domenica 18 febbraio 2018

I Ricordi




 
I ricordi sono date distanti
al tuo bisogno,  tirali fuori,
con l'età ne accumuli tanti
stan nel cuore finchè muori.
Sono in un angolo a dimora
 zitti e immobili  nel  tuo cuore,
finchè  ogni tanto  uno riaffiora
riportandoti alla mente un'amore.
Quando ti senti in solitudine,
continua a  vivere pensando
che, con i ricordi e l'abitudine,
la vita passa anche sognando.
Se han trovato, una mente fertile,
 la  tua vita  passi  a ricordare,
puoi pensare a una mano gentile
che tante carezze ti sapeva dare.
Un turbamento segreto riaffiora
vedendo un viso che gli somiglia.
ma il sorriso, non è quello di allora
ma tu ripensa a  quella meraviglia.
Non era lui, non ha importanza!
Un pensiero  è venuto alla mente,
senti d'impulso quella mancanza
 il cuore invecchia più dolcemente.

Lucia.

17 febb - I Sette Santi dell'Ordine dei Servi della Beata Vergine Maria 🙏


Intorno al 1233, mentre Firenze era sconvolta da lotte fratricide, sette mercanti, membri di una compagnia laica di fedeli devoti della beata Vergine, legati tra loro dell’ideale evangelico della comunione fraterna e del servizio ai poveri, decisero di ritirarsi in solitudine per far vita comune nella penitenza e nella contemplazione. Abbandonata l’attività commerciale, lasciarono le proprie case e distribuirono i beni ai poveri. Verso il 1245 si ritirarono sul Monte Senario, nei pressi di Firenze, dove costruirono una piccola dimora e un oratorio dedicato a santa Maria. Conducevano vita austera e solitaria, non ricusando tuttavia l’incontro con le persone che, spinte dal dubbio e dall’angoscia, cercavano il conforto della loro parola. Diffondendosi sempre più la fama della loro santità, molti chiedevano di far parte della loro famiglia. Pertanto essi decisero did are inizio ad un Ordine dedicato alla Vergine, di cui si dissero Servi - l’Ordine dei Servi di Maria -, adottando la Regola di sant’Agostino. Nel 1888 Leone XIII canonizzò insieme i sette primi Padri. A Monte Senario un unico sepolcro raccoglie insieme le spoglie mortali di coloro che la comunione di vita aveva resi un cuor solo e un’anima sola.

SAN BONFIGLIO
Padre e guida del gruppo laico e poi Priore della nascente comunità dei Servi di Maria.
Viene raffigurato con la colomba bianca che si posa
sulla sua spalla destra, per indicare quei doni dello Spirito Santo di cui ciascuno dei Sette era adornato, maggiormente manifestato in lui per il suo carisma di Padre del primo gruppo e della comunità poi. Morì, secondo la tradizione, il 1° gennaio 1262.

SAN BONAGIUNTA
Uomo austero verso se stesso, ma dolce, amabile e comprensivo verso il prossimo. Anch’egli ricoprì la carica di Priore Generale tra il 1256 e il 1257. Per la sua tenacia difesa della verità e della giustizia, cercarono di avvelenarlo, ma fu liberato da Dio. Morì il 31 agosto 1267.

SAN MANETTO
Anch’egli Priore Generale, fu uomo di grandi capacità organizzative e direttive, tanto che si attribuiscono a lui le prime fondazioni in terra di Francia. Fu lui ad accogliere Arrigo di Baldovino, primo di quella schiera di laici che si aggregò all’Ordine dei Servi. La tradizione pone il giorno della sua morte il 20 agosto 1268.

SANT’AMADIO
Possiamo dire che nel gruppo dei Sette egli era come la fiamma che dava calore a tutti con la sua grande carità che si alimentava dell’amore di Dio. Il suo nome, Ama-Dio, fu un vero presagio, segno della ricchezza della sua vita spirituale e di carità. Morì il 18 aprile 1266.

SAN SOSTEGNO E SANT’UGUCCIONE
Di questi due Santi si ricorda in particolare la loro amicizia, tanto che l’iconografia li rappresenta insieme, e la morte, avvenuta per ambedue lo stesso giorno e anno ( 3 maggio 1282) è come un segno e un sigillo di autenticità del cielo alla loro fraternità.
Nel gruppo dei Sette, essi rimangono dunque come simbolo di fraternità vissuta in comunione di vita e di intenti, ma anche come segno specifico di amicizia che, se vera e gratuita, da Dio è ispirata e reciprocamente aiuta a salire a Dio.

SANT’ALESSIO
Della famiglia dei Falconieri, zio di Santa Giuliana, esempio fulgido di umiltà e purezza. La sua vita fu una continua lode a Dio. Amava andare per la questua, impegnandosi specialmente a sostenere i suoi frati mandati a studiare alla Sorbona di Parigi. È morto all’età di 110 anni il 17 febbraio 1310.

venerdì 16 febbraio 2018

16 febb. Santa Giuliana di Nicomedia




Vergine e martire
Nacque intorno al 285 a Nicomedia, oggi Izmit, in Turchia
Etimologia: Giuliana = appartenente alla 'gens Julia', illustre famiglia romana, dal latino

Emblema: Palma

I sinassari bizantini la commemorano al 21 dicembre con una notizia che è un riassunto di una passio ancora inedita. Nel Martirologio Geronimiano si ritrova la sua memoria al 13 e al 16 febbraio. La memoria del 13, che secondo i manoscritti si legge Giuliana o Giuliano, ha dato origine all'immaginario Giuliano martire di Lione del Martirologio Romano allo stesso giorno. Quest'ultima fonte però al 16 febbraio commemora piú giustamente Giuliana, martire di Nicomedia, e menziona la sua traslazione in Campania come già veniva ricordato sia nel Martirologio di Beda, sia in quelli di Floro e di Adone. Secondo il testo delle passiones, Giuliana era la sola della sua famiglia ad appartenere alla religione cristiana e suo padre Africano era seguace zelante delle divinità pagane. Promessa in matrimonio a un pagano di nome Evilasio, essa dichiarò dapprima che avrebbe sposato solo il prefetto della città, ma, accettata questa condizione, ne rimaneva un'altra: ella non voleva sposare un pagano. Evilasio, allora, irritato dalle esigenze della giovane la fece comparire davanti al suo tribunale. Niente riuscí a farla ritornare sulla sua decisione, né i tormenti, né la prigione. Finalmente fu condannata alla decapitazione consumando cosí il suo martirio. Ciò avveniva al tempo di Massimiano, quindi verso il 305.Si è tentato di spiegare la divergenza dei giorni di celebrazione della festa di Giuliana fra l'Oriente e l'Occidente, proponendo di vedere nella data del 16 febbraio quella del giorno della traslazione (forse la seconda) delle reliquie della santa martire: queste sarebbero prima state trasferite da Nicomedia a Pozzuoli, poi al momento dell'invasione longobarda (verso il 568) sarebbero state messe al sicuro a Cuma, e di là infine nel 1207, il 25 febbraio, sarebbero state trasportàte a Napoli. Ciò spiega la diffusione del culto della santa in tutta la regione di Napoli come la sua presenza nel Calendario marmoreo del IX sec. Sarebbe certamente difficile chiarire il problema delle traslazioni parziali che potrebbero giustificare le pretese di numerose chiese d'Italia, di Spagna, d'Olanda e di altri paesi di possedere reliquie di Giuliana.

Autore:
Joseph-Marie Sauget

giovedì 15 febbraio 2018

Tanto amore



Tanto amore c'è dentro di me.
Mi sfogo  con i sogni......
Ma come faccio a tirarlo fuori da lì..
Non si può fare.......
Mi manca fisicamente.......
Vorrei averlo accanto a me.......
Semplicemente in silenzio.....
Accanto per perdermi nei suoi occhi.......
Accanto per poterci solo sfiorare....
Ho troppo bisogno di dare.....
Di qualcuno da Amare......
Invece , no so se ci sei....
Dove sei.......
Se mi cerchi......
Se mi pensi........
Io ti aspetto fiduciosa come da sempre.....
Un giorno arriverai.....
Chi lo sa.......
Sarò quì ad attenderti.....
Chissà se ci prenderemo per mano.......
Ti darò il mio cuore....
Non conosco il tuo volto.......
Non so chi sei......
Chissà se sarà destino incontrarti...
Comunque vada..Io aspetterò.
Lucia.

martedì 13 febbraio 2018

13 febbraio Santa Fosca



Martire

Etimologia: Fosca = scura, bruna, dal latino
Emblema: Palma

Fosca, nata da una famiglia pagana di Ravenna, quindicenne si sentì spinta a farsi cristiana. Ne parlò con la nutrice Maura ed insieme si recarono dal prete Ermolao che le istruì e le battezzò. A nulla valsero i tentativi del padre Siroi per indurre la figlia a ritornare alla religione dei padri. Fosca fu denunziata al prefetto Quinziano, ma gli sgherri inviati ad arrestarla la trovarono con un angelo e non riuscirono nel loro intento. Quindi Fosca presentatesi spontaneamente a Quinziano, venne processata, crudelmente torturatae infine decapitata il 13 febbraio. Il corpo fu gettato in mare o rapito da marinai e trasportato in Tripolitania dove ebbe sepoltura nelle grotte presso Sabratha (od. Saqratha). Molti anni più tardi, occupata la regione da "Derfidi pagani" (gli Arabi), un cristiano di nome Vitale per divina ispirazione riportò le reliquie in Italia, nell'isola di Torcello, nella laguna veneta, dove venne eretta una chiesa in onore della  martire. Si  ritiene che il martirio sia avvenuto durante la persecuzione deciana, supponendo che il prefetto Quinziano sia lo stesso "consularis provinciae Siciliae" da cui fu martirizzata s. Agata.  Che le reliquie poi siano venute a Torcello dall'Africa è confermato: e questo ci assicura una volta di più che la martire di cui si credette di trovare le reliquie erano anonime in un primo tempo, e quindi sconosciute. Per quanto riguarda il rapporto con Ravenna, ritengo che esso abbia un'origine semplicemente "architettonica": la chiesetta di S. Fosca, che costituisce un gruppo unitario con la basilica e col battistero di Torcello, è il più antico monumento veneto che si ispiri così visibilmente al gusto bizantinoravennate (che divenne poi una delle determinanti di quello veneziano) da potere far pensare con grande probabilità ad un suo architetto proveniente dall'Esarcato. La somiglianza (seppure in scala ridotta) di quel monumento col S. Vitale di Ravenna e la comparsa appunto del nome Vitale nella passio come quello di colui che portò sulla laguna i corpi santi non fa che confermare questa ipotesi. Ora, tale chiesetta è appunto del sec. XII, come la più antica copia della passio.

Autore:
Giovanni Lucchesi

Convento e chiesa di Santa Lucia alla Castellina



 
Convento e chiesa di Santa Lucia alla Castellina 1911
Questo convento (quello in cima) lo vedo dalla finestra anche adesso che sono al PC.  E' sempre stato attivo anche se piccolo. A molti piace andare il sabato sera o la domenica mattina alla messa, anche da quì da Sesto è  a 10  minuti di strada stretta tutta in campagna.  Io ci vado spesso in primavera , non per la messa. Ma ci nascono gli anemoni e  i giacinti (che noi chiamiamo Tazzette o Tazzine)
Il convento carmelitano, edificato agli inizi del XVI secolo e ristrutturato intorno al 1640; conserva un ricco patrimonio artistico. La chiesa del 1626-27 è un integro ed elegante esempio di barocco, ricca di affreschi, decorazioni, stucchi, ove si sono conservati anche i confessionali in noce intagliato (1712).

lunedì 12 febbraio 2018

Sant' Eulalia di Barcellona,



(Barcellona, 290 – Barcellona, 12 febbraio 303),
è stata una fanciulla che subì il martirio, sotto Diocleziano, dopo aver subito 13 dolorosissime torture,
Patrona di Barcellona.
Poiché rifiutava di rinnegare la sua fede cristiana, Eulalia fu sottoposta dai romani a 13 torture fra le quali: Fu chiusa in un barile pieno di chiodi (o pezzi di vetro) e fatta rotolare in una strada identificata dalla tradizione con l'attuale Baixada de Santa Eulalia ("discesa di Sant'Eulalia).
Le furono tagliati i seni. Fu crocifissa su una croce a forma di X.
Alla fine fu decapitata.
Si narra che una colomba volò dal suo petto alla fine del martirio a simbolo della sua anima. A Barcellona Eulalia è ricordata da varie vie e statue. Il suo corpo fu sepolto originariamente a Santa Maria de les Arenes (oggi Santa Maria del Mar); fu nascosto durante la conquista araba della Spagna nel 713 e ritrovato solo nell'878. Nel 1339, fu collocato in un sarcofago d'alabastro scolpito da Lupo di Francesco allievo di Giovanni Pisano nella cripta della nuova Cattedrale di Sant'Eulalia. È senz'altro la santa più famosa di Spagna. La tradizione identifica in Eulalia una martire bambina. La sua morte sarebbe infatti avvenuta all'età di soli dodici anni a Mérida, in Spagna appunto, durante la persecuzione di Diocleziano, nell'inverno del 304. Di famiglia cristiana, Eulalia era stata nascosta dai parenti in una casa lontana dalla città e dalla persecuzione. Ma, forte della sua fede, la fanciulla fuggì di casa, attraversò la campagna gelata a piedi scalzi, giunse in città e si presentò al tribunale, dove la sua unica parola fu: «Credo». Ai persecutori quella parola echeggiò come una bestemmia. Dopo essere stata a lungo torturata crudelmente e orribilmente mutilata, fu posta sopra un braciere. La tradizione narra che sul luogo della sepoltura sbocciarono dei fiori bianchi, nonostante fosse pieno inverno.
Etimologia: Eulalia = donna eloquente, ben parlante, dal greco
Emblema: Giglio, Palma
Daniele Vanni

domenica 11 febbraio 2018

Il carnevale

 
Salutiamo il carnevale
su e giù per lo stivale.
C'é Brighella e Meneghino,
con Rosaura e Arlecchino.
Grossi carri coloratiSon pieni di mascherine
han coriandoli dorati.
tante stelle e trombettine.
Carnevale sei divertente,
 dispettoso e birichino.
Insieme a molta gente
fai sorridere il nonnino.
Quando con un paio di baffi
ridevamo a crepapelle
facevam facce da schiaffi
riempiendoci di dolci frittelle.
Che bei tempi son passati...
Non saran dimenticati.
Carnevale ritorna sempre
dai allegria a tanta gente.
Lucia.

sabato 10 febbraio 2018

Santa Scolastica




Vergine
Norcia, Perugia, ca. 480 - Montecassino, Frosinone, ca. 547
Patronato: Suore
Emblema: Colomba, Giglio

Il nome di Scolastica, sorella di Benedetto da Norcia, richiama al femminile gli inizi del monachesimo occidentale, fondato sulla stabilità della vita in comune. Benedetto invita a servire Dio non già "fuggendo dal mondo" verso la solitudine o la penitenza itinerante, ma vivendo in comunità durature e organizzate, e dividendo rigorosamente il proprio tempo fra preghiera, lavoro o studio e riposo. Da giovanissima, Scolastica si è consacrata al Signore col voto di castità. Più tardi, quando già Benedetto vive a Montecassino con i suoi monaci, in un altro monastero della zona lei fa vita comune con un gruppetto di donne consacrate.  Gregorio Magno parla di lei solo in riferimento a Benedetto, solo all’ombra del grande fratello, padre del monachesimo occidentale. Ecco la pagina in cui li troviamo insieme. Tra loro è stato convenuto di incontrarsi solo una volta all’anno. E Gregorio ce li mostra appunto nella Quaresima (forse) del 542, fuori dai rispettivi monasteri, in una casetta sotto Montecassino. Un colloquio che non finirebbe più, su tante cose del cielo e anche della terra. L’Italia del tempo è una preda contesa tra i Bizantini del generale Belisario e i Goti del re Totila, devastata dagli uni e dagli altri. Roma s’è arresa ai Goti per fame dopo due anni di assedio, in Italia centrale gli affamati masticano erbe e radici. A Montecassino passano vincitori e vinti; passa Totila attratto dalla fama di Benedetto, e passano le vittime della violenza, i portatori di tutte le disperazioni, gli assetati di speranza...Viene l’ora di separarsi. Scolastica vorrebbe prolungare il colloquio, ma Benedetto rifiuta: la Regola non s’infrange, ciascuno torni a casa sua. Allora Scolastica si raccoglie intensamente in preghiera, ed ecco scoppiare un temporale violentissimo che blocca tutti nella casetta. Così il colloquio può continuare per un po’ ancora. Infine, fratello e sorella con i loro accompagnatori e accompagnatrici si separano; e questo sarà il loro ultimo incontro. Tre giorni dopo, leggiamo nei Dialoghi, Benedetto apprende la morte della sorella vedendo la sua anima salire verso l’alto in forma di colomba. I monaci scendono allora a prendere il suo corpo, dandogli sepoltura nella tomba che Benedetto ha fatto preparare per sé a Montecassino; e dove sarà deposto anche lui, morto in piedi sorretto dai suoi monaci, intorno all’anno 547.

Autore:
Domenico Agasso

Esistiamo



Amore mio, esistiamo
il sogno è più diretto
ci possiam dir;Ti amo
senza buttarci a letto
La tua voce adorata
il tuo dialetto strano
or non è più sognata
l'ho ascoltata piano.
Come batteva il cuore!
Non potevo rispondere,
inghiottivo la saliva,
n'emozione e vendere.
Infine ho detto: pronto?
e ti ho sentito amore
non c'è miglior riscontro
pel mio povero cuore
Prima t'amavo,t'amo
adesso ancor di più
amore mio lontano
non lasciamoci più.

Lucia

venerdì 9 febbraio 2018

Insegnamenti lontani




Trucioli biondi, ch' io mirai da bimbo,
quando mio padre lavorava al tornio,
che lungo il dì gli facevate intorno
soffice un nimbo.
Ceppi di faggio, che spaccai fanciullo
a colpi d'ascia, nel natio cortile,
commosso il cuor d'un impeto virile
in quel trastullo;
orto sereno delle mie giornate,
ove sentii le prime volte il sole,
e voi, raccolte per le brune aiuole,
prime insalate;
se dilette mi furono di poi -
le mense, i fuochi, i casalinghi arnesi,
se amai le selve e i rustici paesi
forse è per voi.

Giovanni Bertacchi

Alla Mamma




O mamma vo' dirti una cosa
che forse ti piacerà tanto:
stanotte passandomi accanto,
mi disse il Bambino Gesù:
-Felice quel bimbo che vive
protetto da un angelo pio!
O mamma quel bimbo son io;
quell'angelo, o mamma sei tu! 

Giovanni Bertacchi.

I fiori delle Alpi



Su pei brulli dirupi i tardi aprili
li educaron tra l'erbe aride e smorte:
coi selvaggi profumi ai muti asili
dicon la bella poesia del norte.

Come l'amore ei son forti e gentili
forti e gentili son come la morte:
tra loro s'indugian, ritessendo i fili
del sogno, le vaganti anime assorte.

Son della rosa le sorelle alpestri
e la vaniglia dall'acuto aroma
orientale: è il generoso assenzio
che ci stilla gli oblii languidi e gli lestri:
è l'edelweiss dalla stellata chioma,
bianco fior di mistero e di silenzio.


Giovanni Bertacchi

Giovanni Bertacchi





Chiavenna  il  9 febbraio del 1869. Il  padre Giuseppe,  originario  del lago di Como, fa il falegname;la  madre Teresa  Morelli, di  Chiavenna, ha  una piccola bottega sotto casa. Studia al collegio  Gallio di Como e nel 1892 si laureò all´Accademia  scientifico - letteraria  di  Milano. Nel 1895 esce la sua  raccolta  di  poesie  più  famosa: "  Il  canzoniere delle Alpi ".Nel  frattempo  insegna  nei  licei  milanesi  Manzoni e Parini. Nel 1916 viene chiamato  ad  insegnare letteratura italiana  all´università di Padova, " per  chiara fama di poeta ". Malato  e  ostacolato dal regime fascista, col passare degli  anni  Bertacchi abbandona le raccolte di poesia in italiano e comincia a  scrivere  rime in dialetto chiavennasco.  Muore il 24  novembre 1942  presso  la casa di cura di Brugherio  (MI).  La  sua  tomba  si  trova nel cimitero di Chiavenna.

Un cuore




Un cuore sulla sabbia
solo e senza nome,
era pieno di rabbia
cercava il suo padrone.
Quel cuore calpestato
eroicamente resisteva,
ed il suo amore amato
imperterrito aspettava.
Il mare era implacabile
lo lambiva con le onde.
Diventando invisibile
il suo dolor nasconde.
Lucia.

giovedì 8 febbraio 2018

8 febb. San Girolamo Emiliani



Fondatore

Venezia, 1486 – Somasca di Vercurago, Lecco, 8 febbraio 1537
Patronato: Orfani, Gioventù abbandonata

Etimologia: Girolamo = di nome sacro, dal greco

San Girolamo Emiliani che nacque di nobile di estrazione perse nella guerra tra Venezia e la lega di Cambrai, il proprio castello di Castelnuovo di Quero sul Piave. In seguito alla sconfitta i francesi s’impossessarono di tutti i suoi beni e fu sottoposto al carcere duro dal Maresciallo di La Palisse. In prigione Girolamo fece voto alla Madonna di cambiare vita qualora gli fosse concessa la Grazia di ottenere la libertà. Girolamo riuscì a scappare dal carcere e finita la guerra tornò a Venezia per sciogliere il suo voto. Così Gerolamo, figlio di un Senatore della Serenissima e di una discendente dei Dogi, nella Chiesa di Santa Maria Maggiore di Treviso, promise alla Madonna di spendere il resto della sua vita ad aiutare il suo prossimo a vivere meglio. Dopo l’insorgere di  una tremenda carestia, cui fece seguito una grave epidemia di peste, si dedicò completamente al servizio dei poveri e alla cura degli ammalati. A contatto con gli appestati, ne contrasse il morbo. Guarito miracolosamente e diede inizio a quella che sarebbe stata la sua missione di vita: la cura di tutti i bisognosi, dagli orfani agli anziani abbandonati alle prostitute. Girolamo curò particolarmente i ragazzi poveri ed abbandonati che vagavano per le calli in cerca di cibo. Per aiutarli fondò il “San Basilio”, il primo orfanotrofio retto con concezioni moderne, nel quale il santo si impegnò non solo a sfamare gli orfani ma anche a dar loro una educazione religiosa e ad insegnare loro un mestiere. Dopo aver ottenuto la miracolosa guarigione dalla peste, su consiglio di san Gaetano da Tiene e del cardinale Carafa - poi diventato Papa Paolo IV- cominciò a girare l’Italia per aprire numerosi orfanotrofi. Riunendo i suoi più fedeli collaboratori una prima volta a Merone   fondò la Compagnia dei “Servi dei poveri di Cristo”, due anni più tardi a Somasca, un paesino presso Bergamo, si incontrarono nuovamente per formulare la struttura giuridica della sua opera, e da allora dal nome della città, in cui egli morì a causa della peste mentre soccorreva gli ammalati l’8 febbraio 1537 vennero fuori gli attuali Chierici Regolari Somaschi. San Girolamo molto devoto agli angeli custodi, affidò la Compagnia sotto la protezione della Vergine, dello Spirito Santo e dell’Arcangelo Raffaele, componendo anche una orazione all’Arcangelo che egli chiamava “la nostra orazione”: “Dolce Padre nostro, Signore Gesù Cristo noi ti preghiamo per la tua infinita bontà di riformare il popolo cristiano a quello stato di santità che fu al tempo dei tuoi apostoli. Ascoltaci o Signore perché benigna è la tua misericordia e nella tua immensa tenerezza volgiti verso di noi. Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo, abbi pietà di noi. Nella via della carità, della pace e della prosperità, mi guidi e mi difenda la potenza del Padre, la sapienza del Figlio e la forza dello Spirito Santo, la gloriosa Vergine Maria, l’angelo Raffaele che era sempre con Tobia sia anche con me in ogni luogo e via”. Nel suo sistema pedagogico Girolamo Emiliani non separa mai la formazione cristiana da quella umana: la pratica del vangelo deve aprire contemporaneamente le porte del cielo e quelle del mondo. Emiliani appartiene a quel gruppo numeroso di santi pieni di carità, suscitati nella Chiesa di Dio come reazione allo scisma protestante, che capirono lo spirito della vera riforma dopo il Concilio di Trento. E’ protettore delle città di treviso e Venezia, e patrono degli orfani e della gioventù abbandonata.

Autore:
Don Marcello Stanzione

Ma il cuore?




Un giorno senza te
è un giorno freddo.
Devo resistere.
Devo convincermi
che non è più tempo.
Devo andare avanti
con le mie risorse.
Devo dare amore
a chi ho intorno.
L'ho sempre dato
ma devo darne di più
altrimenti il cuore
mi scoppia in petto.
Devo pensare
che sono vecchia.
Devo invecchiare
anche il cuore.
Devo renderlo arido
vuoto.
Non vuole più soffrire.
Non vuole più sognare.
Vuole la pace.
Vuole tranquillità.
Vuole una vita piatta.
Questo vuole la mente
ma il cuore?
Cosa intendeva dire
quando senza parlare
ti sussurrava
"Ti amo da morire".

Lucia

mercoledì 7 febbraio 2018

La mia preghiera in ogni momento


Mio Signore Gesù Cristo,
Dio e vero uomo,
chi, anche se non ho mai visto
con profonda fede venero;

eme prostrato sui ginocchi
davanti al tuo splendido altare,
sollevandoti dai miei occhi
lo sguardo riverente;

umiliare il terreno che si bacia,
dandomi colpi di petto,
con cilici maceranti
le mie gambe dalla distanza alla distanza;

coperto di cardinali
largo e scintillante,
Ottengo i rami
di questa dura disciplina;

con una faccia stravolta
a causa del digiuno così tanto,
e soffocò l'accento
per il grido più amaro;

supplicandoti, Signore,
per il sangue che hai versato
essere il Redentore
del mondo che hai riscattato;

e supplicandoti, Signore,
in preghiera fervente,
quello è il mio allevatore
prevenire la mia distruzione

E poi misericordioso
infinitamente sei
salvami, Gesù pio,
dell'album delle donne.

L'album, Lord, è una piaga
che non ci sarà nessuno a soffocarla
se dal regno celeste
Non ci mandi a San Roque.

Liberami, Signore, poiché tu sei
la fonte di ogni bene,
dall'album delle donne,
per sempre, amen.

Estanislao del Campo

Addio


Addio
Da pesare una lacrima accorata
Non germogliare, no, dai tuoi begli occhi:
Perché piangere la mia morte se la mia vita
Era una terra desolata di spine e spine?

Non può essere la mia luce il dolce splendore
Ciò versa il tuo allievo in effluvio,
Ed è il mio inferno che si irradia dal ring
Che altro posto nella tua mano, Lucila.

Cosa avrebbe trovato questo povero pelegrino
Verso un deserto infinito lanciato?
Oleandri e cicuta sulla loro strada?
Oh, non ce ne sono nella tomba ghiacciata!

Nel mare tempestoso della vita
L'amore è il porto della bonanza;
E dove guidare la mia nave da guerra
Se il mio amore è amore senza speranza?

Vieni al raggio di piombo, che per fortuna oggi
Sulla mia fronte, minacciosi oscillano;
E nell'oscura dimora della morte
La pace recupera il tuo cuore, Lucila!

Estanislao del Campo

Estanislao del Campo



(Buenos Aires, 7 febbraio 18346 novembre 1880)
è stato un poeta argentino.
Nacque a Buenos Aires in una famiglia benestante seguace del Partido Unitario di tendenze filogovernative pronta a schierarsi per difendere i diritti della loro città.
Combatté nella battaglia di Cepeda e del Pavón raggiungendo il grado di capitano nel 1861 e di colonnello nel 1874. Inoltre fu eletto segretario della Camera dei deputati di Buenos Aires e deputato nazionale. Giornalista e letterato colto, inizialmente attratto dal movimento romantico, per una pura casualità fornitagli dalla rappresentazione del Faust di Charles Gounod, si gettò a capofitto nella scrittura di un'opera letteraria divenuta un capolavoro del cosiddetto "criollismo": il poemetto Fausto (1866), che narra i racconti svolti dal gaucho Anastasio el Pollo all'amico Laguna, riguardanti le vicende del Faust di Gounod.Il poemetto si distinse per la pregevole caratterizzazione psicologia dei due protagonisti, uomini semplici ma non stolti, per il modo in cui credono alla storia fantasiosa, per il loro linguaggio fresco, campagnolo, metaforico ed espressivo, per il tentativo, peraltro riuscito, di presentare in modo colto e profondo la sensibilità popolare. Il Fausto viene considerato uno dei risultati più significativi della lirica gauchesca e quindi di quel capitolo della letteratura argentina ottocentesca più originale.L'autore pubblicò un altro poemetto, intitolato Gobierno gaucho, nel quale un contadino sotto l'effetto del vino si illude di essere un leader politico e legifera con una straordinaria sapienza e un gusto sardonico. Un'altra sua fatica letteraria fu il poema America.

Toc...Toc......







Busso alla porta del tuo cuore,
non scacciarmi,amami intensamente.
Sono assetata di parole d'amore
le ho sempre cercate inutilmente.
Inutile era sperare fino adesso
ma all'improvviso sono cambiata,
adesso telo dico,lo confesso
che di te, mi sono innamorata.
La tua anima pura mi ha attirata
e sono contenta come una bambina
perchè so di esser ricambiata
a te mi sentirò sempre vicina.
Se nei sogni mi verrai a trovare
e riempirai di baci il mio viso
e con carezze come tu sai fare
insieme raggiungeremo il paradiso.

Lucia

Ciao Lucia,che dire?



Ciao Lucia,che dire?
Le parole nella mente sono tante,la mano scorre sulla tastiera e la mente spazia,  che  cosa  scrivo? Ricordi?Impressioni? Sensazioni?
Boh!!!!!Scrivo, vediamo come va!
Sono arrivata ad una età, che non cambierei con la Giovinezza, sembrerà strano, ma è così. Dopo dopo i 50 anni finalmente, sono arrivata ad accettarmi (fisicamente) e non vorrei ripassare per  niente al mondo, il mio  passato, se  non  la  nascita dei miei due Gioielli. Adesso ho quasi 67 anni, se fosse  possibile rivivere gli ultimi anni, con ancora  più consapevolezza di come li ho vissuti, questo lo farei volentieri. Tanti si meravigliano che uso il PC. Non  credo  di  essere  una mosca bianca, ma  forse se guardo le mie amiche  che non hanno studiato come me, siamo in 2 su una decina, a  parte chi  lo fa per lavoro.  A me piace sapere in una maniera esagerata, non mi vergogno a chiedere se  una cosa non la so, oppure non faccio finta di saperla, non rientra nel mio carattere. Sono contenta come una bambina, quando riesco a fare un passo  avanti col  Pc.  Sarò  stupida, sempliciotta, ma mi piaccio. Non Esteticamente, anche se non è  un cruccio. Un cruccio  è non aver ammirato  la  natura  come faccio adesso, più che un cruccio è un rimpianto, ma da giovane hai altro da pensare, con i figli ci sono cose più  impellenti  da svolgere, insomma è andata cos'ì. Chiedo al Buon Dio, o chi per Lui, di mantenermi la dignità personale, fino al giorno che me  ne andrò! Ho vissuto sulla mia pelle, il decadimento della persona,e preferisco morire prima,  lasciando un pò di rimpianto e non che mi  venga augurata la morte, anche se con Amore.
Lucia. 2014

Il malessere dei giovani



Per il malessere dei giovani non credo che nessuno di noi abbia il rimedio per farli stare meglio. I miei figli fortunatamente come molti altri hanno valori importanti, onore ,educazione e rispetto. Sono stata fortunata, perchè non penso proprio che dipenda tutto da me e mio marito. Forse non hanno trovato un branco o hanno saputo scansarlo.... facendo delle scelte giuste (almeno per adesso). Non colpevolizzo nessuno perchè fare il genitore è il mestiere più difficile del mondo, infatti non c'è nessuna scuola che insegni, per il semplice fatto che ciò che va bene ad uno, non va bene all'altro, ognuno di noi è un essere unico. Una cosa di cui mi sento di aver fatto bene è che ho sempre preso le parti dei prof. e non dei miei figli. Giustificando sempre il prof o la prof, dicendo porta pazienza che un giorno benedirai la sua severità. Un'altra cosa è che ho fatto ho sempre parlato di tutto con i miei figli anche di cose che non gli interessavano e riguardavano solo me. Questo perchè a me è sempre mancato il parlare con i miei genitori, ma non perchè non comunicavamo, ma perchè sono nata tantissimissimi anni fa da povere persone e non c'era la cultura di salvaguardare la psiche dei figli (non sapevano nemmeno cosa fosse, la psiche). I miei figli mi hanno soprannominata Tora seduta, perchè come gli indiani mi piace passare quello che so della famiglia a loro e anche delle mie impressioni sul mondo, sulla natura, come ho detto a me non è mai stato detto niente, anzi per spiegarmi qualcosa che dovevo sapere, mi si raccontavano cose paurose, in modo di mettermi timore per quella o quell'altra cosa e non la facessi. Scusate se mi sono dilungata ma come avrete capito mi piace molto parlare del passato, cercando di non ripetere gli errori fatti, anche se da altri e anche per amore.
Lucia
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martedì 6 febbraio 2018

7 febb. San Riccardo Re




Re degli Inglesi
m. a Lucca, 722
Etimologia: Riccardo = potente e ricco, dal provenzale

San Riccardo, è sicuramente uno di quei personaggi dei quali è alquanto difficile, se non addirittura impossibile, far emergere dall’oblio del tempo quali figure storicamente ben definite. Le precedenti edizioni del suddetto martirologio lo volevano “re d’Inghilterra”, ma ora è citato solamente quale pellegrino alla Città Eterna e padre dei santi Villibaldo vescovo di Eichstatt , Vunibaldo abate di Heidenheim e Valburga vergine. Anche il reale nome di Riccardo è sconosciuto e quest’ultimo è semplicemente frutto di una fantasiosa leggenda fiorita a Eichstatt in Baviera nel X secolo ed a Lucca due secoli dopo. Questa nobile famiglia proveniva dal Wessex, regione inglese, e secondo un tardivo racconto della monaca Hugebure di Heidenheim verso il 720 il padre partì con i due figli maschi in pellegrinaggio verso Roma. Villibaldo era appena ventenne e Vunibaldo diciannovenne. Navigando sul fiume Hamble, vicino al Southampton, attraversarono la Manica e risalirono quindi la Senna, per sbrcare infine a Rouen. Non prima di aver visitato numerosi santuari francesi, i tre pellegrini si diressero allora in Italia, ma Riccardo morì presso Lucca nel 722, prima di giungere a Roma. Nella città toscana il santo pellegrino riposa ancora oggi e le sue reliquie sono oggetto di venerazione nella basilica di San Frediano. Villibaldo si unì poi al celebre San Bonifacio nell’opera di evangelizzazione della Germania, fondando il doppio monastero di Heidenheim e divenendo primo vescovo della città di Eichstatt. Anche Vunibaldo fu con loro missionario e resse il monastero di Heidenheim con la sorella Valburga. Quando Villibaldo morì e fu sepolto ad Eichstatt, si ipotizzò di traslarvi anche i resti di Riccardo, ancora deposti a Lucca, perché potessero riposare accanto a quelli del figlio. I fedeli di Lucca si opposero però fermamente a tale eventualità e gli abitanti di Eichstatt dovettero così accontentarsi di un po’ di polvere proveniente dalla sua tomba. Proprio dal monastero di Heidenheim derivò il documento detto “Hodoeporicon”, attribuito alla monaca predetta, che tratta principalmente della vita di San Villibaldo e dal quale derivano le poche notizie su San Riccardo. In considerazione però dell’eccelsa santità della sua prole e dei numerosi miracoli verificatisi sulla sua tomba in San Frediano. “San Riccardo, re dell’Inghilterra”, titolo tributatogli così anche dal martirologio cattolico sino al 1956.
Autore: Fabio Arduino

Un pensiero ai nostri cari defunti



All'ombra de' cipressi e dentro l'urne
confortate di pianto è forse il sonno
della morte men duro? Ove piú il Sole
per me alla terra non fecondi questa
bella d'erbe famiglia e d'animali,
e quando vaghe di lusinghe innanzi
a me non danzeran l'ore future,
né da te, dolce amico, udrò piú il verso
e la mesta armonia che lo governa,
né piú nel cor mi parlerà lo spirto
delle vergini Muse e dell'amore,
unico spirto a mia vita raminga,
qual fia ristoro a' dí perduti un sasso
che distingua le mie dalle infinite
ossa che in terra e in mar semina morte?
Vero è ben, Pindemonte! Anche la Speme,
ultima Dea, fugge i sepolcri: e involve
tutte cose l'obblío nella sua notte;
e una forza operosa le affatica
di moto in moto; e l'uomo e le sue tombe
e l'estreme sembianze e le reliquie
della terra e del ciel traveste il tempo.
Ma perché pria del tempo a sé il mortale
invidierà l'illusïon che spento
pur lo sofferma al limitar di Dite?

( Dai Sepolcri di Ugo Foscolo)

Alla Donna gentile


 Vigile è il cor sul mio sdegnoso aspetto,
E qual tu il pingi, Artefice elegante,
Dal dì ch'io vidi nel mio patrio tetto
Libertà con incerte orme vagante.

      Armi vaneggio, e il docile intelletto
Contesi alle febee Vergini sante;
Armi, armi grido; e Libertade affretto
Più ognor deluso e pertinace amante.

 Voce inerme che può? Marte raccende,
Vedilo, all'opre e a sacra ira le genti:
Siede Italia, e al flagel l'omero tende.

       Pur, se nell'onta della Patria assorte
Fien mie speranze, e i dì taciti e spenti,
Per te il mio volto almen vince la morte. 


U.Foscolo

Il Fratellin vezzoso.


Sempre tu piangi, ei dice;
Tenera età felice
Che non conosco amor!
Ma ben verran quegli anni,
Che il Fratellin vezzoso
Non troverà riposo
Nel passionato cor.
Quel roseo volto, i guardi
Sì vivi e sì innocenti
Li mirerò dolenti
In atto di pietà.
Allor dirò: i miei pianti,
Quand'eri pargoletto,
Eran d'amore effetto,
Effetto di beltà.


U.Foscolo

Ugo Foscolo


 
Ugo Foscolo
Zante, Grecia 6 febbraio 1778 /  Turnham Green, : 10 settembre 1827,
Scrittore italiano, nato nell’isola greca di Zante nel  1778 e morto nei pressi di Londra nel 1827,è uno dei più grandi poeti italiani. Ebbe una  vita molto movimentata e contrassegnata da forti passioni, impegno politico e civile. Di padre veneziano e di madre greca,dopo la morte del genitore, nel 1792  andò a  vivere a  Venezia , dove aderì alle idee  libertarie  e  repubblicane che circolavano dopo la rivoluzione francese e pubblicò le sue prime opere. Dopo il Trattato di Campoformido (1797), per  non rimanere  sotto il dominio austriaco,lasciò Venezia e si trasferì in varie città, tra  cui  Milano e  Firenze. Nel  1808 ottenne presso laUniversità  di  Pavia  la cattedra d’ eloquenza, che fu soppressa poco tempo dopo. Nel  1814, caduto Napoleone e tornato il  Lombardo - Veneto sotto l’ egemonia  degli Austriaci, rifiutò  le  offerte  del  governo  asburgico e si recò esule prima in Svizzera e poi a Londra. Qui condusse una vita disagiata, sia  per le  difficoltà  economiche, sia per la precaria  salute. E  difatti  una grave  malattia lo portò alla morte. Le  sue  ceneri  riposano  a  Firenze nella chiesa di Santa Croce dal 1871.

6 febb. San Paolo Miki e compagni


San Paolo Miki e compagni
Martiri

Kyoto, Giappone, 1556 - Nagasaki, Giappone, 5 febbraio 1597
Etimologia: Paolo = piccolo di statura, dal latino
Emblema: Palma

E' il primo giapponese accolto in un Ordine religioso cattolico: il primo gesuita. Nato in una famiglia benestante e battezzato a cinque anni, Paolo Miki entra poi in un collegio della Compagnia di Gesù, e a 22 anni è novizio. Riesce bene in tutto: solo lo studio del latino lo fa penare; troppo lontano dal suo modo nativo di parlare e di pensare. Diventa invece un esperto della religiosità orientale, cosicché viene destinato alla predicazione, che comporta il dialogo con dotti buddhisti. Riesce bene, ottiene conversioni; però, dice un francescano spagnolo, più efficaci della parola sono i suoi sentimenti affettuosi. Il cristianesimo è penetrato in Giappone nel 1549 con Francesco Saverio, che vi è rimasto due anni, aprendo poi la via ad altri missionari, bene accolti dalla gente. Li lascia in pace anche lo Stato, in cui gli imperatori sopravvivono come simboli, mentre chi comanda è sempre lo Shogun, capo militare e politico. Paolo Miki vive anni attivi e fecondi, percorrendo continuamente il Paese. I cristiani diventano decine di migliaia. Nel 1582-84 c’è la prima visita a Roma di una delegazione giapponese, autorizzata dallo Shogun Hideyoshi, e lietamente accolta da papa Gregorio XIII. Ma proprio Hideyoshi capovolge poi la politica verso i cristiani, facendosi persecutore per un complesso di motivi: il timore che il cristianesimo minacci l’unità nazionale, già indebolita dai feudatari; il comportamento offensivo e minaccioso di marinai cristiani (spagnoli) arrivati in Giappone; e anche i gravi dissidi tra gli stessi missionari dei vari Ordini in terra giapponese, tristi fattori di diffidenza. Un insieme di fatti e di sospetti che porterà a spietati eccidi di cristiani nel secolo successivo. Ma già al tempo di Hideyoshi, ecco una prima persecuzione locale, che coinvolge Paolo Miki. Arrestato nel dicembre 1596 a Osaka, trova in carcere tre gesuiti e sei francescani missionari, con 17 giapponesi terziari di San Francesco. E insieme a tutti loro egli viene crocifisso su un’altura presso Nagasaki. Prima di morire, tiene l’ultima predica, invitando tutti a seguire la fede in Cristo; e dà il suo perdono ai carnefici. Andando al supplizio, ripete le parole di Gesù in croce: "In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum". Proprio così le dice: in quel latino che da giovane studiava con tanta fatica. Nel 1862, papa Pio IX lo proclamerà santo. Nell’anno 1846, a Verona, un seminarista quindicenne legge il racconto di questo supplizio e ne riceve la prima forte spinta alla vita missionaria: è Daniele Comboni, futuro apostolo della “Nigrizia”, alla quale dedicherà vita e morte, tre secoli dopo san Paolo Miki.

Autore:
Domenico Agasso

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