(propriamente Bikila Abebe o Bichila Abbebe;
Jato, 7 agosto 1932 – Addis Abeba, 25 ottobre 1973) è stato un maratoneta etiope, campione olimpico ai Giochi di Roma 1960 e Tokyo 1964. Agente di polizia e guardia del corpo personale dell'imperatore Hailé Selassié, Abebe Bikila, nato nel villaggio di Jato in Etiopia, divenne un eroe nazionale dopo aver vinto la medaglia d'oro nella XVII Olimpiade. Ai Giochi della XVII Olimpiade, svoltisi a Roma nel 1960, Bikila corse e vinse l'intera distanza della maratona senza scarpe. L'etiope partì senza scarpe per una precisa scelta tecnica concordata con il suo allenatore, lo svedese Onni Niskanen. Bikila divenne il simbolo dell'Africa che si liberava dal colonialismo europeo, conquistando la prima medaglia d'oro del continente africano ai Giochi olimpici. Quattro anni dopo Bikila si presentò in condizioni di forma peggiori alle Olimpiadi di Tokyo 1964. Era stato operato di appendicite sei settimane prima della gara e perse tempo da dedicare agli allenamenti. In questa occasione gareggiò con le scarpe, e vinse nuovamente, stabilendo anche il miglior tempo mondiale sulla distanza. Bikila divenne il primo campione olimpico a bissare la vittoria nella maratona, impresa riuscita oltre a lui solo al tedesco orientale Waldemar Cierpinski. Ai Giochi olimpici estivi del 1968, tenutisi a Città del Messico, Bikila subì le conseguenze dell'altitudine, degli infortuni e dell'età. Fu costretto a ritirarsi dalla gara prima della fine. Nel 1969, Bikila stava guidando nei pressi di Addis Abeba quando ebbe un incidente, rimanendo paralizzato dalla vita in giù. Nonostante le cure e l'interesse internazionale non riuscì più a camminare. Pur impossibilitato nell'uso degli arti inferiori non perse la forza di continuare a gareggiare: nel tiro con l'arco, nel tennistavolo e perfino in una gara di corsa di slitte (in Norvegia). Partecipò inoltre alle paralimpiadi di Heidelberg nel 1972 nel tiro con l'arco. Morì l'anno successivo, all'età di 41 anni, per un'emorragia cerebrale..In suo onore è stato dedicato lo stadio nazionale di Addis Abeba. A testimonianza del grande significato simbolico delle imprese di Abebe Bikila, sulla sua lapide nel cimitero di Addis Abeba, dove è sepolto, le incisioni sono in tre lingue, amarico, italiano e giapponese. In suo onore si è costituito il comitato "Bikila 2010" per i festeggiamenti del cinquantenario dalla vittoria olimpica di Bikila a Roma 1960 mentre a Ladispoli, il 19 marzo 2010, è stato intitolato all'atleta un ponte pedonale. La città di Roma, il 10 settembre 2010, gli ha dedicato una targa in memoria del cinquantenario della vittoria, lungo il percorso olimpico di fronte all'ingresso del Palatino.
Jato, 7 agosto 1932 – Addis Abeba, 25 ottobre 1973) è stato un maratoneta etiope, campione olimpico ai Giochi di Roma 1960 e Tokyo 1964. Agente di polizia e guardia del corpo personale dell'imperatore Hailé Selassié, Abebe Bikila, nato nel villaggio di Jato in Etiopia, divenne un eroe nazionale dopo aver vinto la medaglia d'oro nella XVII Olimpiade. Ai Giochi della XVII Olimpiade, svoltisi a Roma nel 1960, Bikila corse e vinse l'intera distanza della maratona senza scarpe. L'etiope partì senza scarpe per una precisa scelta tecnica concordata con il suo allenatore, lo svedese Onni Niskanen. Bikila divenne il simbolo dell'Africa che si liberava dal colonialismo europeo, conquistando la prima medaglia d'oro del continente africano ai Giochi olimpici. Quattro anni dopo Bikila si presentò in condizioni di forma peggiori alle Olimpiadi di Tokyo 1964. Era stato operato di appendicite sei settimane prima della gara e perse tempo da dedicare agli allenamenti. In questa occasione gareggiò con le scarpe, e vinse nuovamente, stabilendo anche il miglior tempo mondiale sulla distanza. Bikila divenne il primo campione olimpico a bissare la vittoria nella maratona, impresa riuscita oltre a lui solo al tedesco orientale Waldemar Cierpinski. Ai Giochi olimpici estivi del 1968, tenutisi a Città del Messico, Bikila subì le conseguenze dell'altitudine, degli infortuni e dell'età. Fu costretto a ritirarsi dalla gara prima della fine. Nel 1969, Bikila stava guidando nei pressi di Addis Abeba quando ebbe un incidente, rimanendo paralizzato dalla vita in giù. Nonostante le cure e l'interesse internazionale non riuscì più a camminare. Pur impossibilitato nell'uso degli arti inferiori non perse la forza di continuare a gareggiare: nel tiro con l'arco, nel tennistavolo e perfino in una gara di corsa di slitte (in Norvegia). Partecipò inoltre alle paralimpiadi di Heidelberg nel 1972 nel tiro con l'arco. Morì l'anno successivo, all'età di 41 anni, per un'emorragia cerebrale..In suo onore è stato dedicato lo stadio nazionale di Addis Abeba. A testimonianza del grande significato simbolico delle imprese di Abebe Bikila, sulla sua lapide nel cimitero di Addis Abeba, dove è sepolto, le incisioni sono in tre lingue, amarico, italiano e giapponese. In suo onore si è costituito il comitato "Bikila 2010" per i festeggiamenti del cinquantenario dalla vittoria olimpica di Bikila a Roma 1960 mentre a Ladispoli, il 19 marzo 2010, è stato intitolato all'atleta un ponte pedonale. La città di Roma, il 10 settembre 2010, gli ha dedicato una targa in memoria del cinquantenario della vittoria, lungo il percorso olimpico di fronte all'ingresso del Palatino.
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