Nelson Rolihlahla Mandela
Mvezo, Sudafrica18 luglio 1918 -Johannesburg, Sudafrica 5 dicembre 2013
Nel 1993 è insignito del premio Nobel per la pace
Un
personaggio storico, una di quelle persone che in vita facevano già
parte della leggenda. Nelson Mandela infatti è stato ed è il simbolo
del Sud Africa, appellativo che si è conquistato in un'intera vita
spesa alla lotta contro l'apartheid
ed alla conquista della libertà per il suo popolo. Quello che ha sempre
colpito in lui è la sua statura morale e la convinzione con cui ha
vissuto la propria vita in favore degli altri.
Figlio di
un capo della tribù Thembu (e quindi, secondo il sistema di caste
tribali vigente in Africa, di origini aristocratiche). Dopo aver
seguito gli studi nelle scuole sudafricane per studenti neri
conseguendo la laurea in giurisprudenza, nel 1944 entra nella politica
attiva diventando membro dell'ANC (African National Congress)
guidando per anni campagne pacifiche contro il cosiddetto "Apartheid",
ossia quel regime politico che favorisce, anche sul piano legale e
giuridico, la segregazione dei negri rispetto ai bianchi. Del 1960 è
l'episodio che segnerà per sempre la vita del leader nero. Il regime
di Pretoria, durante quello che è conosciuto come "il massacro di
Shaperville", elimina volontariamente e con una proditoria operazione
69 militanti dell'ANC. In seguito, mette al bando e fuorilegge l'intera
associazione. Mandela, fortunatamente, sopravvive alla strage e
riesce a fuggire. Raccolti gli altri esponenti rimasti in vita, dà
vita ad una frangia militarista, decisa a rovesciare il regime e a
difendere i propri diritti con le armi. Viene arrestato nel 1963 e
dopo un procedimento durato nove mesi è condannato all'ergastolo. La
più alta testimonianza dell'impegno politico e sociale di Mandela la
si ritrova proprio nel discorso pronunciato di fronte ai giudici del
tribunale, prima che questi pronunciassero il loro verdetto: "Sono
pronto a pagare la pena anche se so quanto triste e disperata sia la
situazione per un africano in un carcere di questo paese. Sono stato
in queste prigioni e so quanto forte sia la discriminazione, anche
dietro le mura di una prigione, contro gli africani... In ogni caso
queste considerazioni non distoglieranno me né altri come me dal
sentiero che ho intrapreso. Per gli uomini, la libertà nella propria
terra è l'apice delle proprie aspirazioni. Niente può distogliere loro
da questa meta. Più potente della paura per l'inumana vita della
prigione è la rabbia per le terribili condizioni nelle quali il mio
popolo è soggetto fuori dalle prigioni, in questo paese... non ho dubbi
che i posteri si pronunceranno per la mia innocenza e che i criminali che dovrebbero essere portati di fronte a questa corte sono i membri del governo".
Passano più di vent'anni e, malgrado il grande uomo sia costretto
alla segregazione carceraria, lontano dagli occhi di tutti e dalle
luci dell'opinione pubblica, la sua immagine e la sua statura crescono
sempre di più nell'opinione pubblica e per gli osservatori
internazionali. Il regime tiene Mandela in gattabuia ma è sempre lui il
simbolo della lotta e la testa pensante della ribellione. Nel
febbraio del 1985, cosciente di questo stato di cose e ben consapevole
che ormai non si poteva più toccare un tale simbolo, pena la
ribellione di vasti strati dell'opinione internazionale, l'allora
presidente sudafricano Botha offre a Mandela la libertà purché
rinneghi la guerriglia. In realtà, l'accusa di sovversione armata,
l'accenno alla guerriglia appunto, è solo un modo per gettare
discredito sulla figura di Mandela, prospettando il fatto che fosse di
base un personaggio predisposto alla violenza. Ad ogni modo Mandela
rifiuta l'offerta, decidendo di restare in carcere. Nel 1990 su
pressioni internazionali e in seguito al mancato appoggio degli Stati
Uniti al regime segregazionista, Nelson Mandela viene liberato. Nel 1991 è eletto presidente dell'Anc, movimento africano per la lotta all'apartheid. Nel 1993 è insignito del premio Nobel
per la pace mentre l'anno dopo, durante le prime elezioni libere del
suo paese (le prime elezioni in cui potevano partecipare anche i neri),
viene eletto Presidente della Repubblica del Sudafrica e capo del
governo. Resterà in carica fino al 1998. Nella sua breve vita politica
ufficiale ha dovuto subire anche un'altra logorante battaglia.
Trentanove case farmaceutiche intentarono un processo a Nelson
Mandela portandolo in tribunale. L'accusa era quella di aver
promulgato nel 1997 il "Medical Act", una legge che permetteva al
Governo del Sud Africa di importare e produrre medicinali per la cura
dell'Aids a prezzi sostenibili. A causa delle proteste internazionali
che tale causa ha sollevato, le suddette multinazionali hanno poi
deciso di desistere dal proseguire la battaglia legale. Sul piano della
vita privata, il leader nero ha avuto tre mogli. Della prima
consorte, sposata assai giovane, si sa ben poco. La seconda è la
celebre Winnie, impalmata nel 1958 e diventata grazie alla sua
strettissima unione con il marito sia in campo civile che politico,
"madre della nazione africana". Durante gli anni difficili del marito è
stata tuttavia travolta da scandali di vario tipo, dal sequestro di
persona all'omicidio. Nel 1997 i due si sono ufficialmente separati,
con tanto di divorzio legale. Mandela però, sebbene ottantenne, si è
poi risposato con la cinquantenne Gracia, vedova del presidente del
Mozambico, assassinato in un incidente aereo organizzato dai servizi
segreti del regime segregazionista bianco. Nel giugno 2004, all'età di
85 anni, ha annunciato il suo ritiro dalla vita pubblica per passare
il maggior tempo possibile con la sua famiglia. Il 23 luglio dello
stesso anno, con una cerimonia tenutasi a Orlando (Soweto), la città
di Johannesburg gli ha conferito la più alta onorificenza cittadina,
il "Freedom of the City", una sorta di consegna delle chiavi della
città. Nelson Mandela muore all'età di 95 anni.
Nessun commento:
Posta un commento