Vittoria Aganoor Pompilj
(Padova, 26 maggio 1855 – Roma, 8 maggio 1910)
è stata una poetessa italiana.
Figlia di Edoardo Aganoor, conte di origini armene, e di Giuseppina Pacini, trascorse l'infanzia a Padova, spostandosi presto a Venezia con la sua famiglia. Andrea Maffei e Antonio Fogazzaro, tra gli altri, frequentavano la sua casa. Ebbe Giacomo Zanella
come maestro per circa quindici anni: egli fu anche testimone dei suoi
primi passi di poeta. Nonostante il trasferimento della sua famiglia a
Venezia, Vittoria continuò a tornare a Padova e a vivere per lunghi
periodi nella casa dei nonni per studiare con Zanella. Nel 1876 il suo maestro le fece pubblicare un saggio poetico che conteneva anche alcune liriche della sorella Elena Aganoor. Nello stesso anno, la sua famiglia si trasferì a Napoli. La conoscenza di Enrico Nencioni
la fece approdare alla lettura di autori stranieri e l'aiutò a mettere a
fuoco le sue qualità. Era particolarmente legata al padre, la cui morte
mentre Vittoria era ancora giovane le lasciò per sempre un vuoto
incolmabile. Dopo questo lutto, Vittoria si trasferì nuovamente a
Venezia, nel 1890 circa. Mantenne per lunghi anni rapporti epistolari con i padri mechitaristi dell'Isola di San Lazzaro
(o Isola degli Armeni, a Venezia) con cui suo padre, profondamente
religioso, aveva stretto relazioni di amicizia. A questo periodo risale
gran parte del suo carteggio epistolare, che testimonia della sua
vivace attività intellettuale, insieme alle liriche pubblicate su varie
riviste letterarie. Fu suo amico anche il poeta Domenico Gnoli, con il quale scambiò una fitta corrispondenza fin dal 1898,
quando Vittoria gli inviò una propria lirica da pubblicare sulla
rivista da lui diretta. Si incontrarono di persona a Venezia poco dopo,
nell'agosto 1898, e la loro amicizia proseguì fino all'anno in cui
Vittoria si sposò. Estremamente garbata e piacevole all'esterno, nascose
sempre il suo carattere tormentato e depressivo, che trovava sfogo,
invece, in alcune sue liriche in cui si parla di incomunicabilità,
desiderio di morte e di potenza, desiderio di libertà dalle regole e
costrizioni del vivere civile. Si occupò per lunghi anni della madre,
cui era legata da un forte legame affettivo, e solo dopo la sua morte,
nel 1899,
cominciò a pensare ad un proprio percorso di vita autonomo.
Precocissima nello scrivere, la sua natura perfezionista e ambiziosa la
indusse a mostrare le sue poesie solo nella cerchia di conoscenti e
amici, sollecitando il parere di insigni letterati dell'epoca, con i
quali manteneva corrispondenza. Di tanto in tanto sue liriche erano
pubblicate su riviste letterarie, riscuotendo ammirazione e dandole una
fama di poetessa aristocratica e riservata cui Vittoria teneva molto.
Pubblicò soltanto a quarantacinque anni il suo primo libro, Leggenda eterna (1900), su sollecitazione dei suoi amici. Considerata da Benedetto Croce una scrittrice spontanea e fresca (La letteratura della nuova Italia),
fu per lunghi anni reputata tale dalla critica letteraria, fino agli
anni '70, quando la sua opera venne rivalutata anche alla luce di
un'edizione parziale delle sue lettere: Vittoria aveva sempre rifiutato
l'immagine di poetessa immediata e spontanea e dichiarava di scrivere
"di testa" e non con il cuore. Infatti, le sue liriche sono pienamente
inserite nelle correnti letterarie del suo tempo, e mostrano richiami a Gabriele D'Annunzio, ai Crepuscolari, all'amato Giacomo Leopardi, e agli amici Nencioni e Domenico Gnoli.
Nonostante tenesse molto alla propria fama di poetessa, l'ambizione
primaria di Aganoor, come indicano sue lettere ad amici di famiglia, era
quella di operare nella società sfruttando il ruolo di primo piano che
le davano le sue origini prestigiose: sentì quindi la necessità di
cercare un matrimonio che le desse l'opportunità di sfruttare al meglio
le sue doti di intelligenza e capacità relazionali, che aveva sempre
dimostrato nei salotti della sua cerchia di amici e conoscenti.
Frequentò spesso la città di Cava de' Tirreni
dove viveva la sorella Angelica a cui era molto legata. Nella città di
Cava, ospite del barone Abenante in località Arco Campitello, compose
una lirica dedicata proprio alla predetta campestre località cavese,
dopo aver assistito alla tradizionale caccia dei colombi, che si svolge
annualmente in loco e risalente all'epoca longobarda. Il 28 novembre 1901 sposò a Napoli il nobile deputato Guido Pompilj,
cui la univa un fortissimo legame di affetto, nato anche dalla sua
ammirazione per questo brillante uomo politico. Con lui si trasferì a Perugia. Gli impegni in società, legati alla sua vita perugina, sono intervallati da lunghi periodi a Magione nella villa di proprietà del marito a Monte del Lago. Del 1908 le Nuove liriche:
pacate, descrittive, chiare e armoniose come le prime, ma senza la
"tensione" di quelle, la "teatralità" dolorosa che le aveva
contraddistinte nel loro esprimere incomunicabilità e rivolta.
Ricoverata in clinica a Roma,
per sottoporsi ad un'operazione legata probabilmente all'insorgenza di
un cancro, morì improvvisamente nella notte, lasciando nello
sconcerto tutti i suoi cari. Il dolore provocato dalla sua scomparsa
portò il marito a togliersi la vita quel giorno stesso. Il gesto di
Guido Pompilj conferì un'aura romantica al loro matrimonio e pose le
poesie di Vittoria in ottica del tutto nuova, favorendone la
divulgazione. Tuttora restano inedite molte delle lettere di Vittoria, e
nel Convegno tenutosi a Padova per i 150 dalla sua nascita è stata
manifestata la preoccupazione per l'attuale mancanza di un archivio che
preservi i suoi scritti: alcuni potrebbero risultare già
irrecuperabili, in particolare parte delle lettere e delle bozze di
elaborazione delle sue liriche. Per quanto riguarda le sue opere,
esiste un'edizione completa ma ormai molto datata, contenente tutta la
sua produzione, comprese delle rime sparse. L'edizione contiene anche
un'introduzione che parla per accenni della sua vita e delle sue
poesie. In suo onore è stato istituito il Premio Vittoria Aganoor Pompilj.
Nessun commento:
Posta un commento