Martiri
Etimologia: Nazario = consacrato a Dio, dall'ebraico
""""""""""""":Celso = alto, elevato, eccelso.
Emblema: Palma
San
Nazaro, cittadino romano, discepolo di San Pietro, fu battezzato da S.
Lino non ancora Papa, incontrò per questo, la disgrazia del di lui
padre, di religione Ebreo, e dell’imperatore Nerone persecutore dei
Cristiani, per esimersi dalla malignità dell’uno e dell’altro, uscì
Nazaro da Roma, e, predicando Gesù Cristo, traversate alcune città
lombarde, entrò in Piacenza, portossi indi a Milano: ivi trovò, per fede
carcerati i santi fratelli Gervasio e Protasio, ed amorosamente
confortatali, li animò a soffrire coraggiosamente il martirio. Di questo
fatto informato, il Prefetto Romano condannò Nazaro alla frusta e
all’esilio. Volse allora Nazaro alla Francia seguitando a predicare in
ogni luogo la fede in Gesù Cristo".
Arrivato in Francia, da una cospicua Matrona gli fu presentato un assai
grazioso fanciullo di nove anni. E fu pregato a volerlo avviare nella
legge e religione da lui predicata. Con lieta cortesia accettò Nazaro il
presentato infante, e dopo la conveniente istruzione, lo battezzò
imponendogli il nome di Celso. E trovata angelica la indole del suo
allievo, lo dichiarò compagno del suo apostolato, sebbene ancora non
fosse uscito da puerizia. Non furono li Santi senza incontri in quella
città. Infieriva in quel tempo in Roma e nelle province dell’impero, la
dichiarata persecuzione di Nerone ed i Ss. Nazaro e Celso, stretti di
catene il collo, furono imprigionati. Atterrita da tristo sogno, la
moglie di Prefetto romano, ne ottenne la liberazione. Simile avventura
provarono in Treviri dove molto fruttuosa riusciva la loro predicazione.
Gran numero di quelli cittadini ricevevano il Battesimo, per tale
motivo irritato quel prefetto fece arrestare li due Santi. Imprigionò
Nazaro e consegno Celso ad una donna pagana, acciò lo conducesse
all’idolatria; ma non riuscì essa all’intento. Non si mosse Celso per
carezze, né per schiaffi, né per sferzate dal santo proposito. Invocando
Gesù Cristo, mai cessò da piangere fin che fu riunito a Nazaro suo
maestro. Nazaro intanto fu indarno tentato a rinunciare alla religione
cristiana dal quel prefetto; ma perché cittadino Romano non fu
tormentato nella persona, stretto in catene, fu con il suo allievo
spedito a Nerone a Roma. Ivi, come
era successo in Treviri, Celso fu separato dal suo maestro e tentato di
rinunziare a Gesù Cristo restò sempre fermo nella fede, e con animo
virile sopportò ogni tormento e minacciò al prefetto: "Dio a cui servo
ti giudicherà" né mai potè acquietarsi privo del suo maestro. Per
comando di Nerone fu Nazaro strascinato nel tempio di Giove con la
intenzione di sacrificare a quel falso nume sotto pena di morte. Non si
sgomentò per questo, entrato egli nel tempio caddero tosto a terra
infranti quegli idoli tutti. Si vide Nazaro tutto splendente di luce
celeste e comparve vero apostolo di Gesù Cristo. Conosciuta Nerone la
ferma risoluzione delli Santi ordinò che fossero ambidue gittati in
mare. Scortati perciò a Civitavecchia, rinchiusi furono in una appostata
barca ed avviata questa in alto, li nostri Santi furono sommersi in
mare. Non erano ancora in allora compiuti i disegni di Dio, a questi la
Divina Provvidenza, (a noi genovesi mai sempre propizia, e benefica) li
riservava, fu quindi risparmiata la corona del martirio tanto
desiderata. Una subita tempesta di mare minacciava di assorbire la barca
colla quale erano stati precipitati i Santi, mentre essi andavano a
piedi asciutti passeggiando sulle onde del mare in placida calma.
Spaventati del temuto naufragio li marinari esecutori del tirrenico
decreto di Nerone, ed illuminati dalla prodigiosa situazione dei Santi
conobbero il loro fallo risolvettero di riceverli di nuovo in barca e
dopo breve preghiera delli medesimi videro il mare in subita bonaccia.
Da tali prodigi persuasi quei marinari della santità delle persone da
loro oltraggiate, e della religione da essi predicata, chiesero ed
ottennero dai Santi istruzione e Battesimo. Dopo tali avvenimenti quei
novelli cristiani non si azzardavano ritornare a Nerone, e pieni della
speranza in Dio, confortati della compagnia dei Santi abbandonarono le
vele alla direzione della Provvidenza. Prosperamente navigando entrato
nel nostro mare il fortunato naviglio volse la prora verso Genova città
allora libera e alleata col Romano Impero. Distanti ancora da quelle
mura 600 incirca passi videro sopra una delle colline di Albaro un
tempio e una torre con intorno un’area circondata da macerie. Qui per
ispirazione divina approdarono i Santi ed atterrati gli idoli che
ritrovarono in quel tempio, consacrato alla falsa deità delli loro
morti, cominciarono a predicare la fede in Gesù Cristo con felice
riuscimento e senza veruno incontro, battezzarono quanti si
convertirono; vi celebrarono il Divino Sacrificio e diedero così ad
Albaro il vanto di essere la prima terra, non solo del Genovesato, ma di
tutta la Italia, dove si è palesemente predicata e ricevuta la fede di
Cristo, e dove è stata celebrata la prima Messa quietamente. Da Albao
passarono a predicare in Genova, dove in pochi giorni videro ricevuta e
radicata la santa nostra religione, che per grazia particolare
dell’Altissimo da poco meno di secoli diciotto conserviamo purissima,
mai turbata dalla eresia, né mai amareggiata per sangue sparso da’
martiri della nostra terra. Compiuto con tanta felicità e frutto il loro
apostolato in Genova, passarono i nostri Santi a Milano, premuroso
Nazaro delli sovra lodati Gervasio e Protasio ivi tutt’ora in catene, di
vieppiù fortificarli a soffrire per la fede di Gesù Cristo. Reggeva in
allora quella Provincia a nome del crudele Nerone, il crudelissimo
Antolino nella qualità di Prefetto. Inteso questo dell’operare dei Santi
(che mai cessarono di predicare Gesù Cristo) li fece imprigionare, e
trovati inutili quanti seppe trovare, li tentativi, e tormenti, li
condannò l’uno e l’altro ad essere decapitati. Fregente e glorioso
retaggio dell’Apostolato; e fuori della porta Romana fu eseguita l’empia
condanna nel luogo allora detto "le tre muraglie" nell’anno di nostra
salute 76. … Informati del glorioso martirio delli suddetti loro Santi
Apostoli seguito in Milano, sul terminare del primo secolo, memori de’
benefici da loro ricevuti eressero a loro nome un tempio in distanza
dalla prememorata torre di passi circa 60, luogo dove approdato avevano
li Santi.
Fonte: Sito Convento e Parrocchia San Francesco d'Albaro - Genova
Fonte: Sito Convento e Parrocchia San Francesco d'Albaro - Genova
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