Ma l’anima confondono i prestigi:
intimidita abbassa la scriminatura
che parte le nere chiome, le palpebre ombrate;
nel cestello ripone la matassa,
gli aghi, il ditale, piega la fioritura
paziente sul bianco, nelle sere.
E la lontana dimora di nuovo l’accoglie:
serbano le scansie tenebrose
pallide ampolle, o, pendenti
in vimini dal soffitto,
e un poco oscillano quando
passa la tramontana; spirare
senti con l’erbe della solitudine, l’altura.
A la tarda ora solo guarda l’alto
abbaino la stella polare.
intimidita abbassa la scriminatura
che parte le nere chiome, le palpebre ombrate;
nel cestello ripone la matassa,
gli aghi, il ditale, piega la fioritura
paziente sul bianco, nelle sere.
E la lontana dimora di nuovo l’accoglie:
serbano le scansie tenebrose
pallide ampolle, o, pendenti
in vimini dal soffitto,
e un poco oscillano quando
passa la tramontana; spirare
senti con l’erbe della solitudine, l’altura.
A la tarda ora solo guarda l’alto
abbaino la stella polare.
Lucio Piccolo
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