Etimologia: Gervasio = dalla lancia acuta, dal tedesco
Emblema: Palma
Le
notizie piú antiche sui santi Gervasio e Protasio risalgono al 386,
anno della rinvenizione dei loro corpi a Milano ad opera di s.
Ambrogio, nella zona cimiteriale di Porta Vercellina (nell'area
compresa tra la basilica di S. Ambrogio, l'Università Cattolica e la
caserma Garibaldi), nel sottosuolo antistante la basilica cimiteriale
dei SS. Nabore e Felice, s. Ambrogio fece operare uno scavo: vi si
trovarono i corpi dei due martiri il cui ricordo era andato
praticamente perduto: tuttavia i vecchi, affermarono di averne
sentito, un tempo, i nomi e di averne letta l'iscrizione sepolcrale.
S. Agostino, presente a Milano in quegli anni e Paolino di Milano,
segretario e biografo di s. Ambrogio dicono che il santo ebbe una
rivelazione (i due scritti sono rispettivamente del 397-401 e del
422). La sera del 18 giugno le sacre spoglie furono trasportate nella
vicina basilica Fausta per una veglia notturna di preghiere: il giorno
seguente, venerdí 19 giugno, esse furono solennemente traslate, con
un grandissimo, entusiastico concorso di popolo, nella basilica detta
attualmente di S. Ambrogio, che si era appena finito di costruire, per
consacrarla con questa deposizione di reliquie. S. Ambrogio dice
d'aver predisposto il luogo sotto l'altare della nuova basilica come
sua tomba: scoperti i corpi dei due martiri, cedette loro dexteram
portionem. La traslazione delle reliquie dei martiri fatta da Ambrogio
a scopo liturgico, sull'esempio delle traslazioni liturgiche
orientali, ebbe un influsso notevole in tutto l'Occidente, segnando
una svolta decisiva nella storia del culto dei santi e delle loro
reliquie. I due santi godettero subito di una notevole popolarità,
soprattutto in Occidente: furono particolarmente venerati in Italia, a
Ravenna, a Brescia ed a Roma, dove, sotto il pontificato di Innocenzo
I (402-417), la matrona Vestina eresse una chiesa dedicata in loro
onore, l'attuale S. Vitale in via Nazionale; in Gallia, a Vienne ed a
Rouen; in Spagna, a Carmona; in Africa, a Cartagine. L'anniversario
del rinvenimento dei loro corpi ben presto entrò nei piú importanti
Calendari e Sacramentari, come il Calendario Cartaginese, il
Sacramentario Gregoriano ed il Martirologio Geronimiano che li
ricordano tutti, concordemente, il 19 giugno Il Geronimiano. Data la
fama dei due santi e la scarsità delle notizie che li concernevano,
tra la fine del sec, V e l'inizio del VI, un autore rimasto anonimo, ne
compose la passio, autore della passio stessa, figura nientemeno che
Filippo, il primo grande benefattore della Chiesa di Milano al tempo
del vescovo s. Caio, il quale avrebbe sepolto i due santi nella sua
casa. La passio presenta Gervasio e Protasio come figli gemelli dei
ss. Vitale e Valeria. Morti i genitori, i due fratelli vendettero i
beni di famiglia, ne distribuirono il ricavato ai poveri e si
ritirarono in una casetta ove passarono dieci anni in preghiera e me
ditazione. Denunziati come cristiani ad Astasio, di passaggio per
Milano diretto alla guerra contro i Marcomanni, non vollero
assolutamente sacrificare e perciò furono condannati a morte. Gervasio
morí sotto i colpi dei flagelli, Protasio venne invece decapitato.
L'8 agosto 1871, per ordine dell'arcivescovo Luigi Nazari di
Calabiana, I'urna di porfido fu scoperchiata. Era per due terzi piena
di acqua limpida; sul fondo stavano i tre scheletri che, esaminati
diligentemente, risultarono appartenenti ad uomini che misuravano
rispettivamente cm. 163 (s. Ambrogio), 180 e 181 (Gervasio e
Protasio). Risulterebbe da indagini fatte allora ed in seguito tra la
fine del sec. V e l'inizio del VI. Quando nel 1871 si annunciò la
scoperta milanese dei corpi dei ss. Gervasio e Protasio, cinque città
asseritono di possederli anch'esse e proteste vivacissime presso la
cur1a di Milano furono fatte soprattutto dalla città di Alt Breisach
sul Reno. La festa dei due martiri viene celebrata il 19 giugno
anniversario della loro solenne traslazione del 386 nella basilica di
S. Ambrogio.
Autore: Antonio Rimoldi
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