sabato 10 agosto 2019

Jorge Amado Il cantore di Bahia



Itabuna, Brasile  Salvador de Bahia, Brasile  
Il grande scrittore brasiliano nasce in una fattoria nell'interno di Itabuna nello stato di Bahia, in Brasile. Figlio di un grande proprietario terriero produttore di cacao (un cosiddetto "fazendeiro"), fu testimone fin da bambino delle lotte violente che venivano scatenate per il possesso della terra. Si tratta di ricordi indelebili, più volte riutilizzati nella stesura delle sue opere. Attratto dalla letteratura fin dall'adolescenza , si propone subito come giovane ribelle, sia dal punto di vista letterario che politico, scelta fra l'altro alla quale il grande "cantore di Bahia" non ha mai deflesso, anche quando i pericoli erano assai minacciosi (ad esempio, negli anni della dittatura nazista, che, se avesse vinto, rischiava di contagiare anche le civiltà sudamericane). Inoltre, è utile sottolineare che il Brasile della gioventù di Amado era un Paese assai arretrato e ancorato a tradizioni che gettavano le loro radici addirittura nel sistema schiavistico, peraltro a quel tempo recentemente smantellato. Un Paese, quindi, che guardava con sospetto e timore a qualsiasi forma di "sovversione". Infine, la forte crisi economica e la conseguente apertura delle frontiere, che determinò un fortissimo flusso migratorio di tutte le razze (italiani compresi), non faceva che minare il senso di sicurezza dei cittadini, desiderosi vieppiù di garanzie e stabilità. In questo mondo attraversato da profonde trasformazioni Jorge Amado esordisce non ancora ventenne con il suo primo romanzo "Il paese del Carnevale", storia di un giovane che non riesce a trovare la sua strada in una società che rifiuta di affrontare i problemi per ignorarli o mascherarli con trucchi di vario genere, fra cui appunto il mitico Carnevale. A proposito di questo primo romanzo, l'Enciclopedia della Letteratura Garzanti così scrive: "qui già si delinea la sua fisionomia di narratore realista, inclina ad una sorta di populismo romantico, legato alla gente e ai problemi della terra bahiana". Seguirono subito dopo due romanzi di impegno sociale "Cacao" e "Sudore": il primo sul drammatico problema degli "affittati" (in pratica schiavi utilizzati nelle piantagioni di cacao), il secondo sulla condizione non meno drammatica del sottoproletariato urbano. Ma il grande esordio che lo pone davvero all'attenzione di tutti, anche al di fuori del mondo delle lettere, avviene nel 1935 con il romanzo "Jubiabá", dal nome del protagonista, il grande stregone negro di Bahia. Romanzo provocatorio quant'altri mai per la mentalità brasiliana, a causa dell'intensa narrazione che vede protagonisti cultura e personaggi negri (in un paese la cui cultura ufficiale aveva fino ad allora negato il valore della cultura negra in quanto tale), nonché una storia d'amore di un uomo nero con una donna bianca (argomento assolutamente tabù). Infine, sullo sfondo sono tratteggiate le vicende di un grande sciopero, visto come il superamento delle differenze razziali nella lotta di classe. Insomma, un gran calderone che infrangeva in un una sola grande narrazione tutte le fragili, ma al tempo stesso radicate resistenze della cultura brasiliana  A quel punto il cammino di Jorge Amado è tracciato, la sua scelta ideale di vita troverà nelle opere successive una serie di precise conferme mentre le sue scelte politiche, come l'adesione al Partito Comunista, provocheranno più volte il suo arresto e l'esilio. Finita la seconda guerra mondiale, infatti, costretto ad allontanarsi dal Brasile con l'ascesa alla presidenza di Enrico Gaspar Dutra, Jorge Amado vive prima a Parigi e poi, vincitore del premio Stalin, passa tre anni nell'Unione Sovietica. Nel 1952 pubblica in tre volumi "I sotterranei della libertà", la storia delle lotte del partito comunista in Brasile. Pubblica in seguito altre opere minori sul suo soggiorno nei paesi dell'Unione Sovietica. Poco dopo, però, ecco un'altra grande svolta, avvenuta precisamente nel 1956. Questa è la data della sua uscita dal Partito Comunista Brasiliano per dissensi sugli sviluppi del comunismo in Unione Sovietica. Nel 1958, ritornato in Brasile, pubblica con sorpresa di tutti "Gabriella, garofano e cannella". Un ritorno al passato, alla sua terra d'origine e alle lotte dei "fazendeiros" per il possesso delle terre; nel romanzo, tra una sparatoria e una cavalcata la bella Gabriela ama e rivendica il diritto di amare. Questo diritto di amare al femminile, questo superamento del binomio sesso-peccato può sembrare banale, al giorno d'oggi, ma a quel tempo, nel 1958, ottenne un effetto provocatorio forse superiore a quello dello stesso "Jubiabá" vent'anni prima. Una riprova? Amado non poté rimettere piede a Ilhéus per molto tempo a causa delle minacce ricevute per aver offeso l'onore e la rispettabilità delle donne del posto. Molti anni più tardi, quando compirà ottant'anni, il "paese del carnevale" gli renderà omaggio con una grandiosa festa, un gigantesco carnevale nel vecchio quartiere bahiano del Pelourinho, tante volte descritto dal "bahiano più bahiano di Bahia". Verso la fine della sua vita, il bilancio del vecchio e indomito scrittore non potè che essere improntato all'orgoglio e alla soddisfazione. I suoi libri, pubblicati in 52 paesi e tradotti in 48 lingue e dialetti, hanno venduto milioni di copie, contribuendo a risvegliare le coscienze ma anche a distendere e a divertire (soprattutto grazie alla sua "seconda fase", quella "spensierata" di "Gabriella garofano e cannella"). Muore d'infarto ad 89 anni.

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