giovedì 31 ottobre 2019

Storia del fumetto 5


Quadratino

Uno dei primi personaggi dei fumetti nati in Italia è Quadratino, ha fatto il suo esordio all'interno delle pagine del Corriere dei piccoli nel 1910 l'illustratore  Antonio Rubino, collaborò al giornale fin dalla sua fondazione. I fumetti di Quadratino, rispondono allo stile del giornale e così come in Bilbolbul, anche qui troviamo delle didascalie in rima baciata, che raccontano le marachelle surreali di un bambino dalla testa quadrata. Capita sempre che mentre sua mamma Geometria, sua zia Algebra o sua nonna Matematica, siano occupate con i loro calcoli, Quadratino di nascosto va a combinare qualche monelleria, come rubare   qualche altro frutto. Mentre è intento nel compiere l'azione, succede sempre qualche imprevisto che lo costringe ad inciampare e a farsi del male. La cosa bizzarra è che quando Quadratino cade, la sua testa cambia forma geometrica, sulla base del tipo di incidente. Così quando ruzzola giù dalle scale, la testa gli diventa tonda, quando gli si incastra in una finestra esagonale, la testa assume quella stessa forma e quando dall'alto gli cade una scatola di biscotti, lo schiacciamento dovuto al peso lo fa diventare rettangolare. Per fortuna c'è sempre mamma geometria, che armata di squadretta e compasso, corregge la forma della testa di Quadratino. I disegni si rifanno allo stile Liberty e Decò di moda in quegli anni e il mondo geometrico. Le storie di Quadratino vennero pubblicate sino al 1911, ma Antonio Rubino realizzò anche altri personaggi che hanno fatto la storia del fumetto come Italino, un contadinello ignorante che riesce sempre a combinare qualche dispetto all'ufficiale austriaco Otto Kartoffel. Inoltre vanno ricordati le bambine Lola e Lalla, Pierino e l'odiato burattino, Il Collegio, La Delizia, Pippotto e il caprone Barbacucco, il violinista Beniamino e tanti altri.

Antonio Augusto Rubino
è stato un disegnatore italiano.

Solitudine



  


Solitudine, se vivere devo con te,
Sia almeno lontano dal mucchio confuso
Delle case buie; con me vieni in alto,
Dove la natura si svela, e la valle,
Il fiorito pendio, la piena cristallina
Del fiume appaiono in miniatura;
Veglia con me, dove i rami fanno dimore,
E il cervo veloce, balzando, fuga
Dal calice del fiore l´ape selvaggia.
Qui sarei felice anche con te. Ma la dolce
Conversazione d´una mente innocente,
quando le parole
Sono immagini di pensieri squisiti, è il piacere
Dell´animo mio. E´ quasi come un dio l´uomo
Quando con uno spirito affine abita in te.


John Keats

John Keats




(Londra, 31 ottobre 1795Roma, 23 febbraio 1821)
è stato un poeta britannico, unanimemente considerato uno dei più significativi letterati del Romanticismo.
Nato a Londra in una famiglia d'estrazione modesta, la sua vera vocazione letteraria si sviluppò solo all'età di quindici e sedici anni, quando fece copiose letture che lo avvicinarono a Shakespeare e alla poesia di Edmund Spenser. Lavorò quindi alacremente, fino a quando - prostrato dalla salute declinante - morì a Roma nel 1821, a soli venticinque anni. Peculiarità della poetica di Keats è la vivace rispondenza alla bellezza della poesia e dell'arte; tra le sue opere principali si possono ricordare il poema di sapore miltonico Hyperion, The Eve of St. Agnes, La Belle dame sans merci e le numerosissime odi, tutte composte in un brevissimo periodo di pochi anni nel quale Keats si dedicò tutto alla poesia.

Miranda Bonansea

 

(Mondovì, 31 ottobre 1926Roma, 10 febbraio 2019)
è stata un'attrice e doppiatrice italiana, la più celebre attrice bambina degli anni trenta in Italia, e quindi attiva come interprete radiofonica e doppiatrice, particolarmente nota per essere stata la voce italiana di June Allyson, Shirley Temple, Marilyn Monroe, e Judy Garland. È stata sposata dal 1952 al 1962 con il cantante Claudio Villa, da cui ha avuto il figlio Mauro.
Figlia di Piero Bonansea, fotografo della Real Casa Savoia, è cresciuta a Roma con la famiglia dello zio Guido Garavaglia, amministratore di compagnie teatrali e cugino di Leo Garavaglia, attore e doppiatore degli anni trenta. Ha iniziato sin da piccola a frequentare con lo zio sia il palcoscenico che i set cinematografici, esordendo a 8 anni, nel 1934, nel film La cieca di Sorrento, di Nunzio Malasomma. Conosciuta anche con il nome d'arte di Miranda Garavaglia, si afferma come l'attrice bambina di maggior successo del cinema italiano degli anni trenta, la cui strada sarà seguita quindi nei primi anni quaranta da Mariù Pascoli. Definita la Shirley Temple italiana, nel film Fermo con le mani! del 1937, diretto da Gero Zambuto, la produzione decise di vestirla e pettinarla come la Temple, di cui la Bonansea divenne in seguito la doppiatrice italiana ufficiale. Frequenti sono state, negli anni trenta, le partecipazioni a programmi radiofonici dell'EIAR, sia come ospite che come attrice interprete di parti infantili e, da adulta, nelle commedie e radiodrammi della Rai sino ai primi anni sessanta. Ha lavorato anche in teatro, recitando nel 1940 in una commedia di Thornton Wilder, con la regia di Gerardo Guerrieri. Nella stagione radiofonica 1942-1943 ha fatto parte del cast della popolare trasmissione settimanale Terziglio, che proponeva un diverso tema di costume ad ogni puntata; tra gli autori figuravano Federico Fellini, Marcello Marchesi, Nicola Manzari, Edoardo Anton, Dino Falconi, e tra gli attori Giulietta Masina, Mario Riva, Nunzio Filogamo, Rocco D'Assunta. Dopo aver esordito nel doppiaggio nel 1932 agli studi Paramount di Saint-Maurice, dalla metà degli anni trenta ha doppiato, con la CDC, numerose famose attrici, fra cui la già citata Shirley Temple, June Allyson, Jean Simmons, Jane Powell, Marilyn Monroe, Judy Garland (ne Il mago di Oz). Ha terminato la sua professione di doppiatrice nel 2009, quando si è ritirata dopo ben 77 anni d'attività (è stata in assoluto la doppiatrice italiana dalla carriera più longeva). Il suo ultimo doppiaggio è stato quello di Betty White nel ruolo di Ann Douglas nella soap opera Beautiful.
È morta il 10 febbraio 2019 a Roma, all’età di 92 anni.

La lucina è nella zucca,


La lucina è nella zucca,
sempre accesa e proprio buffa,
nella notte della paura
c’è una strega tutta scura;
salta fuori anche il vampiro
che ti toglie pure il respiro,
ma non voltarti arriva il fantasma
ad Halloween è tutto un marasma!
Web.

Barzelletta




Nel cimitero è notte fonda, un gruppo di scheletri stanno giocando a carte.
L'atmosfera e spettrale ma un tratto uno dei quattro
si alza in piedi ed esclama esultante: "Poker d'ossi".

La vera storia di Halloween


Il popolo dei Celti, che viveva in Irlanda, alla fine di ottobre celebrava l'arrivo dell'inverno con una festa chiamata "All Hallow even", cioè la vigilia di tutti i Santi. Si accendevano fuochi attorno ai quali tutti danzavano, indossando maschere per spaventare le streghe.In ricordo di quell'antica festa, ancora oggi si festeggia Halloween la notte del 31 ottobre; in questa notte i bambini solitamente si mascherano e bussano alle porte delle case, dicendo: "Trick or treat", cioè "dolcetto o scherzetto". Chi apre la porta offre loro biscotti e caramelle. Il giorno dopo Halloween è Ognissanti, cioè la festa di tutti i Santi. Simbolo di Halloween sono le zucche con dentro una candela: la loro luce serve a tenere lontani gli spiriti della notte. Dal 1800, quando gli immigranti Irlandesi e Scozzesi portarono le loro tradizioni di Halloween nel Nord America, la festività si è evoluta enormemente. Le celebrazioni collegate alle feste do Ognissanti e Il Giorno dei Morti (All Saints' Day e All Souls' Day in ingelse) sono diventate marginali, per lasciare il posto a celebrazioni pagane all'insegna del divertimento collettivo. Praticamente tutti partecipano all'evento negli USA e in Canada, e chi non lo fa rischia dei piccolo atti vandalici ( il "treat", appunto). Anche molti adulti si travestono ed escono con i più piccoli, per accompagnarli e per divertirsi a loro volta. Durante tutto il mese di Ottobre ci sono moltisssime attività dedicate ad Halloween. Queste tradizioni conservano lo spirito di Samhain, pauroso e sovrannaturale. Gli Americani hanno poi aggiunto una buona dose di film dell'orrore, storie di fantsmi e riunioni attorno ad una Ouija board. Inoltre, biglietti e decorazioni sono importantissimi af Halloween.Questa festa è seconda solo al Natale per vendite e acquisti.

╠ Proverbio del giorno ╣


Il buon Amico nel mal si conosce.

LUCILLA Auguri !

 
Oggi 31 ottobre chi ha questo nome festeggia l'onomastico.
Diminutivo di Lucius tratto da lux e significa 'luce'.
L'onomastico viene festeggiato il 31 ottobre in memoria di Santa Lucilla vergine, martire a Roma con suo padre, il beato diacono Nemesio.
Caratteristiche: persona che trasmette gioia e simpatia, ha un animo vivace, un carattere aperto e una curiosità sconfinata; è l'amica ideale, che sostiene nel momento del bisogno, ma che non nega mai un rimprovero quando necessario.
Significato: luce, lucente e luminosa
Onomastico: 31 ottobre(santa Lucilla di Roma)
Origine: Latina
Segno corrispondente: Bilancia
Numero fortunato: 6
Colore: Violetto
Pietra: Amatista
Metallo: Argento
Varianti femminili: Lucia
Varianti maschili: Lucillo, Lucio
Varianti estere / Femminili: Lucille, Lucile (inglese); Lucille (francese); Lucila (spagnolo)

31 ottobre Santa Lucilla di Roma




Vergine e martire
Etimologia: Lucilla = luminosa, splendente, dal latino

Emblema: Palma

Lucilla è il graziosissimo diminutivo di Lucia; quale vergine e martire del III secolo viene ricordata dal calendario il 31 ottobre.
Poco di documentale intorno a S. Lucilla, ma molto di simbolico con uno stretto legame tra luce e fede che illumina. Il racconto, lontano e leggendario, vuole che ai tempi della persecuzione di Valeriano nel 257 il tribuno Nemesio abbia chiesto e ottenuto dal Pontefice il battesimo per sé e per la figlia Lucilla. Questa, cieca dalla nascita, avrebbe poco dopo la cerimonia recuperato immediatamente la vista.La nuova fede e il miracolo ottenuto dalla figlia rese il tribuno romano sordo alle esortazioni dell'imperatore che esigeva il suo ritorno sollecito alla vecchia religione. Per il reiterato rifiuto, padre e figlia furono condannati a morte e martirizzati l'uno tra la via Appia e la via Latina e l'altra sulla via Appia nei pressi del tempio di Marte. I loro corpi furono sotterrati ed esumati diverse volte e, secondo alcune interpretazioni, le ripetute traslazioni avrebbero avuto e manterrebbero il significato simbolico di scintilla luminosa e santa che segna nel mondo l'itinerario tironfale del Cristianesimo. A noi basta pensare al padre S. Nemesio e alla figlia S. Lucilla quale fiaccole di carità reciproca e di testimonianza convinta, poste nelle realtà della fede e nella poesia incerta delle ombre di ogni giorno.

Autore:
Mario Benatti

Ciao OTTOBRE!



Ciao,Ottobre!Che voglia di sole,
di giorni allegri e di battiti d'ali.
Ci hai preparato un bel tappeto di foglie,
e dei tuoi frutti abbian tante voglie,
di grappoli d'uva con chicchi sugosi,
marroni freschi e saporosi.
Maglioni di lana,giacche pesanti,
in un batterd'occhio e siamo già ai Santi.
Ci lasci a Novembre e te ne vai,
ma non ti dispiace perchè tu sai,
che ci lasci ad un mese triste e nebbioso...
ti rimpiangeremo...e ne sei orgoglioso.
Sei stato buono! Davvero gentile,
che pensavamo di essere ad Aprile.
Ciao Ottobre riposa contento
e l'anno prossimo non portarci vento!
Portaci colori belli e brillanti!
E un arrivederci caloroso da tutti quanti!

Lucia. anni fa,,,,,,,,

Buon Hallowein


mercoledì 30 ottobre 2019

Solo in sogno.....



Il mio Amore è gioia,
dopo una notte di sogno
gli occhi stentano ad aprirsi.
Una falena mi tiene compagnia
riposando sulla mia spalla.
Apro  piano piano gli occhi,
la mente è già nel presente.
Sono sola...
il bel sogno svanisce.
Mi chiedo di cosa mi accontento
perchè solo in sogno posso averti.
Crudele è il giorno!
che distrugge i bei sogni.
Lucia

L’indifferenza



Un giorno, a un luminare della medicina, venne chiesto...
quale fosse la più grave malattia del secolo.
I presenti si aspettavano che dicesse il cancro o l’infarto. Grande fu lo stupore generale quando lo scienziato rispose: “L’indifferenza!”
Tutti allora si guardarono negli occhi e ognuno si accorse di essere gravemente ammalato. Infine gli domandarono quale ne fosse la cura. E lo scienziato disse: “Accorgersene! “
(dal web)

L’albero m’è penetrato nelle mani



L’albero m’è penetrato nelle mani,
La sua linfa m’è ascesa nelle braccia,
L’albero m’è cresciuto nel seno –
Profondo,
I rami spuntano da me come braccia.
Sei albero,
Sei muschio,
Sei violette trascorse dal vento –
Creatura – alta tanto – tu sei,
E tutto questo è follia al mondo.

Ezra Pound

Istrione


Nessuno mai osò scrivere questo,
ma io so come le anime dei grandi
talvolta dimorano in noi,
e in esse fusi non siamo che
il riflesso di queste anime.
Così son Dante per un po’ e sono
un certo Francois Villon, ladro poeta
o sono chi per santità nominare
farebbe blasfemo il mio nome;
un attimo e la fiamma muore.
Come nel centro nostro ardesse una sfera
trasparente oro fuso, il nostro ‘Io’
e in questa qualche forma s’infonde:
Cristo o Giovanni o il Fiorentino;
e poi che ogni forma imposta
radia il chiaro della sfera,
noi cessiamo dall’essere allora
e i maestri delle nostre anime perdurano.
Ezra Pound

Ezra Pound



Ezra Weston Loomis Pound
(Hailey, 30 ottobre 1885Venezia, 1º novembre 1972)
è stato un poeta, saggista e traduttore statunitense, che trascorse la maggior parte della sua vita in Italia.
Poeta tra i più grandi del Novecento, cresciuto all'interno di una famiglia di forte estrazione religiosa, l'enigmatico Ezra nasce nello stato dell'Idaho, stabilendosi fin da piccolo nei pressi di Filadelfia. Qui ha vissuto fino al suo trasferimento in età matura a Rapallo, nel 1929. Già nel 1898 aveva compiuto un viaggio in Europa con la famiglia, tornando folgorato ed entusiasta per le meraviglie elargite dal Bel Paese. Iscrittosi all'Università della Pennsylvania, studia le lingue romanze e scopre i poeti provenzali cui in seguito dedicherà numerosi studi e traduzioni. Nel 1906 ottiene una borsa di studio che gli permetterà di viaggiare nuovamente in Europa dove, oltre a tornare nuovamente nell'amata Italia, visita anche la Spagna. Tornato in America lo attende una sgradevole sorpresa: la borsa di studio non gli viene rinnovata. Dopo quattro mesi di insegnamento come docente di letteratura spagnola e francese in un'Università dell'Indiana, è invitato a dare la dimissioni perché il suo stile di vita è ritenuto troppo fuori dalle regole. Nel 1908 s'imbarca nuovamente per l'Europa con pochi dollari in tasca, una decisione dettata non solo dalla necessità ma anche da una precisa scelta di vita. Pound era dell'opinione che per dare il meglio fosse necessaria qualche restrizione e che per viaggiare dovesse stare tutto in non più di due valigie. Una volta giunto in Europa visita tutti i principali centri culturali: Londra, Parigi, Venezia. Finalmente pubblica anche i suoi primi libri di poesia. Ma al vulcanico Pound questo non basta. Conosce ed aiuta in tutti i modi artisti di tutti i settori, compresi i musicisti. Pound è anche un assimilatore innovoro. Nel 1913 la vedova del grande filologo Ernest Fenellosa gli affida i manoscritti del marito, stimolo principale per il suo approccio al cinese che lo porterà alla trasposizione di numerose liriche di quel lontano paese. Nel 1914 diventa segretario del poeta irlandese Yeats, altro gigante del Novecento e infaticabile sostenitore di James Joyce, e impone la pubblicazione delle prime poesie di Eliot. Intanto la sua attenzione poetica si concentra sull'elaborazione di quelli che diventeranno i leggendari "Cantos" (o "Canti pisani"). Nel 1925 si trasferisce da Parigi a Rapallo dove resterà stabilmente fino al 1945 dedicando le sue energie alla stesura dei "Cantos" e alle traduzioni di Confucio. Negli anni 1931 1932 intensifica gli studi economici e la sua polemica contro le manovre economiche internazionali. Nel 1941 il suo rimpatrio viene ostacolato ed è dunque costretto a rimanere in Italia, dove fra l'altro tiene una celeberrima serie di discorsi alla radio, riprendendo spesso il tema di conferenze già svolte alla Bocconi di Milano nelle quali insiste sulla natura economica delle guerre. Com'era prevedibile nel clima infuocato di quello scorcio di secolo, quei discorsi venivano apprezzati da alcuni mentre altri li osteggiavano. Il 3 maggio del 1945 due partigiani lo prelevano per conurlo al comando alleato e da lì, dopo due settimane di interrogatori, viene trasferito a Pisa nelle mani della polizia militare. Per tre settimane è rinchiuso in una gabbia di ferro, esposto al sole di giorno e agli accecanti riflettori di notte. Trasferito poi sotto una tenda, gli viene concesso di scrivere. Finisce di comporre i "Canti Pisani". Viene trasferito a Washington e dichiarato traditore; viene richiesta per lui la pena di morte. Al processo viene dichiarato infermo di mente e rinchiuso per dodici anni nel manicomio criminale di Saint Elizabeth. Incominciano a circolare petizioni da parte di scrittori ed artisti da tutte le parti del mondo e si fanno sempre più insistenti le proteste contro la sua detenzione. Nel 1958 viene liberato, si rifugia presso la figlia a Merano. In tutto il mondo si moltiplicano le edizioni dei suoi "Cantos" e partecipa invitato a numerose attività artistiche e letterarie, mostre, convegni a livello internazionale, accolto con tutti gli onori. Ezra Pound muore nell'adorata Venezia dove è tuttoggi sepolto.

Luisa Spagnoli


nata Sargentini
(Perugia, 30 ottobre 1877Parigi, 21 settembre 1935),
è stata un'imprenditrice italiana,
nota soprattutto per l'ideazione del Bacio Perugina e per la catena di negozi d'abbigliamento che porta il suo nome. Figlia di Pasquale, pescivendolo, e di Maria, casalinga. Sposatasi, poco più che ventunenne, con Annibale Spagnoli, rileva con il marito una drogheria, all'interno della quale si inizia a produrre confetti. Nel 1907 gli Spagnoli aprono, insieme con Francesco Buitoni, una azienda di piccole dimensioni, con una quindicina di dipendenti, nel centro storico della città umbra: è la Perugina. La fabbrica viene gestita unicamente da Luisa e dai suoi figli, Aldo e Mario, allo scoppiare della Prima Guerra Mondiale; quando il conflitto termina, la Perugina ha più di cento dipendenti, ed è una fabbrica di successo. A causa di attriti interni, Annibale abbandona l'azienda nel 1923: è in questo periodo che Luisa inizia una storia d'amore con Giovanni, figlio del socio Francesco Buitoni, più giovane di lei di quattordici anni. Il legame tra i due si sviluppa in maniera profonda ma estremamente cortese: le testimonianze in proposito sono poche, anche perché i due non vanno mai a convivere. Luisa, entrata nel frattempo nel consiglio d'amministrazione dell'azienda, si dedica all'ideazione e alla realizzazione di strutture sociali finalizzate a migliorare la qualità della vita dei dipendenti; poi, poco dopo aver fondato l'asilo nido dello stabilimento di Fontivegge (stabilimento ritenuto, nel settore dolciario, il più avanzato nell'intero continente europeo), dà vita al "Bacio Perugina", il cioccolatino destinato a entrare nella storia. L'idea nasce dall'intenzione di impastare i resti di nocciola derivanti dalla lavorazione dei cioccolatini con altro cioccolato: il risultato è un nuovo cioccolatino con una conformazione piuttosto strana, con al centro una nocciola intera. Il nome iniziale è "Cazzotto", perché il cioccolatino richiama alla mente l'immagine di un pugno chiuso, ma Luisa viene convinta da un'amica a cambiare quella denominazione, troppo aggressiva: molto meglio tentare di conquistare i clienti con un "Bacio". Nel frattempo, Luisa si dedica anche all'allevamento del pollame e dei conigli d'angora, attività iniziata al termine del primo conflitto mondiale: i conigli vengono pettinati, non tosati e tantomeno uccisi, al fine di ottenere la lana d'angora per i filati. E così nel giro di breve tempo vede la luce l'Angora Spagnoli, situata nel sobborgo di Santa Lucia, dove si creano indumenti alla moda, boleri e scialli. Il successo non tarda ad arrivare (complice una segnalazione anche alla Fiera di Milano), e così gli sforzi si intensificano: ben ottomila allevatori spediscono il pelo ottenuto da circa 250mila conigli a Perugia via posta, in modo che possa essere trattato e utilizzato. Luisa muore all'età di 58 anni, a causa di un tumore alla gola che l'aveva indotta a spostarsi a Parigi per provare a ricevere le migliori cure possibili. Gli anni Quaranta regaleranno agli Spagnoli numerose soddisfazioni, così come ai loro dipendenti, che potranno contare addirittura su una piscina nello stabilimento di Santa Lucia e su regali di valore per le vacanze di Natale, ma anche su feste, casette a schiera, partite di calcio, balli e nursery per i figli. Ma Luisa non potrà mai vedere tutto ciò. L'azienda creata da Luisa diventerà, dopo la morte della fondatrice, un'attività industriale a tutti gli effetti, e sarà accompagnata dalla creazione della "Città dell'angora", uno stabilimento attorno al quale sorgerà una comunità autosufficiente, e il parco giochi della "Città della Domenica", chiamato in principio "Spagnolia".

Se in autunno


Se in autunno tu venissi da me
caccerei l'estate
un po' sorridente-un po' irritata-
come la massaia scaccia una mosca.


Se potessi rivederti tra un anno
farei tanti gomitoli dei mesi-
li metterei in cassetti separati
per paura che i numeri si confondano

Se l'attesa fosse soltanto di secoli
li conterei sulla mano
sottraendo finché non mi cadessero
le dita nel paese di Van Dieman.

E se fossi certa che finita questa vita
la mia e la tua continueranno a vivere
getterei la mia come una buccia
e sceglierei con te l'eternità.

Ma ora-incerta sulla durata del tempo-
che ci separa, la cosa m'inquieta, come l'ape folletto,
che non avverte quando pungerà.

Emily Dickinson


Da Pietro ad oggi quanti Papi si sono susseguiti?


Papa è il titolo col quale viene chiamato il Vescovo di Roma, Vicario di Cristo, successore di Pietro, capo visibile di tutta la Chiesa.
Il termine deriva dal greco pappas, poi, papas; latino, papa. In origine era il vezzeggiativo con cui un bimbo chiamava il "padre". Nei primi secoli del cristianesimo questo appellativo fu applicato a tutti i sacerdoti e ai vescovi. Verso la fine del IV secolo diviene il titolo specifico del vescovo di Roma e nell'VIII si consolida come suo titolo esclusivo; comincia anche a comparire l'espressione di Summus Pontifex (Sommo Pontefice) sino a quel momento riservato solo a Cristo; il concetto di Vicario di Cristo è invece del XIII secolo. l Papa, Vescovo di Roma e successore di San Pietro, che Gesù ha costituito pastore di tutto il suo gregge e a cui ha affidato le chiavi della sua Chiesa , "è il perpetuo e visibile principio e fondamento dell'unità sia dei vescovi sia della moltitudine dei fedeli". Da San Pietro 33 c. 67 c. al 537 nei primi secoli, per i successori di Pietro, la canonizzazione era quasi automatica. Anche per questo c'era l'abitudine di rivolgersi al pontefice come "Sua Santità". La procedura di canoninazzazione registra una svolta con Urbano II. Si trasforma in un vero e proprio processo, con tanti testimoni. E la liturgia si arricchische in modo sempre nuovo. In un libro liturgico dell'VIII secolo figurano dodici vescovi di Roma succeduti a san Pietro. In un altro martirologio di origine romana, sempre di quel periodo, i papi santi sono ben 71. Più di due secoli dopo, nel calendario liturgico della basilica di San Giovanni in Laterano furono aggiunti 25 papi 'santi'. Il Nimero dei Papi sempre da san pietro a Papa Francesco è di 266.

I dodici mesi

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Quando ero giovane

 
Quando ero giovane ero un rivoluzionario e tutte le mie preghiere a Dio erano: Signore dammi la forza di cambiare il mondo. Quando ero ormai vicino alla mezza età e mi resi conto che metà della mia vita era ormai passata senza che avessi cambiata una sola anima, cambiai la mia preghiera dicendo: Signore fammi la grazia di cambiare tutti quelli che sono in contatto con me: amici, famiglia... e sarò contento. Ora che sono vecchio e i miei giorni sono contati, comincio a capire quanto sono stato sciocco. La mia sola preghiera ora è: Signore fammi la grazia di cambiare me stesso. Se avessi pregato per questo fin dall'inizio non avrei sprecato tutta la mia vita.Tutti pensano di cambiare l'umanità. Quasi nessuno pensa di cambiare se stesso."
Sufi Bayazid da Antony de Mello: Il Canto degli Uccelli

GERMANO.


Deriva dal latino e significa 'fratello'. Germano festeggia l'onomastico il 31 luglio in ricordo di San Germano vescovo, nato ad Auxerre e morto a Ravenna nel 448. E' patrono dei bambini e lo si invoca contro le malattie dell'infanzia. Germana invece festeggia l'onomastico il 15 giugno in memoria della Santa Germana Cousin, vergine dei Pibrac presso Tolosa, patrona dei pastori. Viene invocata quando vi è pericolo di perdere la vista.
Caratteristiche: è un sognatore, uno che si accontenta difficilmente e che cambia costantemente l'oggetto dei propri interessi; la sua compagnia è piacevole, ma stargli dietro è praticamente impossibile!

Significato: fratello della Germania
Onomastico: 31 luglio
Origine: Latina
Segno corrispondente: Acquario
Numero fortunato: 4
Colore: Giallo
Pietra: Topazio
Metallo: Rame

30 ottobre San Germano di Capua



Vescovo
Capua, V secolo - † 30 ottobre 541
Di san Germano esiste una vasta bibliografia che parla di lui, ma soprattutto della sua opera di vescovo. Nel mentre una ‘Vita’ anteriore all’873-74, scritta quindi più di tre secoli dopo la sua esistenza, dà del santo poche notizie generali. Egli nacque a Capua nel V secolo, figlio di Amanzio e Giuliana, illustri cittadini della storica città; alla morte del padre, Germano ereditò l’ingente patrimonio e con il consenso della madre vendette tutto e diede il ricavato ai poveri. Così poté dedicarsi più liberamente alla vita spirituale, a cui si sentiva chiamato, con sante letture, preghiere, ortificazioni. Nel 519 ca. essendo morto il vescovo di Capua Alessandro, fu designato a succedergli secondo le modalità dell’epoca, cioè eletto dal clero e dal popolo; dopo aver resistito per umiltà, alla fine accettò la carica. Il “Liber Pontificalis” aggiunge altre notizie sicure; il papa s. Ormisda (514-523) dopo che erano falliti i tentativi dei suoi predecessori e con l’infelice risultato di due sue legazioni, pensò di riuscire a portare a termine lo scisma acaciano in Oriente, quando divenne imperatore Giustino I nel 518. Lo scisma ebbe origine dal nome del patriarca di Costantinopoli Acacio († 489), il quale per porre termine alle controversie tra cattolici e monofisiti, accordatosi con quest’ultimi, suggerì all’imperatore Zenone di Bisanzio di promulgare nel 482, l’“Enòtico”, formula di unione dei due pensieri religiosi; la formula diretta a tutto l’impero non risolvendo alcuni punti teologici delicati, alla fine non soddisfece nessuno. Il papa Felice III depose e scomunicò Acacio nel 484, iniziando così lo scisma cosiddetto ‘acaciano’, durato 35 anni Lo scisma che dal 484 aveva separato da Roma la Chiesa d’Oriente, provocò anche il concetto di indipendenza dal Sommo Pontefice, il quale rivendicava il diritto pontificio a definire in materia di fede e di disciplina. L’imperatore Giustino I, già dai primi giorni dalla sua elezione, insieme ad altri personaggi influenti della sua corte bizantina, come il nipote Giustiniano e il patriarca Giovanni, chiesero al papa di inviare una legazione a ristabilire la pace fra le due Chiese. E così nel gennaio del 519 papa Ormisda d’accordo con Teodorico, che regnava in Italia con sede in Ravenna, inviò la sua terza legazione guidata dal vescovo di Capua Germano, e composta inoltre da un altro vescovo di nome Giovanni, dal diacono romano Felice, dal celebre Dioscoro, diacono alessandrino ma residente a Roma, dal prete romano Blando e dal notaio ecclesiastico Pietro. La guida di questa importante missione, rivela la stima che si aveva nella dottrina, saggezza e virtù di Germano. Essi furono accolti trionfalmente a Costantinopoli e ricevuti in solenne udienza dall’imperatore; letto il celebre ‘libellus’ di papa s. Ormisda, dopo breve contraddittorio condotto sapientemente dai delegati, alla fine i vescovi presenti convennero con le tesi pontificie e così il giovedì santo del 519, anche il patriarca Giovanni accettò la formula del papa. La pace nella Chiesa era stata raggiunta e lo scisma rientrato, fra l’esultanza generale e recandosi tutti in chiesa per il canto del ringraziamento a Dio. I Legati pontifici rimasero a Bisanzio più di un anno, per consolidare il risultato della conciliazione, anche nelle altre Chiese Orientali e per superare ulteriori contrasti dovuti ad irrequieti monaci sciti. Verso il 10 luglio del 520 essi ripresero la via del ritorno. S. Gregorio Magno nei suoi ‘Dialoghi’ racconta due episodi che riguardano s. Germano, il primo è che l’anima del diacono romano Pascasio, sarebbe apparsa a Germano nelle Terme di Agnano (NA) e che per le sue preghiere, sarebbe stata liberata dalle pene del Purgatorio. Il secondo episodio invece racconta, che s. Benedetto, mentre era in contemplazione a Montecassino, ebbe la visione dell’anima di s. Germano che saliva al cielo, trasportata dagli angeli e in un globo di fuoco; il santo patriarca allietato da tanta gloria del vicino vescovo di Capua, mandò persone fidate a chiedere di lui, ricevendo la notizia che nel momento stesso della visione, Germano moriva; era il 30 ottobre del 541. Germano fu sicuramente amico di s. Benedetto, come lo fu di s. Sabino vescovo di Canosa e del papa s. Giovanni I. Inizialmente Germano fu sepolto in Capua Vetere, nella chiesa di S. Stefano, dove lui stesso aveva fatto collocare le reliquie del santo protomartire e in questa chiesa, edificata dall’imperatore Costantino, s. Germano fu a lungo venerato. Poi costruita la nuova città, il suo corpo fu trasferito in essa. Nell’866 l’imperatore Ludovico II venne in Italia e dimorò per circa un anno a Capua e quando ripartì, portò con sé il corpo di s. Germano; poi passando per la città fondata dall’abate Bertario ai piedi di Montecassino, con il nome di Eulogimenopoli, egli vi lasciò parte delle reliquie di s. Germano; per la presenza di queste reliquie e per la venerazione che si era instaurata, la città si chiamò poi S. Germano, nome rimasto fino al 1863, quando fu mutato in quello più antico di Cassino. Nel suo viaggio di ritorno in Germania, Ludovico II lasciò altre reliquie del santo vescovo a Piacenza, dove da secoli sono venerate nella cripta della celebre chiesa di S. Sisto. E proprio da Piacenza nel 1846, l’abate di Montecassino Frisari, ottenne per la città di Cassino alcune reliquie di s. Germano, perché il dito del santo, che era l’unica reliquia superstite nel tempo, era andata persa durante i saccheggi dei francesi alla fine del secolo XVIII. Il culto per s. Germano, vescovo di Capua, è bene specificarlo, perché di santi o martiri con questo nome ve ne sono una trentina, senza contare i personaggi moderni; pur essendo presente in altre zone anche fuori d’Italia, è soprattutto attestato nelle zone di Capua e Cassino e di qualche parrocchia è pure il santo titolare. La sua festa è celebrata con particolare onore nell’Abbazia di Montecassino e soprattutto a Cassino dove è ancora speciale patrono.
Purtroppo tante opere d’arte che lo raffiguravano nella chiesa di Cassino, sono andate distrutte insieme alle reliquie, durante il disastroso bombardamento del 1944.

Autore:
Antonio Borrelli

╠ Proverbio del giorno ╣


Autunno


lo canto te, o grave autunno:
con la tua frutta squisita,
che pende dai rami brulla
come una felicità compìta;
le monotone piogge
che rigano le gote dei pallidi vetri
e intirizziscono l'anime;
le implacabiLi nebbie
che sfuman come un inodoro incenso
e restringono attorno a noi il mondo,
ed i nobili corvi
sempre vestiti a lutto stretto;
i poveri campo santi,
pieni di corone variopinte,
tristi girandole di fiori sulle tombe.
Senza rimpianti cadono le foglie.
Sonnecchia il sole
sulle deserte soglie.
Ma perché il cuore si duole?
Perché l'anima si rattrista?
Corrado Govoni.

martedì 29 ottobre 2019

Abbraccio



Quanti significati sono celati dietro un abbraccio?
Che cos'è un abbraccio se non comunicare, condividere e infondere qualcosa di sé ad un'altra persona?
Un abbraccio è esprimere la propria esistenza a chi ci sta accanto, qualsiasi cosa accada, nella gioia che nel dolore. Esistono molti tipi di abbracci, ma i più veri ed i più profondi sono quelli che trasmettono i nostri sentimenti.
A volte un abbraccio, quando il respiro e il battito del cuore diventano tutt'uno, fissa quell'istante magico nell'eterno. 
Altre volte ancora un abbraccio, se silenzioso, fa vibrare l'anima e rivela ciò che ancora non si sa o si ha paura di sapere.
Ma il più delle volte un abbraccio è staccare un pezzettino di sé per donarlo all'altro affinché possa continuare il proprio cammino meno solo.

P. Neruda

La felicità


PERITARSI.


 
Leggendo un libro semplice  e del passato, mi sono imbattuta nella parola PERITARSI.
Io conosco molto bene questa parola che adesso non si usa più.
Il significato anche se non vado nel vocabolario significa= Riguardarsi , avere educazione, non approfittare.
Metto comunque la definizione giusta

peritarsi

[pe-ri-tàr-si] v.rifl. (mi pèrito ecc.) [sogg-v-prep.arg]
  • Esitare a fare qlco., non osare; è usato più spesso in frasi negative e con l'arg. espresso da frase (introd. da a o di): non mi perito a disturbarlo, di telefonargli a casa
  • sec. XIV
    Mentre l'ho letta mi è giunta alla mente una vecchia signora Fiorentina che abitava accanto a me almeno 40 fa. Mi ricordo siccome io cucivo in casa ( facevo la sarta) veniva nel pomeriggio   a rammendare qualcosa per passare un po' di tempo con me e mia mamma. Ricordo molto bene che arrivava con i calzini del figlio e l'uovo di legno per rammendarli,  e quanti punti gli dava.....
    A volte  quando andavo ad aprirle  le dicevo:- Signora Braschi! com'è venuta tardi oggi!
     E lei sempre molto gentile mi rispondeva:- mi sono PERITATA perchè pensavo che il bambino dormisse..
    Cara Signora Braschi , grazie di aver fatto un percorso di una quindicina di anni con me ,  mi ha insegnato molte cose a parte questa parola che lei diceva spesso e che oggi è sparita del tutto insieme a gran parte dell'educazione.

Un giorno di vacanza



Oh, come tutto era bello allora, e importante!
Il cielo turchino con le nuvole bianche,
la via maestra piena di polvere e di sole,
il campanile grigio che traspariva
tra le robinie altissime fiorite,
il prato con le margherite,
il rombo del treno sul Po,
il canto del rigògolo lontano
come un fischio d’intesa ripetuto invano.
Il giorno di vacanza era aspettato
come l’arrivo della più grande felicità;
nessun piacere superava quello d’andare
a suonar le campane con gli amici,
di tenersi stretti alle corde
e sentirsi tirare in su,
nella camera oscura del campanile,
dalla campana che rintoccava lassù,
più alto delle nuvole, invisibile come l’allodola;
o di tirare il mantice affumicato
dal fabbro ferraio che, ansando,
batteva in cadenza col garzone,
con la mazza pesante
sul ferro lampeggiante dell’incudine.
Si andava a cogliere more,
le più nere e saporite,
intorno al roseo muro del cimitero…
 
 Corrado Govoni

La pioggia è il tuo vestito


La pioggia è il tuo vestito.
Il fango è le tue scarpe.
La tua pezzuola è il vento
.

Ma il sole è il tuo sorriso e la tua bocca
e la notte dei fieni i tuoi capelli.
Ma il tuo sorriso e la tua calda pelle
è il fuoco della terra e delle stelle
C.Govoni

Se vai.......