lunedì 31 dicembre 2018

BUON ANNO




La filastrocca è scritta col cuore,
a lui che si spera, sia sempre migliore,
inizia da piccolo e va scrivendo,
ciò che nel mondo sta già accadendo!

Ha dodici mesi da programmare,
e quattro stagioni da colorare,
per ogni uomo su questa terra,
chiede al destino: ‘allontana la guerra’!

Il tempo passa, si sente stanco,
i suoi capelli si tingon di bianco,
qualcosa ancora deve aggiustare,
piano pianino si deve sbrigare!

Sul suo lettino si è addormentato,
fate e folletti lo hanno vegliato,
per ciò ch’è stato e che ha potuto,
di certo a tutti non è piaciuto!

31 dicembre ormai è arrivato,
ora il suo compito è terminato,
lo salutiamo con felicità,
sperando nel nuovo: 'meglio sarà? ’...

... primo gennaio, è Capodanno,
bimbi ed adulti ormai lo sanno,
sempre piccino ritornerà,
e da vecchietto poi se ne andrà!

Anna G. Mormina

domenica 30 dicembre 2018

Le tre cose


Coltiva tre cose:la bontà, la saggezza e l’amicizia.
Cerca tre cose: la verità, la filosofia e la comprensione.
Ama tre cose: le buone maniere, il valore ed il servizio.
Governa tre cose: il carattere, la lingua e la condotta.
Apprezza tre cose: la cordialità, l’allegria e la decenza.
Difendi tre cose: l’onore, gli amici e i deboli.
Ammira tre cose: il talento, la dignità e la grazia.
Escludi tre cose: l’ignoranza, l’offesa e l’invidia.
Combatti tre cose: la bugia, l’odio e la calunnia.
Conserva tre cose: la salute, il prestigio e il buon umore.

 Jiddu Krishnamurti

Arthur Rimbaud



“Per scoprire il valore di un anno,
chiedi a uno studente che è stato bocciato all’esame finale.
Per scoprire il valore di un mese,
chiedi ad una madre che ha messo

al mondo un bambino troppo presto.
Per scoprire il valore di una settimana,
chiedi all’editore di una rivista settimanale.

Per scoprire il valore di un’ora,
chiedi agli innamorati che stanno

aspettando di vedersi.
Per scoprire il valore di un minuto,
chiedi a qualcuno che ha appena

 perso il treno, il bus o l’aereo.
Per scoprire il valore di un secondo,
chiedi a qualcuno che è sopravvissuto

 a un incidente.
Per scoprire il valore di un millisecondo,
chiedi ad un atleta che alle Olimpiadi
ha vinto la medaglia d’argento.
Il tempo non aspetta nessuno.
Raccogli ogni momento che ti rimane,

perché ha un grande valore.
Condividilo con una persona speciale,

e diventerà ancora più importante”

Arthur Rimbaud, 1854–1891

Fortuna o sfortuna???? La parabola del contadino




Un giorno il figlio di un contadino si fece scappare dal recinto l'unico cavallo che possedevano. Quando i vicini lo vennero a sapere si recarono in casa del vecchio per mostrargli solidarietà: "È proprio una disgrazia, come farete adesso senza una bestia che vi aiuti nei lavori!", "È proprio una sfortuna!". Il contadino, senza battere ciglio rispondeva sempre: "Può darsi che sia una sfortuna."
Il giorno successivo, il cavallo fuggito tornò nel recinto insieme ad altri sette cavalli che lo seguirono nella foresta. Il contadino divenne così l'uomo più ricco del villaggio, e tutti gli abitanti accorsero da lui per complimentarsi: "Ma che fortuna hai avuto, è un miracolo!". Il contadino rispondeva ogni volta: "Può darsi."
Il giorno seguente, il figlio si ruppe una gamba mentre cercava di domare uno dei cavalli selvaggi. L'inverno era alle porte e il contadino non ce l'avrebbe fatta da solo ad occuparsi dei campi. I vicini andarono a trovare il giovane allettato, consolando il padre con parole di dispiacere: "È una cosa terribile questa che ti è successa!". Il contadino rispose: "Forse."
L'indomani arrivò al villaggio l'esercito per reclutare giovani in salute da far combattere una guerra impossibile da vincere: il figlio del contadino non venne preso perché costretto al letto con la gamba rotta. Tutti i vicini tornarono alla casa del vecchio: "Che fortuna hai avuto! I nostri figli sono tutti partiti per la guerra, mentre il tuo no!". Di nuovo, il contadino non disse altro che "Forse".
Ogni evento, per quanto brutto sia, non si può mai dire che non si riveli essere positivo. Saranno solo gli eventi della vita a chiarirci le idee sulla natura di quella che al momento appare solo una disgrazia.  Molte volte è capitato che un episodio sfavorevole si sia trasformato in qualcosa di positivo. Sta a noi a non sprofondare nella negatività del momento, ma a lasciare uno spiraglio di speranza che le cose possano evolversi in maniera del tutto diversa. 
L'atteggiamento più giusto che si può adottare quando accade qualcosa di brutto è quello di aspettare, senza trarre conclusioni affrettate. Le conseguenze delle situazioni sono imprevedibili e possono sorprenderci. Questo non vuol dire non piangere o non soffrire, ma questa visione della vita permette di affrontare il dolore in maniera più sopportabile.

domenica 9 dicembre 2018

L’Illusione Della Paura




Ecco un racconto zen che parla della cosiddetta illusione della paura.

In un antico monastero cinese, c’era un monaco, che ogni volta che si ritirava in meditazione, vedeva un lupo inferocito che lo inseguiva. Egli non riusciva più a meditare a causa di questa visione. Aveva iniziato anche ad aver paura a prendere sonno la sera, perché ogni volta che chiudeva gli occhi era assalito da quell’animale così reale ai sensi.
Così un giorno andò dal suo maestro per chiedergli consiglio, e disse: “Maestro adorato, aiutatemi. Un lupo inferocito mi perseguita. Ho molta paura, non riesco più a meditare e neanche a dormire. Cosa devo fare? Il Maestro rispose: “Tieni questo pennarello, quando vedrai il lupo disegnagli una bella croce sul petto e vedrai che scomparirà”. Il discepolo era un po’ titubante, ma era anche molto fiducioso nel suo venerato maestro, così si mise subito a meditare con in mano il pennarello.

Quando chiuse gli occhi, dopo pochi attimi, il lupo apparve. Preso da grande forza e volontà nel vincere quella paura, quando il lupo gli saltò di sopra, prese il pennarello e fece una bella croce nel suo petto e il lupo, improvvisamente scomparve.

Preso da grande gioia, il giovane monaco, andò dal suo maestro per raccontargli della buona riuscita e disse: “Maestro, avevate ragione, quando ho fatto una croce sul lupo, improvvisamente scomparve. Ho vinto la mia paura, di questo ve ne sono grato, ma vi prego, spiegatemi cosa è accaduto al lupo?”.
Il maestro sorridendo gli disse: “Hai visto il tuo petto?”. Il discepolo, così, chinò gli occhi sul suo corpo e vide che era segnato da una croce, la stessa fatta un attimo prima al lupo. Così egli capì che le paure e le preoccupazioni sono solo frutto dei suoi pensieri, ma non di realtà concrete.

sabato 8 dicembre 2018

INCONTRO



 
«Ebbi lo scompartimento del treno tutto per me. Poi salì una ragazza», raccontava un giovane india­no cieco. «L'uomo e la donna venuti ad accompagnar­la dovevano essere i suoi genitori. Le fecero molte raccomandazioni. Dato che ero già cieco allora, non potevo sapere che aspetto avesse la ragazza, ma mi piaceva il suono della sua voce».


«Va a Dehra Dun?», chiesi mentre il treno usciva dalla stazione. Mi chiedevo se sarei riuscito a impe­dirle di scoprire che non ci vedevo. Pensai: se resto seduto al mio posto, non dovrebbe essere troppo dif­ficile.


«Vado a Saharanpur», disse la ragazza. «Là vie­ne a prendermi mia zia. E lei dove va?».

«A Dehra Dun, e poi a Mussoorie», risposi.

«Oh, beato lei! Vorrei tanto andare a Mussoorie. Adoro la montagna.

Specialmente in ottobre».


«Sì è la stagione migliore», dissi, attingendo ai miei ricordi di quando potevo vedere. «Le colline sono cosparse di dalie selvatiche, il sole è delizioso, e di sera si può star seduti davanti al fuoco a sorseggiare un brandy. La maggior parte dei villeggianti se n'è andata, e le strade sono silenziose e quasi deserte».

Lei taceva, e mi chiesi se le mie parole l'avesse­ro colpita, o se mi considerasse solo un sentimenta­loide. Poi feci un errore. «Com'è fuori?» chiesi.


Lei però non sembrò trovare nulla di strano nella domanda. Si era già accorta che non ci vedevo? Ma le parole che disse subito dopo mi tolsero ogni dubbio. «Perché non guarda dal finestrino?», mi chiese con la massima naturalezza.


Scivolai lungo il sedile e cercai col tatto il fine­strino. Era aperto, e io mi voltai da quella parte fin­gendo di studiare il panorama. Con gli occhi della fantasia, vedevo i pali telegrafici scorrere via velo­ci. «Ha notato», mi azzardai a dire «che sembra che gli alberi si muovano mentre noi stiamo fermi?».


«Succede sempre così», fece lei.

Mi girai verso la ragazza, e per un po' rimanem­mo seduti in silenzio. «Lei ha un viso interessante» dissi poi. Lei rise piacevolmente, una risata chiara e squillante. «E' bello sentirselo dire», fece. «Sono tal­mente stufa di quelli che mi dicono che ho un bel visino!».


«Dunque, ce l'hai davvero una bella faccia», pen­sai, e a voce alta proseguii:

«Beh, un viso interessante può anche essere mol­to bello».

«Lei è molto galante», disse. «Ma perché è così serio?».

«Fra poco lei sarà arrivata», dissi in tono piuo­sto brusco.

«Grazie al cielo. Non sopporto i viaggi lunghi in treno».


Io invece sarei stato disposto a rimaner seduto all'infinito, solo per sentirla parlare. La sua voce ave­va il trillo argentino di un torrente di montagna. Appena scesa dal treno, avrebbe dimenticato il nostro breve incontro; ma io avrei conservato il suo ricor­do per il resto del viaggio e anche dopo.


Il treno entrò in stazione. Una voce chiamò la ra­gazza che se ne andò, lasciando dietro di sé solo il suo profumo.

Un uomo entrò nello scompartimento, farfuglian­do qualcosa. Il treno ripartì. Trovai a tentoni il fine­strino e mi ci sedetti davanti, fissando la luce del gior­no che per me era tenebra. Ancora una volta potevo rifare il mio giochetto con un nuovo compagno di viaggio.


«Mi spiace di non essere un compagno attraente come quella che è appena uscita», mi disse lui, cer­cando di attaccar discorso.

«Era una ragazza interessante», dissi io. «Potreb­be dirmi... aveva i capelli lunghi o corti?».


«Non ricordo», rispose in tono perlesso. «Sono i suoi occhi che mi sono rimasti impressi, non i capel­li. Aveva gli occhi così belli! Peccato che non le ser­vissero affatto... era completamente cieca. Non se n'era accorto?».


Come due ciechi che fingono di vedere. Quanti incontri tra esseri umani sono così. Per paura di met­tere allo scoperto ciò che si è. E così si perdono gli appuntamenti decisivi della vita. Certi incontri ac­cadono una volta sola.
Web

venerdì 7 dicembre 2018

Il Petalo



Tutte le volte che una donna aveva motivo di sofferenza, saliva alla pagoda e deponeva la sua sofferenza ai piedi del suo dio. Se ne sentiva un poco sollevata, ma nulla più. Era come se un alito di vento le lenisse le povere ferite, ma più passava il tempo e le sofferenze aumentavano, più la donna si convinceva che quell'alito proveniva da sé, e non da fuori.
Cessò così di salire al tempio e si rinchiuse in se stessa. Fu allora che la visitò la Grande Sofferenza, quella che afferra ognuno almeno una volta nella vita, quando ci si accorge che si è sbagliato tutto e che tutto è da rifare.
In preda a un indicibile tormento, di fronte al quale gli altri non erano che ombre, decise di salire un'ultima volta alla pagoda per deporlo davanti al suo dio.
Mentre teneva le mani schiuse in offerta, un petalo bianco di magnolia vi scese lentamente e vi rimase tremante. La donna si guardò intorno: nel raggio di chilometri non c'era una pianta di magnolia.
Solo la Grande Sofferenza ci permette di entrare nel cuore del nostro dio, svelandocene il segreto; e sempre ce ne viene dato un segno. 
 
Piero Gribaudi

giovedì 6 dicembre 2018

Una volta, due piccoli amici


 
Una volta, due piccoli amici si divertivano a pattinare su un laghetto gelato.
Era una sera nuvolosa e fredda, i due bambini giocavano senza timore; improvvisamente il ghiaccio si spaccò e si aprì inghiottendo uno dei bambini.
Lo stagno non era profondo, ma il ghiaccio cominciò quasi subito a richiudersi.
L'altro bambino corse alla riva, afferrò la più grossa pietra che riuscì a trovare e si precipitò dove il suo piccolo compagno era sparito.
Cominciò a colpire il ghiaccio con tutte le sue forze, picchiò e picchiò finchè riuscì a rompere il ghiaccio, afferrare la mano del suo piccolo amico e aiutarlo a uscire dall'acqua...
Quando arrivarono i pompieri e videro quanto era accaduto si chiesero sbalorditi:
"Ma come ha fatto?Questo ghiaccio è pesante e solido, come ha potuto spaccarlo con questa pietra e quelle manine minuscole?".
In quel momento comparve un anziano che disse: "Io so come ha fatto".
"Come?", chiesero.
Il vecchietto rispose: "Non aveva nessuno dietro di lui a dirgli che non poteva farcela..."

Ci sono forze sbalorditive dentro di noi, ma basta così poco a farcele dimenticare.
Ma tu non demordere, nessuno potrà impedirti di fare ciò che vuoi e di essere ciò che sei!
web

Il diavolo e la castagna


 

Nel tempo dei tempi il buon Dio aveva deciso di donare all'uomo, per certi suoi meriti, un frutto davvero eccellente. Pensò un attimo e la sua sapienza infinita gli suggerì di crearne uno con la polpa candida e dolce, con la camiciola  lanosa contro i rigori del gelo e con la buccia solida contro gli insetti e i roditori del bosco.
L'uomo assaggiò il nuovo frutto e lo trovò delizioso e quando la stella del vespro salì a curiosare oltre il monte,  egli piegò le ginocchia a ringraziare il Signore.
li diavolo, però, ne fu così seccato e invidioso che passò sull'istante all'azione. li mattino seguente l'uomo, tornato ai suoi frutti, li trovò avvolti in una corazza di spine, impenetrabile.
Corse, allora, al trono di Dio e così disse:  Signore, non mi è più possibile gustare il tuo dono: è tutto una spina.
li buon Dio sorrise e lo assicùrò:  Torna tranquillo alle tue faccende, attendi con molta fede, con un po' di pazienza e vedrai... Passarono alcuni giorni, poi, quasi d'improvviso avvenne il miracolo. Un mattino che la nebbia, sul monte, pareva d'argento, il riccio arcigno si aprì in forma di croce, liberando non una, ma tre, quattro castagne. ..  L'uomo ripetè sulla sua fronte il segno di croce apparso nel riccio, mentre il diavolo, sconfitto, dalla rabbia si  morse la coda, sprofondando sotto terra.

R.Mari

Se vai.......