martedì 18 luglio 2017

Fernanda Pivano, 100 anni dalla nascita


 

Dobbiamo a lei le prime traduzioni italiane di autori come Francis Scott Fitzgerald ed Ernest Hemingway
Fernanda Pivano
Genova
il 18 luglio 1917 - Milano, 18 agosto 2009)

Nacque da una famiglia di origini scozzesi. Nella sua lunga vita è stata traduttrice, scrittrice, giornalista, attivista politica e critica musicale, ma queste etichette rendono solo in parte la natura di una delle più importanti figure della cultura italiana della seconda metà del ‘900.Se si volessero cercare nella sua infanzia i segni premonitori di un destino già segnato, basti pensare che fu compagna di classe di Primo Levi ed ebbe come insegnante di italiano Cesare Pavese; e proprio sotto la guida di Pavese, nel 1943, all’età di 26 anni inaugurò la propria carriera pubblicando per Einaudi la prima traduzione italiana della monumentale Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters. Arrestata durante la Seconda Guerra Mondiale per aver tradotto Addio alle armi di Hemingway, testo accusato di essere un manifesto antimilitarista, dopo aver sposato l’architetto e designer Ettore Sottsass nel 1949, partì alla volta degli Stati Uniti nel ‘56. Da quel momento Pivano divenne una delle più esperte americaniste a livello mondiale, grazie anche all’amicizia intima con tutti i più importanti scrittori dell’epoca. Fu proprio Pivano a promuovere in Italia e in Europa gli scrittori della Beat Generation e fino agli anni ’90 rimase un’attenta talent scout, segnalando al pubblico italiano autori che di lì a breve si sarebbero imposti sulla scena culturale internazionale. E proprio a lei dobbiamo i primi accenni nel nostro paese ad autori come Francis Scott Fitzgerald, Henry MillerCharles Bukowski e molti altri. In Italia fu attenta osservatrice del fermento culturale del tempo e si distinse per essere tra le prime e più entusiaste estimatrici di molti cantautori che, in maniera lungimirante e moderna, riteneva i degni eredi della tradizione letteraria nostrana. Intenso fu il rapporto con Fabrizio De Andrè, Francesco Guccini, Vasco Rossi e Ligabue. Dimostrò lo stesso entusiasmo anche per il cantautorato d’oltreoceano: fu tra le prime, nel 1966, a parlare di un certo Bob Dylan in Italia, autore che negli anni successivi avrebbe definito tra i più grandi poeti del ‘900. Al di là di una considerevole e inestimabile attività di traduzione e critica letteraria, di Nanda Pivano rimane il simbolo di una donna emancipata e indipendente che, in anni in cui imperava l’immagine di moglie-Angelo del focolare, rifiutò la vita domestica a cui la società sembrava destinarla: da quel momento divenne, nell’ambiente culturale, un’icona d’indipendenza e dedizione al lavoro. l lascito più considerevole rimangono i suoi Diari, pubblicati da Bompiani in due volumi nel 2008 e 2010 ripercorrono una storia che, per vastità di esperienze e spessore di uomini e donne incontrati nel corso della propria vita, ha pochi paragoni nel ‘900.

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