Religiosa Digione, Francia, il 23 gennaio 1572 - Moulins, Francia, 13 dicembre 1641
Etimologia: Giovanna = il Signore è benefico, dono del Signore, dall'ebraico
Nella
storia della Chiesa troviamo alcuni casi in cui uomo e donna hanno
agito insieme nel cammino della santità, fu infatti grazie all’incontro
con il vescovo di Ginevra che Giovanna definì il suo percorso di
santità. I francesi la chiamano sainte Chantal e la venerano ad Annecy,
dove riposa accanto a san Francesco di Sales. Nasce in una famiglia
dell’alta nobiltà borgognona. Suo padre è Benigno Frémyot, secondo
presidente del Parlamento. Rimasta ben presto orfana di madre, crescerà
sotto l’educazione e la morale paterne. Il 29 dicembre 1592 Giovanna
sposa Cristoforo II, barone di Chantal. Il loro è un matrimonio felice.
Viene da subito chiamata «la dama perfetta» per quel suo prodigarsi
nella tenuta di Bourbilly e per le attenzioni e premure che riserva al
consorte. Da questa unione perfetta nascono sei figli: i primi due
muoiono alla nascita, poi arrivano Celso Benigno, Maria Amata,
Francesca e Carlotta. Dolce, serena, affabile, Giovanna è amata dai suoi
familiari, come dalla servitù. Quando Cristoforo si assenta dal
castello per adempiere ai suoi impegni di corte, Giovanna lascia gli
abiti eleganti e si dedica ai poveri, ai quali non offre solo denaro,
ma la propria persona, servendoli. La sua carità si fa immensa durante
la carestia che colpisce la Borgogna nell’inverno 1600-1601. È qui che
la baronessa, senza ascoltare i borbottii di molti e incoraggiata dal
consorte, trasforma il maniero in un vero e proprio ospedale per
ospitare madri e bambini in difficoltà e si occupa della costruzione di
un nuovo forno per poter distribuire il pane a tutti coloro che
bussano alla sua porta. Un giorno le viene detto che nel granaio non è
rimasto che un solo sacco di segala… e lei, senza esitazioni, ordina di
proseguire la distribuzione del pane, come prima… la segala finirà al
nuovo raccolto. Ma ecco giungere la prima grande prova, la morte di
Cristoforo, ucciso da un colpo di archibugio durante una battuta di
caccia. Resta vedova a soli 29 anni, vedova e madre di quattro creature
di cui la prima ha solo cinque anni e l’ultima pochi giorni. Matura, in
questo tempo di lutto e di dolore, il desiderio di consacrarsi a
Cristo, ma i doveri familiari non le permettono una scelta di vita così
drastica. In attesa di conoscere la volontà di Dio, Giovanna si dedica
totalmente ai figli, all’amministrazione della casa e alla preghiera.
Il suocero, barone di Chantal, la informa che deve subito trasferirsi
da lui, a Monthélon se desidera che i figli prendano parte all’eredità e
lei accetta, pur sapendo che nella residenza dell’anziano barone
comanda una «servapadrona». Per lungo tempo dovrà sopportare le angherie
di quest’ultima. Il suo nome inizia a rendersi noto per la sua carità.
Non è più chiamata «dama perfetta», ma la «nostra buona signora».
Un’altra difficile prova deve ora affrontare: la sua guida spirituale
non comprende la sua persona, non sa leggere la sua anima. Un giorno
suo padre la invita a Digione, questa volta per ascoltare il
quaresimale del vescovo di Ginevra, Francesco di Sales, la cui fama si
diffonde sempre più in Savoia e in tutta la Francia. Il primo incontro
fra Giovanna e il vescovo avviene il 5 marzo del 1604. Da allora si
instaura un camino di unione fraterna e spirituale straordinario. La
direzione spirituale di Francesco di Sales si realizza soprattutto
attraverso l’epistolario, dove l’umano è «divinizzato» e il divino
«umanizzato». In una lettera inviata al vescovo ginevrino Giovanna
scrive: «… tutto quello che di creato c’è quaggiù non è niente per me
se paragonato al mio carissimo Padre… Un giorno mi comandaste di
distaccarmi e di spogliarmi di tutto. Oh Dio, quanto è facile lasciare
quello che è attorno a noi, ma lasciare la propria pelle, la propria
carne, le proprie ossa e penetrare nell’intimo delle midolla, che è, mi
sembra, quello che abbiamo fatto è una cosa grande, difficile e
impossibile se non alla grazia di Dio». Nel 1610 firma di fronte al
notaio un atto con il quale si spoglia di tutti i beni in favore dei
figli. Lascia dunque la famiglia e parte per Annecy e il 6 giugno,
insieme a due compagne, Giacomina Favre e Giovanna Carlotta de Bréchard
entra nella piccola ed umile «casa della Galleria», culla dell’Ordine
della Visitazione. Rimarrà sempre “madre”, continuando ad amare
profondamente e teneramente i suoi figli. Nuove morti, nuovi lutti…
tanto che soltanto la figlia Francesca le sopravviverà tra figli,
fratelli, generi e nuora. Perciò Dio diventa per lei l’unica ricerca,
l’unico fine della sua attuale vita. Alla scomparsa di Francesco di
Sales (28 dicembre 1622), Giovanna si trova sola alla guida della nuova
famiglia religiosa della Visitazione. Si fa pellegrina sulle strade di
Francia, fondando ben 87 case visitandine. Consumata «nell’amore di
opera e nell’opera di amore», come usava dire, si spegne il 13 dicembre
1641 nel monastero di Moulins. Le «Lettere di amicizia e direzione»
(tradotte per la prima volta in italiano, a cura dei monasteri della
Visitazione d’Italia) sono la testimonianza più viva della grande
spiritualità di Madre Chantal ed è la prova che fosse persona troppo
intelligente e “libera” per ridursi ad un’ombra anonima di san
Francesco di Sales.
Autore: Cristina Siccardi
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