Giuseppe Mazzini
(Genova, 22 giugno 1805 – Pisa, 10 marzo 1872)
è stato un patriota, politico, filosofo e giornalista italiano,
nato nell'allora "dipartimento di Genova", costituito il 13 giugno 1805 come uno delle province dell'Impero francese di Napoleone Bonaparte.
E'
considerato un politico e filosofo molto importante nella storia
italiana in quanto con le sue idee ha contribuito alla nascita di uno
stato unitario. Per questo si parla di Mazzini come di uno dei padri
della patria. All'età di 14 anni si è iscritto alla Facoltà di Medicina
a Genova, per seguire il volere del padre. Ma ha abbandonato presto gli
studi medici per iscriversi a Legge. Dopo i moti del 1821, Mazzini ha
iniziato a sviluppare l'idea che era necessario lottare per la libertà
della patria. Ha iniziato il praticantato in uno studio professionale,
mentre svolgeva il lavoro di giornalista presso l'Indicatore genovese. Nel
1826 ha scritto il saggio letterario "Dell'amor patrio di Dante", che è
stato pubblicato nel 1837. Il 6 aprile 1827 si è laureato in Diritto
civile e diritto canonico ed è diventato membro della carboneria. A
causa della sua attività rivoluzionaria è dovuto fuggire in Francia,
dove ha dato vita, nel 1831, alla Giovine Italia,
associazione politica che aveva come obiettivo quello di riunire gli
stati italiani un una sola repubblica e liberare il popolo italiano
dagli invasori stranieri. In seguito ha fondato altri movimenti politici
con lo scopo di liberare ed unificare altri stati europei: la Giovine
Germania, la Giovine Polonia e la Giovine Europa.
Nel 1866 Mazzini era candidato alle elezioni di Messina per la scelta
dei deputati del nuovo parlamento di Firenze, ma non ha potuto fare
campagna elettorale perché era in esilio a Londra. Sulla sua testa
pendevano infatti due condanne a morte: una a Genova per i moti del 1857
ed una a Parigi per complicità in un attentato contro Luigi Napoleone.
Mazzini ha vinto le elezioni, ma la sua vittoria è stata annullata a
causa delle condanne precedenti. Due mesi dopo gli elettori sono stati
richiamati alle urne ed hanno scelto di nuovo Mazzini. La sua vittoria è
stata annullata per la seconda volta. Dopo le terza elezione e la sua
terza vittoria, la Camera non ha potuto fare altro che convalidare il
risultato. Mazzini ha però rifiutato l'incarico perché non voleva giurare fedeltà allo Statuto albertino.
Nel 1868 si è trasferito a Lugano e nel 1870, dopo aver ottenuto
l'amnistia, è rientrato in Italia per dedicarsi all'organizzazione di
nuovi moti popolari. Il 14 agosto è stato arrestato a Palermo ed è stato
condotto nel carcere militare di Gaeta. Esiliato nuovamente, è poi
riuscito a rientrare a Pisa, con il falso nome di Giorgio Brown, il 7
febbraio 1872. Lì è morto un mese dopo. Il suo pensiero politico era animato da una profonda ispirazione religiosa. Secondo Mazzini,
infatti, era nella coscienza del popolo che si manifestava
potentemente la volontà di Dio e ad ogni popolo Dio aveva affidato
direttamente una missione per il progresso generale dell'Umanità. Tutti
i popoli hanno quindi il diritto di libertà e quando sono oppressi, è
loro supremo dovere quello di riconquistare la loro patria anche
attraverso la rivoluzione. Proprio per questo il popolo italiano doveva
adempiere alla propria missione e lottare contro l'Austria per la
liberazione dei popoli oppressi e la creazione di una nuova Europa
unita e democratica. La libertà e l'indipendenza di una nazione si
raggiungono infatti attraverso il sacrificio e l'opera concorde di tutto
il popolo. Mazzini ha quindi proclamato che fosse condizione
necessaria per l'esistenza e il progresso di una nazione l'Unità, mentre
l'unica forma legittima di governo fosse la Repubblica nella quale si
esprimeva in tutta la sua pienezza la volontà del popolo.
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