(Kǒngzǐ (孔子) o Kǒng Fūzǐ (孔夫子) -- Maestro Kong)
La sua speculazione filosofica ha dato origine ad una intera tradizione culturale, il Confucianesimo (Rújiā 儒家): i suoi insegnamenti hanno influenzato profondamente il pensiero e lo stile di vita cinese, coreano, giapponese e vietnamita. Confucio visse in Cina nell'ultima parte del Periodo delle primavere e degli autunni (781 a.C. - 477 a.C.), un'epoca di anarchia, d'instabilità politica e di diffusa corruzione, dominato dalle guerre tra stati feudali, che - senza soluzione di continuità - si trascinerà nell'epoca successiva, il Periodo degli "Stati Combattenti", (476 a.C. - 206 a.C.), che culminerà con l'unificazione della Cina sotto un unico sovrano. La sua filosofia si basava sull'etica
personale e politica, sulla correttezza delle relazioni sociali, sulla
giustizia, sul rispetto dell'autorità familiare e gerarchica,
sull'onestà e la sincerità. La difesa di questi valori gli assicurò
sotto la dinastia Han un ruolo preminente rispetto ad altre dottrine come il legismo e il taoismo. Il pensiero confuciano fu introdotto in Europa dal gesuita Matteo Ricci, che fu il primo a latinizzare il nome di Kǒngfūzǐ in Confucio. I suoi insegnamenti sono raccolti nei Dialoghi (Lùnyǔ
論語), una raccolta di aforismi e frammenti di discorsi compilata molti
anni dopo la sua morte dai suoi discepoli. Sebbene, infatti, per più di
duemila anni la tradizione lo abbia ritenuto autore o curatore di tutti i
Cinque Classici,
gli storici moderni non ritengono di poter attribuire con certezza a
Confucio nessuno scritto fra quelli che la tradizione lega al suo nome.
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