Vescovo e dottore della Chiesa
Imola, ca. 380 - 450
Etimologia: Pietro = pietra, sasso squadrato, dal latino
Emblema: Bastone pastorale
Nella sua
vita c’è un momento ovviamente importantissimo per lui: quello della
consacrazione a vescovo di Ravenna, intorno al 433. Ma è importante
pure tutto ciò che circonda l’evento. Innanzitutto c’è il papa in
persona a consacrarlo: Sisto III, cioè l’uomo della pace religiosa dopo
dissidi, scontri e iniziative scismatiche, ispirate alle dottrine di
Nestorio. Segno perenne di questa pace, il rifacimento della Basilica
liberiana sull’Esquilino, dedicata alla Madre di Dio (Santa Maria
Maggiore). Quando Pietro tiene il
suo primo discorso da vescovo, ad ascoltarlo col papa c’è anche Galla
Placidia, figlia dell’imperatore Teodosio, sorella dell’imperatore
Onorio e ora madre e tutrice dell’imperatore Valentiniano III. Una
donna che è stata padrona della reggia, poi ostaggio dei Goti invasori e
moglie per forza di un goto, assassinato poco dopo in una congiura.
L’assassino ha poi scacciato lei, costringendola a camminare a piedi
per dodici miglia in catene, prima di essere rimandata ai suoi. E poi
c’è Ravenna, intorno al vescovo. Ravenna, che ora è la capitale
dell’impero, cerniera tra Oriente e Occidente. Ravenna, che manda e
riceve corrieri da ogni parte, e quasi sempre con notizie tristi,
perché l’impero è giunto alle sue ultime convulsioni. In
questa capitale e in questo clima governa la sua Chiesa il vescovo
Pietro, al quale la voce pubblica dà il soprannome di “Crisologo”, che
significa “dalle parole d’oro”. E sono queste, le sue parole, che
meglio conosciamo, nei circa 180 sermoni suoi che ci sono pervenuti.
Nella sua vita le date certe sono assai poche, ma la sua identità di
uomo e di vescovo viene fuori chiaramente dai documenti che possediamo.
E’ lì che troviamo veramente lui, con una cultura apprezzabile in quei
tempi e tra quelle vicende, e soprattutto col suo calore umano e con
lo schietto vigore della sua fede; con le sue “parole d’oro”, appunto. Inoltre,
"la sua attività di predicatore ci ha lasciato soprattutto una
documentazione inestimabile sulla liturgia di Ravenna e sulla cultura
di questa città" (B. Studer). Una città che è formicolante crocevia di
problemi e di incontri. A trovare Pietro viene uno dei vescovi più
illustri del tempo, Germano di Auxerre, che poi muore proprio a Ravenna
nel 448, assistito da lui. Dall’Oriente lo consulta l’influente e
discusso archimandrita Eutiche, in conflitto dottrinale col patriarca
di Costantinopoli e con gran parte del clero circa le due nature in
Gesù Cristo. Il vescovo di Ravenna gli risponde rimandandolo alla
decisione del papa (che ora è Leone I) "per mezzo del quale il beato
Pietro continua a insegnare, a coloro che la cercano, la verità della
fede". Una rigorosa indicazione circa i comportamenti. Ma espressa
sempre con linguaggio amico, con voce cordiale. Con le “parole d’oro”
che l’hanno reso popolare a Ravenna e in tutta la Chiesa.
Autore: Domenico Agasso
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