giovedì 24 agosto 2017

Luc Montagnier




Luc Montagnier
(Chabris, 18 agosto 1932)
è un medico, biologo e virologo francese.
Professore presso l'Istituto Pasteur di Parigi, presidente della fondazione mondiale per la ricerca e prevenzione dell'AIDS, ha scoperto nel 1983 il virus dell'HIV, insieme alla dottoressa Françoise Barré-Sinoussi e al dottor Robert Gallo, e ha vinto il Premio Nobel per la medicina 2008. Si laurea nel 1955 in scienze e dopo la morte per tumore del padre, decide di iscriversi alla facoltà di Medicina dove si specializza in Oncologia. Dopo aver completato il dottorato di ricerca in medicina all'Università di Poitiers, nel 1967 cominciò le prime ricerche nell'ambito della virologia, dedicandosi in particolar modo allo studio dei meccanismi di replicazione dei virus a RNA e successivamente dei virus a RNA oncogeni (capaci di indurre tumore), analizzando specialmente le modificazioni biochimiche che avvengono all'interno delle cellule da essi infettate. Nel 1972 fu quindi nominato capo dell'Unità Oncologica Virale dell'Istituto Pasteur e, nel 1974, direttore del CNRS (Centro nazionale di ricerca scientifica). Nel 1982 il dottor Willy Rozenbaum, medico dell'Hôpital Bichat di Parigi, gli chiese di mettere la propria competenza al servizio di una ricerca sulla possibile causa retrovirale di una nuova, misteriosa sindrome: l'AIDS. Attraverso una biopsia al linfonodo di uno dei pazienti di Rozenbaum nel 1983, il gruppo di ricercatori guidato da Montagnier fu in grado di scoprire il virus, a cui fu dato il nome di LAV (lymphadenopathy-associated virus, ovvero virus associato a linfoadenopatia). L'anno successivo un gruppo di studiosi statunitensi guidato dal dottor Robert Gallo, capolaboratorio all'Istituto Nazionale del Cancro (NCI, National Cancer Institute) di Bethesda, Maryland, confermò la scoperta del virus, ma ne modificò il nome in virus T-linfotropico umano di tipo III (HTLV-III). Di lì a poco nacque un'accesa disputa internazionale tra Montagnier e Gallo su chi dei due potesse fregiarsi della paternità della scoperta, disputa che finì a favore dello studioso francese. Nel 1986 Montagnier riuscì a isolare un secondo ceppo del virus HIV, chiamato HIV2 e maggiormente diffuso in Africa, e fu insignito del premio Albert Lasker per la ricerca medica. In seguito Montagnier si impegnò in progetti di prevenzione dell'AIDS e nella ricerca di un vaccino efficace contro questa patologia, collaborando con diversi virologi, tra cui l'italiano Vittorio Colizzi. Gli ultimi studi di Montagnier evidenziano quanto un sistema immunitario efficiente sia fondamentale per evitare di contrarre virus, HIV incluso, e quanto sia invece fragile il sistema immunitario delle popolazioni che seguono un'alimentazione scorretta, esposte per questo ad una maggior possibilità di contagio.Nell'ottobre del 2014, Montagnier sigla un accordo di collaborazione con l'R.C.C.S Neuromed per portare avanti alcuni studi di ricerca sulle neuroscienze. In un'intervista del 14 marzo 2010, Luc Montagnier rilascia alcune dichiarazioni accolte con sorpresa e cautela dalla comunità scientifica, nelle quali afferma come sarebbe possibile, a suo dire, eradicare il virus dell'HIV agendo in modo simultaneo su più fronti: con un corretto schema nutrizionale, eliminando lo stress ossidativo, migliorando le misure igieniche, instaurando una corretta flora intestinale. Montagnier è attivamente impegnato nello studio e nella ricerca sull'efficacia dei rimedi omeopatici. Tali studi sono stati accolti molto negativamente dalla comunità scientifica, poiché nessuna prova è stata finora addotta che possa avallare una qualsiasi efficacia dell'omeopatia; più precisamente, gli esperimenti svolti hanno dimostrato un'efficacia pari all'effetto placebo. Per tali sue ricerche, relative sia all'omeopatia sia alla memoria dell'acqua sia all'autismo, Montagnier ha ricevuto alcune aspre critiche tanto da fare definire i risultati dei suoi studi come scienza patologica. Nel 2011 una sezione della rivista scientifica Journal of Physics (la Conference Series che gode di una blanda peer review) ha pubblicato uno studio di Luc Montagnier e altri intitolato DNA waves and water, nel quale viene illustrato come alcune sequenze di DNA potrebbero indurre segnali elettromagnetici di bassa frequenza in soluzioni acquose altamente diluite, le quali manterrebbero poi “memoria” delle caratteristiche del DNA stesso. Una scoperta che, se fosse confermata, potrebbe aprire nuove prospettive in tema di omeopatia.

Nessun commento:

Posta un commento

Vorrei essere un mago

  Vorrei essere un mago, aver poteri soprannaturali per bruciare i giornali che di diffamazion fanno uno svago. Vorrei essere un mago, un ma...