sabato 31 agosto 2019

I Pastori



Settembre, andiamo....

E’ tempo di migrare.
Ora in terra d’Abruzzo i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all’Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti.
*
Han bevuto profondamente ai fonti
alpestri, che sapor d’acqua natia
rimanga ne’ cuori esuli a conforto,
che lungo illuda la lor sete in via.
*

Rinnovato hanno verga d’avellano.
E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente,
su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
conosce il tremolar della marina!

*
Ora lungh’esso il litoral cammina
La greggia. Senza mutamento è l’aria.
Il sole imbionda sì la viva lana
che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciacquio, calpestio, dolci romori.
*
Ah perché non son io co’ miei pastori?


Gabriele D’Annunzio

Gabriele D'Annunzio


 
Gabriele D'Annunzio, principe di Montenevoso, a volte scritto d'Annunzio, come usava firmarsi (Pescara, 12 marzo 1863 – Gardone Riviera, 1º marzo 1938),
è stato uno scrittore, poeta, drammaturgo, aviatore, militare, politico e giornalista italiano, simbolo del Decadentismo italiano, del quale fu il più illustre rappresentante assieme a Giovanni Pascoli, ed eroe di guerra. Soprannominato il Vate cioè "il profeta", occupò una posizione preminente nella letteratura italiana dal 1889 al 1910 circa e nella vita politica dal 1914 al 1924. Come letterato fu «eccezionale e ultimo interprete della più duratura tradizione poetica italiana  e come politico lasciò un segno sulla sua epoca e una influenza sugli eventi che gli sarebbero succeduti. Compose il suo primo libro  di  versi " Primo Vere " a soli 16 anni. Non finì  gli  studi e si  dedicò al  giornalismo ed alla composizione di  opere  di  varia natura e valore.Fu uno degli interpreti  più  abili delle correnti di pensiero e delle mode letterarie europee,  tra le quali l'esasperato sensualismo, l'estetismo raffinato e  paganeggiante ( " Il Piacere ", 1889), la tendenza ad  ignorare la  realtà sociale a favore di  un  mondo  spirituale  elevato  ed  esclusivo. Riuscì quindi a proporsi con successo  sia  nel mondo letterario che in quello mondano,mettendo in atto quello estetismo(non privo di scandali e polemiche) che il Decadentismo  europeo aveva  da  poco concepito. Terminata  la  I° Guerra  Mondiale ( durante la  quale  aveva  preso parte ad imprese eclatanti quali la beffa di Buccari ed il volo su Vienna), il suo gusto per i grandi gesti lo  portò  ad  occupare  Fiume  insieme  con un gruppo di volontari.La sua attività politica, quella  mondana  (  tra  cui   spicca   la  relazione  con Eleonora  Duse ), come  quella letteraria, fecero di D'Annunzio una sorta di"maestro di costume" un  atteggiamento  che  avrebbe  spinto  molti a confondere l'eroismo con la violenza e la prevaricazione.Gabriele D'Annunzio morì nella sua villa per un'emorragia cerebrale, mentre era al suo tavolo da lavoro; sullo scrittoio era aperto il Lunario Barbanera, con una frase da lui sottolineata di rosso, che annunciava la morte di una personalità. Il ricercatore Attilio Mazza ha sostenuto che il poeta possa essere morto per overdose di farmaci, accidentale o volontaria, dopo un periodo di depressione; all'amica Ines Pradella aveva scritto pochi mesi prima: "Fiammetta, oggi patisco uno di quegli accessi di malinconia mortali, che mi fanno temere di me; poiché è predestinato che io mi uccida. Se puoi, vieni a sorvegliarmi". Il certificato medico di morte, scritto dal dottor Alberto Cesari, primario dell’ospedale di Salò, e dal dottor Antonio Duse, medico curante del poeta, ufficializzò comunque la morte per cause naturali. Ai funerali di Stato, voluti in suo onore dal regime fascista, la partecipazione popolare fu imponente. Il feretro, avvolto dalla bandiera del Timavo[55] era seguito da «...la folla innumerevole degli ex legionari, degli ammiratori, dei devoti alla sua gloria e alla sua fama...».È sepolto nel mausoleo del Vittoriale.

Io son Settembre



Io son Settembre, il mese cortese,
ai poverelli rifaccio le spese;
bagno le botti, porto le mele,
i fichi, l'uva ed ogni piacere.
Io porto chiacchiere alle lunghe veglie,
di starne e lodole empio le teglie;
onoro l'Angelo Michele e Maria
e parto il giorno di Santa Sofia.

web.

Destino improvviso


Non ho potuto imparare il tuo viso a memoria
si voltò e noi eravamo spariti
ma i nostri occhi si erano incontrati frontalmente
inciso sulla faccia del prisma e nella memoria
prima incubazione nell'isola che non c'è
destino improvviso.
Quando molto più tardi
aver appreso le leggi della prospettiva
Ho visto i tuoi occhi su una linea retta
un dardo chiaro
frenato solo da quella risata
noto per provenire da vite passate -
e il sogno della sera prima
garanzia per l'originale -
Non sto dicendo che ho iniziato a credere in tutto
ma in quel momento ho creduto a tutto.
Non ho potuto imparare il tuo viso a memoria.
D'altra parte, potrei
da allora in poi che è ora
comandare il mio destino
come si dice.

Sérgio Godinho

A cosa serve



A cosa serve la poesia, amico mio? Spetta a noi abitare
e dove ci vengono consegnati avvisi e convocazioni
e scendi le scale
una chiave annusata nella nostra mano.
Pioggia o niente pioggia
Sono aperto una scatola
abbiamo bisogno di cinque passi senza storia.
Lascia che ci sia un estratto conto bancario
posta indesiderata
anche un conto adeguato,
Ma come sorpresa
o (sia lodato)
come aspettativa distratta
lo troveremo sicuramente lì
la busta del mistero.
Non importa quanto spesso sia aperto,
non si svelerà mai
quasi tutto sull'amore.
Sarà aperto da un'altra chiave annusata
pioggia o niente pioggia
le gocce copriranno le nostre mani
(aspettandosi, ovviamente, di non saperlo per oggi
cosa sarà segretamente dichiarato
a cosa serve la poesia).
 
 Sérgio Godinho

Sérgio Godinho



(Porto, 31 agosto 1945)

è un poeta, compositore e cantante portoghese, considerato uno dei più influenti artisti nel panorama della musica popolare del suo paese. Nel 1995 gli è stato assegnato il Premio Tenco. In italiano ha inciso Il primo giorno per l'album Roba di Amilcare e, insieme ai Têtes de Bois, Lisbona quando albeggia per l'album Quelle piccole cose.


Dieci modi per imparare ad amarsi


1. NON CRITICARTI!
Non farlo MAI, per nessun motivo. La critica NON è mai costruttiva, non migliorerai di certo ripetendoti di essere 'stupido', 'sciocco', 'incapace'…
Ricorda che l'inconscio non è in grado di discernere l'ironia dalla verità, e soprattutto non è capaci di mettere fine a quanto tu gli hai già comunicato più volte.
Immagina la tua mente come un computer nel quale immetti informazioni, quando lo apri cosa vi trovi? Esattamente quello che vi hai messo.
Comincia a pensare a te in termini di APPROVAZIONE. Ricorda che ogni giorno fa la differenza: puoi cambiare in qualunque momento, la responsabilità è tua e per farlo occorre che tu smetta immediatamente di criticarti. Sostituisci perciò la critica con l'approvazione.
Trova tutte le occasioni possibili ad ogni azione che fai per ripeterti: «Bravo! Ce l'hai fatta!» - «Fantastico, sei proprio in gamba!» - «Ehi, ma sei proprio creativo!»
Fonte web

Richard Basehart



 è stato un attore statunitense.
Nativo di Zanesville, trascorse gran parte della sua infanzia in un orfanotrofio dopo la morte della madre, e quando suo padre, Harry Basehart, non fu capace di badare ai suoi quattro figli. Intenzionato inizialmente a seguire le orme del padre nel giornalismo, il tredicenne Richard iniziò a recitare in piccoli ruoli all'interno della compagnia teatrale cittadina. Dopo aver terminato le scuole superiori si unì ad una compagnia di teatro nel 1932, senza lasciare il lavoro di reporter . A metà degli anni trenta si unì alla compagnia di Jasper Deeter  recitando per cinque anni in diversi classici del teatro. Alla fine degli anni trenta si spostò a New York in cerca di fortuna nei teatri di Broadway. Nel 1939 conobbe l'attrice Stephanie Klein che sposò agli inizi del 1940. Continuò a cercare una svolta nella sua carriera teatrale e nel 1942 si unì alla compagnia teatrale di Margaret Webster, tuttavia la sua carriera cambiò rotta solo nel 1945 nella commedia The Hasty Heart quando gli venne affidato il ruolo principale del soldato scozzese, interpretazione per la quale vinse il New York Drama Critics Award nel 1945. Fu da quel momento che la carriera di Basehart intraprese anche la via del cinema con il suo primo contratto con il mondo di Hollywood. La sua prima pellicola fu Dimmi addio del 1947, a cui seguì il film drammatico Il grido del lupo  del 1947 . Il merito di Basehart in questo periodo della sua carriera cinematografica fu quello di scegliere con molta attenzione i suoi ruoli, affinché non venisse riconosciuto con un unico stereotipo di personaggio a cui potesse essere in seguito costretto a legarsi. La prima interpretazione a dargli una certa notorietà fu nella pellicola poliziesca Egli camminava nella notte del 1948, nella quale Basehart interpreta magistralmente il ruolo di un tecnico elettronico dedito al furto. Nei successivi due anni Basehart interpretò diversi ruoli importanti, il più noto dei quali è il dramma storico Il regno del terrore del 1949, nel quale l'attore interpreta magistralmente il ruolo di Maximilien Robespierre, responsabile del bagno di sangue che seguì la Rivoluzione Francese. Nel 1950 Basehart venne chiamato ad interpretare uno dei ruoli più difficili ed impegnativi della sua carriera nella celebre pellicola drammatica  La 14ª ora. Fu durante le riprese di questa pellicola che sua moglie Stephanie, fu colta da un malore che si rivelò essere un tumore cerebrale del quale morì poco tempo dopo. Dopo aver terminato le riprese del film Basehart lasciò gli Stati Uniti e si trasferì in Italia, dove conobbe l'attrice Valentina Cortese che sposò nel 1951. Tra i principali lavori a cui ha preso parte ricordiamo i film degli anni cinquanta La strada (1954) e Il bidone (1955), l'epico Moby Dick (1956), il dramma militare Il fronte del silenzio (1957) per cui ricevette una nomination ai BAFTA Awards. In seguito prese parte alla serie televisiva Voyage to the Bottom of the Sea (1964-1968), l'episodio pilota della serie televisiva Supercar (1982), in cui interpretò Wilton Knight. Vittima di una malattia di cuore, è morto al Medical Center di Los Angeles il 17 settembre 1984 a 70anni.

Non credo che oggigiorno insegnino a scuola queste semplici cose ..Credo siano diventate disuete


RAIMONDO Auguri !

 

Oggi 31 agosto chi ha questo nome festeggia l'onomastico.
Deriva dall'antico alto tedesco Reinmund e significa 'perspicace, difensore'. L'onomastico viene tradizionalmente festeggiato il 31 agosto in memoria di San Raimondo cardinale, detto 'nonnato' confessore dell'Ordine della Beata Maria della Mercede per la redenzione degli schiavi. E' patrono dei neonati, delle gestanti e delle ostetriche. Lo si invoca contro i dolori di parto e le ingiuste accuse. Si usano anche le forme: Ramon al maschile e al femminile Raimonda, Ramona, Raida.
Caratteristiche: è una persona fiera, che riesce sempre ad accontentarsi di quel che gli capita nella vita senza osare a lamentarsi o chiedere di più; una delle sue doti migliori sono la calma e le capacità organizzative.

Significato: Protezione divina
Onomastico: 31 agosto
Origine: Germanica
Segno corrispondente: Acquario
Numero fortunato: 9
Colore: Blu
Pietra: Zaffiro
Metallo: Metallo

Lady D


Per ogni fine c'è un nuovo inizio.


venerdì 30 agosto 2019

Ha due begli occhi



Hai un aspetto singolare e affascinante;
Come la luna sul fondo del lago che la riflette,
Il tuo occhio, dove brilla un luccichio bagnato,
All'angolo dei tuoi occhi dolci rotea languidamente;
Sembra che abbiano preso i suoi fuochi di diamante;
Sono acqua più bella di una perla perfetta,
E le tue grandi ciglia si sono mosse, le loro ali preoccupate,
Solo mezzo velo il loro forte splendore.
Mille piccoli amori, con il loro specchio di fiamma,
Vieni a cercare e trovarti più bello,
E i desideri riaccenderanno le loro torce.
Sono così trasparenti che ti fanno vedere la tua anima,
Come un fiore celeste con un calice ideale
Che vedremmo attraverso un cristallo.

Théophile Gautier

Lo spettro della rosa

Solleva la tua palpebra socchiusa
che un sogno virginale accarezza,
io sono lo spettro di una rosa
che ieri hai portato alla danza.
Ancora imperlata mi hai colta
dal pianto dell’argentea rugiada,
e fra i lumi della sala in festa,
tutta la sera con te mi hai portata.
O tu, che della mia morte sei causa,
senza che tu lo possa scacciare,
ogni notte il mio spettro rosa
al tuo capezzale si recherà a danzare;
ma non temere, lui non reclama
un De Profundis o una messa solenne;
è, la mia anima, un leggero aroma
e dal paradiso esso discende.
Il mio destino fu da invidiare,
per aver avuto sì bella morte,
più d’uno vorrebbe la vita donare,
per avere il tuo seno, come tomba, in sorte.
E sull’alabastro dove trovo riposo
con un bacio, un poeta, ha voluto vergare:
“Qui giace lo spettro di una rosa
Che tutti i re fa ingelosire.”

THÉOPHILE GAUTIER

Théophile Gautier




Pierre Jules Théophile Gautier
La sua vita si sviluppa per quasi tutto il XIX secolo, un periodo politico e sociale molto tumultuoso in Francia che diede come frutto molti capolavori e molta creatività artistica. Fu un ardente difensore del Romanticismo, anche se il suo lavoro è di difficile classificazione e rimane un punto di riferimento per molti movimenti letterari successivi come il Parnassianesimo, il Simbolismo, il Decadentismo e il Modernismo. Fu stimato tantissimo da scrittori i più diversi quali Charles Baudelaire, i fratelli Edmond e Jules de Goncourt, e Oscar Wilde. Il suo maggior successo in prosa fu Il Capitan Fracassa, dove la maschera del soldato millantatore viene ingentilita in una operazione classica di metateatro con la figura di un nobile decaduto che, per amore, si unisce ad una compagnia di attori girovaghi. Nato a Tarbes, il giovane Gautier conserva per lungo tempo « il ricordo delle montagne blu » ma molto presto, nel 1814, si trasferisce con la famiglia a Parigi, poiché il padre, impiegato delle imposte dirette, venne trasferito. Qui, oltre a svolgere regolarmente gli studi, legge i romanzi Robinson Crusoe di Daniel Defoe e Paul e Virginie, di Jacques-Henri Bernardin de Saint-Pierre. Nel 1822, soggiorna brevemente nel pensionato del liceo Louis-le-Grand ma i genitori devono ritirarlo all'inizio del trimestre a causa del suo deperimento. È più felice quando studia come esterno al collegio Carlomagno dove incontra il giovane Gérard Labrunie (il futuro Nerval) e manifesta un gusto particolare per i poeti latini detti decadenti, i «grotteschi». In questo periodo, frequenta lo studio del pittore Louis Édouard Rioult, in rue Saint-Antoine, e forma, con alcuni amici artisti, il famoso «Petit Cénacle». Decide di dedicarsi alla pittura e fa parte del movimento letterario del Parnasso. Nel 1857, Gautier si trasferisce con la moglie, Ernesta Grisi (sorella della danzatrice Carlotta, del soprano Giulia e del contralto Giuditta, nonché cantante anch'essa), le figlie Judith ed Estelle (che sposerà Émile Bergerat) e le due vecchie sorelle, al numero 32 di rue de Longchamp à Neuilly-sur-Seine, in una piccola casa dove si divertiva a ricevere gli amici: Baudelaire, Dumas figlio, Ernest Feydeau, Gustave Flaubert, Puvis de Chavannes e Gustave Doré. La figlia Judith Gautier nata a Parigi il 25 agosto 1845 diventerà una famosa e affascinante letterata. Di lei Gautier dirà: "È la più perfetta delle mie opere". Dalla relazione con Eugénie Fort (avuta negli anni trenta), una donna molto bella, più giovane di lui e di origini spagnole, ha un figlio, Théophile Charles Marie (1836-1904), che spesso farà le veci del padre al giornale Le Moniteur. All'epoca dei salotti letterari della principessa Mathilde, della quale è nominato bibliotecario, Gautier incontra scrittori (Taine, Sainte-Beuve, Prosper Mérimée, i Goncourt); pittori (Baudry, Boulanger, Gérôme); scultori (Carpeaux); scienziati (Claude Bernard, Pasteur o Berthelot). In questo periodo, Gautier è considerato un caposcuola: Baudelaire si dichiara suo discepolo e gli dedica la sua opera maggiore, Les Fleurs du Mal, soprannominandolo «poeta impeccabile», mentre Théodore de Banville gli dedica i suoi versi. Profondamente scosso dalla guerra franco-prussiana del 1870, Gautier ritorna a Parigi dove finisce i suoi giorni, roso dalla malattia ma cosciente del dovere dell'insegnamento e dell'esempio del quale era investito nei confronti delle nuove generazioni. Il 23 ottobre 1872 di notte, il suo cuore cessa di battere. Era impegnato in una stesura della Storia del Romanticismo nel quale rievocava la battagliera campagna a favore dell'Ernani, opera questa che uscirà postuma, due anni dopo. Hugo, Mallarmé e Banville gli resero l'ultimo « brindisi funebre », e successivamente fu seppellito al cimitero di Montmartre a Parigi.

Don Zeno Saltini


 
(Fossoli, 30 agosto 1900–Grosseto, 15/01/1981)
è stato un sacerdote italiano,
fondatore della comunità Nomadelfia.
Nono di dodici figli, nacque in una frazione agricola di Carpi, da una famiglia di agricoltori benestanti: altri tre dei suoi fratelli scelsero la vita religiosa, tra cui la sorella Marianna. A quattordici anni scelse di interrompere gli studi e iniziò a lavorare nell'azienda agricola di famiglia: ebbe così modo di entrare in contatto con la dura realtà dei braccianti da cui imparò le teorie socialiste. Chiamato alle armi nel 1917, conobbe la terribile realtà della guerra. Durante il servizio militare, si rese anche conto dell'importanza di una buona istruzione: ebbe a scontrarsi con un commilitone ateo, anarchico e istruito, che vedeva nel Cristianesimo e nella Chiesa solo un ostacolo al progresso umano. Intenzionato a diventare avvocato, si laureò in legge presso l'Università Cattolica di Milano; compresa la sua vocazione al sacerdozio, compì anche gli studi teologici e filosofici al termine dei quali venne ordinato sacerdote. Celebrò la sua prima messa nel duomo di Carpi il 6 gennaio 1931. Venne nominato vice parroco della chiesa di San Giacomo Roncole, frazione di Mirandola, dove fondò l'Opera dei Piccoli Apostoli, dedita all'accoglienza degli orfani di guerra e dei bambini abbandonati. Nel 1947 occupò con i Piccoli Apostoli l'ex campo di concentramento di Fossoli: la comunità iniziò anche ad ammettere delle coppie di sposi disposti ad accogliere come figli i ragazzi senza famiglia. Il 14 febbraio 1948 venne approvato il testo di una Costituzione che verrà firmata sull'altare. L'Opera Piccoli Apostoli diventò così Nomadelfia (la fraternità è legge). I Piccoli apostoli abbattono i reticolati dei campi. La comunità arrivò a superare i 1000 membri. Nonostante il sostegno di tanti benefattori (tra i quali padre Turoldo), per mancanza di fondi Nomadelfia entrò finanziariamente in crisi: anche la cooperativa agricola fondata dai membri della comunità fallì. Anche per questo, il 5 febbraio 1952 il Sant'Uffizio ordinò a don Zeno di lasciare Nomadelfia e di mettersi a disposizione del suo vescovo. I nomadelfi si rifugiarono a Grosseto, dove avevano ricevuto in dono una tenuta agricola dalla contessa Giovanna Albertoni Pirelli: nel 1953 il sacerdote, ottenuta da Pio XII la dimissione pro gratia dallo stato clericale, li raggiunse. Nel 1962 la comunità venne eretta a parrocchia e a don Zeno venne permesso di riprendere l'esercizio del sacerdozio. Il 6 gennaio 1962, il reverendo Zeno Saltini poté di nuovo celebrare la messa. Il 12 agosto 1980 venne ricevuto da papa Giovanni Paolo II a Castel Gandolfo con tutta la popolazione di Nomadelfia. Morì il 15 gennaio 1981, colpito da un infarto. A don Zeno Saltini Rai 1 ha dedicato uno sceneggiato in due puntate, Don Zeno - L'uomo di Nomadelfia e Rai 3 un documentario di approfondimento critico all'interno di La Storia siamo noi. La Radio Vaticana ha dato la notizia che la Conferenza Episcopale toscana nel marzo 2009 ha dato il suo assenso all'apertura del processo di beatificazione di don Zeno Saltini, che verrà introdotta dalla diocesi di Grosseto. Sicuramente è il segno che le antiche difficoltà che avevano portato alla riduzione allo stato laicale per tanti anni, sono state definitivamente rimosse.


Agosto!Agosto!!!



Agosto! Agosto!!! Che mese rovente
hai abbronzato non sò quanta gente.
I monti e le spaggie le hai affollate
 di villeggianti a passare l'estate,
che si ristorano in mezzo alla folla,
pieni di stress e di tanta voglia
di trasgredire almeno in vacanza,
per ricordarsi un'amore a distanza.
I brevi amori che regala l'estate
pieni di baci e carezze rubate.
Agosto! Agosto! Facci sognare
non ci rimane altro da fare,
che avere sogni irrealizzati
sperando sempre che siano esauditi.
ciao all'anno prossimo
pensa un pò a me
regalami un sogno e ti farò re.


Lucia

giovedì 29 agosto 2019

Le ali della felicità


Ama le cose vere!

Il tempo passa in fretta,
l'amore non aspetta.

Butta via
le vecchie scarpe di pezza,
lasciale giacere in fondo al mare
insieme ai fantasmi del passato.

Allarga le tue ali,
corri incontro alla felicità.

Non fermarti proprio adesso
che hai imparato a volare.
 
Giorgio De Luca

Ronda di noia



Le smorte ballate dei baci
persi senza ritorno io canto!
Sull’erba fitta del mio amore
io vedo nozze di malati.

Io sento voci nel mio sogno
con tanta indifferenza apparse!
Gigli s’aprono sulle strade
senza più stelle, senza sole.

E slanci così lenti ancora
e i desideri che bramavo,
sono dei poveri a palazzo
e ceri stanchi nell’aurora.

Attendo la luna negli occhi
senza tregua aperti alle soglie
delle notti, che asciughi i sogni
miei coi suoi panni lenti e blu.


Maurice Maeterlinck

Orazione


Come donna l’anima trema:
guarda ciò che ho fatto, signore,
delle mani gigli dell’anima,
degli occhi, cieli del mio cuore.

Pietà di queste mie miserie!
Ho perso la palma e l’anello,
pietà di queste mie preghiere,
fiori affranti in un bicchier d’acqua.

Pietà del male delle labbra,
pietà di questi miei rimpianti,
piantate gigli sulle febbri
e le rose lungo i pantani.

Dio! Voli antichi di colombe
fanno giallo il cielo ai miei occhi,
pietà del lino dei miei lombi
che di gesti blu mi circonda!


Maurice Maeterlinck

Maurice Maeterlinck


 
Maurice Polydore Marie Bernard Maeterlinck
(Gand, 29 agosto 1862Nizza, 6 maggio 1949)
è stato un poeta, drammaturgo e saggista belga, vincitore del Premio Nobel per la Letteratura nel 1911.
Nacque  in Belgio, da una famiglia benestante di lingua francese, Polydore e Mathilde Colette Françoise Van den Bossche. Dopo aver terminato gli studi presso i Gesuiti, intraprese studi di giurisprudenza. Nel 1885 pubblicò alcuni poemi e brevi romanzi di ispirazione parnassiana di cui rimangono solo i frammenti pubblicati su La Jeune Belgique, rivista letteraria e artistica pubblicata a Bruxelles tra il 1881 e il 1897. Cominciò poi a frequentare Parigi, dove entrò in contatto con l'allora emergente movimento simbolista, in particolare con Stéphane Mallarmé e Villiers de l'Isle Adam, che ebbe poi una grande influenza sul suo lavoro. A questa evoluzione lo spingeva anche la scoperta del misticismo tedesco del XIV secolo riletto da Novalis e del romanticismo dei fratelli Friedrich e August von Schlegel, che del simbolismo erano stati i precursori.Divenne celebre improvvisamente, nell'agosto 1890, grazie ad un articolo entusiastico dello scrittore Octave Mirbeau. Lasciò definitivamente il Belgio per stabilirsi in Francia nel 1897, prima a Parigi e poi, dal 1907, in un'abbazia in Normandia. Nel 1911 gli venne conferito il Premio Nobel per la letteratura. Dopo una lunga relazione con la cantante Georgette Leblanc, durata dal 1895 al 1918, finì per sposare nel (1919) Renée Dahon, attrice di Nizza, con la quale si recò ad Hollywood su invito di Sam Goldwyn. Per tutti gli anni venti viaggiò in Spagna, in Italia, in Egitto, in Grecia, in Palestina e nel Maghreb.Nel 1930 acquistò un castello a Nizza, chiamandolo Orlamonde, un nome che prende origine dal suo dramma Quinze Chansons.Fu nominato conte da re Alberto I del Belgio nel '32 e insignito della Legion d'onore francese. Nel '39, a 77 anni, si trasferì negli Stati Uniti, dove rimase fino al '47, due anni prima della sua morte, avvenuta a Nizza.Nel 1890 divenne improvvisamente famoso, non per la raccolta poetica Serres chaudes, che aveva pubblicato l'anno prima, ma dopo che il suo primo dramma, La princesse Maleine, aveva ricevuto entusiastiche lodi da parte di Octave Mirbeau, critico letterario a Le Figaro, che lo segnalò come «le nouveau Shakespeare belge». Negli anni seguenti, scrisse una serie di spettacoli simbolisti caratterizzati da fatalismo e misticismo, i più importanti tra i quali furono L'Intruse (1890), Les Aveugles (1891), Pelléas et Mélisande (1892), Le Trésor des humbles (1896). Il suo successo più grande, tra i contemporanei, fu comunque la fiaba L'uccellino azzurro (1908), che fu messa in scena a Mosca da Stanislavskij, in Italia da Luca Ronconi nel 1979. Quest'opera vanta 7 trasposizioni televisive, di cui 6 film (3 statunitensi più una co-produzione con l'URSS, uno britannico ed un film d'animazione sovietico) ed un anime giapponese, trasmesso in Italia dal 1983 al 1985 con il titolo L'uccellino azzurro.

Alvinio Misciano


 
(Narni, 29 agosto 1915Milano, 10 gennaio 1997)
è stato un tenore italiano.
Tenore lirico di fama mondiale, possedeva una voce di bel timbro, non particolarmente estesa ma duttile che gli consentiva di ricoprire sia ruoli drammatici che brillanti. Dopo aver studiato a Roma all'Accademia nazionale di Santa Cecilia con Gino Scolari e alla Scuola dell'Opera con Mario Basiola, debuttò nel 1945 nella Fanciulla del West di Giacomo Puccini al Teatro dell'Opera di Roma. Aggregatosi a una compagnia italiana, fece esperienza all'estero toccando il Sudafrica e l'Australia rientrando in Italia nei primi anni cinquanta. Nel 1956 interpretò Mephisto alla Scala ne L'angelo di fuoco di Prokofiev e nel 1957 il Padre Confessore nei Dialoghi delle Carmelitane di Francis Poulenc. Nel 1958 si esibì a Chicago, a Londra e alla Piccola Scala di Milano nel ruolo di Fadinard ne Il cappello di paglia di Firenze che Nino Rota adattò da omonima farsa di Eugène Labiche.Il decennio successivo fu quello più attivo per Alvinio Misciano. Dopo aver cantato a Genova, Brescia, Spoleto, Atene e Firenze, fu scritturato presso il Thétre des Champs-Élysées a Parigi per interpretare l'Opera di Aran composta da Gilbert Bécaud sulla base della sceneggiatura del film L'uomo di Aran di Robert J. Flaherty. Interprete preferito da Strehler per le sue regie liriche, fu attivo in un ampio repertorio di opere, soprattutto del periodo settecentesco. Negli stessi anni sessanta conobbe un giovane e ancora sconosciuto Luciano Pavarotti che lo ha sempre considerato il suo maestro. Oltre a esibirsi nei più prestigiosi teatri del mondo, partecipò a molte riduzioni televisive di opere liriche fino al 1977, quando improvvisamente decise di ritirarsi dopo la perdita della madre, che in trent'anni di carriera lo aveva sempre seguito. La sua unica figlia, Maria Cristina, sposò il conduttore Cino Tortorella (che allo Zecchino d'Oro lanciò alcuni personaggi dello spettacolo, come Cristina D'Avena e Topo Gigio). Nel 1997, in un periodo di depressione, morì precipitando dalla finestra del quarto piano della sua casa di Milano. Nel 2013 è stata celebrata una commemorazione in suo onore promossa dall'Associazione "Repubblica di Narni" per i 60 anni trascorsi dall'ultima recita che fece nel Teatro Comunale di Narni, Tosca e Bohème di Giacomo Puccini. Sempre nel 2013 Marco Piantoni biografo storico del Tenore, ha scritto un libro biografico in onore del Maestro Alvinio Misciano.Nel 2014, in suo onore, a Narni viene organizzata la prima edizione del "Festival Alvinio Misciano", manifestazione promossa dall'Associazione “Talenti d'Arte” in collaborazione con la Associazione “Repubblica di Narni”, Associazione Musicanimus e il Comune di Narni: l'evento si articola in tre concerti (sabato 5 aprile e sabato 31 maggio al Teatro comunale “Giuseppe Manini” e il 29 giugno all'Auditorium San Domenico) eseguiti dall'Orchestra “Talenti d'Arte” (venticinque professionisti con esperienze pluriennali in formazioni orchestrali e solistiche) diretta dal maestro Marco Gatti. Il 30 agosto 2015 al Teatro Comunale di Narni si è celebrato il centenario della sua nascita.Il 26 agosto 2018 è stata intitolata una sala del teatro Comunale di Narni al Maestro Alvinio Misciano.

mercoledì 28 agosto 2019

Canzone del 14 luglio

Dio del popolo e dei re, città, campagne,
di
Lutero, di
Calvino, figlioli d'Israele,
Dio che il
Gèbre adora ai piedi delle sue montagne,
Invocando la stella del cielo!

Qui sono riuniti sotto il tuo sguardo immenso
Dall'impero francese i figli e i supporti.
Celebrando davanti a te la loro felicità che inizia, uguale ai loro occhi come i tuoi.

Ricorda i tempi in cui tiranni sinistri
Delle
Il francese schiavizzato calpestava i diritti;
Il tempo, così vicino a noi, in cui famigerati ministri
Persone e re ingannati.

I briganti feudali li respingono gotici
Quindi le nostre virtù si opposero ai loro antenati;
E, spada in mano, sacerdoti fanatici
Versò il sangue in nome del cielo.

Principi, nobili, prelati, nuotavano nell'opulenza;
Il popolo gemette per la sua prosperità;
Dal sangue degli oppressi, dalle lacrime dell'indigenza,
I loro palati erano cementati.

Nei pie sotterranei stupida pigrizia,
Per favore
Dio, odiava i mortali;
Martiri, morendo per un lungo omicidio,
Bestemmiato ai piedi degli altari.

Non esisteranno più, questi innumerevoli abusi:
La santa libertà li ha cancellati tutti;
Non esisteranno più, questi monumenti colpevoli:
Il suo braccio li fece cadere dappertutto.

Sono passati dieci anni; le nostre navi, re dell'onda, alla sua voce sovrana hanno attraversato i mari:
Viene oggi dai confini di un nuovo mondo
Per dominare l'antico universo.

Sun, che, viaggiando sulla tua solita strada,
Donne, felici di giorno, e governano le stagioni;
Chi, versando torrenti di luce si infiammò.
Maturi i nostri raccolti fertili;

Fuoco puro, occhio eterno, anima e primavera del mondo,
Possa tu
I francesi ammirano lo splendore!
Possa tu non vedere nulla nel tuo corso fecondo
Che è uguale alla loro dimensione!

Che i ferri sono rotti!
Possa la terra respirare!
Che la ragione delle leggi, parlando alle nazioni,
Nell'universo incantato viene fondato un nuovo impero.
Che dura quanto i tuoi raggi!

Quali secoli hanno ingannato il lungo crimine che scade!
Il cielo per essere liberi ha reso l'umanità:
Come il tiranno, lo schiavo è empio,
Ribelle al
Divinità.
 
 Marie-Joseph Chénier

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