lunedì 31 dicembre 2018

BUON ANNO




La filastrocca è scritta col cuore,
a lui che si spera, sia sempre migliore,
inizia da piccolo e va scrivendo,
ciò che nel mondo sta già accadendo!

Ha dodici mesi da programmare,
e quattro stagioni da colorare,
per ogni uomo su questa terra,
chiede al destino: ‘allontana la guerra’!

Il tempo passa, si sente stanco,
i suoi capelli si tingon di bianco,
qualcosa ancora deve aggiustare,
piano pianino si deve sbrigare!

Sul suo lettino si è addormentato,
fate e folletti lo hanno vegliato,
per ciò ch’è stato e che ha potuto,
di certo a tutti non è piaciuto!

31 dicembre ormai è arrivato,
ora il suo compito è terminato,
lo salutiamo con felicità,
sperando nel nuovo: 'meglio sarà? ’...

... primo gennaio, è Capodanno,
bimbi ed adulti ormai lo sanno,
sempre piccino ritornerà,
e da vecchietto poi se ne andrà!

Anna G. Mormina

domenica 30 dicembre 2018

Le tre cose


Coltiva tre cose:la bontà, la saggezza e l’amicizia.
Cerca tre cose: la verità, la filosofia e la comprensione.
Ama tre cose: le buone maniere, il valore ed il servizio.
Governa tre cose: il carattere, la lingua e la condotta.
Apprezza tre cose: la cordialità, l’allegria e la decenza.
Difendi tre cose: l’onore, gli amici e i deboli.
Ammira tre cose: il talento, la dignità e la grazia.
Escludi tre cose: l’ignoranza, l’offesa e l’invidia.
Combatti tre cose: la bugia, l’odio e la calunnia.
Conserva tre cose: la salute, il prestigio e il buon umore.

 Jiddu Krishnamurti

Arthur Rimbaud



“Per scoprire il valore di un anno,
chiedi a uno studente che è stato bocciato all’esame finale.
Per scoprire il valore di un mese,
chiedi ad una madre che ha messo

al mondo un bambino troppo presto.
Per scoprire il valore di una settimana,
chiedi all’editore di una rivista settimanale.

Per scoprire il valore di un’ora,
chiedi agli innamorati che stanno

aspettando di vedersi.
Per scoprire il valore di un minuto,
chiedi a qualcuno che ha appena

 perso il treno, il bus o l’aereo.
Per scoprire il valore di un secondo,
chiedi a qualcuno che è sopravvissuto

 a un incidente.
Per scoprire il valore di un millisecondo,
chiedi ad un atleta che alle Olimpiadi
ha vinto la medaglia d’argento.
Il tempo non aspetta nessuno.
Raccogli ogni momento che ti rimane,

perché ha un grande valore.
Condividilo con una persona speciale,

e diventerà ancora più importante”

Arthur Rimbaud, 1854–1891

Fortuna o sfortuna???? La parabola del contadino




Un giorno il figlio di un contadino si fece scappare dal recinto l'unico cavallo che possedevano. Quando i vicini lo vennero a sapere si recarono in casa del vecchio per mostrargli solidarietà: "È proprio una disgrazia, come farete adesso senza una bestia che vi aiuti nei lavori!", "È proprio una sfortuna!". Il contadino, senza battere ciglio rispondeva sempre: "Può darsi che sia una sfortuna."
Il giorno successivo, il cavallo fuggito tornò nel recinto insieme ad altri sette cavalli che lo seguirono nella foresta. Il contadino divenne così l'uomo più ricco del villaggio, e tutti gli abitanti accorsero da lui per complimentarsi: "Ma che fortuna hai avuto, è un miracolo!". Il contadino rispondeva ogni volta: "Può darsi."
Il giorno seguente, il figlio si ruppe una gamba mentre cercava di domare uno dei cavalli selvaggi. L'inverno era alle porte e il contadino non ce l'avrebbe fatta da solo ad occuparsi dei campi. I vicini andarono a trovare il giovane allettato, consolando il padre con parole di dispiacere: "È una cosa terribile questa che ti è successa!". Il contadino rispose: "Forse."
L'indomani arrivò al villaggio l'esercito per reclutare giovani in salute da far combattere una guerra impossibile da vincere: il figlio del contadino non venne preso perché costretto al letto con la gamba rotta. Tutti i vicini tornarono alla casa del vecchio: "Che fortuna hai avuto! I nostri figli sono tutti partiti per la guerra, mentre il tuo no!". Di nuovo, il contadino non disse altro che "Forse".
Ogni evento, per quanto brutto sia, non si può mai dire che non si riveli essere positivo. Saranno solo gli eventi della vita a chiarirci le idee sulla natura di quella che al momento appare solo una disgrazia.  Molte volte è capitato che un episodio sfavorevole si sia trasformato in qualcosa di positivo. Sta a noi a non sprofondare nella negatività del momento, ma a lasciare uno spiraglio di speranza che le cose possano evolversi in maniera del tutto diversa. 
L'atteggiamento più giusto che si può adottare quando accade qualcosa di brutto è quello di aspettare, senza trarre conclusioni affrettate. Le conseguenze delle situazioni sono imprevedibili e possono sorprenderci. Questo non vuol dire non piangere o non soffrire, ma questa visione della vita permette di affrontare il dolore in maniera più sopportabile.

domenica 9 dicembre 2018

L’Illusione Della Paura




Ecco un racconto zen che parla della cosiddetta illusione della paura.

In un antico monastero cinese, c’era un monaco, che ogni volta che si ritirava in meditazione, vedeva un lupo inferocito che lo inseguiva. Egli non riusciva più a meditare a causa di questa visione. Aveva iniziato anche ad aver paura a prendere sonno la sera, perché ogni volta che chiudeva gli occhi era assalito da quell’animale così reale ai sensi.
Così un giorno andò dal suo maestro per chiedergli consiglio, e disse: “Maestro adorato, aiutatemi. Un lupo inferocito mi perseguita. Ho molta paura, non riesco più a meditare e neanche a dormire. Cosa devo fare? Il Maestro rispose: “Tieni questo pennarello, quando vedrai il lupo disegnagli una bella croce sul petto e vedrai che scomparirà”. Il discepolo era un po’ titubante, ma era anche molto fiducioso nel suo venerato maestro, così si mise subito a meditare con in mano il pennarello.

Quando chiuse gli occhi, dopo pochi attimi, il lupo apparve. Preso da grande forza e volontà nel vincere quella paura, quando il lupo gli saltò di sopra, prese il pennarello e fece una bella croce nel suo petto e il lupo, improvvisamente scomparve.

Preso da grande gioia, il giovane monaco, andò dal suo maestro per raccontargli della buona riuscita e disse: “Maestro, avevate ragione, quando ho fatto una croce sul lupo, improvvisamente scomparve. Ho vinto la mia paura, di questo ve ne sono grato, ma vi prego, spiegatemi cosa è accaduto al lupo?”.
Il maestro sorridendo gli disse: “Hai visto il tuo petto?”. Il discepolo, così, chinò gli occhi sul suo corpo e vide che era segnato da una croce, la stessa fatta un attimo prima al lupo. Così egli capì che le paure e le preoccupazioni sono solo frutto dei suoi pensieri, ma non di realtà concrete.

sabato 8 dicembre 2018

INCONTRO



 
«Ebbi lo scompartimento del treno tutto per me. Poi salì una ragazza», raccontava un giovane india­no cieco. «L'uomo e la donna venuti ad accompagnar­la dovevano essere i suoi genitori. Le fecero molte raccomandazioni. Dato che ero già cieco allora, non potevo sapere che aspetto avesse la ragazza, ma mi piaceva il suono della sua voce».


«Va a Dehra Dun?», chiesi mentre il treno usciva dalla stazione. Mi chiedevo se sarei riuscito a impe­dirle di scoprire che non ci vedevo. Pensai: se resto seduto al mio posto, non dovrebbe essere troppo dif­ficile.


«Vado a Saharanpur», disse la ragazza. «Là vie­ne a prendermi mia zia. E lei dove va?».

«A Dehra Dun, e poi a Mussoorie», risposi.

«Oh, beato lei! Vorrei tanto andare a Mussoorie. Adoro la montagna.

Specialmente in ottobre».


«Sì è la stagione migliore», dissi, attingendo ai miei ricordi di quando potevo vedere. «Le colline sono cosparse di dalie selvatiche, il sole è delizioso, e di sera si può star seduti davanti al fuoco a sorseggiare un brandy. La maggior parte dei villeggianti se n'è andata, e le strade sono silenziose e quasi deserte».

Lei taceva, e mi chiesi se le mie parole l'avesse­ro colpita, o se mi considerasse solo un sentimenta­loide. Poi feci un errore. «Com'è fuori?» chiesi.


Lei però non sembrò trovare nulla di strano nella domanda. Si era già accorta che non ci vedevo? Ma le parole che disse subito dopo mi tolsero ogni dubbio. «Perché non guarda dal finestrino?», mi chiese con la massima naturalezza.


Scivolai lungo il sedile e cercai col tatto il fine­strino. Era aperto, e io mi voltai da quella parte fin­gendo di studiare il panorama. Con gli occhi della fantasia, vedevo i pali telegrafici scorrere via velo­ci. «Ha notato», mi azzardai a dire «che sembra che gli alberi si muovano mentre noi stiamo fermi?».


«Succede sempre così», fece lei.

Mi girai verso la ragazza, e per un po' rimanem­mo seduti in silenzio. «Lei ha un viso interessante» dissi poi. Lei rise piacevolmente, una risata chiara e squillante. «E' bello sentirselo dire», fece. «Sono tal­mente stufa di quelli che mi dicono che ho un bel visino!».


«Dunque, ce l'hai davvero una bella faccia», pen­sai, e a voce alta proseguii:

«Beh, un viso interessante può anche essere mol­to bello».

«Lei è molto galante», disse. «Ma perché è così serio?».

«Fra poco lei sarà arrivata», dissi in tono piuo­sto brusco.

«Grazie al cielo. Non sopporto i viaggi lunghi in treno».


Io invece sarei stato disposto a rimaner seduto all'infinito, solo per sentirla parlare. La sua voce ave­va il trillo argentino di un torrente di montagna. Appena scesa dal treno, avrebbe dimenticato il nostro breve incontro; ma io avrei conservato il suo ricor­do per il resto del viaggio e anche dopo.


Il treno entrò in stazione. Una voce chiamò la ra­gazza che se ne andò, lasciando dietro di sé solo il suo profumo.

Un uomo entrò nello scompartimento, farfuglian­do qualcosa. Il treno ripartì. Trovai a tentoni il fine­strino e mi ci sedetti davanti, fissando la luce del gior­no che per me era tenebra. Ancora una volta potevo rifare il mio giochetto con un nuovo compagno di viaggio.


«Mi spiace di non essere un compagno attraente come quella che è appena uscita», mi disse lui, cer­cando di attaccar discorso.

«Era una ragazza interessante», dissi io. «Potreb­be dirmi... aveva i capelli lunghi o corti?».


«Non ricordo», rispose in tono perlesso. «Sono i suoi occhi che mi sono rimasti impressi, non i capel­li. Aveva gli occhi così belli! Peccato che non le ser­vissero affatto... era completamente cieca. Non se n'era accorto?».


Come due ciechi che fingono di vedere. Quanti incontri tra esseri umani sono così. Per paura di met­tere allo scoperto ciò che si è. E così si perdono gli appuntamenti decisivi della vita. Certi incontri ac­cadono una volta sola.
Web

venerdì 7 dicembre 2018

Il Petalo



Tutte le volte che una donna aveva motivo di sofferenza, saliva alla pagoda e deponeva la sua sofferenza ai piedi del suo dio. Se ne sentiva un poco sollevata, ma nulla più. Era come se un alito di vento le lenisse le povere ferite, ma più passava il tempo e le sofferenze aumentavano, più la donna si convinceva che quell'alito proveniva da sé, e non da fuori.
Cessò così di salire al tempio e si rinchiuse in se stessa. Fu allora che la visitò la Grande Sofferenza, quella che afferra ognuno almeno una volta nella vita, quando ci si accorge che si è sbagliato tutto e che tutto è da rifare.
In preda a un indicibile tormento, di fronte al quale gli altri non erano che ombre, decise di salire un'ultima volta alla pagoda per deporlo davanti al suo dio.
Mentre teneva le mani schiuse in offerta, un petalo bianco di magnolia vi scese lentamente e vi rimase tremante. La donna si guardò intorno: nel raggio di chilometri non c'era una pianta di magnolia.
Solo la Grande Sofferenza ci permette di entrare nel cuore del nostro dio, svelandocene il segreto; e sempre ce ne viene dato un segno. 
 
Piero Gribaudi

giovedì 6 dicembre 2018

Una volta, due piccoli amici


 
Una volta, due piccoli amici si divertivano a pattinare su un laghetto gelato.
Era una sera nuvolosa e fredda, i due bambini giocavano senza timore; improvvisamente il ghiaccio si spaccò e si aprì inghiottendo uno dei bambini.
Lo stagno non era profondo, ma il ghiaccio cominciò quasi subito a richiudersi.
L'altro bambino corse alla riva, afferrò la più grossa pietra che riuscì a trovare e si precipitò dove il suo piccolo compagno era sparito.
Cominciò a colpire il ghiaccio con tutte le sue forze, picchiò e picchiò finchè riuscì a rompere il ghiaccio, afferrare la mano del suo piccolo amico e aiutarlo a uscire dall'acqua...
Quando arrivarono i pompieri e videro quanto era accaduto si chiesero sbalorditi:
"Ma come ha fatto?Questo ghiaccio è pesante e solido, come ha potuto spaccarlo con questa pietra e quelle manine minuscole?".
In quel momento comparve un anziano che disse: "Io so come ha fatto".
"Come?", chiesero.
Il vecchietto rispose: "Non aveva nessuno dietro di lui a dirgli che non poteva farcela..."

Ci sono forze sbalorditive dentro di noi, ma basta così poco a farcele dimenticare.
Ma tu non demordere, nessuno potrà impedirti di fare ciò che vuoi e di essere ciò che sei!
web

Il diavolo e la castagna


 

Nel tempo dei tempi il buon Dio aveva deciso di donare all'uomo, per certi suoi meriti, un frutto davvero eccellente. Pensò un attimo e la sua sapienza infinita gli suggerì di crearne uno con la polpa candida e dolce, con la camiciola  lanosa contro i rigori del gelo e con la buccia solida contro gli insetti e i roditori del bosco.
L'uomo assaggiò il nuovo frutto e lo trovò delizioso e quando la stella del vespro salì a curiosare oltre il monte,  egli piegò le ginocchia a ringraziare il Signore.
li diavolo, però, ne fu così seccato e invidioso che passò sull'istante all'azione. li mattino seguente l'uomo, tornato ai suoi frutti, li trovò avvolti in una corazza di spine, impenetrabile.
Corse, allora, al trono di Dio e così disse:  Signore, non mi è più possibile gustare il tuo dono: è tutto una spina.
li buon Dio sorrise e lo assicùrò:  Torna tranquillo alle tue faccende, attendi con molta fede, con un po' di pazienza e vedrai... Passarono alcuni giorni, poi, quasi d'improvviso avvenne il miracolo. Un mattino che la nebbia, sul monte, pareva d'argento, il riccio arcigno si aprì in forma di croce, liberando non una, ma tre, quattro castagne. ..  L'uomo ripetè sulla sua fronte il segno di croce apparso nel riccio, mentre il diavolo, sconfitto, dalla rabbia si  morse la coda, sprofondando sotto terra.

R.Mari

giovedì 22 novembre 2018

IL PIANETA DEL SILENZIO



Molto ma molto tempo fa, nel pianeta che nessuno sa, dove era sempre giorno e per la notte non arrivava mai il turno, il Sole regnava incontrastato e la Luna questo cielo non aveva mai visitato. In questo pianeta tanto illuminato gli uomini erano solo di quattro colori:  C'erano gli UOMINI NERI, gli UOMINI VERDI, gli UOMINI BLU e gli UOMINI BIANCHI:  Gli Uomini Neri erano davvero molto ma molto seri, gli Uomini Verdi purtroppo erano un tantinello sordi, gli Uomini Blu erano quelli che credevano di saperne sempre un po' di più, e gli Uomini Bianchi erano quelli sempre stanchi.  Era facile riconoscersi in questo pianeta bastava guardare il colore della pelle, per sapere con chi si aveva a che fare, e per questo motivo non si usava molto parlare. Ora a te indovinare, come si poteva questo pianeta chiamare? Il Pianeta del Silenzio  Il Sole che era sempre acceso, un giorno si sentì davvero molto stanco, fece i bagagli e nel salutare il cielo disse:  Ho bisogno di una vacanza!  Senza la luce del Sole, il cielo divenne nero, nero, e gli uomini non riuscirono piu' a riconoscersi guardando i colori.  Ora che era tutto avvolto dal manto della notte , era come se ogni cosa fosse diventata misteriosa, e per capire con si aveva a che fare, gli uomini furono costretti a incominciare a parlare. E successe una cosa davvero molto strana, gli Uomini Neri divennero meno seri, e si accorsero che gli Uomini Verdi non erano poi cosi' sordi, gli Uomini Blu capirono parlando, di non saperne poi tanto di piu', e persino gli Uomini Bianchi si sentirono meno stanchi.  Ora che gli uomini non avevano piu' un colore, incominciarono a guardarsi solo col CUORE e il cuore lo sai ha un solo colore.  Ti stai chiedendo quale? Il Colore dell'Amore.
Da quel giorno nessuno diede più importanza al colore della pelle, e quando il Sole tornò dalla sua meritata vacanza, incominciò a sentire un baccano terribile.  Si affacciò dal suo immenso balcone fatto di candide nuvole, e vide, gli Uomini Verdi parlare con gli Uomini Bianchi che adesso non sembravano per niente stanchi, gli Uomini Blu, ascoltare chi ne sapeva di piu', e gli Uomini Neri ridere tanto da non sembrare per niente seri.  E il Sole felice disse:
Vedo che la Notte porta consiglio, mi sa che farò di certo altre vacanze!
Il cielo si accese di nuovo della luce del Sole e gli uomini tornarono a vedere i colori, ti starai chiedendo:  Ma allora smisero di parlare?
Neanche a pensarlo, gli uomini non smisero più di parlare, era così bello potersi guardare il CUORE, senza dare importanza al COLORE.
Per cui il Sole a quel pianeta il nome dovette cambiare in fretta, e disse tutto contento:  Da oggi il tuo nome non sarà più il Pianeta del Silenzio, tu ti chiamerai Pianeta Terra.abr Da quel giorno il Sole diede la mano alla Luna, ed insieme incominciarono a danzare nel cielo, alternando sul Pianeta Terra, la notte al giorno, perché ora era chiaro a tutti, che anche la notte porta i suoi frutti.

Cleonice Parisi

Questa è la leggenda più affascinante sul girasole...


"Clizia era una giovane ninfa, innamorata persa del Sole, pertanto lo seguiva tutto il giorno mentre lui guidava il suo carro di fuoco per tutto l'arco del cielo. Il sole, dapprima fu lusingato e un pochino intenerito da quella devozione... credette di esserne a sua volta innamorato e decise di sedurla cosa non difficile per lui!
Ma ben presto il Sole si stancò dell'amore di Clizia e le diede, come suol dirsi... il benservito rivolgendo altrove le sue attenzioni.
La povera ninfa pianse ininterrottamente per nove giorni interi. Immobile in mezzo a un campo, osservava il suo amore attraversare il cielo sul suo carro di fuoco.
Così, pian piano, il suo corpo si irrigidì, trasformandosi in uno stelo sottile ma resistente, i suoi piedi si conficcarono nella terra mentre i suoi capelli diventarono una gialla corolla; si era trasformata in un fiore bellissimo color dell'oro... Il girasole...Ma anche nella sua nuova forma la piccola ninfa innamorata continua tuttora a seguire il suo amore durante il giro nel cielo".

mercoledì 21 novembre 2018

LA LEGGENDA DELLA LUNA PIENA



In una bella serata estiva, tanto tempo fa, in cielo splendeva una sottile falce di luna, che si affacciava fra le nuvole.

Un lupo, seduto sulla cima di un monte, ululava senza sosta. I suoi ululati erano lunghi, ripetuti e disperati. La luna, la regina d’argento della notte, ne fu infastidita e gli chiese perché si lamentasse tanto. Il lupo rispose che aveva perso uno dei suoi cuccioli e che ormai disperava di trovarlo. La regina della notte, dispiaciuta e desiderosa di aiutarlo, pensò di illuminare tutta la montagna per far sì che il lupacchiotto trovasse la via del ritorno. Così si gonfiò tanto da diventare un disco grande e luminoso. A quel punto il lupo ritrovò il suo cucciolo, tremante di freddo e di paura, sull’orlo di un precipizio. Lo afferrò in tempo, lo strinse forte, lo rincuorò e ringraziò infinitamente la luna. Poi se ne andò col figlioletto, allontanandosi tra la vegetazione. Le fate dei boschi, commosse, decisero di fare un bellissimo regalo: una volta al mese la luna sarebbe diventata un globo di luce grande e luminoso, visibile a tutti, in modo che tutti i cuccioli del mondo potessero ammirarla in tutto il suo splendore. Da allora, una volta al mese i lupi ululano festosi alla luna piena.

lunedì 19 novembre 2018

proverbi



Buona è la neve che a suo tempo viene.
Dalla neve o cotta o pesta, non caverai altro che acqua.
Dio manda la neve con la luna.
Dopo la neve, buon tempo ne viene.
Per Santa Caterina (25 novembre), la neve alla collina (ovvero o neve o brina o tira fuori la fascina).
Quando il sole la neve indora, neve, neve e neve ancora.
Quando la neve s'inverna in piano, val più il sacco che non vale il grano.
Quando la neve è alta un mattone, il grano torna a un testone.
Sant'Antonio dalla barba bianca, se non piove, la neve non manca.
Sotto la neve pane e sotto l'acqua fame.

La nascita degli elfi ....Fiaba islandese




Un giorno il buon Dio, travestito da viandante, bussò alla porta di una piccola casa e chiese ospitalità. Venne accolto da una famiglia numerosa ma così povera da non avere di che vestire i figli. Padre e madre si vergognavano di ciò e presentarono allo straniero solo la metà dei loro bambini. Dio li trovò amabili e chiese alla madre se ne avesse altri oltre a quelli. La donna rispose di no.
Naturalmente il buon Dio sapeva benissimo che aveva altri figli e domandò ancora: "Mia buona donna, mi hai davvero presentato tutti i tuoi figli?"
"Certamente - mentì la donna sorridendo - Non sono forse abbastanza?".
Dio si accontentò di questa risposta e si sedette a tavola per la cena. Notò che quella famiglia era molto pia: ringraziava il Signore per il cibo e, nonostante fosse appena sufficiente per loro, lo condivisero con lo straniero. Dio notò anche che tutti i bambini si misero in tasca un po' di pane secco da portare ai loro fratelli e sorelle nascosti. Il giorno seguente, prima di andarsene, Dio disse alla famiglia tanto ospitale: "Ciò che è stato nascosto a me verrà nascosto anche agli occhi degli estranei". Da quel momento, i bambini nudi diventarono invisibili; i genitori li percepivano e gli altri uomini potevano vederli soltanto quando lo desideravano i bimbi stessi. Dio diede ai bambini dei fiori, con i quali poterono vestirsi, e da allora non patirono più il freddo. Essendo invisibili, dovevano fare attenzione a non essere calpestati, e, per questo, Dio diede loro le ali, affinché potessero spiccare il volo in fretta al minimo pericolo. Quei bambini gli erano molto affezionati e Dio fece loro molti altri doni, che gli uomini comuni non possedevano. Potevano parlare con i fiori e gli animali, e trovavano sempre cibo per saziarsi e vivere in buona salute. I bambini invisibili crebbero ed ebbero dei figli, che a loro volta ebbero altri figli. Facevano del bene agli uomini senza farsi vedere, anche se talvolta si divertivano a far loro qualche scherzo. Vivevano nelle grotte, negli alberi, in riva ai fiumi; i più piccoli riuscivano persino ad abitare sulle corolle dei fiori. Gli uomini li battezzarono Elfi. Mentre gli uomini sfruttavano la terra, gli Elfi diventarono gli spiriti della natura e talvolta intervenivano per contrastare le azioni degli uomini irrispettosi dell'ambiente. Gli Elfi si manifestano di rado: non hanno molto spazio sulla terra per eseguire le loro danze e per celebrare i loro riti. Sono sempre in grado di vedere gli uomini; per contro, noi possiamo vedere gli Elfi soltanto quando loro lo desiderano...

Il nonno


domenica 18 novembre 2018

Lettera a mio figlio sulla felicita'.


 
Non dimenticare mai che l’amore che provo per te è come il vento: non potrai mai vederlo, ma potrai sempre sentirlo… Ovunque sarai.

Ascolta sempre la voce del cuore, Daniel: sarà lui a dirti chi sei.


La vita è breve… Perdona in fretta, bacia lentamente, ama davvero, ridi sempre di gusto… E non pentirti mai di qualsiasi cosa ti abbia fatto sorridere, oppure piangere.


Se cadi, rialzati, affronta le avveristà e trova sempre il coraggio di proseguire. Fai della tua esistenza qualcosa di spettacolare.


La sola battaglia che non puoi vincere è quella che non vuoi combattere.


Se ti fidi dei tuoi istinti e accetti la vita così com’è, un giorno sarai in grado di trovare la pace non solo solo nei momenti più felici, ma anche nelle occasioni in cui il gioco si fa duro. Perchè il segreto è semplice: è tutto nella nostra testa, la realtà è una condizione mentale, null’altro.


Abbandona il tuo guscio di certezze, esci dal coro: parti, va’ lontano. Abbatti tutte le pareti che hai innalzato intorno a te. Sii libero, lascia che il tuo spirito voli verso il tuo destino.


Posso confidarti un segreto? Non importa quanti anni vivrai, ma come li vivrai. Dai valore al tuo tempo. Se in futuro, per esempio, ti troverai a percorrere giorno dopo giorno il tragitto casa-ufficio al volante di un’auto, con gli occhi incollati sulla distesa d’asfalto di fronte a te, trova ogni tanto il coraggio di spezzare la routine e ritagliati un istante per goderti le piccole meraviglie della Natura: soffermati ad ammirare un tramonto, stupisciti davanti al volo di un colibrì…


Vivere in pace, figlio mio, è rispettare le opinioni altrui e dare molto, molto di più di quanto si prende.


Puoi sentirti vecchio pur essendo soltanto un ragazzino se non vivi un giorno per volta, se smetti di sognare, se vendi il tuo spirito in cambio del conforto della sicurezza.


Sergio Barbaren

Sergio Bambarén


Sergio Bambarén Roggero
(Lima, 1º dicembre 1960)

è uno scrittore peruviano naturalizzato australiano.
Dopo le scuole superiori si trasferisce negli Stati Uniti, dove si laurea in Ingegneria chimica alla Texas A&M University.  Esperto surfista, sensibile alle battaglie ecologiste per la salvaguardia dei mari, si stabilisce a Sydney, in Australia dove ha lavorato come responsabile vendite per una multinazionale. Dopo diversi anni decide di prendersi un anno sabbatico viaggiando per il sud-est asiatico e la costa africana in cerca dell'onda perfetta. Fu quando si trovò in Portogallo, su una meravigliosa spiaggia circondata da foreste di pini chiamata Guincho, che trova lo scopo della sua vita e un amico molto speciale: un delfino solitario, che gli ha dato l'ispirazione per scrivere il suo primo romanzo "Il Delfino, storia di un sognatore." Dopo il suo ritorno a Sydney, la Random House Group gli fece un'offerta per pubblicare il suo libro proponendo dei cambiamenti che avrebbero cambiato l'essenza e il messaggio del libro stesso. Dopo non aver trovato un accordo sulle eventuali modifiche, decide di auto-pubblicare il suo libro nel 1996. Il delfino ha venduto più di 100.000 copie in Australia, in meno di un anno ed è stato tradotto in 40 lingue e dialetti, tra cui il russo, il cantonese, il giapponese, il lettone, il croato, l'ebraico e lo slovacco. Ritornato a Lima, ha continuato a coltivare le sue due grandi passioni: l'amore per l'ambiente marino e la volontà di salvaguardare i cetacei (è vice presidente dell'Organizzazione ecologica Mundo Azul - Blue World), e scrivere romanzi, sempre legati al suo sforzo costante di preservare gli oceani e le creature che li abitano.

mercoledì 14 novembre 2018

Non ho bisogno di denaro



Non ho bisogno di denaro.
Ho bisogno di sentimenti,
di parole, di parole scelte sapientemente,
di fiori detti pensieri,
di rose dette presenze,
di sogni che abitino gli alberi,
di canzoni che facciano danzare le statue,
di stelle che mormorino all' orecchio degli amanti.
Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia la pesantezza delle parole,
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.

A. Merini

La vita è.......




La vita è bellezza, ammirala.
La vita è un’opportunità, coglila.
La vita è beatitudine, assaporala.
La vita è un sogno, fanne una realtà.
La vita è una sfida, affrontala.
La vita è un dovere, compilo.
La vita è un gioco, giocalo.
La vita è preziosa, abbine cura.
La vita è una ricchezza, conservala
La vita è amore, donala
La vita è un mistero, scoprilo.
La vita è promessa, adempila.
La vita è tristezza, superala.
La vita è un inno, cantalo.
La vita è una lotta, accettala.
La vita è un’avventura, rischiala.
La vita è felicità, meritala.
La vita è la vita, difendila.

Madre Teresa

domenica 18 febbraio 2018

I Ricordi




 
I ricordi sono date distanti
al tuo bisogno,  tirali fuori,
con l'età ne accumuli tanti
stan nel cuore finchè muori.
Sono in un angolo a dimora
 zitti e immobili  nel  tuo cuore,
finchè  ogni tanto  uno riaffiora
riportandoti alla mente un'amore.
Quando ti senti in solitudine,
continua a  vivere pensando
che, con i ricordi e l'abitudine,
la vita passa anche sognando.
Se han trovato, una mente fertile,
 la  tua vita  passi  a ricordare,
puoi pensare a una mano gentile
che tante carezze ti sapeva dare.
Un turbamento segreto riaffiora
vedendo un viso che gli somiglia.
ma il sorriso, non è quello di allora
ma tu ripensa a  quella meraviglia.
Non era lui, non ha importanza!
Un pensiero  è venuto alla mente,
senti d'impulso quella mancanza
 il cuore invecchia più dolcemente.

Lucia.

17 febb - I Sette Santi dell'Ordine dei Servi della Beata Vergine Maria 🙏


Intorno al 1233, mentre Firenze era sconvolta da lotte fratricide, sette mercanti, membri di una compagnia laica di fedeli devoti della beata Vergine, legati tra loro dell’ideale evangelico della comunione fraterna e del servizio ai poveri, decisero di ritirarsi in solitudine per far vita comune nella penitenza e nella contemplazione. Abbandonata l’attività commerciale, lasciarono le proprie case e distribuirono i beni ai poveri. Verso il 1245 si ritirarono sul Monte Senario, nei pressi di Firenze, dove costruirono una piccola dimora e un oratorio dedicato a santa Maria. Conducevano vita austera e solitaria, non ricusando tuttavia l’incontro con le persone che, spinte dal dubbio e dall’angoscia, cercavano il conforto della loro parola. Diffondendosi sempre più la fama della loro santità, molti chiedevano di far parte della loro famiglia. Pertanto essi decisero did are inizio ad un Ordine dedicato alla Vergine, di cui si dissero Servi - l’Ordine dei Servi di Maria -, adottando la Regola di sant’Agostino. Nel 1888 Leone XIII canonizzò insieme i sette primi Padri. A Monte Senario un unico sepolcro raccoglie insieme le spoglie mortali di coloro che la comunione di vita aveva resi un cuor solo e un’anima sola.

SAN BONFIGLIO
Padre e guida del gruppo laico e poi Priore della nascente comunità dei Servi di Maria.
Viene raffigurato con la colomba bianca che si posa
sulla sua spalla destra, per indicare quei doni dello Spirito Santo di cui ciascuno dei Sette era adornato, maggiormente manifestato in lui per il suo carisma di Padre del primo gruppo e della comunità poi. Morì, secondo la tradizione, il 1° gennaio 1262.

SAN BONAGIUNTA
Uomo austero verso se stesso, ma dolce, amabile e comprensivo verso il prossimo. Anch’egli ricoprì la carica di Priore Generale tra il 1256 e il 1257. Per la sua tenacia difesa della verità e della giustizia, cercarono di avvelenarlo, ma fu liberato da Dio. Morì il 31 agosto 1267.

SAN MANETTO
Anch’egli Priore Generale, fu uomo di grandi capacità organizzative e direttive, tanto che si attribuiscono a lui le prime fondazioni in terra di Francia. Fu lui ad accogliere Arrigo di Baldovino, primo di quella schiera di laici che si aggregò all’Ordine dei Servi. La tradizione pone il giorno della sua morte il 20 agosto 1268.

SANT’AMADIO
Possiamo dire che nel gruppo dei Sette egli era come la fiamma che dava calore a tutti con la sua grande carità che si alimentava dell’amore di Dio. Il suo nome, Ama-Dio, fu un vero presagio, segno della ricchezza della sua vita spirituale e di carità. Morì il 18 aprile 1266.

SAN SOSTEGNO E SANT’UGUCCIONE
Di questi due Santi si ricorda in particolare la loro amicizia, tanto che l’iconografia li rappresenta insieme, e la morte, avvenuta per ambedue lo stesso giorno e anno ( 3 maggio 1282) è come un segno e un sigillo di autenticità del cielo alla loro fraternità.
Nel gruppo dei Sette, essi rimangono dunque come simbolo di fraternità vissuta in comunione di vita e di intenti, ma anche come segno specifico di amicizia che, se vera e gratuita, da Dio è ispirata e reciprocamente aiuta a salire a Dio.

SANT’ALESSIO
Della famiglia dei Falconieri, zio di Santa Giuliana, esempio fulgido di umiltà e purezza. La sua vita fu una continua lode a Dio. Amava andare per la questua, impegnandosi specialmente a sostenere i suoi frati mandati a studiare alla Sorbona di Parigi. È morto all’età di 110 anni il 17 febbraio 1310.

venerdì 16 febbraio 2018

16 febb. Santa Giuliana di Nicomedia




Vergine e martire
Nacque intorno al 285 a Nicomedia, oggi Izmit, in Turchia
Etimologia: Giuliana = appartenente alla 'gens Julia', illustre famiglia romana, dal latino

Emblema: Palma

I sinassari bizantini la commemorano al 21 dicembre con una notizia che è un riassunto di una passio ancora inedita. Nel Martirologio Geronimiano si ritrova la sua memoria al 13 e al 16 febbraio. La memoria del 13, che secondo i manoscritti si legge Giuliana o Giuliano, ha dato origine all'immaginario Giuliano martire di Lione del Martirologio Romano allo stesso giorno. Quest'ultima fonte però al 16 febbraio commemora piú giustamente Giuliana, martire di Nicomedia, e menziona la sua traslazione in Campania come già veniva ricordato sia nel Martirologio di Beda, sia in quelli di Floro e di Adone. Secondo il testo delle passiones, Giuliana era la sola della sua famiglia ad appartenere alla religione cristiana e suo padre Africano era seguace zelante delle divinità pagane. Promessa in matrimonio a un pagano di nome Evilasio, essa dichiarò dapprima che avrebbe sposato solo il prefetto della città, ma, accettata questa condizione, ne rimaneva un'altra: ella non voleva sposare un pagano. Evilasio, allora, irritato dalle esigenze della giovane la fece comparire davanti al suo tribunale. Niente riuscí a farla ritornare sulla sua decisione, né i tormenti, né la prigione. Finalmente fu condannata alla decapitazione consumando cosí il suo martirio. Ciò avveniva al tempo di Massimiano, quindi verso il 305.Si è tentato di spiegare la divergenza dei giorni di celebrazione della festa di Giuliana fra l'Oriente e l'Occidente, proponendo di vedere nella data del 16 febbraio quella del giorno della traslazione (forse la seconda) delle reliquie della santa martire: queste sarebbero prima state trasferite da Nicomedia a Pozzuoli, poi al momento dell'invasione longobarda (verso il 568) sarebbero state messe al sicuro a Cuma, e di là infine nel 1207, il 25 febbraio, sarebbero state trasportàte a Napoli. Ciò spiega la diffusione del culto della santa in tutta la regione di Napoli come la sua presenza nel Calendario marmoreo del IX sec. Sarebbe certamente difficile chiarire il problema delle traslazioni parziali che potrebbero giustificare le pretese di numerose chiese d'Italia, di Spagna, d'Olanda e di altri paesi di possedere reliquie di Giuliana.

Autore:
Joseph-Marie Sauget

giovedì 15 febbraio 2018

Tanto amore



Tanto amore c'è dentro di me.
Mi sfogo  con i sogni......
Ma come faccio a tirarlo fuori da lì..
Non si può fare.......
Mi manca fisicamente.......
Vorrei averlo accanto a me.......
Semplicemente in silenzio.....
Accanto per perdermi nei suoi occhi.......
Accanto per poterci solo sfiorare....
Ho troppo bisogno di dare.....
Di qualcuno da Amare......
Invece , no so se ci sei....
Dove sei.......
Se mi cerchi......
Se mi pensi........
Io ti aspetto fiduciosa come da sempre.....
Un giorno arriverai.....
Chi lo sa.......
Sarò quì ad attenderti.....
Chissà se ci prenderemo per mano.......
Ti darò il mio cuore....
Non conosco il tuo volto.......
Non so chi sei......
Chissà se sarà destino incontrarti...
Comunque vada..Io aspetterò.
Lucia.

Se vai.......