venerdì 23 giugno 2017

Angelo Gatti




Nato in una famiglia con tradizioni militari, fu indirizzato alla vita militare: frequentò giovanissimo l'accademia Militare di Modena e fu destinato quindi alla guarnigione di Bologna. Fu successivamente in varie località (Belluno, Palermo, Torino, Milano e Piacenza). Dotato di una solida cultura umanistica e notevoli capacità di scrittore, nel 1912 fu nominato professore di storia e arte militare alla scuola di guerra di Torino e iniziò una attività pubblicistica con articoli di storia, letteratura, ma soprattutto di argomenti militari sulla Gazzetta del popolo. Trasferito a Milano nel 1914 come capitano di Stato maggiore, iniziò a collaboratore al Corriere della sera. Scoppiata la prima guerra mondiale, durante la neutralità italiana scrisse alcuni articoli dai quali si ricavava un suo pessimismo circa l'entrata in guerra dell'Italia. Dopo l'entrata in guerra dell'Italia (24 maggio 1915) fu ufficiale di Stato maggiore dapprima nella divisione del generale Cantore, successivamente (1916) nella prima armata agli ordini del generale Giardino e infine nel febbraio 1917 divenne colonnello, venendo chiamato nel comando supremo del generale Cadorna il quale lo nominò "capo dell'Ufficio storico del Comando supremo", di fatto come "storico a futura memoria della guerra italiana". In questa veste seguì i principali eventi bellici. Nello stesso anno, il 28 giugno, fu iniziato in Massoneria nella Loggia "Propaganda Massonica" di Roma. Dopo Caporetto rimase segretario particolare di Cadorna, destituito dal Comando supremo ma nominato membro del Consiglio di guerra interalleato di Versailles. Terminata la guerra lasciò il servizio militare, si sposò con Emilia Castoldi, si stabilì a Camerano Casasco dedicandosi alla letteratura a tempo pieno. Fu direttore della collana "Collezione italiana di diari, memorie, studi e documenti per servire alla storia della guerra del mondo": 34 volumi pubblicati fra il 1925 e il 1935 comprendenti fra l'altro opere di Cadorna, Salandra, Giardino, Caviglia, Mira e dello stesso Gatti). La morte della moglie (1927) determinò una profonda crisi spirituale dalla quale uscì con un cambiamento di interessi esclusivamente verso la narrativa. Il romanzo Ilia e Alberto (un amore coniugale che dura oltre la morte e si conclude con la fede religiosa) ebbe un successo clamoroso di critica e pubblico, ma pare non aver resistito al tempo. Nel 1937 fu accolto nell'Accademia d'Italia.

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Buona continuazione di serata Amici.★。☆。★

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