di San
Vincenzo, ne tagliai una metà e l'inghiottii. Cosi mi addormentai
col pensiero che San Vincenzo mi avrebbe ottenuto la grazia di vedere
la Madonna. Alle
undici e mezzo mi sento chiamare per nome: “Suor Labouré! Suor
Labouré”. Svegliatami, guardo dalla parte donde veniva la voce, che era
dal lato del passaggio del letto, tiro la cortina e vedo un Fanciullo
vestito di bianco, dai quattro ai cinque anni, il quale mi dice:
“Vieni in cappella; la Madonna ti aspetta”. Il
Fanciullo mi condusse nel presbiterio, dove io mi posi in ginocchio,
mentre il Fanciullino rimase tutto il tempo in piedi. Parendomi il
tempo troppo lungo, ogni tanto guardavo per timore che le suore
vegliatrici passassero dalla tribuna. Finalmente giunse il sospirato
momento. Il Fanciullino mi avverti, dicendomi: “Ecco la Madonna,
eccola!”. Sentii un rumore come il fruscio di vesti di seta venire
dalla parte della tribuna, presso il quadro di San Giuseppe, e vidi la
Santissima Vergine che venne a posarsi sui gradini dell'altare dal
lato del Vangelo. Dire
ciò che provai in quel momento e ciò che succedeva in me, mi sarebbe
impossibile… Io, guardando la Santissima Vergine, spiccai allora un
salto verso di Lei, ed inginocchiandomi sui gradini dell'altare,
appoggiai le mani sulle ginocchia di Maria...Fu quello il momento più
dolce della mia vita… “Figlia mia - mi disse la Madonna - Dio vuole
affidarti una missione. Avrai molto da soffrire, ma soffrirai
volentieri, pensando che si tratta della gloria di Dio. Avrai la grazia;
dì tutto quanto in te succede, con semplicità e confidenza. Vedrai
certe cose, sarai ispirata nelle vostre orazioni, rendine conto a chi é
incaricato dell'anima tua...”. Quanto
tempo restassi con la Madonna, non saprei dire: tutto quello che so è
che, dopo di avermi lungamente parlato, se ne andò scomparendo come
ombra che svanisce, dirigendosi verso la tribuna, per quella parte da
cui era venuta. Tornata a letto, sentii suonare le due e non ripresi
più il sonno”. Il
27 Novembre dello stesso anno, alle 17,30, Caterina ha una nuova
visione durante la meditazione in cappella: vede come due quadri animati
che le passano davanti in dissolvenza incrociata. Nel primo, la
Santa Vergine è in piedi su una semisfera (il globo terrestre) e
tiene tra le mani un piccolo globo dorato. I piedi di Maria
schiacciano un serpente. Nel secondo, dalle sue mani aperte escono
raggi di uno splendore abbagliante. Nello stesso tempo Caterina ode
una voce, che dice: “Questi raggi sono il simbolo delle grazie che
Maria ottiene per gli uomini”. Poi
un ovale si forma attorno all’apparizione e Caterina vede scriversi
in un semicerchio questa invocazione, prima sconosciuta, in lettere
d’oro: “O Maria concepita senza peccato prega per noi che ricorriamo a
Te”. Subito dopo
l’ovale della medaglia si gira e Caterina ne vede il rovescio: in
alto una croce sormonta la M di Maria, in basso due cuori, l’uno
incoronato di spine, l’altro trapassato da una spada. Caterina ode
allora queste parole:”Fai coniare una medaglia, secondo questo modello.
Coloro che la porteranno con fede riceveranno grandi grazie”. Caterina
riferisce al suo confessore, il Padre Aladel, la richiesta fatta
dalla Madonna circa la medaglia, ma il sacerdote reagisce
negativamente ed intima alla novizia di non pensare più a queste cose. Qualche
mese più tardi, pronunciati i voti, Caterina Labourè viene inviata
al ricovero di Enghien per curare gli anziani. La giovane suora si
mette al lavoro,. ma una voce interiore l’assilla continuamente: “Si
deve far coniare la medaglia”. Caterina
ne riparla al suo confessore. Intanto nel febbraio del 1832 scoppia a
Parigi una terribile epidemia di colera, che provocherà più di
20.000 morti. In giugno le Figlie della Carità cominciano a
distribuire le prime 2.000 medaglie, fatte coniare da Padre Aladel.
Le guarigioni si moltiplicano, come le protezioni prodigiose e le
conversioni spirituali. Il popolo di Parigi comincia a chiamare la
medaglia “miracolosa”. Nell’autunno
1834 c’erano già più di 500.000 medaglie. Un anno dopo soltanto ne
circolavano più di un milione. Nel 1839 la medaglia veniva diffusa in
più di dieci milioni di esemplari, e alla morte di suor Caterina, nel
1876, si contavano più di un miliardo di medaglie!
Autore: Maria Di Lorenzo
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