venerdì 4 agosto 2017

Maria José del Belgio




Marie José Carlotta Sofia Amelia Enrichetta Gabriella di Sassonia Coburgo-Gotha,
nota come Maria José del Belgio
(Ostenda, 4 agosto 1906Thônex, 27 gennaio 2001),
nata principessa del Belgio, fu l'ultima regina d'Italia come consorte di re Umberto II. Poiché il suo regno durò solamente dal 9 maggio al 18 giugno 1946, venne soprannominata dagli italiani Regina di maggio. Il suo nome italianizzato era Maria Giuseppina di Savoia, ma ella non lo volle mai usare, nemmeno nei documenti ufficiali come l'atto di matrimonio.È l'unica regina italiana la cui effigie appare su una serie di francobolli regolarmente emessi: le Nozze del Principe Umberto II.  È stata moglie del re Umberto II di Savoia, casato verso il quale non è mai riuscita ad intrattenere un rapporto pacifico a causa della sua ostilità nei riguardi del regime fascista e del presunto autoritarismo dei Savoia. Anticonformista, dalla spiccata personalità, abile pianista, ha vissuto gran parte della sua esistenza in Svizzera, in esilio tanto dall'Italia che dal proprio marito, da cui si è separata qualche anno dopo la fine della seconda guerra mondiale. Nasce principessa di Sassonia Coburgo Gotha, la futura Maria di Savoia, figlia del re del Belgio Alberto I e di Elisabetta di Wittelsbach, nata a propria volta duchessa di Baviera. La sua famiglia è culturalmente molto aperta e la piccola Maria, che cresce con i due fratelli maggiori Leopoldo e Carlo Teodoro, dimostra sin da subìto di avere una spiccata personalità, oltre che un'intelligenza viva che la porta ad esplorare vari settori artistici, come la musica e la letteratura. Promessa sposa sin dalla tenera età al casato italiano, incontra il proprio futuro consorte intorno al 1916, quando ha appena dieci anni, nei pressi del Castello di Lispida, a Battaglia Terme. Da quel momento, in virtù di un matrimonio ormai stabilito, comincia a ricevere una educazione improntata alla cultura italiana. Maria José frequenta il noto collegio femminile di Villa di Poggio Imperiale, a Firenze, dove apprende la lingua e la letteratura del Belpaese, facendo successivamente la spola tra l'Inghilterra e il Belgio, dove completa la sua buonissima formazione intellettuale. In realtà i continui trasferimenti in quel periodo sono indotti anche dalle contingenze internazionali, che vedono la sua famiglia impegnata, come molte altre europee, nel difficile contesto bellico del primo conflitto mondiale. A quei tempi, proprio mentre la piccola Maria José è in Inghilterra con i suoi fratelli, suo padre si trova in patria per comandare di persona l'esercito nazionale, guadagnandosi sul campo il soprannome di "Re cavaliere", mentre sua moglie si dà da fare ad assistere i feriti nei vari accampamenti. Superato il difficile periodo della guerra, la futura regina d'Italia termina gli studi italiani e, poco dopo, nel 1919, si iscrive al collegio delle suore del Sacro Cuore di Linthout, in Belgio, onde completare la sua crescita intellettuale. Intanto, le nozze con Umberto di Savoia, sono sempre più vicine. Maria Josè del Belgio sposa il reale italiano, allora Principe di Piemonte, il giorno 8 gennaio 1930 a Roma, nella Cappella Paolina del palazzo del Quirinale. La festa per il matrimonio dura tre giorni e costa circa cinque milioni di lire (all'epoca una cifra esagerata). Sono i primi anni della riconciliazione tra lo Stato e il Papato e proprio Pio XI, colui che accoglie Mussolini definendolo il "salvatore della patria", forte dei Patti Lateranensi stipulati con il Regime soltanto un anno prima, accoglie i due sposi a sé, ponendo il proprio sigillo sul disgelo sancito fra Italia e Vaticano. In Belgio intanto si moltiplicano le lettere di dissenso inviate al casato: il popolo belga non approva l'unione con un casato di una nazione fascista. Da Umberto, Maria José ha quattro figli: Maria Pia, nata nel 1934, Vittorio Emanuele, nato nel 1937, e gli ultimi due, Maria Gabriella e Maria Beatrice, rispettivamente nel 1940 e 1943. Gli sposi vivono gli anni seguenti tra il palazzo reale di Torino, il castello di Racconigi, la città di Napoli e il castello di Sarre, nella Val d'Aosta. Nonostante non sia vista di buon occhio dagli alti gradi di governo, a causa delle sue esternazioni ostili al fascismo e a Mussolini, la bella principessa si dà da fare per la nazione e non solo, rivelando tutte le sue doti umanitarie ereditate dalla propria madre. Nel 1939, quando scoppia il secondo conflitto mondiale, Maria José è in Africa a dare manforte ai soccorsi, come testimonia la sua nomina a presidente della Croce Rossa Italiana. In verità la futura regina ha già calcato il suolo africano per motivi umanitari, in occasione dell'occupazione di Etiopia del 1935, che tra l'altro vede il regime utilizzare la sua stessa figura come una sorta di paladina delle camice nere inviate in Africa. A conferma della sua opposizione a Mussolini c'è l'episodio del suo rifiuto di italianizzare il proprio nome, secondo i gretti canoni dell'epoca, improntati ad un confuso quanto acceso nazionalismo in ogni ambito. Maria José resta tale, rifiutando di assumere il nome di Maria Giuseppa. Da quel momento la futura regina di maggio comincia a circondarsi perlopiù di intellettuali, piuttosto che di aristocratici per giunta di simpatie apertamente fasciste. Quando poi arriva il pieno schieramento dell'Italia al fianco della Germania nazista di Hitler, Maria José non trattiene il proprio dissenso e chiede apertamente agli alleati la fine delle ostilità belliche, facendo valere il proprio ascendente sul presidente portoghese Salazar. È in quel momento che il suocero e allora re d'Italia, Vittorio Emanuele III, la confina a Sant'Anna di Valdieri, in provincia di Cuneo, nella casa estiva dei Savoia. Qualche tempo dopo, a seguito dell'Armistizio di Cassibile, datato 8 settembre 1943, la principessa decide per il rifugio svizzero, portando con sé anche i suoi quattro figli. Si ricongiunge con il resto della famiglia solo a guerra conclusa. Il 9 maggio del 1946, a seguito della abdicazione del padre, il principe di Savoia diventa Umberto II re d'Italia, e Maria Josè, naturalmente, regina. Da questo momento e fino al giorno del famoso referendum che porta il popolo italiano a decidere se passare alla Repubblica o alla Monarchia, i due reali italiani, seppur per un mese di interregno, si danno da fare con una vera e propria campagna elettorale, ricorrendo, a quanto si apprende, persino a dei pubblicitari americani chiamati in causa per l'occasione. Tuttavia il 2 giugno del 1946 la monarchia viene abolita; viene dichiarata illegale la permanenza in Italia del casato di Savoia, compresa la regina Maria José del Belgio. Il 13 giugno dello stesso anno Umberto lascia l'Italia a bordo di un Savoia Marchetti, volando verso il Portogallo. La moglie Maria José invece, con i suoi figli al seguito, si reca dal porto di Napoli, a bordo del Duca degli Abruzzi, verso Sintra, passando per Lisbona. Il loro regno è quello di maggio, della durata di ventisette giorni. Dopo il divieto di ingresso e di soggiorno sancito dalla Costituzione, approvata nel 1948, Maria José è finalmente libera di vivere la propria vita lontana dal marito, senza più alcun tipo di restrizione comportamentale legata all'etichetta. I due infatti, forse da sempre, sono ufficialmente separati in casa. La "regina di maggio" compra così il castello di Merlinge, in Svizzera, e si stabilisce lì con i figli, incontrando il marito solo nelle occasioni ufficiali. Questi, dal canto suo, conduce il resto della sua vita a Cascais, lontano dalla moglie. Continueranno la loro vita separati, incontrandosi solo nelle occasioni ufficiali. Durante tutti gli anni di esilio svizzero, Maria José del Belgio viaggia in molti paesi, compresa la Cina, l'India, Cuba e gli Stati Uniti. Non nasconderà mai le sue simpatie socialiste, eredità della propria famiglia di origine e soprattutto di suo padre, definito storicamente il primo "re borghese" di sempre. Nonostante alcuni gravi problemi alla vista, la ex regina d'Italia pubblica alcuni volumi, per giunta di rilievo, incentrati sulla Casa di Savoia e riceve dalla Francia la Legione d'Onore. Nel 1987 riceve il permesso di visitare l'Italia, in quanto vedova di Umberto II. Tuttavia molti giornali in quegli anni segnalano la sua presenza illegale sul suolo italiano. La sua venuta ufficiale, ad Aosta, in occasione di un convegno, è datata 1 marzo 1988. Nel 1992 si trasferisce in Messico, per poi ritornare a Ginevra, da sua figlia Maria Gabriella, nel 1996. Maria José del Belgio muore a Ginevra. Per suo espresso desiderio riceve sepoltura nella storica abbazia di Altacomba, in Alta Savoia, dove dal mese di marzo del 1983 è custodita anche la salma del marito Umberto.

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