martedì 15 agosto 2017

Francesco Domenico Guerrazzi




Francesco Domenico Guerrazzi
Livorno il 12 agosto 1804 Cecina, 23 settembre 1873)

è stato un patriota politico  e scrittore italiano.
Fu un intellettuale organico della media borghesia produttiva e democratica del primo Ottocento di cui, muovendo dal particolare angolo visuale dell'ambiente livornese, interpretò le esigenze e le aspirazioni nel campo politico–economico come in quello culturale. Svolse l'attività di politico e scrittore nel movimento risorgimentale.Nasceda Francesco Donato e Teresa Ramponi. La sua indole di polemista spesso violento lo porta, già da ragazzo, a duri scontri con il padre fino alla fuga da casa. Patriota mazziniano, politico e, soprattutto, scrittore romantico e retorico, con i suoi romanzi storici - i più celebri dei quali rimangono "La battaglia di Benevento" (1827) e "L'assedio di Firenze" (1863) - esercita una notevole influenza sulla gioventù italiana. Ma anche opere come "L'asino" (1858) e "Beatrice Cenci" (1854) ottengono grande successo. L'incontro con George Gordon Byron, che avviene a Pisa nel 1821, incide non poco nel suo stile letterario: a lui Guerrazzi dedica la sua prima opera, "Stanze alla memoria di Lord Byron", del 1825. Nel 1831 aderisce alla "Giovine Italia" di Giuseppe Mazzini, scelta che gli costa, nel 1832 e negli anni seguenti, ripetuti arresti. L'amor di patria lo spinge ad aderire ai moti politici del 1848, in seguito ai quali diviene prima Ministro dell'Interno del granducato, quindi membro del Triumvirato nel governo provvisorio di Toscana, insieme a Montanelli e Mazzoni, e infine Dittatore in Toscana. Ma è un'esperienza molto breve perché con il ritorno del Granduca, nel 1849, è condannato, nonostante la sua "Apologia" (1851), all'esilio in Corsica, dove rimane per circa dieci anni. Nel 1861 Guerrazzi viene eletto deputato nel Parlamento italiano, carica che conserva fino al 1870 esercitando una dura e costante opposizione a Cavour. Nell'ultimo periodo della sua vita, distaccato ormai dalla politica, il Guerrazzi mantenne intensa la sua produzione letteraria con opere come: Il buco nel muro ( 1862), L'assedio di Roma (1863-1865) e Il secolo che muore uscito tra il 1875 e il 1885. Ad un personaggio in particolare, L'Orazione del Buco nel Muro, lo scrittore attribuiva vicende, pensieri e sentimenti propri, davanti agli uomini e ai fatti di quegli anni, giudicati con scetticismo moralistico. Visse gli ultimi anni della sua vita nella fattoria che possedeva nei pressi di Cecina, detta la Cinquantina, dove si occupava dell'educazione dei nipoti, i figli di Francesco Michele Guerrazzi. Sotto l'impulso degli ultimi avvenimenti scrisse Il secolo che muore, condanna totale della società e di tutte le attività professionali dalle quali si salvava solo l'agricoltore; il romanzo infatti si concludeva con la visione ideale di una società rurale collocata nel lontano Texas, proiezione fantastica della fattoria del Guerrazzi. Nella sua stessa amata fattoria morì improvvisamente; i biografi raccontano che rimase stroncato dall'apoplessia subito dopo che gli venne riferito che a Roma era stato suonato ed applaudito l'inno austriaco. Ormai lo scrittore si sentiva già da tempo distaccato se non oltraggiato dai nuovi eventi politici e morali che stavano maturando in Italia. Fu sepolto nel Famedio antistante al Santuario di Montenero, a Livorno. L'ultimo trentennio del XX secolo ha fatto registrare un risveglio dell'interesse storico letterario e linguistico per il romanzo guerrazziano, e in genere, per la sua prosa.

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