sabato 5 agosto 2017

Guy de Maupassant


 
Henri-René-Albert- Guy de Maupassant
(Tourville-sur-Arques, 5 agosto 1850Parigi, 6 luglio 1893)
è stato uno scrittore, drammaturgo, reporter di viaggio, saggista e poeta francese,
nonché uno dei padri del racconto moderno.
Nacque presso il castello di Miromesnil, in Francia. La famiglia Maupassant era originaria della Lorena ed era stata nobilitata da Francesco I con il titolo marchionale nel 1752. Fu proprio attorno alla metà del XVIII secolo che gli ascendenti paterni del futuro scrittore si trasferirono in Normandia. Gustave Albert Maupassant (1821-1899) sposò Laure le Poittevin (1821-1903) il 9 novembre 1846. Laure, appartenente all'alta borghesia normanna, era sorella di Alfred - che sposò a sua volta Louise, la sorella di Gustave Albert -, grande amico di Gustave Flaubert, ed era stata compagna di giochi dell'autore di Madame Bovary, destinato ad esercitare una forte influenza nella vita di Maupassant. Fu una donna dalle non comuni doti letterarie, appassionata dei classici, in particolare di Shakespeare. Da lei ereditò l'amore per l'arte. Ben diversa era la sensibilità del marito, poco interessato alla letteratura e piuttosto incline alla bella vita. I suoi frequenti tradimenti e i continui litigi portarono presto i coniugi alla separazione. Gustave Albert si stabilì a Parigi, impegnandosi a versare alla donna 1600 franchi annui, mentre Laure si prese cura dei due figli, Guy ed il fratello più giovane Hervé . I rapporti con il padre erano pressoché inesistenti, anche a causa della lontananza geografica. Lo stesso Gustave Albert ricorderà come il figlio si recasse a fargli visita nella grande città non più di una volta all'anno. Maupassant sviluppò invece sin dall'infanzia un amore profondissimo per la madre, cui confidava ogni moto del proprio animo. Con Laure le Poittevin, che fu anche la prima persona ad avvedersi delle sue capacità letterarie, intrecciò un legame destinato a mantenere fino alla fine la medesima intensità. Fino a tredici anni Guy vive con lei e con il fratello a Étretat, nella Villa dei Verguies, dove cresce tra il mare e un entroterra lussureggiante. La passione per la natura e per una vita "selvaggia" è in lui già delineata. Il ragazzo ama passeggiare con la madre per i sentieri fra i campi e in riva al mare, compiere lunghe escursioni con i coetanei e parlare patois con i contadini. A Étretat riceve un'educazione privata, seguito dalla madre e dall'abate Aubourg - che gli avrebbe ispirato il personaggio dell'abate Picot in Una vita -, che gli impartisce lezioni di francese e di latino. In seguito viene iscritto al seminario di Yvetot, da dove deliberatamente fa di tutto per essere espulso, mal sopportando la scuola e il rigido formalismo che la caratterizza. La lettera che alla fine dell'anno scolastico invia alla madre, il 22 maggio 1864, rivela molto della sua personalità e conferma il suo amore per la natura. Invece del ballo promessogli, Guy vorrebbe un altro regalo, «una barca come quelle che si vedono in chiesa». Esaudito il desiderio, passa l'estate remando e nuotando nelle acque della Senna, celebrando nelle prime poesie le virtù di una vita lontana dalla folla e dagli «onesti borghesi». A causa dell'educazione forzata di stampo religioso, sviluppa una forte ostilità nei confronti della religione. Espulso dal seminario, nel 1867 si iscrive al Lycée Corneille di Rouen, dove si dimostra studente molto dotato: si dedica alla poesia e prende parte ad alcune rappresentazioni filodrammatiche. Incontra per la prima volta Gustave Flaubert, che diventerà presto il suo fondamentale punto di riferimento umano e culturale. Nel 1868 partecipa al salvataggio in mare, davanti alle coste normanne, del poeta inglese Algernon Charles Swinburne: questo episodio rimarrà scolpito nella sua memoria come un'esperienza fondamentale. Nel 1869 ottiene il baccalauréat e si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza a Parigi. Nel 1870, scoppiata la guerra franco-prussiana, si arruola come volontario. Assegnato in un primo momento ai servizi di intendenza, poi a un reparto di artiglieria, rimane sconvolto dalla facilità con cui le truppe prussiane dilagano nella Francia settentrionale. In vari racconti scritti negli anni successivi metterà in evidenza la disorganizzazione e lo scarso spirito patriottico delle forze armate francesi, in contrasto con la capacità di tanti semplici cittadini di opporsi, anche a costo della vita, all'occupazione straniera. Dopo la guerra, nel 1871, lascia la Normandia e torna a Parigi dove trascorre dieci anni come impiegato prima presso il Ministero della Marina poi, dopo il 1878, presso il Ministero dell'Istruzione pubblica. In quel periodo si manifestano i primi sintomi della sifilide che lo condurrà lentamente alla morte. Paradossalmente, egli accoglie la notizia di essere affetto dalla grave malattia con soddisfazione: si tratta, per lui, della conferma del fatto che le sue scelte di vita sono spregiudicate e anticonformiste, lontane dagli ideali di rispettabilità della borghesia, classe sociale che egli detesta. Durante questi anni di tedioso lavoro burocratico trascorre i soli momenti di svago andando in canoa sulla Senna di domenica e durante le vacanze. Il treno lo porta ad Argenteuil, città situata sul fiume ed amata anche dai pittori impressionisti Monet e Caillebotte. Giunto nella località, rema fino a notte fonda, raggiungendo Bezons, Epinay, Saint-Ouen o Bougival. A partire dal 1875 Maupassant inizia a scrivere brevi opere teatrali e qualche racconto. Gustave Flaubert lo prende sotto la sua protezione, accompagnandolo al suo debutto nel giornalismo e in letteratura. A casa di Flaubert incontra il romanziere russo Ivan Turgenev, i francesi Émile Zola ed Edmond de Goncourt, e molti dei protagonisti della scuola realista e naturalista. Nel 1876 ottiene un certo interesse con il poema Au bord de l'eau pubblicato con lo pseudonimo di Guy de Valmont. Scrive saggi e articoli pubblicati da giornali molto diffusi come Le Figaro, Gil Blas, Le Gaulois e L'Écho de Paris. A quanto scrive in una lettera, nel 1877 gli viene diagnosticata la sifilide, ma non se ne dà cura utilizzando il fatto per alimentare la propria aura di scrittore maledetto e antiborghese. Nel 1880 pubblica Boule de Suif , racconto che Flaubert definisce «un capolavoro destinato a durare nel tempo», inserito in un volume collettivo dal titolo Les soirées de Medan a cui collaborano diversi scrittori della scuola di Zola: Huysmans, Alexis, Céard e Hennique e che ottiene un immediato e straordinario successo. Il 5 maggio 1880 Gustave Flaubert muore e Maupassant perde un grande amico e maestro. Poche settimane dopo la morte di Flaubert, Maupassant ottiene un lungo congedo dal ministero, cui seguirà il definitivo abbandono dell'impiego, motivato da problemi di salute. Dal 1881 Maupassant è tormentato da feroci emicranie cui riesce a sfuggire solo facendo uso di sostanze stupefacenti. In quello stesso periodo egli pubblica la sua prima raccolta di racconti: La maison Tellier, che arriva in due anni alla dodicesima edizione. Divenuto famoso, continua a lavorare in modo metodico, arrivando a scrivere dai due ai quattro volumi all'anno. Combina talento e senso pratico per gli affari, doti che gli garantiscono una meritata ricchezza. Fra il 1880 e il 1890 scrive trecento racconti, sei romanzi, e numerose opere minori. Ogni mese scrive almeno due racconti per due giornali, il Gaulois e il Gil Blas ed ogni anno almeno un volume di racconti. Nel 1883 termina il romanzo Une vie, vendendone 25.000 copie in meno di un anno. Il suo secondo romanzo Bel Ami, apparso nel 1885, raggiunse le 37 ristampe in quattro mesi. Harvard, il suo editore, gli commissiona nuovi romanzi. Maupassant scrive senza grossi sforzi testi sempre interessanti dal punto di vista stilistico ed estremamente acuti nella descrizione della complessità dell'animo umano. È a quest'epoca che scrive quello che alcuni critici considerano il suo vero capolavoro Pierre et Jean. Di due anni dopo è Mont Oriol, romanzo da cui la RAI trae nel 1958 uno dei suoi primi teleromanzi, intitolato anch'esso Mont Oriol. I suoi lavori sono spesso tranches de vie. Lo stile è sintetico, incisivo, ritmato: secondo molti critici egli riesce a mettere in pratica il sogno dell'amico Flaubert che aveva detto: un grande tentativo e molto originale sarebbe poter dare alla prosa il ritmo del verso ma lasciandola prosa. Maupassant mette in campo i suoi ricordi, il paesaggio normanno, l'orrore della guerra, il mondo impiegatizio, le prostitute, la follia e la morte. Con Carlo Bo si può dire che le sue trecento novelle possono essere lette come un unico memoriale umano, la storia di una società, ma tutto senza strutture ambiziose o fini prefissati: Maupassant non aveva tesi da dimostrare, gli bastava raccontare. Provava una sorta di naturale avversione nei confronti della società; amava la solitudine e la meditazione. Viaggiò in Algeria, Italia (in particolare in Sicilia), Gran Bretagna, Auvergne e da ciascuno dei suoi viaggi tornò con un nuovo volume. Navigò moltissimo sul suo yacht "Bel Ami", così chiamato in onore del suo romanzo. Dopo il 1889 lo scrittore tornò di rado a Parigi. In una lettera ad un amico confidò che ciò era dovuto al fastidio che egli provava nel vedere la Tour Eiffel, da poco inaugurata. I numerosi viaggi e la febbrile attività non gli impediscono di farsi parecchi amici tra le celebrità letterarie del tempo, come Alexandre Dumas figlio. A Aix-les-Bains incontra Hippolyte Taine, che lo affascina profondamente. La sua amicizia con i fratelli Edmond e Jules de Goncourt è di breve durata; il suo carattere schietto mal si adatta all'ambiente pettegolo, attratto dagli scandali e pieno di invidie, che i due fratelli hanno creato attorno al loro gruppo. Nel 1889 lo scrittore è duramente colpito dall'internamento forzato in un ospedale psichiatrico del fratello Hervé, da molti anni sofferente. Il fratello morirà nello stesso anno a Lione dopo un'atroce agonia. Nel corso del 1890 un'invincibile inquietudine spinge Maupassant a viaggiare ininterrottamente: dalla Francia all'Inghilterra all'Algeria la sua esistenza diventa inseguimento di un'irraggiungibile serenità. Nel corso del 1891 i problemi fisici (febbre, dolori di ogni genere, transitorie paralisi), si intrecciano con quelli psichici (amnesie, allucinazioni, difficoltà di ragionamento). Nessuna cura ormai è in grado di dargli sollievo. Alla fine dell'anno redige un testamento con il quale lascia in eredità i suoi beni alla figlia del fratello Hervé. All'inizio del 1892 tenta il suicidio e viene internato nella clinica Maison Blanche di Passy, dalla quale non uscirà più.  Il 28 giugno entra in coma. Muore di neurosifilide - a 43 anni e viene sepolto nel cimitero di Montparnasse a Parigi. Delle pratiche mortuarie si occupa Alexandre Dumas figlio. La commemorazione funebre viene pronunciata da Emile Zola.

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