Quando tu passi, e mi chiami,
assente son io.
Per lunghe ore ti aspetto,
e tu, distratto, voli altrove.
Ma tanto, il mezzano serafico
del nostro amore,
il sultano dello zenit
che muove sul quadrante le sfere
con le dita infingarde e sante,
ha già segnato l’istante
del nostro convegno.
Molli si volgono i miei giorni
a quella imperiosa stagione.
Candida e glaciale essa risplende
alta salendo, come fuoco.
Ah, nostra incantevole stanza!
Che importa a me, infido spirito,
dei tuoi diversi pensieri?
Il presagio inchina già la fronte
all’annuncio. Sorte e amore
ti congiungono a me.
Elsa Morante
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