mercoledì 12 luglio 2017

12 luglio Santa Veronica


  

Pia donna
Il nome della Veronica, ricorre per la prima volta nei Vangeli apocrifi  e si riferisce alla donna emorroissa di nome Bernike in greco, Veronica in latino, che implorando Gesù per la sua guarigione, mentre passava stretto nella folla, riuscì a toccargli il lembo del mantello, guarendo all’istante. Gesù chiese chi l’aveva toccato e gli apostoli risposero: “è la folla che ti stringe da ogni parte”, ma Gesù insiste perché ha sentito una forza che usciva da lui e allora l’emorroissa si fece avanti e gettandosi ai suoi piedi, dichiarò davanti a tutti, il motivo per cui l’aveva toccato e il beneficio che aveva ricevuto. Gesù le rispose: “Figlia la tua fede ti ha salvata, va in pace!”.  Lo storico Eusebio  racconta che a Cesarea di Filippo vi era la casa della miracolata emorroissa Bernike, supposta originaria di Edessa in Siria e che davanti alla porta della casa si ergeva una statua in bronzo, rappresentante una donna piegata su un ginocchio con le mani tese in atto d’implorazione, davanti a lei la statua di un uomo in piedi, avvolto in un mantello, che tende la mano alla donna; ai suoi piedi cresceva una pianta sconosciuta elevata fino al mantello e ritenuta di efficace rimedio per ogni tipo d’infermità. La statua dell’uomo, si diceva rappresentasse Gesù ed Eusebio conclude dicendo, che al tempo del suo soggiorno in quella città, il gruppo bronzeo era esistente. Altro autore, Sozomeno, dice che il monumento eretto in onore del Redentore a Cesarea, fu abbattuto durante la persecuzione di Giuliano l’Apostata. Dal secolo XV in poi, in Occidente prende corpo la devozione verso la Veronica quale figura del gruppo delle pie donne, che asciuga il volto di Gesù con un panno o sudario, mentre percorre con la croce la salita del Calvario, rimanendo il Volto stesso impresso sul panno; creando così tutta una serie di varianti alla più antica immagine dell’emorroissa, raffigurata nella statua di Paneas (Cesarea). La donna sarebbe poi venuta a Roma, portando con sé la sacra reliquia; alcuni testi apocrifi come la “Vindicta Salvatoris”, dicono che il funzionario romano Volusiano, sequestra con la violenza il telo alla donna e lo porta a Tiberio, il quale appena lo vede guarisce dalla lebbra; Veronica abbandona ogni cosa in Palestina e segue il suo telo a Roma, riavutolo, lo tiene con sé e prima di morire lo consegna al papa s. Clemente. Nei secoli successivi, la Veronica ebbe a fasi alterne un culto, non figurando però negli antichi Martirologi, né in quelli Medioevali. La tradizione della donna che asciuga il volto di Gesù, con un telo, da cui sarebbe scaturito il nome Veronica ‘vera icona’, ha senz’altro preso grande diffusione oscurando quasi del tutto, l’episodio della emorroissa, che sarebbe secondo taluni, la stessa donna, anche se non vi sono certezze nei tanti documenti più o meno apocrifi.  Il lungo itinerario iconografico che la ricorda con il celebre Santo Sudario, primo ed unico ritratto del Volto Santo, ebbe il suo culmine con la grande statua della Veronica, opera dello scultore Francesco Mocchi del secolo XVII, posta nella Basilica di S. Pietro in Vaticano, centro della cristianità. Dal secolo XIII si venerò in S. Pietro a Roma, una immagine del volto di Cristo, detto ‘velo della Veronica’, che gli studiosi identificarono per lo più con l’icona tardo bizantina attualmente lì conservata. A queste devozioni è connessa l’origine del culto del Volto Santo. Santa Veronica ha un particolare culto in Francia, dove la si considera come la donna che dopo la morte del Salvatore, andata sposa a Zaccheo si reca ad evangelizzare le Gallie e sarebbe morta nell’eremitaggio di Soulac; chiamata anche s. Venice o Venisse, è patrona in Francia, dei mercanti di lino e delle lavandaie.

Autore:
Antonio Borrelli

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