sabato 31 agosto 2019

Gabriele D'Annunzio


 
Gabriele D'Annunzio, principe di Montenevoso, a volte scritto d'Annunzio, come usava firmarsi (Pescara, 12 marzo 1863 – Gardone Riviera, 1º marzo 1938),
è stato uno scrittore, poeta, drammaturgo, aviatore, militare, politico e giornalista italiano, simbolo del Decadentismo italiano, del quale fu il più illustre rappresentante assieme a Giovanni Pascoli, ed eroe di guerra. Soprannominato il Vate cioè "il profeta", occupò una posizione preminente nella letteratura italiana dal 1889 al 1910 circa e nella vita politica dal 1914 al 1924. Come letterato fu «eccezionale e ultimo interprete della più duratura tradizione poetica italiana  e come politico lasciò un segno sulla sua epoca e una influenza sugli eventi che gli sarebbero succeduti. Compose il suo primo libro  di  versi " Primo Vere " a soli 16 anni. Non finì  gli  studi e si  dedicò al  giornalismo ed alla composizione di  opere  di  varia natura e valore.Fu uno degli interpreti  più  abili delle correnti di pensiero e delle mode letterarie europee,  tra le quali l'esasperato sensualismo, l'estetismo raffinato e  paganeggiante ( " Il Piacere ", 1889), la tendenza ad  ignorare la  realtà sociale a favore di  un  mondo  spirituale  elevato  ed  esclusivo. Riuscì quindi a proporsi con successo  sia  nel mondo letterario che in quello mondano,mettendo in atto quello estetismo(non privo di scandali e polemiche) che il Decadentismo  europeo aveva  da  poco concepito. Terminata  la  I° Guerra  Mondiale ( durante la  quale  aveva  preso parte ad imprese eclatanti quali la beffa di Buccari ed il volo su Vienna), il suo gusto per i grandi gesti lo  portò  ad  occupare  Fiume  insieme  con un gruppo di volontari.La sua attività politica, quella  mondana  (  tra  cui   spicca   la  relazione  con Eleonora  Duse ), come  quella letteraria, fecero di D'Annunzio una sorta di"maestro di costume" un  atteggiamento  che  avrebbe  spinto  molti a confondere l'eroismo con la violenza e la prevaricazione.Gabriele D'Annunzio morì nella sua villa per un'emorragia cerebrale, mentre era al suo tavolo da lavoro; sullo scrittoio era aperto il Lunario Barbanera, con una frase da lui sottolineata di rosso, che annunciava la morte di una personalità. Il ricercatore Attilio Mazza ha sostenuto che il poeta possa essere morto per overdose di farmaci, accidentale o volontaria, dopo un periodo di depressione; all'amica Ines Pradella aveva scritto pochi mesi prima: "Fiammetta, oggi patisco uno di quegli accessi di malinconia mortali, che mi fanno temere di me; poiché è predestinato che io mi uccida. Se puoi, vieni a sorvegliarmi". Il certificato medico di morte, scritto dal dottor Alberto Cesari, primario dell’ospedale di Salò, e dal dottor Antonio Duse, medico curante del poeta, ufficializzò comunque la morte per cause naturali. Ai funerali di Stato, voluti in suo onore dal regime fascista, la partecipazione popolare fu imponente. Il feretro, avvolto dalla bandiera del Timavo[55] era seguito da «...la folla innumerevole degli ex legionari, degli ammiratori, dei devoti alla sua gloria e alla sua fama...».È sepolto nel mausoleo del Vittoriale.

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