Giuseppe Moscati
(Benevento, 25 luglio 1880 – Napoli, 12 aprile 1927)
è stato un medico italiano; è stato beatificato da papa Paolo VI nel corso dell'Anno Santo 1975 e canonizzato da papa Giovanni Paolo II nel 1987. Fu definito "medico dei poveri".
(Benevento, 25 luglio 1880 – Napoli, 12 aprile 1927)
è stato un medico italiano; è stato beatificato da papa Paolo VI nel corso dell'Anno Santo 1975 e canonizzato da papa Giovanni Paolo II nel 1987. Fu definito "medico dei poveri".
La famiglia Moscati proveniva da Santa Lucia di Serino, paese in provincia di Avellino; qui nacque, nel 1836, il padre Francesco che, laureato in giurisprudenza, nel corso della sua carriera fu giudice al tribunale di Cassino, Presidente del Tribunale di Benevento, Consigliere di Corte d'appello, prima ad Ancona e poi a Napoli. A Cassino,
Francesco incontrò e sposò Rosa De Luca, dei Marchesi di Roseto, ebbero
nove figli, di cui Giuseppe fu il settimo. La famiglia si trasferì da Cassino a Benevento nel 1877 in seguito alla nomina del padre a presidente del tribunale beneventano. Il 25 luglio 1880,
all'una di notte, nel palazzo Rotondi Andreotti Leo, nacque Giuseppe
Maria Carlo Alfonso Moscati, che ricevette nello stesso luogo il battesimo, sei giorni dopo la sua nascita (31 luglio). Intanto il padre, promosso nel 1881 consigliere di Corte d'appello, si trasferì con la famiglia ad Ancona, donde ripartì nel 1884, quando fu trasferito alla Corte d'Appello di Napoli, ove si stabilì con la famiglia. L'8 dicembre del 1888, "Peppino" (come veniva chiamato e come amerà firmarsi nella corrispondenza personale) ricevette la prima comunione nella Chiesa delle Ancelle del Sacro Cuore , nella quale i Moscati incontravano sovente il Beato Bartolo Longo, fondatore del Santuario di Pompei. Accanto alla chiesa viveva Caterina Volpicelli, poi Santa, alla quale la famiglia era spiritualmente legata. Nel 1889, Giuseppe si iscrisse al ginnasio presso l'Istituto Vittorio Emanuele a Piazza Dante, mostrando sin da ragazzo interesse per lo studio, e conseguì, nel 1897, la "licenza liceale d'onore". Nel 1892,
iniziò ad assistere il fratello Alberto, infortunatosi seriamente per
una caduta da cavallo durante il servizio militare e rimasto soggetto
ad attacchi di epilessia, con frequenti e violente convulsioni; a questa penosa esperienza è stato ipotizzato si dovesse la sua prima passione per la medicina. Dopo gli studi liceali si iscrisse, nel 1897, alla Facoltà di Medicina, secondo il biografo Marini nell'ottica di considerare l'attività del medico come un sacerdozio. Il padre morì alla fine dello stesso anno, colpito da emorragia cerebrale. Il 3 marzo 1900, Giuseppe ricevette la cresima. Il 4 agosto 1903 si laureò a pieni voti con una tesi sull'ureogenesi epatica
considerata degna di stampa. Dopo pochi mesi si presentò ai concorsi
per assistente ordinario e per coadiutore straordinario agli Ospedali Riuniti degli Incurabili, superando entrambe le prove, risultando anzi secondo in quello per assistente ordinario. Il 2 giugno 1904 morì il fratello Alberto a causa di complicazioni delle patologie insorte con l'incidente a cavallo. Nell'aprile del 1906, mentre il Vesuvio iniziò a eruttare ceneri e lapilli su Torre del Greco,
mettendo in pericolo un piccolo ospedaletto (succursale degli Ospedali
Riuniti, presso cui era coadiutore straordinario), si recò sul posto,
contribuendo a salvare gli ammalati, dei quali ordinò l'evacuazione,
completata poco prima del crollo della struttura; l'intervento
tempestivo di Moscati è stato considerato essenziale per evitare una
tragedia. Nel 1908,
dopo aver superato il concorso di assistente ordinario per la cattedra
di Chimica Fisiologica, iniziò a svolgere attività di laboratorio e di
ricerca scientifica nell'Istituto di Fisiologia dell'ospedale per
malattie infettive Domenico Cotugno. Tre anni dopo, nel 1911, un'epidemia di colera colpì Napoli e Moscati fu chiamato dall'Ispettorato della Sanità Pubblica,
presso il quale presentò una relazione sulle opere necessarie per il
risanamento della città, in parte condotte a compimento. Fu inoltre
proposto per la libera docenza in chimica
biologica. In quello stesso anno, ancora trentunenne, aveva vinto il
concorso come aiuto ordinario negli Ospedali Riuniti, anche con un certo
clamore. Gli fu poco dopo conferita la libera docenza in chimica
fisiologica, su proposta di Antonio Cardarelli,
e iniziò l'insegnamento d'indagini di laboratorio applicate alla
clinica e di chimica applicata alla medicina secondo programmi del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione. Sempre nel 1911 Moscati fu inviato a Vienna da Gaetano Rummo (allora al Consiglio superiore della Pubblica Istruzione), per assistere al convegno internazionale di fisiologia, approfittando dell'occasione per visitare anche Budapest; collaborò inoltre, per l'inglese e il tedesco, alla testata "La Riforma Medica", fondata da Rummo prima come quotidiano,
poi come settimanale e poi come quindicinale. Fu anche direttore
dell'Istituto di Anatomia Patologica. La notte del 25 novembre 1914 la madre, affetta da diabete, morì. Allo scoppio della prima guerra mondiale
Moscati presentò domanda di arruolamento volontario, ma la domanda
venne respinta per tenerlo a prestare soccorso ai soldati feriti di
ritorno dal fronte. Venne nominato direttore del reparto militare dal 1915 al 1918.
In questo periodo, per quanto riportato dai registri dell'Ospedale
degli Incurabili, visitò 2524 soldati. Tra il 1916 e il 1917 supplì Pasquale Malerba nel corso ufficiale di chimica fisiologica. Dal 1917 al 1920, sostituì Filippo Bottazzi, il padre della biochimica italiana, nell'insegnamento di chimica clinica. Sempre nel 1917
rinunciò alla cattedra universitaria e all'insegnamento, per continuare
il lavoro in ospedale.Il consiglio d'amministrazione dell'Ospedale
Incurabili lo nominò primario nel 1919, e il 2 maggio 1921
Giuseppe Moscati inviò al Ministero della Pubblica Istruzione la
domanda per essere abilitato per titoli alla libera docenza in Clinica
Medica Generale; il 6 giugno 1922 la Commissione nominata dal Ministero
esaminò i titoli e lo ritenne idoneo a conseguire tale libera docenza
esonerandolo all'unanimità, in virtù dei lavori proposti, dalla
discussione dei lavori presentati, dalla lezione e dalla prova
pratica.All'inizio degli anni Venti, Moscati si dedicò anche ad alcuni
importanti studi di storia della medicina, come quelli dedicati allo iatromeccanico del '600 Giovanni Alfonso Borelli, che Moscati definisce "primo padre della medicina nuova" e al "fondatore della scuola medica napoletana", Domenico Cotugno. Quando nel gennaio 1922 venne sperimentata l'insulina per la cura del diabete, Moscati fu tra i primi in Italia ad utilizzare quel procedimento terapeutico rivoluzionario.Il 18 luglio 1923 compì un viaggio a Edimburgo per il Congresso internazionale di fisiologia, passando per Roma, Torino, Parigi, Londra, Lourdes. Rientrerà a Napoli il 10 agosto.
Numerose sue ricerche furono pubblicate su riviste italiane ed
internazionali, tra le quali le ricerche pionieristiche sulle reazioni
chimiche del glicogeno. Sulla sua produzione scientifica, il biochimico Gaetano Quagliariello ha scritto che fu tale Il 12 aprile 1927, dopo aver assistito alla Messa e ricevuta la Comunione nella chiesa di San Giacomo degli Spagnoli
e aver svolto come di consueto il suo lavoro in Ospedale e nel suo
studio privato, verso le 15 si sentì male, e spirò sulla sua poltrona.
Aveva 46 anni e 8 mesi. La notizia della sua morte si diffuse
rapidamente, e alle esequie vi fu una notevole partecipazione popolare.
Il 16 novembre 1930 i suoi resti furono traslati dal Cimitero di Poggioreale alla Chiesa del Gesù Nuovo, racchiusi in un'urna bronzea, ad opera dello scultore Amedeo Garufi.Il pontefice Paolo VI lo proclamò beato il 16 novembre 1975. Fu proclamato santo il 25 ottobre 1987 da Giovanni Paolo II.La sua festa liturgica si celebrava il 16 novembre;
"A Napoli, san Giuseppe Moscati, che, medico, mai venne meno al suo
servizio di quotidiana e infaticabile opera di assistenza ai malati, per
la quale non chiedeva alcun compenso ai più poveri, e nel prendersi
cura dei corpi accudiva al tempo stesso con grande amore anche le
anime."
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