Sui dolci pendii di Jasna
Gòra, la “montagna luminosa”, che circonda la città di Czestochowa, il
santuario è adagiato su una collina di bianche rocce, nella parte
occidentale della città. I polacchi sono abituati a legare a questo
Santuario le numerose vicende della loro vita: i momenti lieti come
quelli tristi, le decisioni solenni, come la scelta del proprio
indirizzo di vita, la vocazione religiosa oppure il matrimonio, la
nascita dei figli, gli esami di maturità... Essi si sono abituati a
venire con i loro problemi a Jasna Gòra per confidarli alla Madre
Celeste, davanti alla sua Immagine Miracolosa. Questa Immagine si può
dire che è il cuore del santuario di Jasna Gòra ed è anche quella
forza, misteriosa e profonda, che attira ogni anno folle sterminate di
pellegrini, dalla Polonia e da ogni altro luogo del mondo. Il
dipinto della Madonna ha una storia complessa. La tradizione dice
infatti che sia stato realizzato da San Luca su di un legno che formava
il tavolo adoperato per la preghiera e per il cibo dalla Sacra
Famiglia. L’evangelista avrebbe composto a Gerusalemme due quadri allo
scopo di tramandare l’incomparabile bellezza di Maria. Uno di essi,
arrivato in Italia, è tuttora oggetto di culto a Bologna; l’altro, fu
dapprima portato a Costantinopoli e deposto in un tempio
dall’imperatore Costantino. Successivamente fu donato al principe russo
Leone, che prestava servizio nell'esercito romano, il quale trasferì
l’inestimabile reliquia in Russia dove, per numerosi miracoli, fu
intensamente venerata. Nel
corso della guerra intrapresa da Casimiro il Grande, il quadro fu
nascosto nel castello di Beltz e finalmente affidato ai principe di
Opole. Questi, alla vigilia di una dura battaglia contro le truppe
tartare e lituane che assediavano Beltz, aveva invocato la sacra
immagine e, dopo la sospirata vittoria, indicò Maria come Madre e
Regina. Si racconta anche che, durante l’assedio, un tartaro ferisse con
una freccia il bellissimo volto della Vergine dalla parte destra e
che, dopo la sacrilega profanazione, una fittissima nebbia, sorta
d'improvviso, mettesse in difficoltà gli assedianti. Il principe,
allora, approfittando del momento favorevole, si gettò con le truppe
contro il nemico e lo sconfisse. Altri
documenti assicurano che, terminata l’amministrazione del principe
Ladislao nella Russia, il quadro fu caricato su di un carro con
l’intenzione di portarlo nella Slesia ma, tra lo stupore di tutti, i
cavalli, pur ripetutamente sferzati, non si muovevano. Il principe
ordinò allora di attaccarne di nuovi, senza però ottenere alcun
risultato. Sconvolto, si inginocchiò a terra e promise di trasferire la
venerata effigie sul colle di Czestochowa, nella piccola chiesa di
legno. In seguito egli avrebbe innalzato una basilica nel medesimo
luogo ad onore di Dio onnipotente, della Vergine Maria e di tutti i
Santi e, contemporaneamente realizzato un convento per i frati eremiti
dell’Ordine di San Paolo. Ma
le vicissitudini della Madonna Nera non erano ancora finite. Nel 1430
alcuni seguaci dell’eretico Giovanni Hus, provenienti dai confini della
Boemia e Moravia, sotto la guida dell’ucraino Federico Ostrogki,
attaccarono e predarono il convento. Il quadro fu strappato dall’altare e
portato fuori dinanzi alla cappella, tagliato con la sciabola in più
parti e la sacra icona trapassata da una spada. Gravemente danneggiato,
fu perciò trasferito nella sede municipale di Cracovia e affidato alla
custodia del Consiglio della città; dopo un accurato esame, il dipinto
venne sottoposto ad un intervento del tutto eccezionale per quei tempi,
in cui l’arte del restauro era ancora agli inizi. Ecco allora come si
spiega che ancora oggi siano visibili nel quadro della Madonna Nera gli
sfregi arrecati al volto della Santa Vergine. Secondo
i critici d’arte il Quadro di Jasna Gòra sarebbe stato in origine
un’icona bizantina, del genere “Odigitria” (“Colei che indica e guida
lungo la strada”), databile tra il VI e il IX secolo. Dipinta su una
tavola di legno, raffigura il busto della Vergine con Gesù in braccio.
Il volto di Maria domina tutto il quadro, con l’effetto che chi lo
guarda si trova immerso nello sguardo di Maria: egli guarda Maria che, a
sua volta, lo guarda. Anche
il volto del Bambino è rivolto al pellegrino, ma non il suo sguardo,
che risulta in qualche modo fisso altrove. I due volti hanno
un’espressione seria, pensierosa, che dà anche il tono emotivo a tutto
il quadro. La guancia destra della Madonna è segnata da due sfregi
paralleli e da un terzo che li attraversa; il collo presenta altre sei
scalfitture, due delle quali visibili, quattro appena percettibili. Gesù,
vestito di una tunica scarlatta, riposa sul braccio sinistro della
Madre. La mano sinistra tiene il libro, la destra è sollevata in gesto
di sovranità e benedizione. La mano destra della Madonna sembra indicare
il Bambino. Sulla fronte di Maria è raffigurata una stella a sei
punte. Attorno ai volti della Madonna e di Gesù risaltano le aureole,
la cui luminosità contrasta con l’incarnato dei loro visi. Dopo
la profanazione e il restauro, la fama del santuario crebbe
enormemente e aumentarono i pellegrinaggi, a tal punto che la chiesa
originaria si rivelò insufficiente a contenere il numero dei fedeli.
Per questo motivo, già nella seconda metà del secolo XV, accanto alla
Cappella della Madonna, fu dato avvio alla costruzione di una chiesa
gotica a tre ampie navate. Nel
1717 il quadro miracoloso della Madonna di Jasna Góra fu incoronato
col diadema papale e, a cominciare dal secolo scorso, numerose chiese a
lei dedicate furono erette in tutto il mondo: attualmente se ne
contano circa 350, di cui 300 soltanto nella Polonia. La
fama sempre crescente dell’immagine miracolosa della Madre di Dio fece
sì che l’antico monastero diventasse nel corso degli anni mèta
costante di devoti pellegrinaggi. Il culto della Madonna Nera di
Czestochowa si è esteso così fino al continente americano, in
Australia, in Africa e anche in Asia. Una devozione che non ha confini,
che ha toccato il cuore di molti, e che è stata particolarmente cara –
come ogni polacco che si rispetti – al nostro venerato Santo Padre,
Giovanni Paolo II, che di Maria è sempre stato il devoto più fedele.
Autore: Maria Di Lorenzo
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