è stato un docente e partigiano italiano, martire delle Fosse Ardeatine.
Nato da Nicola e da Raffaella Vendola, si trasferì a Roma nel 1928 ove divenne professore di storia e filosofia presso il liceo Cavour a partire dal 1934. Durante la dittatura del fascismo iscrisse al Partito Comunista Italiano e fu attivo nella resistenza romana. Sotto l'occupazione tedesca nella sua casa ospitò dapprima la redazione clandestina del giornale l'Unità e successivamente l'arsenale dei GAP romani ai quali aderiva. La sua vita politica si svolse sempre nell'ambito del PCI; divenuto capo locale del controspionaggio del partito, preparò una storia completa del comunismo (andata perduta) e teneva corsi di formazione ideologica ai compagni di lotta. Il 29 gennaio 1944
la polizia fascista fece irruzione nel suo appartamento dove furono
rinvenuti sacchi contenenti chiodi a tre punte (si scoprirà in seguito
che Gesmundo stava organizzando un attentato ai danni dei trasporti
tedeschi). Venne dunque arrestato e
tradotto nelle carceri di via Tasso per essere interrogato. Qui venne
torturato per circa un mese. Fu condannato dal tribunale di guerra
tedesco alla pena capitale. Affrontò la morte alle Fosse Ardeatine assieme al suo concittadino Don Pietro Pappagallo.
Onorificenze
Gioacchino Gesmundo è stato insignito della Medaglia d'oro al valore militare partigiano il 4 aprile 1948
Riconoscimenti
In Via Vittorio Veneto a Terlizzi è presente una targa che ne commemora la nascita.
- Nel Museo storico della Liberazione a Roma si conserva una sua camicia insanguinata.
- Nel suo comune di nascita sono state dedicate alla sua memoria una scuola media inferiore ed una strada.
- Nel liceo classico di Formia, in cui ha insegnato, gli è stata intitolata la biblioteca.
- A Gioacchino Gesmundo è intitolato, nel quartiere romano di Tor Sapienza, un grande complesso scolastico destinato a scuola primaria e dell'infanzia.
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