duca di San Giovanni
(Napoli, 22 agosto 1818 – Sanza, 2 luglio 1857),
è stato un rivoluzionario e patriota italiano, di ideologia socialista e orientamento federalista.
Partecipò attivamente all'impresa della Repubblica Romana assieme a Giuseppe Mazzini, Goffredo Mameli e Giuseppe Garibaldi, ed è celebre soprattutto per il tentativo di rivolta che iniziò con lo sbarco a Sapri e che fu represso nel sangue a Sanza.
(Napoli, 22 agosto 1818 – Sanza, 2 luglio 1857),
è stato un rivoluzionario e patriota italiano, di ideologia socialista e orientamento federalista.
Partecipò attivamente all'impresa della Repubblica Romana assieme a Giuseppe Mazzini, Goffredo Mameli e Giuseppe Garibaldi, ed è celebre soprattutto per il tentativo di rivolta che iniziò con lo sbarco a Sapri e che fu represso nel sangue a Sanza.
Carlo
nasce da una famiglia aristocratica: sua madre è Nicoletta Basile de
Luna e suo padre è il duca Gennaro Pisacane di San Giovanni. Nel 1826
quest'ultimo muore prematuramente lasciando la famiglia in ristrettezze
economiche. Nel 1830 la madre convola a nuove nozze con il generale
Michele Tarallo. Il giovane Carlo inizia la carriera militare a dodici
anni quando entra nella Scuola militare di San Giovanni, a Carbonara.
All'età di quattordici anni si trasferisce nel collegio militare della
Nunziatella, vi rimane fino al 1838 anno in cui sostiene gli esami di
licenza. Nel 1840 viene inviato a Gaeta come aiuto tecnico alla
costruzione della ferrovia Napoli-Caserta, nel 1843 riceve la
promozione a Tenente e ritorna a Napoli. Al ritorno nella città natale
rincontra Enrichetta Di Lorenzo, un suo amore giovanile che intanto si
era sposata e aveva avuto tre figli. Intanto arrivano notizie riguardo
azioni di Garibaldi in Sud America (1846) che era impegnato per
l'indipendenza di quei popoli. Carlo Pisacane firma, insieme ad altri
ufficiali, la sottoscrizione per "una sciabola d'onore" da dare in dono
all'eroe. Intanto ad ottobre subisce un'aggressione probabilmente
orchestrata dal marito di Enrichetta a causa del suo riavvicinamento
con la donna. Ai primi di febbraio del 1847 Carlo ed Enrichetta
lasciano l'Italia imbarcandosi diretti a Marsiglia. Dopo un viaggio
pieno di peripezie ed inseguiti dalla polizia borbonica, il 4 marzo
1847 giungono a Londra, sotto falso nome: Enrico e Carlotta Lumont. A
Londra rimangono pochi mesi alloggiando nel quartiere di Blackfriars
Bridge. I due partono alla volta della Francia dove il 28 aprile 1847
vengono arrestati, perché viaggiavano con passaporti falsi. Poco dopo
vengono scarcerati, ma sono in condizioni economiche davvero precarie,
intanto la figlia Carolina, nata dal loro recente matrimonio, muore
prematuramente. In Francia Carlo Pisacane ha l'opportunità di conoscere
personalità del calibro di Dumas, Hugo, Lamartine e George Sand.
Per guadagnarsi da vivere decide di arruolarsi come sottotenente nella
Legione Straniera e parte per l'Algeria. Anche questa esperienza dura
pochi mesi, infatti viene a conoscenza dell'imminente rivolta
antiaustriaca nel Lombardo-Veneto e decide di tornare in patria per
offrire i suoi servigi come militare esperto. In Veneto e in Lombardia
combatte contro gli Austriaci come capitano comandante la 5a Compagnia
Cacciatori dei Corpi Volontari Lombardi; a Monte Nota viene ferito ad
un braccio. Viene raggiunto da Enrichetta Di Lorenzo a Salò che lo
assiste e lo cura. Partecipa come volontario nelle file piemontesi alla
Prima Guerra di Indipendenza che non sortì i risultati sperati. Dopo
la sconfitta piemontese Pisacane si trasferisce a Roma dove partecipa
insieme a Giuseppe Mazzini, Giuseppe Garibaldi e Goffredo Mameli
alla breve ma importante esperienza della Repubblica Romana. Il 27
aprile è Capo Sezione dello Stato Maggiore della Repubblica e combatte
in prima linea contro i Francesi chiamati dal Papa per liberare Roma. A
luglio le truppe francesi riescono a sconfiggere la resistenza delle
forze repubblicane entrando nella capitale, Carlo Pisacane viene
arrestato e poi liberato grazie all'intervento della moglie. Si
trasferiscono in Svizzera; in terra elvetica il patriota italiano si
dedica alla scrittura di articoli sulle vicende delle guerre recenti a
cui aveva partecipato; il suo pensiero si fa più vicino alle idee di Bakunin
e viene profondamente influenzato dalle idee francesi del "socialismo
utopistico". Enrichetta si sposta a Genova dove nel 1850 viene raggiunta
dal marito, rimangono per sette anni in Liguria, qui Carlo scrive il
suo saggio "Guerra combattuta in Italia negli anni 1848-49". Il 28
novembre 1852 nasce Silvia la loro seconda figlia. Le idee politiche
del patriota napoletano sono in contrasto con quelle di Mazzini,
ma questo non impedisce ai due di pianificare insieme una insurrezione
nel meridione di Italia; infatti Pisacane vuole attuare concretamente
le sue teorie riguardo la "Propaganda del Fatto" ovvero l'azione
avanguardistica che genera l'insurrezione. Pertanto inizia a prendere
contatti con altri patrioti molti dei quali conosciuti durante la breve
parentesi della Repubblica Romana. Il 4 giugno 1857 si riunisce con gli
altri rivoluzionari per concordare i particolari dell'azione. Il 25
giugno 1857 dopo un primo tentativo fallito lo stesso mese, Carlo
Pisacane insieme ad altri 24 patrioti si imbarca a Genova sul piroscafo
Cagliari diretto a Tunisi. I patrioti scrivono un documento in cui
sintetizzano il loro pensiero: "Noi qui sottoscritti dichiariamo
altamente, che, avendo tutti congiurato, sprezzando le calunnie del
volgo, forti nella giustizia della causa e della gagliardia del nostro
animo, ci dichiariamo gli iniziatori della rivoluzione italiana. Se il
paese non risponderà al nostro appello, non senza maledirlo, sapremo
morire da forti, seguendo la nobile falange de' martiri italiani. Trovi
altra nazione al mondo uomini, che, come noi, s'immolano alla sua
libertà, e allora solo potrà paragonarsi all'Italia, benché sino a oggi
ancora schiava". La nave viene dirottata verso Ponza, i patrioti
dovevano essere supportati da Alessandro Pilo, che avrebbe dovuto
intercettare il Cagliari con una goletta carica di armi, ma a causa del
maltempo Pilo non riuscì a congiungersi con i compagni. Pisacane
insieme ai suoi compagni riesce ugualmente a sbarcare a Ponza e
liberare i prigionieri presenti nel carcere: vengono liberati 323
detenuti. Il 28 giugno il piroscafo attracca a Sapri, il 30 sono a
Casalnuovo, il primo luglio a Padula, dove si scontrano con i soldati
borbonici che, aiutati dalla popolazione, riescono ad avere il
sopravvento sui rivoltosi. Pisacane e circa 80 superstiti sono costretti
a scappare a Sanza. Qui, il giorno seguente, il parroco don Francesco
Bianco fa suonare le campane per avvertire il popolo dell'arrivo dei
"briganti". Così si conclude la sfortunata storia di questa
insurrezione, infatti i popolani aggrediscono i rivoltosi trucidandoli.
Il 2 luglio 1857 muore anche lo stesso Carlo Pisacane, all'età di 38
anni. I pochi superstiti vengono processati e condannati a morte: la
pena verrà in seguito commutata in ergastolo.
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