domenica 30 luglio 2023

Carlo Mazzarella

 


(Genova, 30 luglio 1919 – Roma, 7 marzo 1993) 

è stato un attore, giornalista e showman italianoFrequentò l'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica nella stessa classe di Vittorio Gassman, ma la sua carriera di attore si esaurì nell'interpretazione di qualche ruolo secondario (non amava, tra l'altro, che gli venissero ricordate le sue partecipazioni ad alcuni film di Totò). Di questa esperienza conservò la straordinaria capacità di parlare al pubblico, che rivelò di possedere nella sua professione di telecronista, metà giornalista e metà showman come fu definito. Nel 1964 realizzò un servizio speciale per la TV dal titolo Viaggio tra i negri d'America, per il quale venne insignito della "Medusa d'oro" al V "Premio dei Colli" per l'inchiesta filmata. Il servizio, oltre che per l'attualità dei contenuti e l'impegno sociale, si distingueva per lo stile giornalisticamente vivace e immediato, adatto al grande pubblico.Celebre per i suoi reportage dall'Oriente e dagli USA, per il suo sottile umorismo e per essere l'inventore di soprannomi affibbiati ai personaggi televisivi, Mazzarella amava discorrere con il suo pubblico in modo spigliato e mostrò a lungo nelle rubriche da lui curate la domenica per il TG2 delle 13.00.

Maria Anna Mozart




(Salisburgo, 30 luglio 1751 – 29 ottobre 1829)
è stata una pianista austriaca.
Era la sorella maggiore di Wolfgang Amadeus Mozart, figlia di Leopold Mozart e di Anna Maria Pertl. In famiglia la chiamavano "Nannerl" e con questo vezzeggiativo è passata alla storia. Come suo fratello, Nannerl Mozart rivelò un precoce talento musicale: da bambina si esibiva al suo fianco, al clavicembalo e al fortepiano, durante le tournées organizzate dal padre. Avendo riscontrato le straordinarie qualità dei suoi figli, infatti, Leopold Mozart li portò fin da piccoli a suonare in molte città europee, tra le quali Vienna e Parigi. Durante questi viaggi, sia Wolfgang che Nannerl si ammalarono gravemente a più riprese, anche di malattie mortali come il vaiolo e il tifo e Nannerl sopravvisse anche alla tisi, che contrasse alcuni anni dopo. La sorella di Mozart divenne un'eccellente pianista e un'insegnante di musica molto apprezzata. Wolfgang aveva un'alta opinione del suo talento e della sua competenza, e le sottoponeva d'abitudine le proprie partiture per averne un parere; compose inoltre alcuni pezzi per pianoforte a quattro mani per suonarli in coppia con lei. La incoraggiò a comporre musica, attività nella quale evidentemente Nannerl aveva provato a cimentarsi. Evidentemente però Nannerl non seguì il consiglio del fratello, e se anche lo seguì, della sua musica non è rimasta traccia. Nessuna sua composizione è stata conservata e anche quel misterioso Lied si è perso chissà dove. Nannerl Mozart sposò nel 1784 il Barone Johann Baptist von Berchtold zu Sonnenburg e si trasferì con lui a Sankt Gilgen, un villaggio a 6 ore di carrozza da Salisburgo. Ebbe un figlio maschio, Leopoldl e due femmine, Jeanette e Marie Babette. Dovette rallentare le attività musicali e divenne una madre di famiglia, occupandosi dei propri figli e anche di quelli del marito, nati da ben due precedenti matrimoni. Con tutta probabilità, Nannerl era d'accordo con suo padre nel giudicare Constanze Weber, la donna che Mozart scelse di sposare, inadatta a lui e comunque di estrazione sociale troppo bassa; e questo contribuì a raffreddare i suoi rapporti col fratello. Col passare degli anni, infatti, i loro contatti si diradarono gradualmente, fino a interrompersi del tutto dopo la morte del padre (1787), quando ebbero insanabili dissapori ereditari. In seguito alla prematura scomparsa di Wolfgang Amadeus (1791), però, Nannerl diede un contributo di notevole importanza alla promozione della sua figura di musicista, collaborando con i suoi biografi, autenticando le sue composizioni e incentivandone la pubblicazione. Rimasta vedova nel 1801, Nannerl tornò a Salisburgo e riprese alacremente l'insegnamento del pianoforte. Morì quasi ottantenne e negli ultimi anni della sua vita ebbe la consolazione di instaurare un rapporto affettuoso, materno, con suo nipote Franz Xaver Wolfgang Mozart, uno dei due figli di Amadeus. Oggi riposa A Salisburgo, nel cimitero della Peterskircke, accanto a Johann Michael Haydn, il fratello di Franz Joseph Haydn, a sua volta musicista e compositore.


 

domenica 23 luglio 2023

Gorni Kramer

  
Per via del nome dal suono esotico, una parte del pubblico italiano ha a lungo creduto che Gorni Kramer fosse straniero, o che quello fosse solo uno pseudonimo di fantasia. In realtà il maestro si chiamava proprio così all'anagrafe: Gorni era il cognome, e Francesco Kramer erano i nomi, quest'ultimo scelto dal padre in omaggio al ciclista Frank Kramer, campione del mondo su pista nel 1912. Semplicemente invertendo nome e cognome, Kramer Gorni diventò Gorni Kramer. Gorni Kramer si avvicinò alla musica sin dalla prima infanzia, grazie al padre musicista. Il primo strumento che imparò a suonare fu la fisarmonica, con cui iniziò ad esibirsi ancora bambino nell'orchestra paterna. Nel 1930 si diplomò in contrabbasso al Conservatorio di Parma. Nei primi tempi lavorò come musicista in diverse orchestre da ballo, poi nel 1933, appena ventenne, costituì un suo gruppo con cui suonare il jazz. Il nuovo genere musicale americano era vietato dal regime fascista, ma Gorni Kramer aveva potuto conoscerlo grazie ad amici orchestrali che lavoravano sui transatlantici che collegavano l'Europa e l'America. A partire dalla metà degli anni trenta Gorni Kramer si affermò anche come autore di canzoni. Sua è la musica di Crapa pelada su testo di Tata Giacobetti, portata al successo nel 1936 da Alberto Rabagliati. Nel 1939 compose Pippo non lo sa, uno dei pezzi più famosi del Trio Lescano. Durante la Seconda guerra mondiale, il maestro collaborò con il cantante Natalino Otto, Kramer fu l'autore di Ho un sassolino nella scarpa, uno dei grandi successi di Natalino Otto. In quegli anni cominciò anche il lungo sodalizio con il Quartetto Cetra, per cui scrisse pezzi famosissimi come Nella vecchia fattoria, In un palco della Scala, Donna, Concertino. Nel 1949 Gorni Kramer incontrò Garinei e Giovannini, e cominciò a comporre musiche per commedie musicaliTeresa e Laura, le figlie, che l' avevano reso nonno e bisnonno, rappresentate nei teatri di tutto il mondo. Fu la sua attività principale per i successivi dieci anni; tra le produzioni di maggior successo ricordiamo Gran Baldoria, Attanasio cavallo vanesio, Alvaro piuttosto corsaro, Tobia candida spia, Un paio d'ali. Da questi spettacoli vennero tratte canzoni celebri come Un bacio a mezzanotte, Non so dir ti voglio bene, Le gocce cadono, Chèrie, Simpatica. Gorni Kramer lanciò, tra gli altri, Tony Renis. Il debutto televisivo avvenne nel 1954 con Nati per la Musica, assieme a Lelio Luttazzi, ma uno dei più grandi successi degli esordi è sicuramente Il Musichiere di Mario Riva, programma del 1957 di cui Kramer firmò la sigla Domenica è sempre domenica. Seguirono numerosi altri programmi: Buone vacanze, Giardino d'inverno, L'amico del giaguaro, Leggerissimo Studio Uno. Verso la metà degli anni sessanta Gorni Kramer si ritirò progressivamente dalle scene, ma continuò a lavorare in ambito musicale come editore e autore per la televisione, partecipando saltuariamente come ospite. E' morto a 82 anni, stroncato da infarto.Ne danno il triste annuncio  e figlie, Teresa e Laura, che l' avevano reso nonno e bisnonno.

Mario Pasi

 
nome di battaglia "Alberto Montagna"
(Ravenna, 21 luglio 1913Belluno, 10 marzo 1945),
è stato un medico e partigiano italiano,
medaglia d'oro al valor militare alla memoria

Promotore del movimento antifascista tra i giovani intellettuali durante la dittatura, conseguì la laurea in medicina e chirurgia all'Università di Bologna nel 1936. Chiamato alle armi nel 1940 venne inviato sul fronte occidentale e successivamente in Albania. Rientrato in patria per motivi di salute, dichiarato inabile al servizio, riprese la sua attività di medico operando presso l'ospedale di Trento. Nelle settimane immediatamente successive all'Armistizio entrò a far parte della Resistenza bellunese con il nome di Alberto Montagna nel Nucleo partigiano "Luigi Boscarin"/"Tino Ferdiani", e successivamente commissario politico del Battaglione "Mazzini", dipendente dalla Divisione garibaldina "Nino Nannetti", il 22 novembre fu nominato commissario del Comando unico di zona del CLN bellunese. Catturato nel dicembre 1944 dalle SS tedesche, torturato e seviziato per quattro mesi e ridotto in fin di vita dal famigerato tenente Georg Karl, comandante della Sezione Gestapo di Belluno, rifiutò sempre di fornire informazioni finché - quale rappresaglia per l'uccisione di tre soldati - venne impiccato assieme ad altri nove compagni al Bosco delle Castagne, sulle colline sopra la città di Belluno, il 10 marzo 1945. Il luogo dell'impiccagiano è un parco storico che conserva la memoria di quei tragici eventi

  « Basta con la gente
che chiede al destino la grazia di un giorno,
un giorno, un altro, un altro ancora,
tutto di guadagnato,
basta con questi tipi.
Voglio conoscere qualcuno
che adatti a se stesso la ruota,
che non ovatti di cibo il suo sogno
(ché siamo due, noi e il destino, e non è detto
che non si possa vincere).
Se voglio questo,
io sono uomo
(se dentro mi guardo, dico
"Tante cose vorrei, ma, insomma,
vorrei esser felice"). »
 
(Mario Pasi)
 

Giuseppe La Farina

Letterato e storico, collaborò con le Effemeridi Letterarie Messinesi. Fondatore e redattore di numerosi giornali, fu autore di opere storiche e politiche, geografiche (L’Italia nei suoi monumenti; Messina e i suoi monumenti) e letterarie. Nel 1848 condusse la Legione Universitaria della Sicilia contro i Borboni e fu deputato di Messina al parlamento siciliano dal 1848 al 1849 ed incaricato come diplomatico di offrire la corona siciliana al Duca di Genova. Nel Veneto fronteggiò gli austriaci nel 1849 quale consigliere del re sabaudo. Emigrato dapprima in Francia, verso la fine del 1856 assieme a Daniele Manin  fondò la Società nazionale italiana, una associazione avente l'obiettivo di orientare l'opinione nazionale verso il Piemonte di Cavour. La Farina ebbe parte attiva alle annessioni del regno sabaudo e favorì la spedizione dei Mille in Sicilia. Eletto deputato al primo parlamento italiano, nello stesso 1860 fu nominato Consigliere di Stato, successivamente Ministro dell’istruzione, dei lavori pubblici dell’interno e della guerra. Tumulato a Torino, le sue ceneri furono trasferite a Messina nel 1872. A Firenze, sul lato nord del chiostro della Basilica di Santa Croce, è presente un monumento a lui dedicato riportante sul fronte la seguente iscrizione: "A Giuseppe La Farina - messinese - Amò il vero gli uomini la patria - patì dolori disinganni esili - operò con fede costante alle sorti nuove dell'Italia combattendo col braccio e coll'ingegno - soldato poeta istorico sostegno dell'italica gloria moriva il 5 settembre 1863 di anni 47 - alle vegnenti generazioni esempio imitabile". A Messina è stato intitolato un liceo classico in suo onore.


mercoledì 19 luglio 2023

Buonanotte!!!!☆ ღ¸☆



"Scopri l'amore,
e fallo conoscere al mondo."
GANDHI
 

 

La vita è come un viaggio in treno...

 

La vita è come un viaggio in treno...
spesso si sale e si scende,
ci sono incidenti,
a qualche fermata ci sono delle sorprese piacevoli,
e a qualcun’altra profonda tristezza.
Quando nasciamo e saliamo sul treno,
incontriamo persone,
in cui crediamo,
che ci accompagneranno durante tutto il nostro viaggio:
i nostri genitori.
Purtroppo, loro spesso scenderanno per primi in una stazione
e noi dobbiamo continuare il viaggio
senza il loro amore e senza compagnia.
Comunque salgono altre persone sul treno,
che per noi saranno molto importanti.
Sono i nostri fratelli e sorelle,
i nostri amici e tutte le persone meravigliose che amiamo.
Qualcuna di queste persone che sale,
considera il viaggio come una piccola passeggiata.
Altri trovano solo tristezza nel loro viaggio.
E poi ci sono altri ancora sul treno sempre presenti
e sempre pronti ad aiutare coloro che ne hanno bisogno.
Qualcuno lascia,
quando scende,
una nostalgia perenne...
Qualcun altro sale e ridiscende subito,
e riusciamo a mala pena a notarlo...
Ci sorprende che qualcuno dei passeggeri,
a cui vogliamo più bene, si vada a sedere in un altro vagone
e che in questo frangente ci faccia fare il viaggio da soli.
Naturalmente non ci lasciamo frenare da nessuno,
e ci prendiamo la briga di cercarli
e di spingerci alla loro ricerca nel loro vagone.
Purtroppo qualche volta non possiamo accomodarci
al loro fianco, perché il posto vicino a loro è già occupato.
Non fà niente,
così è il viaggio:
pieno di sfide,
sogni, fantasie,
speranze e addii... ma senza ritorno.
Cerchiamo di fare il viaggio nel miglior modo possibile.
Cerchiamo di andare d’accordo con i nostri vicini di viaggio
e cerchiamo il meglio in ognuno di loro...
Ricordiamoci che in ogni fase del tragitto
qualcuno dei nostri compagni di viaggio
potrebbe vacillare e probabilmente
avrà bisogno di tutta la nostra comprensione.
Anche noi potremmo vacillare e saremo felici di incontrare
qualcuno che ci sostenga.
Il grande mistero del viaggio... è che non sappiamo quando
scenderemo definitivamente,
né tantomeno quando i nostri compagni di viaggio lo faranno:
non possiamo saperlo neppure
di colui che sta seduto proprio vicino a noi.
Io penso che mi dispiacerà tanto
quando dovrò scendere per sempre dal treno...
La separazione da tutti gli amici
che ho incontrato durante il viaggio, sarà dolorosa;
lasciare i miei cari da soli, sarà molto triste.
Ma ho la speranza che prima o poi arrivi la stazione centrale
e ho l’impressione di vederli arrivare tutti con un bagaglio,
che quando erano saliti sul treno ancora non avevano.
Ciò che mi renderà felice, è il pensiero,
di aver contribuito ad aumentare
e ad arricchire il loro bagaglio, impreziosendolo.
Mettiamocela tutta per lasciare, quando scenderemo,
un posto vuoto, che contenga la nostalgia
ed il ricordo di uno che parlava sempre con i suoi vicini,
e che lascia il profumo di una presenza che sa di divino,
in coloro che proseguono il viaggio.
Comunque vada il viaggio,
Qualcuno non ci abbandonerà mai:
Dio, che ci segue e ci accompagna fedele
come il binario sul quale poggiamo la nostra vita.
A coloro, che fanno parte del mio treno,
auguro BUON VIAGGIO!
web

 

19 luglio 1992 la strage di via D'Amelio

 

31 anni dopo ❤
Insieme al giudice Paolo Borsellino
morirono Agostino Catalano,
Emanuela Loi,
Vincenzo Li Muli,
Walter Cosina e
Claudio Traina, altri innocenti servitori dello stato che erano chiamati a proteggere il giudice.
"Se la gioventù le negherà il consenso,
anche l'onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo"
PaoloBorsellino.

 

Giacomo Devoto



(Genova, 19 luglio 1897Firenze, 25 dicembre 1974)
è stato un glottologo e linguista italiano,
tra i massimi esponenti della disciplina in Italia nel Novecento.Nel 1939 fondò con Bruno Migliorini la rivista Lingua Nostra.
 
Nacque  a Genova da Luigi, clinico e patologo , e da Luigia Cortese. Nel gennaio 1945, subito dopo la Liberazione, fondò a Firenze insieme a Piero Calamandrei, Corrado Tumiati, Enzo Enriques Agnoletti e Paride Baccarini l'AFE: Associazione Federalisti Europei, confluendo poi nel Movimento Federalista Europeo fondato da Altiero Spinelli, in cui ebbe negli anni 1947-1948 un ruolo di primo piano. Ricevette svariate lauree "honoris causa" dalle Università di Parigi, Basilea, Strasburgo, Berlino (Humboldt), Cracovia, Zagabria e Lima. Fu Presidente dell'Accademia della Crusca a partire dal  1963, Accademico di Danimarca e Finlandia, Emerito di Glottologia e Rettore dell'Università di Firenze. Fu inoltre autore con Gian Carlo Oli del Vocabolario della lingua italiana della Le Monnier e del Vocabolario illustrato della lingua italiana. Fu infine uno dei massimi esperti a livello internazionale di linguistica indoeuropea (Origini indoeuropee, 1962), latina (Storia della lingua di Roma pubblicato nel 1940) e italiana (Avviamento alla etimologia italiana del 1968, Il linguaggio d'Italia edito nel 1974, ecc.). Devoto propose e più volte sostenne la definizione della lingua etrusca come peri-indoeuropea. Il declino fisico, mai mentale, si accentuò verso la fine del 1974: in condizioni di salute pessime volle partecipare ad una seduta della Crusca (18 dicembre), passando di lì all'ospedale, sempre a Firenze dove moriva il 25 dic. 1974. Per sua volontà fu sepolto a Borzonasca (prov. di Genova) nella tomba di famiglia, dove lo raggiunse poco dopo la moglie, Olga Rossi, la cui presenza era stata essenziale nella sua vita, privata e pubblica. sua vita, privata e pubblica.

martedì 18 luglio 2023

La storia del pane capovolto....



Perché i nostri nonni ci dicevano di non mettere mai il pane capovolto sul tavolo?
Mai mettere il pane capovolto sul tavolo, i nostri nonni insistevano tanto su questo. Ma ti sei mai chiesto il perché?
Alzi la mano chi non è mai stato rimproverato dai nonni per aver messo il pane capovolto a testa in giù sul tavolo. Non che uno lo facesse appositamente. Semplicemente mentre apparecchiavi, poteva capitare che lanciando il pane sul tavolo, questo finisse a testa sotto. Sacrilegio!!!!! ecco che partivano i rimbrotti dei nonni, che ci intimavano di non mettere mai il pane a testa in giù. Già, ma perché non va messo così? Il motivo a quanto pare non ha nulla a che vedere con le proprietà organolettiche di questo alimento, ma solo con motivi religiosi e con antiche tradizioni.
Perché non devi mettere il pane capovolto a testa in giù?
Se metti il pane capovolto a testa in giù, non cambierà nulla per quanto riguarda il sapore o la consistenza. Al massimo, a seconda del tipo di pane, potresti aver fatto cadere sulla tovaglia un po’ di farina o dei semi di sesamo.
Il motivo per cui i tuoi nonni insistevano sul fatto che fosse sbagliato mettere il pane a testa in giù, ha a che fare con la religione Cristiana. Infatti nel Cristianesimo il pane viene associato al Corpo di Cristo (anche durante l’Eucarestia il prete ti offre l’ostia, fatta di pane azzimo, definendola il “Corpo di Cristo”).
Per questo motivo il pane non va messo a testa in giù: è una sorta di segno di rispetto nei confronti della propria religione. Quindi potete stare tranquilli: mettere il pane a testa sotto non scatenerà un’Apocalisse e neanche la prossima epidemia zombie. Tutto quello che potrà succedere è che saremo costretti a sentire ancora una volta i rimbrotti dei nostri nonni che ci rimproverano per il mancato rispetto verso Gesù Cristo.
C’è poi anche un’altra motivazione, ma sono abbastanza sicura che non sia questa quella a cui si riferivano i nostri nonni. In pratica sembra che in passato i fornai francesi posizionassero in tavola a testa giù il pane che non gli era riuscito bene. Tale pane venuto fuori male veniva poi dato ai boia, figura professionale non molto amata a dire il vero.😱

 

Buona e fresca notte╰☆╮╰☆╮╰☆╮



La notte non può essere così scura da non riuscire a trovare,
da qualche parte, una piccola stella.
Il deserto non può essere così desolato da non riuscire a trovare,
da qualche parte, una piccola oasi.
Da qualche parte ci rimane sempre una piccola gioia.
Ci sono fiori che sbocciano persino in inverno.
(P. Bosmans)

 

La vita e i sogni.....


 

Quino




pseudonimo di Joaquín Salvador Lavado Tejón
(Mendoza, 17 luglio 1932), è un fumettista argentino.
Figlio di immigrati spagnoli nativi di Fuengirola (in Andalusia). In famiglia, fin dalla nascita, venne chiamato Quino per distinguerlo dallo zio Joaquín Tejón, pittore e disegnatore pubblicitario. Durante l'adolescenza rimase orfano di madre (1945) e di padre (1948) e, terminata la scuola dell'obbligo, si iscrisse alla Scuola di Belle Arti di Mendoza nel 1945 che abbandonò quattro anni dopo. L'anno successivo riuscì a vendere il suo primo fumetto di pubblicità ad un negozio di tessuti. Nel 1951 si recò a Buenos Aires con l'intenzione di trovare lavoro come fumettista. Tornò quindi a Mendoza e nel 1954 si trasferì a Buenos Aires sempre con l'intento di realizzare il suo sogno di lavoro. E questa volta le cose andarono diversamente: i suoi disegni infatti vennero pubblicati regolarmente sulla pagina umoristica del settimanale "Esto es". È solo l'inizio di una lunghissima carriera che ha visto i suoi disegni comparire su centinaia di quotidiani e periodici latino americani ed europei. Nel 1957 iniziò a pubblicare con regolarità su "Rico Tipo" e l'anno successivo cominciò ad occuparsi anche di grafica pubblicitaria. Nel 1962 realizzò la sua prima mostra in una libreria di Buenos Aires e l'anno successivo pubblicò il suo primo libro "Mundo Quino" che raccoglie vignette mute. Ma il 1963 è da ricordare soprattutto per la nascita di Mafalda. La genesi della piccola-grande bambina è abbastanza strana: doveva infatti servire per pubblicizzare una marca di elettrodomestici: la Mansfield il cui logo conteneva una M e una A (da cui Mafalda, una bambina piena di idee per migliorare il mondo). Quino non fece quella campagna pubblicitaria ma gli restarono alcune strisce. Nel 1964 la bambina, a cui il nome di Quino è ormai indissolubilmente associato, comparve in tre strisce pubblicate da "Gregorio", supplemento umoristico della rivista "Leoplán", Il 29 settembre Quino inizia a pubblicare regolarmente le strisce di Mafalda su "Primera Plana", il settimanale argentino più importante dell'epoca. Il 9 marzo dell'anno successivo terminò la collaborazione con il settimanale e Mafalda passò sulle pagine del quotidiano "El Mundo". Per il Natale 1966 l'editore Jorge Álvarez pubblicò il primo libro che raccoglieva in ordine cronologico le strisce di Mafalda. La tiratura di 5.000 copie andò esaurita in due giorni. La collaborazione con "El Mundo" andò avanti per oltre due anni e mezzo, fino al 22 dicembre 1967 quando il quotidiano chiuse. Nel frattempo Jorge Álvarez pubblicò il secondo volume-raccolta delle strisce. La terribile bambina ricompare in edicola solo il 2 giugno 1968 (su "Siete días"). In quell'anno non solo Jorge Álvarez pubblica altri due volumi di Mafalda, ma per la prima volta trenta strisce del personaggio vengono pubblicate in Italia all'interno del volume antologico "Libro dei bambini terribili per adulti masochisti". Il primo volume completamente dedicato a lei in Italia apparve solo un anno dopo: si intitolava "Mafalda la contestataria" e la prefazione portava la firma di Umberto Eco; intanto in Argentina usciva il quinto volume della serie.Dopo aver abbandonato la creazione di Mafalda il 25 luglio del 1973, "per essere a corto di idee", secondo la dichiarazione dello stesso autore, Quino si trasferisce a Milano, da dove continua a realizzare le pagine di umore anche pungente che non ha mai smesso di fare. Negli anni seguenti ha vissuto tra Buenos Aires, Madrid e Parigi. Fino al 1999 ha pubblicato alcune vignette nel supplemento domenicale del quotidiano spagnolo El Pais. Nel 2004, in occasione dei 40 anni di Mafalda, inaugura a Milano la mostra itinerante: "In viaggio con Mafalda",si compone di 60 pannelli con 77 strisce e 50 tavole di humour. Nel 2008 è stato ospite d'onore dell'importante fiera di fumetti e videogiochi italiana Romics. Nell'agosto 2010 il ministro della Cultura e Comunicazione francese Frédéric Mitterrand lo nomina Cavaliere de l'Ordre des Arts et des Lettres (in italiano: Ordine delle Arti e delle Lettere).

 

Don Jaime de Mora y Aragón



 
noto anche con lo pseudonimo Fabiolo
(Madrid, 18 luglio 1925Marbella, 26 luglio 1995),

è stato un attore, pianista e cantante spagnolo.

Fratello maggiore della regina Fabiola del Belgio, don Jaime sin da giovanissimo dimostra di essere più interessato alla musica, al cinema ed alla bella vita che non alle convenzioni della vita nobiliare; da adolescente scappa di casa, e viene ritrovato una settimana dopo mentre si guadagna da vivere dirigendo un'orchestrina da caffè a Madrid. Si trasferisce a Roma alla fine degli anni '50 ed in breve tempo diventa uno dei personaggi più noti della "dolce vita" (che Federico Fellini rappresenterà nel suo film La dolce vita), sia per il suo aspetto da dandy, elegante e con i baffetti, che per le sue frequenti apparizioni sui rotocalchi rosa per la sua attività di playboy; in breve tempo viene soprannominato, a causa di sua sorella, Fabiolo. Di sè stesso dice: «Potrei vivere da milionario in Spagna, ma sarei infelice, preferisco fare debiti all' estero». Il suo debutto come cantante avviene in seguito ad un episodio che riguarda il matrimonio della sorella: a causa della sua vita sregolata, la sua presenza non è infatti gradita, e gli intrallazzi della corte belga fanno sì che gli venga ritirato il passaporto proprio qualche giorno prima, impedendogli di partecipare; don Jaime scrive, in merito, Baldovino cha cha cha, dedicato all'illustre cognato re Baldovino I del Belgio. Si sposa una prima volta con l'attrice messicana Rosita Arena, e, in seconde nozze, con la fotomodella svedese Margit Olhson (ma sono innumerevoli i suoi flirt, veri o attribuiti). Nel 1961 debutta come attore, grazie a Vittorio De Sica, recitando in Il giudizio universale nella parte dell'ambasciatore. Due anni dopo una sua canzone a tempo di beguine, Cristine, diventa un successo in tutta Europa. Dopo altre apparizioni cinematografiche e dischi, verso la fine del decennio scappa da Roma; continua comunque l'attività artistica, interpretando anche spot pubblicitari e fotoromanzi. Negli anni '70 dirada progressivamente le apparizioni, dedicandosi ad un'attività di rappresentante per il miliardario arabo Adnan Kashoggi. Dopo un infarto nel 1978, trascorre gli ultimi anni della sua vita a Marbella, dove muore nel 1995.

 

La sensibilità umana



La sensibilità non la si può comprare e neppure vendere, la sensibilità è quel qualcosa che alcune persone portano dentro di se, come un'impronta, quasi un segno di riconoscimento, forse una cicatrice lasciata dal tempo. Compare un giorno, quasi all'improvviso, quando hai capito che dalla vita, ogni generosità non ti è dovuta, ogni sorriso è una conquista, o quando una ferita ti ha tagliato il cuore. Forse la sensibilità, la puoi trovare all'angolo della strada, negli occhi di chi ha sofferto ed è diventato forte mantenendo un cuore dolce. Ho conosciuto tante persone, alcune sensibili, altre meno, altre per niente, ma tutte le persone sensibili hanno sempre ovattato e coccolato il mio cuore, forse perchè"delle persone sensibili ti puoi fidare"!
Web

 

lunedì 17 luglio 2023

Il tuo noioso lavoro......


 

Lettera ad una figlia .



Diffida, figlia mia,
da chi non sa sorridere,
da chi non comprende il concetto di “serenità”,
da chi non sa perdonare,
da chi porta rancore, da chi è ipocrita.
Se incontrerai queste persone,
non portare loro rancore,
ma anzi sii felice, perché loro
sono le “sfortunate”,
non certo tu che subirai il loro odio.
Noi viviamo in eterno
solo nei ricordi delle persone
che lasciamo a continuare
questo gioco meraviglioso che è la vita…
Credi che ci si ricordi di chi era allegro e sorridente
oppure di chi era triste e torvo?
Sappi guardare oltre,
pensa con la tua testa
e sorridi sempre, ti prego, come ora.
Ti amo più di ogni altra cosa.
La tua mamma ❤

 

I ricordi.......


 

Ogni sogno......


 

domenica 16 luglio 2023

Buonanotte⭐️🐞⭐️



Spesso è accaduto che il mondo venisse accusato di essere cattivo per il semplice fatto che colui che lo condanna ha dormito male o ha fatto indigestione. Ed è spesso accaduto che il mondo sia stato proclamato benedetto perché colui che lo lodava aveva baciato un momento prima una ragazza.
Hermann Hesse

 

Chi ti vuole davvero ...........