È stata proclamata Beata da Papa Giovanni Paolo II nel 2005
Eurosia nacque a Quinto Vicentino il 27 settembre 1866; in casa tutti la chiamavano Rosina.Nel 1870 la famiglia si trasferì nel vicino paese di Marola.
Qui Rosina trascorrerà tutta la sua vita. Nel paese esisteva una
scuola, un vero lusso a quei tempi. Rosina riuscì a frequentare le prime
due classi. Una grande fortuna, se si pensa che allora, in Italia
l’analfabetismo femminile toccava il 75,7%. Fin da piccola, era davvero
attratta dalla lettura. I fratelli dicevano che passava diverse ore a
leggere, soprattutto la Storia Sacra.La
casa della famiglia Barban, vicino a quella dei Fabris, fu colpita da
un grave lutto: morì Stella Pierina Fattori, moglie di Carlo Barban,
lasciando due figlie piccole al marito Carlo. Si chiese aiuto a Rosina
per le faccende domestiche e la cura delle bambine. Per tre mesi lavorò
in casa Barban, senza chiedere alcun compenso. A un dato momento, Carlo
si fece avanti con una proposta di matrimonio. Rosina chiese tempo per
pregare e conoscere la volontà di Dio, ma infine, divenne moglie di
Carlo in quanto considerava tale gesto volontà divina, considerando il
bisogno e l’esigenza delle due bambine. Rosa
era disposta a ricevere anche figli propri, conosceva bene i principi
che affermavano : “I figli sono il dono per eccellenza del matrimonio e
contribuiscono grandemente al bene dei genitori”. I
primi due figli di mamma Rosa morirono in tenera età, ma trovato
conforto nel Signore, infine ne ebbe altri sette, tre dei quali si
consacrarono a Dio come sacerdoti. Nel periodo della prima guerra
mondiale, ne adottò altri tre, mentre il loro padre era in guerra e la
loro mamma, nipote di Rosa, morì poco prima. L’apostolato
di Rosa Fabris fu spicciolo: la sua testimonianza di vita cristiana ben
vissuta. Fin da bambina, Rosina amava la preghiera; erano momenti di
riflessione, di dialogo con il Signore che, a sua volta, le rispondeva e
le faceva vedere certi aspetti concernenti la sua vita. La sua
preghiera era alimentata dalla lettura della Storia Sacra, i fatti
biblici erano la sua passione; studiava il Vangelo, leggeva anche libri
di pietà propri del suo tempo: le Massime Eterne, la Filotea
ma soprattutto il Catechismo. Difendeva i valori Cristiani che
proponeva continuamente ai suoi figli e a tutte le persone che
avvicinava.La vita di mamma Rosa
si svolse tutta tra le mura domestiche nell’esercizio delle virtù
cristiane, vissute con impegno, come risposta all’amore di Dio. Visse la
povertà come un dono. Eurosia riassumeva tutto nel servizio. Le
testimonianze concordano nell’asserire che dormiva poco, mortificava il
suo corpo per renderlo disponibile all’esercizio dell’amore di Dio. La
prima preoccupazione di Rosa era la conversione dei peccatori; pregava e
faceva pregare per loro. I poveri sapevano che a mezzogiorno avrebbero
potuto usufruire di una scodella di minestra che Rosa preparava per
loro. Qualsiasi occasione si presentasse per fare del bene, mamma Rosa
non se la lasciava sfuggire. Ebbe una particolare cura per gli orfani.
Scoppiata la guerra, non pochi uomini sposati e con figli furono
chiamati alle armi. Nel circondario di Marola e Valproto
non mancarono le vedove con numerosi figli, quasi abbandonate a se
stesse. Mamma Rosa aiutava quando poteva, anche con sacrifici personali.
Il 31 maggio 1930
moriva il marito Carlo, dopo 45 anni di matrimonio. Da quel momento,
Rosa si raccolse ancora di più nella preghiera. Confidò al figlio don
Giuseppe che il Signore le aveva rivelato il giorno della morte,
mancavano 19 mesi. Si preparò sempre più alla morte, intensificando la
preghiera, il suo pensiero era sempre rivolto al paradiso. Nell’autunno
del 1931
si manifestarono i primi dolori reumatici che invadevano le giunture
delle mani e dei piedi; la predizione della sua morte si stava
avverando. Il male progrediva estendendosi alle spalle e alle ginocchia
fino a costringerla a letto. Non si lamentò dei dolori, anche se era
palese che soffriva. I primi di gennaio del 1932 si manifestò una polmonite, il respiro si era fatto progressivamente affannoso, accompagnato da colpi di tosse sempre più frequenti. Spirò l’8 gennaio 1932;
aveva conservato fino all’ultimo respiro l’uso dei sensi, sapeva di
morire e moriva per amore. Semplice la tomba nel cimitero di Marola,
sulla quale frequentemente vengono deposti mazzi di fiori portati da
molte persone come segno di riconoscenza. Subito incominciarono a
manifestarsi le grazie ottenute da quelli che invocavano la sua
intercessione come pure qualche miracolo.
Il 22 giugno 2004, nella sala Clementina dei palazzi vaticani, alla presenza di S.S. Papa Giovanni Paolo II, riceveva il riconoscimento ufficiale, un miracolo ottenuto per sua intercessione.
Memoria liturgica l'8 gennaio.
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