Elio Vittorini
(Siracusa, 23 luglio 1908 – Milano, 12 febbraio 1966)
è stato uno scrittore e traduttore italiano.
(Siracusa, 23 luglio 1908 – Milano, 12 febbraio 1966)
è stato uno scrittore e traduttore italiano.
Pimo di
quattro fratelli, Elio nasce da Lucia Sgandurra e Sebastiano Vittorini.
Seguendo gli spostamenti del padre ferroviere, trascorre l'infanzia
«in piccole stazioni ferroviarie con reti metalliche alle finestre e il
deserto intorno»: e insistentemente in tutta la sua opera sarà
presente il fascino del treno e del viaggio. Inquieto e ribelle,
durante l'adolescenza fugge diverse volte da casa «per vedere il
mondo», utilizzando i biglietti omaggio cui hanno diritto i familiari
di un dipendente delle ferrovie. Nel 1924 entra in contatto con un
gruppo di anarchici siracusani in lotta contro lo squadrismo fascista e
interrompe gli studi tecnici a cui i genitori l'hanno destinato.
Quindi, a diciassette anni decide di lasciare definitivamente la
Sicilia e si stabilisce a Gorizia, dove troverà lavoro in un'impresa
di costruzioni. Nel 1926 pubblica un articolo politico sulla rivista
«La conquista dello stato», assumendo posizioni di fascismo
antiborghese. E nel 1927 grazie all'amicizia con Curzio Malaparte comincia a collaborare con «La Stampa» e pubblica su «La fiera letteraria» il racconto il Ritratto di re Gianpiero. Il
10 settembre 1927, dopo la fuga architettata per potersi sposare
subito, viene celebrato il matrimonio "riparatore" con Rosa Quasimodo,
la sorella del celebre poeta Salvatore Quasimodo. Nell'agosto del '28 nascerà il loro primo figlio, chiamato, in omaggio a Curzio Malaparte, Giusto Curzio. In
questo periodo intraprende la lettura di alcuni dei maggiori
scrittori europei, fra cui Gide, Joyce e Kafka, e nel frattempo le sue
collaborazioni si estendono a «Il Mattino», «Il Lavoro fascista» e ad
altri periodici. Nel '29 suscita scandalo un suo articolo contro il
provincialismo della cultura italiana. Vittorini comincia ad essere
considerato «uno scrittore tendenzialmente antifascista». Quindi perde
le collaborazioni «ai giornali che pagano» e comincia a collaborare
con una piccola rivista fiorentina, «Solaria», su cui pubblica la
maggior parte dei racconti, raccolti poi in volume nel 1931 con il
titolo Piccola borghesia — il suo primo libro. Così Vittorini diviene un «solariano» e — come racconta egli stesso in Della mia vita fino ad oggi
— «solariano negli ambienti letterari di allora, era parola che
significava antifascista, europeista, universalista,
antitradizionalista…». Grazie al
direttore della rivista, Giansiro Ferrata, realizza il suo sogno di
vivere a Firenze, dove nel 1930 si trasferisce con la famiglia. Qui
lavora come segretario di redazione di «Solaria» e, per interessamento
di Gianna Manzini, viene assunto come correttore di bozze al
quotidiano «La Nazione». La sera frequenta il noto caffè degli
ermetici «Le Giubbe Rosse», o s'incontra con gli amici in casa di
Drusilla Tanzi, moglie del critico d'arte Matteo Marangoni, da tutti
chiamata " Mosca" — la futura compagna di Eugenio Montale.
In questi anni, sollecitato e dal desiderio di leggere i testi della
letteratura anglosassone in lingua originale e dall'intento di aprirsi
le porte anche come traduttore, da autodidatta e con grande zelo,
inizia a studiare la lingua inglese proprio nella tipografia de «La
Nazione», aiutato dal tipografo Chiari. Non parlerà mai l'inglese, ma
da quella lingua tradurrà decine di libri (il Robison Crusoe e
le opere di Lawrence, Poe, Saroyan, Faulkner, Powys, Steinbeck,
Defoe, Caldwell ecc.). Attraverso recensioni e traduzioni — e poi in
seguito anche mediante la sua attività editoriale — Vittorini, al pari
di Cesare Pavese,
contribuirà a diffondere in Italia la moderna letteratura
anglosassone e a creare così il mito dell'America: il mito di una
civiltà moderna progredita, industriale e cittadina in
contrapposizione a quell'italiana, arcaica arretrata rurale e
provinciale. Vivendo poveramente, negli
anni 1931-1937 collabora al «Bargello», il settimanale della
federazione fascista di Firenze, su cui esprime le sue posizioni di
fascista «di sinistra». Nel 1932 vince ex aequo con Virgilio
Lilli il premio per il miglior Diario del viaggio in Sardegna, bandito
dal settimanale «L'Italia letteraria». Dal primo Quaderno sardo nascerà nel '36 il libro Nei Morlacchi. Viaggio in Sardegna, ristampato nel '52 col titolo Sardegna come un'infanzia. Nel '33 inizia la pubblicazione a puntate su «Solaria» del romanzo Il garofano rosso
(edizione definitiva 1948). Nel '34 è costretto a lasciare il lavoro di
correttore di bozze a causa di un'intossicazione da piombo. Nello
stesso anno nasce il suo secondo figlio, Demetrio, tenuto a battesimo da
Montale. Nel '36 interrompe la stesura di Erica e i suoi fratelli (edito incompiuto nel '54) e comincia a scrivere l'opera che costituisce il punto più alto della sua attività: Conversazione in Sicilia.
Il romanzo appare a puntate su «Letteratura» tra il '38 e il '39, e poi
nel '41 uscirà in volume: prima presso l'editore Parenti col titolo Nome e lagrime, e poco dopo col titolo definitivo presso la casa editrice Bompiani. Insieme con altri fascisti di sinistra e ex fascisti (come Bilenchi e Pratolini),
Vittorini segue con drammatica partecipazione la guerra civile di
Spagna, schierandosi dalla parte dei repubblicani spagnoli. E in seguito
alla pubblicazione di un articolo antifranchista, divenuto sospetto
al Regime, viene espulso dal partito fascista. Quindi si accosta ai
gruppi comunisti clandestini. Nel '37 pubblica sul n.1 di «Letteratura»
— una nuova rivista fiorentina «con la quale si cercava di sostituire
la scomparsa «Solaria» — Giochi di ragazzi, romanzo incompiuto
concepito come seguito de Il garofano rosso. Avendo
trovato lavoro presso Bompiani, alla fine del 1938, si trasferisce
con la famiglia a Milano, dove attraversa un periodo di crisi per via
del suo vecchio amore per la milanese Ginetta Varisco, moglie del
commediografo Cesare Vico Lodovici. Nel 1941 la censura fascista,
contestando le note critiche di Vittorini, sequestra l'antologia
Americana, che tuttavia l'anno successivo verrà rimessa in vendita,
benché con l'eliminazione di quasi tutte le note critiche. Durante
la guerra, svolge attività clandestina per il partito comunista.
Nell'estate del '43 viene arrestato, ma rimane nel carcere di San
Vittore fino a settembre. Tornato libero, si occupa della stampa
clandestina, prende parte ad alcune azioni della Resistenza e
partecipa alla fondazione del Fronte della Gioventù, lavorando a
stretto contatto con Eugenio Curiel. Recatosi nel febbraio del '44 a
Firenze per organizzare uno sciopero generale, rischia la cattura da
parte della polizia fascista; quindi si ritira per un certo periodo in
montagna, dove, tra la primavera e l'autunno, scrive Uomini e no, edito nel 1945. Finita la guerra, torna a Milano con Ginetta e chiede l'annullamento del suo precedente matrimonio. Sempre nel '47 esce Il Sempione strizza l'occhio al Frejus, mentre nel '49 escono Le donne di Messina (apparso poi, in una nuova veste, nel '64) e la traduzione americana di Conversazione in Sicilia,
con prefazione di Hemingway. Nel '50 riprende la sua collaborazione a
«La Stampa» e nel '51 inizia a dirigere per Einaudi la collana di
narrativa I gettoni, dimostrandosi un «rabdomantico scopritore di
talenti»: Beppe Fenoglio, Carlo Cassola, Italo Calvino, Lalla Romano, Mario Rigoni Stern,
Ottiero Ottieri e molti altri. In quello stesso anno lascia il
partito comunista, salutato polemicamente da Togliatti, con un
articolo su «Rinascita», Vittorini se n'è ghiuto, e soli ci ha lasciato! Nel '55 la sua vita privata è lacerata dalla morte del figlio Giusto. Nel '56 esce La Garibaldina e nel '57 Diario in pubblico, volume che raccoglie gran parte dei suoi scritti critici. Grande clamore suscita poi il suo rifiuto di pubblicare Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa.
Nel '59 fonda con Calvino «Il Menabò» — rivista aperta a una
narrativa che voglia essere al passo con la civiltà industriale. Nel
'63 si ammala gravemente e viene sottoposto a un primo intervento
chirurgico. Malgrado la malattia, fittissima è la sua attività
editoriale, avendo assunto nel frattempo la direzione della collana di
Mondadori. Muore nella sua casa milanese di via Gorizia. Postumo escono il volume critico Le due tensioni (1967) e il romanzo incompiuto scritto negli anni cinquanta, Le città del mondo (1969)
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