San Luigi Gonzaga
Religioso
Castiglione delle Stiviere, 9 marzo 1568 - Roma, 21 giugno 1591
Patronato: Giovani, Gioventù
Etimologia: Luigi = derivato da Clodoveo
Nell’autunno
del 1585 a Castiglione delle Stiviere e dintorni, fino a Mantova,
girava una strana voce: Luigi, il nobile rampollo primogenito del
signore della città Ferrante Gonzaga, così bravo e così promettente per
il futuro della dinastia, stava per rinunciare al diritto di
successione, in favore di Rodolfo, il secondogenito. Era vera la voce?
Putroppo sì, ma molti sudditi speravano di no. E invece, un brutto
giorno nel castello di San Giorgio, a Mantova, ebbe proprio luogo la
solenne cerimonia della rinuncia alla primogenitura. Grande fu il dolore
della popolazione semplice, che già lo stimava. Dicevano infatti: “Non
eravamo degni d’averlo per padrone... egli è un santo e Dio ce lo ha
tolto”. Grande dolore (mista a delusione e... rabbia) da parte del
padre: aveva posto tutta la propria fiducia e il futuro della propria
casata in quel ragazzo... che ora voleva andarsene, per inseguire i
suoi strani ideali, abbandonando tutto, potere e lusso, onori e
ricchezze, ambizione e gloria. Non riusciva ancora a capire, e tanto
meno ad accettare. Comprensibile invece la gioia di Rodolfo, il
soggetto privilegiato dalla decisione: d’improvviso e senza colpo
ferire si vedeva spalancata la porta che tanto sognava: diventare
marchese e signore di Castiglione delle Stiviere, con annessi diritti e
connessi privilegi. E questo grazie a quello “strano” fratello, Luigi,
che una volta gli rispose essere lui stesso quello più felice. Per
inciso: la storia ci dirà che dopo non molti anni l’uno finirà sugli
altari (fu dichiarato Beato nel 1605 dal Papa Paolo V), l’altro invece
consumerà i suoi giorni scomunicato e infine assassinato. Per la
verità, si era levata anche qualche voce critica verso quella decisione.
Ma Luigi aveva risposto: “Cerco la salvezza, cercatela anche voi!
Non si può servire a due padroni... È troppo difficile salvarsi per un
signore di Stato!”. E molti capirono il messaggio. Luigi, quando prese
questa decisione, aveva 17 anni. E così, il 4 novembre 1585, si
incamminò verso Roma, dove sarebbe entrato nella giovane Compagnia di
Gesù (i Gesuiti). Con sé portava una lettera del padre al Superiore
Generale dell’Ordine: “Lo mando a Vostra Signoria Rev.ma che gli sarà
Padre più utile di me... Ella diviene padrone del più caro pegno che io
abbia al mondo e della principale speranza che io avessi nella
conservazione di questa mia casa”. Questo ci dà la misura della
grandissima stima e aspettative da parte di tutti, di cui godeva Luigi
Gonzaga, e, date le sue doti, del brillante avvenire che tutti
sognavano per lui. Grande stima, ammirazione e aspettative lo
accompagneranno in quei pochi anni che visse da gesuita. Dopo la sua
morte il padre Generale testimoniò: “Io non pensai mai che dovesse
morire di quella infermità, perché ritenevo per certo che Dio Nostro
Signore l’avesse chiamato alla Compagnia di Gesù per dargli a suo tempo
il governo di lei, per suo gran bene”. Un’aspettativa non certo da
poco: lo vedeva già, a suo tempo, superiore generale ovvero successore
del grande Ignazio di Loyola, il fondatore stesso dei Gesuiti.
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