Primo Michele Levi
(Torino, 31 luglio 1919 – Torino, 11 aprile 1987)
è stato uno scrittore, partigiano e chimico italiano, autore di racconti, memorie, poesie e romanzi.
(Torino, 31 luglio 1919 – Torino, 11 aprile 1987)
è stato uno scrittore, partigiano e chimico italiano, autore di racconti, memorie, poesie e romanzi.
Di
origini ebraiche, ha descritto in alcuni suoi libri le pratiche e le
tradizioni tipiche del suo popolo e ha rievocato alcuni episodi che
vedono al centro la sua famiglia. Nel 1921 nasce la sorella Anna Maria,
cui resterà legatissimo per tutta la vita. Cagionevole di salute,
fragile e sensibile, la sua infanzia è contrassegnata da una certa
solitudine a cui mancano i tipici giochi condotti dai coetanei. Nel 1934
Primo Levi si iscrive al Ginnasio - Liceo D'Azeglio
di Torino, istituto noto per aver ospitato docenti illustri e
oppositori del fascismo come Augusto Monti, Franco Antonicelli, Umberto
Cosmo, Zini Zini, Norberto Bobbio
e molti altri. Si dimostra un eccellente studente, uno dei migliori,
grazie alla sua mente lucida ed estremamente razionale. A questo si
aggiunga, come poi dimostreranno i suoi libri, una fantasia fervida e
una grande capacità immaginativa, tutte doti che gli permettono di
brillare sia nella materie scientifiche che letterarie. In prima Liceo,
fra l'altro, ha per qualche mese come professore d'italiano nientemeno
che Cesare Pavese.
E' comunque già evidente in Levi la predilezione per la chimica e la
biologia, le materie del suo futuro professionale. Dopo il Liceo si
iscrive alla Facoltà di Scienze alla locale Università (dove stringerà
amicizie che dureranno tutta la vita); si laurea con lode nel 1941. Un
piccolo particolare macchia però quell'attestato, esso infatti riporta
la dicitura "Primo Levi, di razza ebraica". Levi al proposito commenta:
"le leggi razziali furono provvidenziali per me, ma anche per gli
altri: costituirono la dimostrazione per assurdo della stupidità del
fascismo. Nel 1942, per ragioni di lavoro, è costretto a
trasferirsi a Milano. La guerra impazza in tutta Europa ma non solo: i
nazisti hanno anche occupato il suolo italico. Inevitabile la reazione
della popolazione italiana. Lo stesso Levi ne è coinvolto. Nel 1943 si
rifugia sulle montagne sopra Aosta, unendosi ad altri partigiani,
venendo però quasi subito catturato dalla milizia fascista. Un anno
dopo si ritrova internato nel campo di concentramento di Fossoli e
successivamente deportato ad Auschwitz.
Questa orribile esperienza è raccontata con dovizia di particolari, ma
anche con un grandissimo senso di umanità e di altezza morale, nonché
di piena dignità, nel romanzo-testimonianza, "Se questo è un uomo",
pubblicato nel 1947, imperituro documento delle violenze naziste,
scritto da un uomo di limpida e cristallina personalità. In
un'intervista concessa poco dopo la pubblicazione (e spesso integrata
al romanzo), Primo Levi afferma di essere disposto a perdonare i suoi
aguzzini e di non provare rancore nei confronti dei nazisti. Ciò che
gli importa, dice, è solo rendere una testimonianza diretta, allo scopo
di fornire un contributo personale affinchè si eviti il ripetersi di
tali e tanti orrori. Viene liberato il 27 gennaio 1945 in occasione
dell'arrivo dei Russi al campo di Buna-Monowitz, anche se il suo
rimpatrio avverrà solo nell'ottobre successivo. Nel 1963 Levi pubblica
il suo secondo libro "La tregua", cronache del ritorno a casa dopo la
liberazione (il seguito del capolavoro "Se questo è un uomo"),
per il quale gli viene assegnato il premio Campiello. Altre opere da
lui composte sono: una raccolta di racconti dal titolo "Storie
naturali", con il quale gli viene conferito il Premio Bagutta; una
seconda raccolta di racconti, "Vizio di forma", una nuova raccolta "Il
sistema periodico", con cui gli viene assegnato il Premio Prato per la
Resistenza; una raccolta di poesie "L'osteria di Brema" e altri libri
come "La chiave a stella", "La ricerca delle radici", "Antologia
personale" e "Se non ora quando", con il quale vince per la seconda
volta il Premio Campiello. Infine scrive nel 1986 un altro testo assai
ispirato dall'emblematico titolo "I Sommersi e i Salvati". Primo Levi
muore suicida l'11 aprile 1987, probabilmente lacerato dalle strazianti
esperienze vissute e dal quel sottile senso di colpa che talvolta,
assurdamente, si ingenera negli ebrei scampati all'Olocausto: di essere
cioè "colpevoli" di essere sopravvissuti.
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