Don Luigi Sturzo nacque a Caltagirone
da Felice e Caterina Boscarelli: il padre faceva parte della nobile
famiglia dei Baroni d’Altobrando e la madre faceva parte di una famiglia
borghese calatina. Fin da piccolo fu debole di costituzione fisica e
quindi fu costretto a rimanere a casa, con le tenerissime cure dei
genitori. Siccome non poté andare a scuola, andò al seminario di Acireale, dove soggiornò dal 1883 al 1886. A causa del tempo cattivo che proveniva dall’Etna, dovette trasferirsi al seminario di Noto, in cui c’era un clima più mite: proprio grazie a questo poté restare presso tale seminario per due anni. Nel 1888
Luigi Sturzo andò al seminario di Caltagirone e fu un discepolo eletto e
prediletto, il migliore, e qui si diplomò nello stesso anno del suo
ingresso.Il 19 maggio del 1894 fu ordinato sacerdote alla chiesa del Santissimo Salvatore dal vescovo di Caltagirone e nel 1896 alla Pontificia Università Gregoriana di Roma ottenne la laurea in teologia. Sempre nel 1894 s’iscrisse all’università della Sapienza di Roma e all’Accademia di San Tommaso d’Aquino.
Luigi Sturzo, allo scopo di mettere in contatto gli studenti delle
diverse regioni d’Italia, fondò l’Associazione dei Giovani
Ecclesiastici, della quale divenne il vicepresidente. Mentre si preparò
alle lauree, insegnò al seminario di Caltagirone filosofia, sociologia,
diritto pubblico ecclesiastico, italiano e canto sacro.Nel 1897 istituì a Caltagirone
una Cassa Rurale dedicata a San Giacomo e una mutua cooperativa, che
diede fastidio ai liberali conservatori e fondò anche il giornale di
orientamento politico-sociale La croce di Costantino il 7 marzo
dello stesso anno. Oltre ai consensi il giornale suscitò le ire dei
massoni a causa del metodo rettilineo e coraggioso che usava Luigi
Sturzo per ottenere i consensi, quindi il 20 settembre 1897 bruciarono
una copia del giornale, nella piazza principale di Caltagirone. Con i
fatti di maggio del 1898, le repressioni antioperaie di Bava Beccaris,
si comincia a delineare l'impossibilità della convivenza all'interno
dell'Opera dei Congressi fra conservatori e democratici cristiani. Il
mantenimento dell'unità dei cattolici, voluta da Papa Leone XIII,
diventava sempre più arduo. Il sacerdote di Caltagirone tentò invano di
introdurre nell'Opera una riflessione sui problemi dell’Italia
Meridionale, che aveva sempre più approfondito nell'esperienza diretta
del mondo contadino negli anni della crisi agraria. Sturzo indicava la
'forte concorrenza delle grandi fabbriche estere o nazionali di materie
prime'; la lotta 'rovinosa' che si facevano gli artigiani locali, la
mancanza di capitali, l'indebitamento, l'impoverimento delle campagne
dovuto alla crisi agraria". Luigi Sturzo nel 1900 fu visto tra i
fondatori della Democrazia Cristiana Italiana, ma in realtà aveva pure
rifiutato la tessera del partito, guidato da Romolo Murri. Verso i primi
anni del ‘900 Luigi Sturzo divenne il collaboratore del quotidiano
cattolico Il Sole del Mezzogiorno e nel 1902 guidò i cattolici
di Caltagirone alle elezioni amministrative. Nel 1905 verrà nominato
consigliere provinciale della Provincia di Catania.
Sempre nel 1905, alla vigilia di Natale, pronunciò il discorso di
Caltagirone su “I problemi della vita nazionale dei cattolici”,
superando il “non expedit”. Nello stesso anno venne eletto pro-sindaco
di Caltagirone (mantenne la carica fino al 1920). Nel 1912 divenne
vicepresidente dell’Associazione Nazionale Comuni d’Italia. Nel 1915, essendo stato molto attivo nell’Azione Cattolica Italiana, divenne il Segretario generale della Giunta Centrale del movimento. Nel 1919 fondò il Partito Popolare Italiano
(del quale divenne segretario politico fino al 1923) e il 18 gennaio
1919 si compie ciò che a molti è apparso l’evento politico più
significativo dall’unità d’Italia: dall’albergo Santa Chiara di Roma,
don Sturzo lancia "l’Appello ai Liberi e Forti", carta istitutiva del Partito Popolare Italiano:
« A tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini superiori della Patria, senza pregiudizi né preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme propugnano nella loro interezza gli ideali di giustizia e libertà » |
Nello stesso anno, infine esce a Roma Il Popolo Nuovo,
organo settimanale del neonato partito. Don Sturzo rende il Partito
Popolare Italiano una formazione molto influente nella politica italiana
e un suo voto impedisce a Giovanni Giolitti di assumere il potere nel 1922, permettendo così l'insediamento di Luigi Facta. Al Congresso di Torino del Partito Popolare (12-14 aprile 1923),
Luigi Sturzo, sostenuto dalla sinistra, fa prevalere la tesi
dell'incompatibilità fra la concezione "popolare" dello stato ed il
totalitarismo fascista, con la conseguente uscita dei ministri cattolici
dal governo Mussolini.
La posizione dei popolari decisa al congresso provoca l'immediata
reazione di Mussolini, che, appoggiato dalla piccola corrente di
popolari di destra, il 17 aprile
convoca la rappresentanza al governo del PPI per ottenere chiarimenti,
dando anche inizio ad una dura campagna contro il "sinistro prete".
Inoltre Mussolini, presentando Sturzo come un ostacolo alla soluzione
della questione romana, fa in modo che Sturzo perda anche l'appoggio delle gerarchie vaticane. Alla fine di questa campagna il prete di Caltagirone il 10 luglio è costretto a dimettersi
dalla segreteria del partito. Luigi Sturzo decise di lasciare gli
incarichi nel partito e si rifugiò dal 1924 al 1940 prima a Londra, a
Parigi e poi a New York. A Londra
animò diversi gruppi politici di italiani fuoriusciti e di cattolici
europei e nel 1936 fonda il People and Freedom Group e negli USA
intrecciò dei rapporti con Carlo Sforza, Lionello Venturi, Mario Einaudi, Gaetano Salvemini,
l’amico non credente che ebbe a definire l’esule di Caltagirone
“Himalaya di certezza e di volontà”. Dopo questo periodo ritornò in
Italia sbarcando a Napoli e poi si chiuse in un isolamento volontario in
un convento di Roma. Difese la libera iniziativa con l'argomento
dell’economicità e della libertà. Nel 1945, finita la guerra, Luigi
Sturzo rientra in Italia, riprendendo una vita politica attiva. Dopo la
seconda guerra mondiale non svolse un ruolo dominante nella scena
politica italiana, ma il 17 dicembre 1952 fu nominato senatore a vita
dal presidente della Repubblica Luigi Einaudi. Sturzo accettò la nomina
aderendo al gruppo misto solo dopo aver ricevuto la dispensa da papa Pio XII.
Morì a Roma l’8 agosto 1959 all’età di ottantotto anni; oggi è sepolto
nella Chiesa del Santissimo Salvatore a Caltagirone. A 40 anni dalla sua
morte il comune di Caltagirone pose nella Scalea del Palazzo Municipale
una lapide in memoria di Luigi Sturzo. Tutta l'attività politica di Sturzo è fondata su una questione centrale: dare voce in politica ai cattolici. Sturzo si impegna per dare un'alternativa cattolica e sociale al movimento socialista. Sturzo fu avversario del centralismo di Giolitti, di Mussolini, ma anche del primo impianto dell'Italia repubblicana,
trovando sbagliata l'assenza del regionalismo, necessario per concedere
ampia autonomia individuale. Fu un grande amante della scrittura
storica.
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