Santa Teresa Benedetta della Croce
(Edith Stein)
Vergine e martire
Breslavia, Polonia, 12 ottobre 1891 - Auschwitz, Polonia, 9 agosto 1942
Patronato: Europa (Giovanni Paolo II, 1/10/99)
Emblema: Palma
Un
pugnetto di cenere e di terra scura passata al fuoco dei forni
crematori di Auschwitz: è ciò che oggi rimane di S. Teresa Benedetta
della Croce, al secolo Edith Stein; ma in maniera simbolica, perché di
lei effettivamente non c’è più nulla. Un ricordo di tutti quegli
innocenti sterminati, e furono milioni, nei lager nazisti. Questo
piccolo pugno di polvere si trova sotto il pavimento della chiesa
parrocchiale di San Michele, a nord di Breslavia, oggi Wroclaw, a pochi
passi da quel grigio palazzetto anonimo, in ulica (via) San Michele 38,
che fu per tanti anni la casa della famiglia Stein. I luoghi della
tormentata giovinezza di Edith, del suo dolore e del suo distacco. Sulla
parete chiara della chiesa, ricostruita dopo la guerra e affidata ai
salesiani, c’è un arco in cui vi è inciso il suo nome. Nella cappella,
all’inizio della navata sinistra, si alzano due blocchi di marmo
bianco: uno ha la forma di un grande libro aperto, a simboleggiare i
suoi studi di filosofia; l’altro riproduce un grosso numero di fogli
ammucchiati l’uno sopra l’altro, a ricordare i suoi scritti, la sua
produzione teologica. Ma cosa resta veramente della religiosa
carmelitana morta ad Auschwitz in una camera a gas nell’agosto del 1942?
Certamente, ben più di un
simbolico pugnetto di polvere o di un ricordo inciso nel marmo. Dopo la
fine della seconda guerra mondiale, la sua vicenda è balzata via via
all’attenzione della comunità internazionale, rivelando la sua grande
statura, non solo filosofica ma anche religiosa, e il suo originale
cammino di santità: era stata una filosofa della scuola fenomenologica
di Husserl, una femminista ante litteram, teologa e mistica, autrice di
opere di profonda spiritualità, ebrea e agnostica, monaca e martire;
“una personalità – ha detto di lei Giovanni Paolo II – che porta nella
sua intensa vita una sintesi drammatica del nostro secolo”. Elevata
all’onore degli altari l’11 ottobre 1998, la sua santità non può
comprendersi se non alla luce di Maria, modello di ogni anima
consacrata, suscitatrice e plasmatrice dei più grandi santi nella storia
della Chiesa. Beatificata in maggio (del 1987), dichiarata santa in
ottobre, entrambi mesi di Maria: si è trattato soltanto di una felice
quanto fortuita coincidenza? C’è
in realtà un “filo mariano” che si dipana in tutta l’esperienza umana e
spirituale di questa martire carmelitana. A cominciare da una data
precisa, il 1917. In Italia è l’anno della disfatta di Caporetto, in
Russia della rivoluzione bolscevica. Per Edith il 1917 è invece l’anno
chiave del suo processo di conversione. L’anno del passo lento di Dio.
Mentre lei, ebrea agnostica e intellettuale in crisi, brancola nel
buio, non risolvendosi ancora a “decidere per Dio”, a molti chilometri
dall’università di Friburgo dov’è assistente alla cattedra di Husserl,
nella Città Eterna, il francescano polacco Massimiliano Kolbe con un
manipolo di confratelli fondava la Milizia dell’Immacolata, un movimento
spirituale che nel suo forte impulso missionario, sotto il vessillo di
Maria, avrebbe raggiunto negli anni a venire il mondo intero per
consacrare all’Immacolata il maggior numero possibile di anime. Del
resto – e come dimenticarlo? – quello stesso 1917 è pure l’anno delle
apparizioni della Madonna ai pastorelli di Fatima. Un filo mariano
intreccia misteriosamente le vite dei singoli esseri umani stendendo la
sua trama segreta sul mondo. Decisiva
per la conversione della Stein al cattolicesimo fu la vita di santa
Teresa d’Avila letta in una notte d’estate. Era il 1921, Edith era sola
nella casa di campagna di alcuni amici, i coniugi Conrad-Martius, che
si erano assentati brevemente lasciandole le chiavi della biblioteca.
Era già notte inoltrata, ma lei non riusciva a dormire. Racconta:
"Presi casualmente un libro dalla biblioteca; portava il titolo
"Vita di santa Teresa narrata da lei stessa". Cominciai a leggere e
non potei più lasciarlo finché non ebbi finito. Quando lo richiusi, mi
dissi: questa è la verità". Aveva cercato a lungo la verità e l’aveva
trovata nel mistero della Croce; aveva scoperto che la verità non è
un’idea, un concetto, ma una persona, anzi la Persona per eccellenza.
Così la giovane filosofa ebrea, la brillante assistente di Husserl, nel
gennaio del 1922 riceveva il Battesimo nella Chiesa cattolica. Edith
poi, una volta convertita al cattolicesimo, è attratta fin da subito
dal Carmelo, un Ordine contemplativo sorto nel XII secolo in Palestina,
vero “giardino” di vita cristiana (la parola karmel significa difatti
“giardino”) tutto orientato verso la devozione specifica a Maria, come
segno di obbedienza assoluta a Dio. Particolare non trascurabile –
un’altra coincidenza? – il giorno in cui la Stein ottiene la risposta
di accettazione da parte del convento di Lindenthal, per cui aveva
tanto trepidato nel timore di essere rifiutata, è il 16 luglio del
1933, solennità della Regina del Carmelo. Così Edith offrirà a lei,
alla Mamma Celeste, quale omaggio al suo provvidenziale intervento, i
grandi mazzi di rose che riceve dai colleghi insegnanti e dalle sue
allieve del collegio “Marianum” il giorno della partenza per l’agognato
Carmelo di Colonia. Il 21
aprile 1938 suor Teresa Benedetta della Croce emette la professione
perpetua. Fino al 1938 gli ebrei potevano ancora espatriare, in America
perlopiù o in Palestina, poi invece – dopo l’incendio di tutte le
sinagoghe nelle città tedesche nella notte fra il 9 e il 10 novembre,
passata alla storia come "la notte dei cristalli" – occorrevano inviti,
permessi, tutte le carte in regola; era molto difficile andare via. In
Germania era già cominciata la caccia aperta al giudeo. La
presenza di Edith al Carmelo di Colonia rappresenta un pericolo per
l’intera comunità: nei libri della famigerata polizia hitleriana,
infatti, suor Teresa Benedetta è registrata come "non ariana". Le sue
superiori decidono allora di farla espatriare in Olanda, a Echt, dove le
carmelitane hanno un convento. Prima
di lasciare precipitosamente la Germania, il 31 dicembre del 1938, nel
cuore della notte, suor Teresa chiede di fermarsi qualche minuto nella
chiesa “Maria della Pace”, per inginocchiarsi ai piedi della Vergine e
domandare la sua materna protezione nell’avventurosa fuga verso il
Carmelo di Echt. “Ella – aveva detto – può formare a propria immagine
coloro che le appartengono”. “E chi sta sotto la protezione di Maria –
lei concludeva –, è ben custodito.” L’anno
1942 segnò l’inizio delle deportazioni di massa verso l’est, attuate
in modo sistematico per dare compimento a quella che era stata definita
come la Endlösung, ovvero la "soluzione finale" del problema ebraico.
Neppure l’Olanda è più sicura per Edith. Il pomeriggio del 2 agosto
due agenti della Gestapo bussarono al portone del Carmelo di Echt per
prelevare suor Stein insieme alla sorella Rosa. Destinazione: il campo
di smistamento di Westerbork, nel nord dell’Olanda. Da qui, il 7 agosto
venne trasferita con altri prigionieri nel campo di sterminio di
Auschwitz- Birkenau. Il 9 agosto, con gli altri deportati, fra cui anche
la sorella Rosa, varcò la soglia della camera a gas, suggellando la
propria vita col martirio: non aveva ancora compiuto cinquantuno anni.
Autore: Maria Di Lorenzo
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