Girotondo girotondo!
Quanti sono?… Una dozzina.
La farandola mulina
senza posa intorno al mondo.
Quello lì che a stento arranca,
tetro, livido, ingrugnato,
striminzito, infagottato
nella sua mantella bianca,
é GENNAIO, il primogenito
della bella fratellanza;
a ogni passo della danza
batte i denti e manda un gemito.
Tien per mano il più piccino
della schiera, e il più furbetto,:
FEBBRARIN carnevaletto,
detto pure ventottino.
(Lo vedete quant’è buffo
nel vestito d’Arlecchino,
Lo vedete il birichino
come ride sotto il ciuffo?)
Un sentore di viole,…
ecco MARZO pazzerello,
piedi nudi, giubberello,
ricci al vento e viso al sole.
È una gioia rivederlo;
e, se a tratti si fa mesto,
pur si rasserena presto,
e fischietta come un merlo.
Si trascina presso un bimbo,
dolce, pallido, gentile;
Pratolino, ovvero APRILE,
che di foglie al capo ha un nimbo.
Bello e caro è quel biondino!
Ma più bello e più lucente,
ma più caro e più ridente,
questo qui che gli è vicino.
MAGGIO, eterno amor del mondo,
per guardarti, per goderti,
si vorrebbe trattenerti,
arrestando il girotondo.
Lascia almeno che odoriamo
le tue rose inebrianti.
Benedici tutti quanti
con quel tuo fiorito ramo!
Sei già andato! Ecco, al tuo posto,
sopraggiungere i fratelli
tuoi più simili, i gemelli,
buoni: GIUGNO, LUGLIO, AGOSTO.
Sono nudi come l’aria,
ma ciascuno porta un suo fregio:
l’uno un ramo di ciliegio
che di frutti ondeggia e svaria;
il secondo ghirlandette
di papaveri fiammanti;
spighe, il terzo, barbaglianti,
in manipolo costrette.
Bravi e validi figlioli,
rosolati al solleone;
saltan come in un trescone
di gagliardi campagnoli.
Ma quest’altro avviluppato
dentro un nuvolo di veli
azzurrini come i cieli,
è un fanciullo delicato.
È SETTEMBRE, occhi di sogno,
cuore di malinconia:
spande intorno una malia
che ha il profumo del cotogno…
Malinconica non pare
quella faccia rubiconda
che vien dopo ed è gioconda
la canzon ch’odo cantare:
“Sangue chiaro e sangue fosco
dà la vigna; e noi beviamo
l’un e l’altro, e salvi siamo”
Matto OTTOBRE, ti conosco!
Ahi, quei due che vengon ora,
– musi lunghi, brutta cera
di ammalati, veste nera –
ci predicon la malora!
Tien NOVEMBRE un ramo secco
all’occhiello del gabbano,
e DICEMBRE nella mano
più non porta che uno stecco.
Nei tasconi del lor saio
recan freddo e amare pene…
Ma vedete, ora chi viene!
Di bel nuovo è qui GENNAIO…
Girotondo, girotondo.
Sono dodici ragazzi,
buoni e tristi, savi e pazzi,
e nel mezzo è il vecchio mondo.
Diego Valeri
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