Hilaire German Edgar Degas
Sensibile
e dotato di un carattere sognatore ma allo stesso tempo risoluto, è
attratto fin da subito dagli studi umanistici, attrazione che il padre
contribuisce a coltivare con personali "lezioni" di lettere e di arte.
Circa il suo carattere, lo stesso Degas si descriverà così: "Ero o
sembravo duro come tutti, per una specie di impulso alla brutalità che
mi veniva dal mio dubitare e dal mio cattivo umore. Mi sentivo così
fatto male, così sprovveduto, così fiacco, mentre mi pareva che i miei
calcoli d'arte fossero così giusti. Tenevo il broncio a tutti e anche a
me stesso. Nei suoi anni giovanili, iscrittosi al liceo, si fanno
sempre più accentuate in lui le inclinazioni alla pura materia
pittorica, a discapito di ricerche letterarie e poetiche. Un segnale
forte di questa disposizione lo si ha quando apprendiamo che il giovane
Degas era solito frequentare assiduamente il Cabinet des Estampes della
Biblioteque National, luogo che gli permette di entrare in contatto
con riproduzioni di grandi maestri del passato. Non contento di
contemplare passivamente le mirabili opere, inizia a copiare alcune di
quelle stampe: in sostanza, uno studio indiretto di artisti quali Mantegna, Durer, Rembrandt o Goya.
Purtroppo, più grande, tra gli impegni da rispettare vi sono anche le
frequentazioni alle lezioni universitarie alle quali partecipa in
qualità di matricola di Giurisprudenza. Ma è solo una formalità, perchè
la sua mente corre solo alle immagini di grandi quadri o a opere da
realizzare. Comincia a farsi stradauna spiccata urgenza creativa. Ben
presto Degas lascia gli studi per dedicarsi interamente all'arte. Ad un
giovane di quell'epoca non si presentavano grandi prospettive in
questo senso, a parte l'adesione ai moduli e agli approfondimenti
dettati dall'Accademia di Arte allora onnicomprensiva. Nel 1854 inizia a
seguire le lezioni di Louis Lamothe, artista apprezzato all'epoca, ma
oggi pressoché dimenticato. Lamothe, già allievo di Ingres, riesce a trasmettere a Degas l'importanza che Ingres
attribuiva al disegno. Nel 1855 Edgar Degas incontra addirittura il
maestro, all'epoca settantacinquenne, da cui riceve questo consiglio: "Disegni linee, giovanotto, tante linee, non importa se vengono dalla memoria o dalla natura".
Degas con scelta coraggiosa decide di non abbracciare i modelli
proposti dall'Accademia, ritenuti da lui vetusti e privi di forza
creativa, ma preferisce dedicarsi alla rappresentazione di quello che
lo circonda, ponendo grande attenzione alla vita così come si svolgeva
nella sua cruda tensione storica, anche se il pittore cercherà sempre
di coglierne gli aspetti più poetici. Non poteva mancare un viaggio in
Italia, sede di grandi capolavori e di elevazione artistica. Negli anni
tra il 1856 e il 1860, in compagnia di un altro grande e visionario
pittore, Gustave Moreau,
Degas visita Napoli, Roma, Firenze, Pisa e Siena. Se l'Italia è
indubbiamente fonte di profonde riflessioni artistiche, di
approfondimento e di influenza sulla sensibilità pittorica, Degas è
anche alla ricerca di elementi "altri" che non rientrino nell'ormai
(stanca?) tradizione occidentale. Si interessa dunque (un po' sulla
scia della moda del tempo), alle giapponeserie e in particolare al
prodotto più tipico di quella scuola figurativa: le stampe. Queste
nuove e originali prospettive dell'illustrazione orientale gli
infondono la convinzione che si possa utilizzare il linguaggio
figurativo in maniera diversa, in modo meno convenzionale e slegato
dalla tradizione occidentale e poi fatalmente "accademica" della
prospettiva e del "giusto" modo di disporre oggetti e figure. Non
bisogna dimenticare che quelli sono gli anni in cui esplode come un
fulmine a ciel sereno una nuova invenzione tecnica destinata a
rivoluzionare la stessa concezione dell'arte pittorica: la fotografia.
Da quest'ultimo ritrovato, dallo studio degli esiti che l'immagine
della realtà sortisce dopo essere stata filtrata dall'obbiettivo, Degas
ricava il proposito di trasferire sulla tela parte di quella nuova
concezione, cercando di cogliere anch'egli quegli istanti della realtà
labili e difficili da cogliere, tale da apparire, ad un primo sguardo
come istantanee casuali, soprattutto nella disposizione spaziale. I
suoi quadri assumono quindi inquadrature fotografiche. Tipici in questo
senso, rimangono i dipinti "Orchestra all'Opera" (del 1869) e "Luci
della ribalta" (1876-77); infine, sempre per ciò che riguarda la
fotografia, fondamentale è il contributo di questo mezzo nei suoi studi
sui cavalli in corsa, cui l'artista lavora a partire dal 1861.Non
stupisca l'interesse di Degas per i cavalli, oltre che per le ben più
celebri ballerine (la rappresentazione poetica delle quali è il vero
motivo di gloria di Degas presso il pubblico). Infatti, il movimento
del cavallo, nella sua sostanziale enigmaticità (prima dell'avvento
della macchina fotografica), rappresentava una possibilità di studio
interessantissima ed inesauribile per cogliere la varietà di pose di un
corpo in azione. In quegli stessi anni Degas conosce Edouard Manet,
il geniale sovvertitore delle buone "usanze" visive della borghesia
che, dopo averlo incoraggiato a coltivare il suo interesse per la realtà
contemporanea, lo introduce in quel gruppo di giovani artisti che più
tardi sarebbero diventati famosi come Impressionisti. L'appartenenza a una classe sociale più elevata porta però Degas e Manet a sviluppare interessi e abitudini diverse da quelle degli altri impressionisti,
i quali amavano dipingere all'aperto, prediligendo i paesaggi e una
vita legata alla "bohème". I due artisti amano le corse dei cavalli e
condividono la passione per la musica, cosa che li porta a frequentare i
teatri. E' in questi anni che Degas affronta spesso soggetti teatrali e
musicali, anche se talvolta non disdegna certo il paesaggio.Da
segnalare che l'unica esposizione personale organizzata da Degas risale
al 1892, nella quale vi presentò ventisei "paesaggi immaginari" che
sottolineano in questa specificità la differenza rispetto ai colleghi impressionisti. "La lezione di danza",
terminata nel 1875, è il primo dipinto di grandi dimensioni dedicato
alle ballerine. La sua pittura è fatta di interni, di luci artificiali,
di studi sul movimento. Una dichiarazione dello stesso pittore ci
tramanda queste parole: "La pittura è innanzitutto un prodotto
dell'immaginazione, non deve mai essere una copia. L'aria che si vede
nei quadri non è respirabile". E a proposito dei nudi di Degas, J.K. Haysmans, nel 1889, scriveva: "...Non
è più la carne piatta e liscia, sempre nuda delle dee,...ma è proprio
carne svestita, reale, viva, carne toccata dalle abluzioni e la sua
fredda grana sta per sciogliersi". Nel 1883 la morte dell'amico Manet
lo colpisce profondamente, tanto che si ritira e si isola dal mondo. Il
progressivo indebolimento della vista provoca un arresto sostanziale
della sua produzione. Edgard Degas muore nella città natale, ormai
completamente cieco, all'età di ottantatre anni.
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