Il grande
scrittore brasiliano nasce in una fattoria nell'interno di Itabuna
nello stato di Bahia, in Brasile. Figlio di un grande proprietario
terriero produttore di cacao (un cosiddetto "fazendeiro"), fu testimone
fin da bambino delle lotte violente che venivano scatenate per il
possesso della terra. Si tratta di ricordi indelebili, più volte
riutilizzati nella stesura delle sue opere. Attratto dalla letteratura
fin dall'adolescenza , si propone subito come giovane ribelle, sia dal
punto di vista letterario che politico, scelta fra l'altro alla quale
il grande "cantore di Bahia" non ha mai deflesso, anche quando i
pericoli erano assai minacciosi (ad esempio, negli anni della dittatura
nazista, che, se avesse vinto, rischiava di contagiare anche le
civiltà sudamericane). Inoltre, è utile sottolineare che il Brasile
della gioventù di Amado era un Paese assai arretrato e ancorato a
tradizioni che gettavano le loro radici addirittura nel sistema
schiavistico, peraltro a quel tempo recentemente smantellato. Un Paese,
quindi, che guardava con sospetto e timore a qualsiasi forma di
"sovversione". Infine, la forte crisi economica e la conseguente
apertura delle frontiere,
che determinò un fortissimo flusso migratorio di tutte le razze
(italiani compresi), non faceva che minare il senso di sicurezza dei
cittadini, desiderosi vieppiù di garanzie e stabilità. In questo mondo
attraversato da profonde trasformazioni Jorge Amado esordisce non
ancora ventenne con il suo primo romanzo "Il paese del Carnevale",
storia di un giovane che non riesce a trovare la sua strada in una
società che rifiuta di affrontare i problemi per ignorarli o mascherarli
con trucchi di vario genere, fra cui appunto il mitico Carnevale.
A proposito di questo primo romanzo, l'Enciclopedia della Letteratura
Garzanti così scrive: "qui già si delinea la sua fisionomia di
narratore realista, inclina ad una sorta di populismo romantico, legato
alla gente e ai problemi della terra bahiana". Seguirono subito dopo
due romanzi di impegno sociale "Cacao" e "Sudore": il primo sul
drammatico problema degli "affittati" (in pratica schiavi utilizzati
nelle piantagioni di cacao), il secondo sulla condizione non meno
drammatica del sottoproletariato urbano. Ma il grande esordio che lo
pone davvero all'attenzione di tutti, anche al di fuori del mondo delle
lettere, avviene nel 1935 con il romanzo "Jubiabá", dal nome del
protagonista, il grande stregone negro di Bahia. Romanzo provocatorio
quant'altri mai per la mentalità brasiliana, a causa dell'intensa
narrazione che vede protagonisti cultura e personaggi negri (in un
paese la cui cultura ufficiale aveva fino ad allora negato il valore
della cultura negra in quanto tale), nonché una storia d'amore di un
uomo nero con una donna bianca (argomento assolutamente tabù). Infine,
sullo sfondo sono tratteggiate le vicende di un grande sciopero, visto
come il superamento delle differenze razziali nella lotta di classe.
Insomma, un gran calderone che infrangeva in un una sola grande
narrazione tutte le fragili, ma al tempo stesso radicate resistenze
della cultura brasiliana A quel punto il cammino di Jorge Amado è
tracciato, la sua scelta ideale di vita troverà nelle opere successive
una serie di precise conferme mentre le sue scelte politiche, come
l'adesione al Partito Comunista, provocheranno più volte il suo arresto
e l'esilio. Finita la seconda guerra mondiale,
infatti, costretto ad allontanarsi dal Brasile con l'ascesa alla
presidenza di Enrico Gaspar Dutra, Jorge Amado vive prima a Parigi e
poi, vincitore del premio Stalin,
passa tre anni nell'Unione Sovietica. Nel 1952 pubblica in tre volumi
"I sotterranei della libertà", la storia delle lotte del partito
comunista in Brasile. Pubblica in seguito altre opere minori sul suo
soggiorno nei paesi dell'Unione Sovietica. Poco dopo, però, ecco
un'altra grande svolta, avvenuta precisamente nel 1956. Questa è la
data della sua uscita dal Partito Comunista Brasiliano per dissensi
sugli sviluppi del comunismo in Unione Sovietica. Nel 1958, ritornato
in Brasile, pubblica con sorpresa di tutti "Gabriella, garofano e
cannella". Un ritorno al passato, alla sua terra d'origine e alle lotte
dei "fazendeiros" per il possesso delle terre; nel romanzo, tra una
sparatoria e una cavalcata la bella Gabriela ama e rivendica il diritto
di amare. Questo diritto di amare al femminile, questo superamento del
binomio sesso-peccato può sembrare banale, al giorno d'oggi, ma a quel
tempo, nel 1958, ottenne un effetto provocatorio forse superiore a
quello dello stesso "Jubiabá" vent'anni prima. Una riprova? Amado non
poté rimettere piede a Ilhéus per molto tempo a causa delle minacce
ricevute per aver offeso l'onore e la rispettabilità delle donne del
posto. Molti anni più tardi, quando compirà ottant'anni, il "paese del
carnevale" gli renderà omaggio con una grandiosa festa, un gigantesco
carnevale nel vecchio quartiere bahiano del Pelourinho, tante volte
descritto dal "bahiano più bahiano di Bahia". Verso la fine della sua
vita, il bilancio del vecchio e indomito scrittore non potè che essere
improntato all'orgoglio e alla soddisfazione. I suoi libri, pubblicati
in 52 paesi e tradotti in 48 lingue e dialetti, hanno venduto milioni di
copie, contribuendo a risvegliare le coscienze ma anche a distendere e
a divertire (soprattutto grazie alla sua "seconda fase", quella
"spensierata" di "Gabriella garofano e cannella"). Muore d'infarto ad 89
anni.
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